Qual è la distinzione tra gli strascichi dell’infezione da covid19 e i sintomi del disturbo di interesse psicologico?
Lo studio della Sapienza
Alcuni ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, hanno condotto uno studio, poi pubblicato sulla rivista scientifica European Journal of Immunology, sui disturbi persistenti, a distanza di 3/6 mesi dalla guarigione da infezione covid19 su bambini e adolescenti, evidenziando un’alterazione dei livelli trascrizionali degli interferoni di tipo I.
Questo porterebbe alla diagnosi della sindrome da long covid, caratterizzata appunto dalla persistenza di segni e sintomi correlati alla stessa infezione.
Tra i disturbi maggiormente lamentati, troviamo:
- Affaticamento
- Cefalea
- Dispnea
- Anosmia
- Disturbi gastrointestinali
A causare la continuazione dei sintomi, secondo lo studio, sarebbero proprio le alterazioni degli interferoni, molecole prodotte dalle cellule in risposta a infezioni virali, già evidenziate nelle infezioni gravi dei pazienti adulti.
Particolarità dello studio, nella popolazione tra i 6-11 anni questi diminuiscono mentre negli adolescenti 12-17 un aumento, in modo particolare nei soggetti che presentano disturbi neurologici.
Il dottor Andrea Campana, pediatra e reumatologo, responsabile del Centro Covid del Bambin Gesù, in un articolo pubblicato nel sito dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, spiega come molti bambini e ragazzi, anche con infezione lieve o paucisintomatica, hanno poi riscontrato disturbi neurologici, fisici e psichiatrici post covid, come conseguenza della forte tempesta infiammatoria del covid.
Tra i sintomi tipici nel bambino, ci sono:
- Mal di testa
- Dolore articolare e muscolare
- Fame d’aria
Mentre tra gli adolescenti sono più frequenti:
- Ansia
- Difficoltà di concentrazione
- Abbassamento del tono dell’umore
- Depressione
- Nausea
- Inappetenza
- Nebbia cognitiva
Spesso ad insorgenza tardiva rispetto la guarigione all’infezione e con lunga persistenza.
Tra i disturbi della sindrome multiorgano, possono esserci anche declino cognitivo, problemi vascolari, cardiaci e respiratori, ma anche neurologici, renali e dermatologici.
Sindrome di Kawasaki o infiammazione mutististemica acuta?
A distanza di 2/4 settimane dall’infezione da covid, alcuni bambini hanno manifestato sintomatologia in parte riconducibile alla sindrome di Kawasaki, ossia la sindrome da tempesta di citochine, con caratteristiche molto simili, ma non totalmente uguale. Tale manifestazione ha preso il nome di sindrome da infiammazione multisistemica pediatrica correlata a sars-cov e comprende i seguenti sintomi:
- Febbre persistente
- Infiammazione sistemica spesso con linfopenia
- Disfunzione multiorgano
- Eruzioni cutanee
- Congiuntivite
- Esclusione Kawasaki
- Gonfiore delle estremità
- Manifestazioni cardiache
- Disturbi respiratori e gastrointestinali
Ha colpito maggiormente i bambini di sesso maschile in un periodo compreso tra 4/6 settimane dall’infezione, interessando maggiormente la fascia di età tra 6-15 anni, il decorso è benigno rispetto alla sindrome di Kawasaki e l’età dei pazienti è superiore.
Il disturbo da stress post traumatico
Tuttavia, rimane dubbia l‘interpretazione dei molteplici sintomi avvertiti da bambini e adolescenti e alla luce di quanto pubblicato sulla rivista Italian Journal of Pediatrics, sorge spontaneo un dubbio: si tratta realmente di una sindrome post covid o è il risultato dello stress a cui i nostri figli sono stati sottoposti nel periodo pandemico? Ecco quanto riporta la nota rivista: ”Anche se una rigida distinzione tra sintomi fisici e mentali è discutibile, in quanto lo stress mentale può essere associato a sintomi fisici e i sintomi fisici a lungo termine possono causare disturbi di salute mentale, questi risultati indicano che, con il tempo, i sintomi fisici dovuti alla SARS-CoV2, anche se persistenti dopo 4 settimane dall’infezione, tendono a regredire spontaneamente o sotto trattamento in pochi mesi, mentre i problemi mentali possono persistere più un tempo più lungo. Diversi fattori indicano che i problemi di salute mentale dipendono dalle condizioni di stress che i bambini hanno subito durante la pandemia. L'associazione tra epidemie infettive e lo sviluppo di problemi mentali nei bambini non sorprende. Ai problemi strettamente legati all’infezione, come la paura di contrarre la malattia e di essere ricoverati, e il dolore per la perdita di parenti o amici stretti, un ruolo importante nello sviluppo dei disturbi mentali è stato giocato dalle misure messe in atto in tutto il mondo dalle autorità sanitarie per ridurre la circolazione virale e contenere il numero di casi di covid19. L’isolamento generale è stato deciso e mantenuto a lungo con restrizioni molto forti. Questo ha modificato lo stile di vita dei bambini, a causa della chiusura della scuola, l’assenza di attività all’aperto, l’allontanamento fisico, la quarantena, l’isolamento. La salute mentale dei bambini è stata gravemente compromessa a causa dell’aumento dell’ansia, dei cambiamenti nella loro dieta, nelle dinamiche scolastiche e nell’educazione, della paura di non sapere come affrontare i problemi emergenti”.
Tutto questo rientra in quello che gli specialisti definiscono disturbo da stress post traumatico.