Domenica, 03 Marzo 2024 07:11

Tania: la mia avversità In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Poco alla volta si inizia a capire che l’obiettivo dell’emergenza pandemica non era altro che il tentativo di introdurre una nuova dittatura, collettivizzata.

Di Andrea Caldart Cagliari 2 marzo 2024 (Quotidianoweb.it) - Nella nostra rubrica “Fuori dal Silenzio” raccogliamo le numerosissime testimonianze di quello che ha comportato questa strategia del terrore del “tachipirina e vigile attesa” attraverso i racconti di chi si ritiene danneggiato dai cosiddetti “vaccini”.

La testimonianza che raccontiamo oggi è di Tania, una mamma di 53 anni che vive a Prato con il marito e i due figli.

Come racconta Tana, lei pensava che la sua storia fosse iniziata alla nascita, invece quella era solo la prefazione, perché la storia vera inizia il 18 luglio del 2021.

Come è cominciata questa avversità?

È una afosa giornata estiva e sono in coda con mio marito al centro vaccinale del Mandela a Firenze, come gli altri aspetto il mio turno, sotto il sole cocente nell’incoscienza di ciò che sarebbe successo dopo e con la pura ed innocente certezza di fare qualcosa di buono. Riempio scartoffie di fogliame prima di discutere animatamente con il medico vaccinale, gli ho appena chiesto se una persona che ha avuto tre trombosi possa essere vaccinata senza conseguenze visto le notizie di svariati casi di reazione.

E cosa risponde il medico?

Gli mostro le relazioni dell’angiologo che mi ha curata nel 2013, quelle della reumatologia che mi ha seguito nella mia malattia autoimmune, algoneurodistofia del 2011 che ormai è in remissione da sette anni. Lui molto sgarbatamente mi fa notare che anche i malati oncologici si sono vaccinati e che sto facendo perdere tempo.

E dopo aver mostrato le sue perplessità, cosa succede?

È un attimo e “Moderna” è andato, entrato nel mio corpo senza fare dolore, non subito, ma passano due settimane quando mi accorgo che mi sto riempiendo di puntini rossi in tutto il corpo.

Come ha cercato delle riposte?

Non capivo cosa mi stesse accadendo e così mi reco immediatamente dal medico di base, il quale mi dice che si tratta di angiomi dovuti ad errata esposizione al sole, niente visita dermatologica, devo mettere la protezione alta ed idratare la pelle.

Quindi solo un allarme per un nonnulla, oppure succede altro?

Purtroppo la storia non finisce qui, anzi, verso metà agosto comincio a vomitare schiuma bianca come aver ingoiato una saponetta, per tre settimane non mangio, bevo poco, soffro di nausea e mal di stomaco. Mi reco nuovamente dal medico di base che definisce un problema di reflusso gastroesofageo e mi prescrive i medicinali del caso. A settembre compare una tosse secca e stizzosa, sono molto stanca lavoro tanto, faccio le pulizie. Il medico di base sostiene che ho l’asma e mi prescrive degli spray cortisonici. Continuo così fino a novembre quando oltre alla stanchezza compaiono i primi dolori al braccio destro, furenti e continui. Il primo pensiero è la riacutizzazione della mia malattia, l’algoneurodistrofia per questo mi viene segnata una visita in reumatologia ed alcuni esami del sangue. L’emocromo mostra un’alterazione nel valore dei globuli rossi, dell’emoglobina e dell’ematocrito ma il medico di base sostiene che sono fumatrice (6/7 sigarette al giorno) per questo i valori sono sfalsati.

Sembra il preambolo di eventi molto tristi, cosa è avvenuto poi?

In quei giorni il dolore migra alla cassa toracica, sento bruciare la gola e lo sterno, inizio a fare fatica a respirare, non sono più in grado di recarmi a lavoro e perdo quasi completamente la prensilità della mano destra. In reumatologia, a fine novembre viene confermata la riacutizzazione dell’algoneurodustrofia e riproposta la cura del 2011 che chiaramente non mi apporta benefici anzi aumentano i battiti, mentre il dolore continua ad espandersi nel braccio di sinistra e si fa a tratti fortissimo, insopportabile diventando una costante dei miei giorni. Smetto di fumare, non respiro bene, sono in perenne debito di aria, chiedo aiuto al medico di base che mi liquida con sufficienza in attesa degli esami reumatologici.

Quale altra indagine ha fatto?

A fine dicembre disperata vado di mia iniziativa, da una cardiologa a pagamento e mi viene diagnosticata una pericardite con versamento, l’elettrocardiogramma risulta alterato al punto che oltre alla cura a base di cortisone mi viene indicato dalla stessa dottoressa di recarmi al pronto soccorso se la situazione tracolla. Non voglio andare in ospedale, siamo nel periodo pieno del COVID, ho paura, la gente entra con le proprie gambe ed esce in un sacco nero.

Alla fine è costretta al ricovero?

Purtroppo, si, dopo sei mesi di sofferenza, prostrazione e dolore, il 10 gennaio 2022 vengo ricoverata per infarto del miocardio e trombosi trattata con trombectomia e stenting su IVA per occlusione 95/99 per cento. Sono i giorni del picco covid, mi ritrovo sola in terapia sub-intensiva, senza poter vedere nessuno dei miei cari, incredula che tutto questo stia succedendo davvero. Mi viene detto che sono stata ripresa per i capelli, non so che il peggio deve ancora accadere.

Perché che cosa le è successo?

Gli esami del sangue mostrano alterazioni quindi senza esitare mi viene richiesta una ricerca di mutazione genetica. Vengo dimessa dopo aver eseguito una tac con mezzo di contrasto, esco con una massa alla milza, due linfonodi al pancreas ed uno al fegato ed una diagnosi sospesa a livello ematologico. Prendo pasticche come pane quotidiano, battiti, pressione, anticoagulanti a maggio entro in ematologia e dopo la biopsia osteomidillare inizio a pensare che nessun dolore possa essere comparabile a questo. Neoplasia mieliproliferativa con policitemia vera e mutazione genetica Jack 2 positiva. Io e mio marito ci guardiamo negli occhi, perché? Ma che succede al mio corpo? Il dolore lascia il posto alla sofferenza quella che leggo negli occhi di mio marito, dei miei genitori e dei miei figli. Nei miei, invece non riesco più a leggere nient’altro che smarrimento e domande che restano senza risposta e che si ripetono in modo perpetuo, come un pendolo impazzito, ogni volta che prendo la mia pasticca quotidiana di chemioterapia, ogni volta che non mi viene riconosciuto tutto quello che mi sta accadendo.

Lo Stato le ha dato una mano di aiuto?

Assolutamente no, anzi inizio da sola le pratiche per l’esenzione da vaccino, non voglio più dosi, nonostante gli specialisti che mi prendono in cura mi definiscono “soggetto fragile”, il tutto con molto ostruzionismo da parte del medico di base che non vuole assumersi la responsabilità, occorre una certificazione, un’assunzione di responsabilità da parte di un medico, che indichi la dicitura “reazione avversa”.

Oltre il danno anche la beffa?

 

Aimè sì perché ritorno dalla cardiologa che senza esitare definisce la pericardite reazione al vaccino e me lo certifica così ottengo l’esenzione, ma, ciò nonostante, mi arriva la multa per non aver completato il ciclo vaccinale.

A questo punto cosa fa?

Entro in contatto con i gruppi di danneggiati ed inizio a raccontare la mia storia, nelle piazze, alle radio alle proiezioni del docufilm “Invisibili”. Non voglio che il mio dolore si trasformi in rabbia, voglio che tutto questo abbia un senso, sento di aver un dovere civico e morale nel fare capire che sono stata semplicemente vittima di un contagio emotivo, la paura, l’allarmismo, il bombardamento mediatico a cui eravamo sottoposti, mi ha fatto fare la scelta sbagliata. Voglio che sappiano che ho sempre rispettato ed ammirato chi ha scelto invece di non vaccinarsi e soprattutto che dobbiamo scrollarci da dosso le etichette che ci hanno divisi, per poter avere tutti giustizia perché tutti abbiamo subìto le nostre umiliazioni. Mi sorprendo circondata da amici e parenti che proprio conoscendomi, appoggiano e sostengono la mia, la nostra battaglia e mentre propinano altre dosi, di cui ad oggi ho perso il conto comincio a preparare le pratiche per l’indennizzo ed il riconoscimento del danno subito.

Nel suo raccontarsi si sente l’emozione per la vita e una grandissima forza e coraggio è ciò che l’accompagna ogni giorno?

 

Nel tempo in cui continuo ad essere attiva in ogni dove mi sia chiesto lascio la mia testimonianza, ma il mio corpo produce ancora avversità e mi vengono diagnosticati dei noduli polmonari ed in seguito ad un episodio di cataplessia vigile, due aneurismi intracranici. Vengo operata e durante l’intervento si forma un aneurisma femorale trattato anch’esso in modo molto doloroso. Ottengo l’indennizzo in seguito ad una visita in commissione medica che riconosce la pericardite ed il danno cardiaco, ma lascia in sospeso l’attivazione e tumore come conseguenza al vaccino fino a quando non verrà prodotta documentazione scientifica appropriata.

Come continuerà il suo impegno?

Sono solo l’inizio della battaglia, ci sono troppe, tante persone danneggiate che hanno diritto ad essere riconosciute e continuo a lottare per loro tra un’infezione e l’altra, tra un cedimento ed una ripresa. Non accetto di sentirmi malata anche se con la psicoterapia ho accettato il mio nuovo modo di sopravvivenza, “questo” non finirà, non si guarisce, ci si convive sperando che non evolva in qualche cosa di peggio, ma la speranza, quella nessuno può portarmela via. Continuo a ringraziare Dio per darmi sempre tanta forza di lottare e perché in questi tre anni di “avversità”, ho trovato amore e tanta empatia da parte di tantissime persone pur avendo toccato con mano tutte le falle sanitarie e sociali nelle quali viviamo. Intanto vivo un capitolo al giorno di un libro che si sta scrivendo diversamente da come lo avevo pensato, ma con forme e adattamenti nuovi in cui mi auguro la parola fine coincida con giustizia e verità.

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