Un tempo che qualcuno vuole possa essere infinito e il palcoscenico ripropone subdolamente l’illimitato “fascino” del demone che ribussa alle nostre porte con nuove e innumerevoli mutazioni.
Invece nulla si dice delle decine di migliaia di casi di reazioni avverse e di aumento esponenziale delle morti improvvise e, l’ultimo dato disponibile dell’Istat è di aprile 2023, mentre in America dopo oltre 6 milioni di segnalazioni di reazioni avverse, han ben pensato di dismettere la piattaforma Cdc che le raccoglieva.
Così i bravi tecnocrati mondiali, accortisi degli errori normativo-strutturali avuti durante la pandemenza, ora hanno tolto la parola immunità che reggeva la scena: “nell’era al tempo dei vaccini”, a favore della definizione più “appropriata” di: “contrasto alla malattia grave”.
Come ci dichiara il Prof. Marco Cosentino: “Vi è da dire però che questi prodotti inducono immunità specifica perché generano la produzione di anticorpi e la differenziazione di linfociti specifici che mantengono la memoria del virus (rectius: della proteina spike) e quindi, questi prodotti possono serenamente qualificarsi come vaccini, ma non rileva che l'immunità prodotta sia parziale e limitata anche nel tempo”.
Dialogando con il prof. Cosentino ci ha detto anche che: "Questi prodotti si sono inseriti in una sorta di "terra di nessuno" regolatoria: i vaccini a RNA e a DNA/vettore sono vaccini per la loro capacità di indurre una risposta immunitaria specifica ma sono dal punto di vista farmacotossicologico e funzionale del tutto differenti dai vaccini convenzionali. Essi sono dei prodotti, fondati su piattaforme sviluppate per la terapia genica (per quanto non siano propriamente terapie geniche) che contengono principi attivi oltre tutto pericolosi (l'RNA e il DNA, la spike che viene prodotta, le stesse capsule lipidiche da un lato e i virus dall'altro che li veicolano) che come tali vanno studiati e caratterizzati funzionalmente per i loro possibili effetti, per la loro relazione tra quantità e intensità dell'effetto, per il loro comportamento all'interno dell'organismo (dove e quando e quando vengono prodotti, dove e qanto si distribuiscono, per quanto tempo rimangono all'interno, dove e come vengono eliminati e via dicendo). E anche per la possibilità che si integrino nel genoma dell'ospite, che non va liquidata come "impossibile" bensì verificata. Tutti aspetti che per i vaccini convenzionali forse non rilevano ma che per questi sono invece cruciali.”
In altri termini, questi prodotti non sono univocamente riconducibili ad una categoria esistente, ma un regolatore onesto ed equilibrato dovrebbe riconoscere che essi - per le applicazioni per cui sono previsti - richiedono una nuova e specifica categoria, per la quale si prevedano tutti quei controlli, di laboratorio e clinici, che ho cercato di sintetizzare nella mia pubblicazione dello scorso anno link in calce.
In America il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha fatto una veloce galoppata per rimuovere la parola immunità, in modo tale che, si possa liberare meglio l’espansione dei farmaci chiamati vaccini, al fine di una più “semplice” diffusione di futuri contrasti a malattie gravi.
Una nuova mossa non regolatoria, o una calcolata azione per una diffusione mediatica?
A pensarci bene la definizione in sé non ha alcun vincolo per i regolatori americani (FDA) e tanto meno per quelli europei (EMA).
Di fatto, la scelta di classificare un prodotto quale vaccino, terapia genica, farmaco "chimico" (chemical drug) ecc. è in certa misura arbitrariamente nelle mani di commissioni di "esperti" in seno agli organismi regolatori.
Siamo entrati così nel labirinto delle definizioni incrociate che determinano percorsi complessi da seguire la cui vera regola, per ora, è quella di approdare sempre in una terra regolatoria di nessuno.
Se fossimo in presenza di un ente regolatore onesto ed equilibrato, dovrebbe riconoscere che questi prodotti per le applicazioni per le quali sono previsti, richiedono una nuova e specifica categoria, per la quale si devono prevedere tutti quei controlli di laboratorio e clinici come ben descritto nella pubblicazione del Prof. Marco Cosentino sotto riportata.
Ma il copione di: “nell’era al tempo dei vaccini” avrà una fine solo che stavolta bisognerà capire se a deciderla sarà un popolo che ha imparato dai suoi errori oppure, una popolazione “alla qualunque” che ha modificato l’hashtag da #andratuttobene a quello #peramoredelnostrotempo.
Peccato non sia il “nostro tempo”, bensì il tempo in cui qualcuno vuole serrare velocemente il recinto della proprietà della nostra mente, un pericolo dal quale dobbiamo difenderci da subito.
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