Al centro della polemica c’è la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, accusata da più parti di affrontare questioni medico-scientifiche con un livello di competenza inadeguato.
Con un passato da infermiera, non possiede l’expertise scientifica necessaria per giudicare questioni complesse come l'efficacia dei vaccini o la gestione della pandemia.
Non siamo a conoscenza ma presumiamo che, non esista una “modalità di Stato” tale da permettere di trasformare un’infermiera in uno scienziato, mentre a livello internazionale, le più alte cariche della sanità in altri Paesi, vengono affidate a luminari provenienti da università prestigiose come Harvard, Stanford e Princeton.
Licia Ronzulli e tutti coloro che difendono l’imposizione delle multe hanno una visione dogmatica, etichettando come "no-vax" anche accademici e scienziati di grande prestigio che hanno non solo sollevato dubbi sull’obbligo vaccinale, ma sulla sua totale inefficacia. Tuttavia, questa polarizzazione del dibattito rischia di oscurare le complessità della questione, trasformando una discussione scientifica in uno scontro ideologico che probabilmente è ciò che, i sostenitori della vaccinazione coercitiva come la Ronzulli, vogliono.
La cancellazione della misura rappresenta invece una rettifica necessaria a una politica scientista che ha imposto inoculazioni obbligatorie su basi medico-scientifiche inesistenti e ampiamente documentate fin dall’inizio, in quanto non fornivano nessuna protezione completa né dall'infezione né dal contagio, come alla fine hanno dovuto riconoscere tutte le istituzioni europee e italiane. Di conseguenza, come si può punire chi ha scelto di non sottoporsi a un trattamento coercitivo “sperimentale”?
Questa prospettiva si lega a un tema più ampio: la crescita dell’immunità naturale. È stato anche dimostrato che i non vaccinati, contraendo e superando l’infezione, abbiano contribuito al rafforzamento dell'immunità collettiva. Una realtà che sta emergendo in modo sempre più chiaro nel dibattito scientifico globale.
Come dicevamo a livello globale, molte istituzioni sanitarie sono guidate da esperti con curricula impressionanti, capaci di analizzare i dati e proporre soluzioni basate su solide evidenze scientifiche. In Italia, invece, non solo la magistratura archivia la realtà, ma si continua a lasciare spazio all’intromissione di figure politiche con competenze limitate, correndo il rischio di minare la fiducia dei cittadini nelle decisioni istituzionali.
La cancellazione delle multe ai “No-vax”, nomignolo improprio che anche il Tribunale di Perugia in primo grado ha ritenuto diffamatorio e condannato la giornalista di “La Repubblica” Romina Marcega, evidenzia una profonda frattura tra politica, scienza e società.
Se da un lato questa misura è percepita come una correzione di errori passati, dall’altro dimostra solo l’intromissione di politici con accuse di partigianeria di matrice politico-ideologia, o per dirla meglio, l’ingerenza di irriducibili “convinti” che non sanno più come poter mostrare la propria faccia, di fronte ai dati scientifici e ammissioni della Authority nazionali e internazionali, che smascherano definitivamente tutte le balle raccontate sulla “pandemia”.
In un contesto così polarizzato, il vero rischio è che il dibattito pubblico si allontani dalla ricerca della verità, per trasformarsi in una guerra di posizioni inconciliabili.
E anche per i vari buriologi, cartabellottologi e antifassiti inclusivi, toccherà ora come ora, farsene una ragione.