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Domenica, 22 Gennaio 2017 11:43

Formula 1, arrivano i missili!

Inizia una nuova era: regolamento stravolto e vetture da record. La Formula 1 si rifà il look, più veloce che mai.

di Matteo Landi

Saranno le Formula 1 più veloci di sempre. Circa cinque secondi al giro più rapide delle vetture 2016, un'enormità. Sarà come assistere alla nascita di una nuova categoria se si pensa che, in tempi recenti, spesso un distacco analogo ha diviso le migliori F1 dalle prime vetture della serie cadetta Gp2. Il terzo stravolgimento tecnico in meno di dieci anni che potrebbe significare l'ennesima rivoluzione dei valori in campo. Come accadde con le pesanti modifiche aerodinamiche volute dalla Federazione nel 2009 per aumentare i sorpassi e rinvigorire lo spettacolo in pista. Al tempo Ross Brawn neo-proprietario della Honda, mai in lotta per il titolo nonostante gli importanti sforzi economici profusi, vinse il mondiale con la sua squadra nell'unico campionato disputato dalla Brawn Gp, grazie soprattutto ad un'intuizione, il diffusore "con il buco", che aggirava in modo geniale il regolamento tecnico appena entrato in vigore. Brawn vendette poi la squadra campione del mondo, nel corso dell'anno ridimensionata nell'organico per poter sopravvivere nonostante risorse economiche estremamente limitate, alla Mercedes, lasciando strada libera all'antagonista del 2009 Red Bull che grazie al direttore tecnico Adrian Newey, geniale ingegnere aerodinamico ed aerospaziale, vinse tutti i titoli in palio dal 2010 fino alla recente rivoluzione tecnica del 2014 che ci ha consegnato la grande Mercedes dominatrice dell'era "power unit". Le prestazioni delle vetture del primo anno del periodo "turbo-elettrico" risultarono piuttosto contenute rispetto agli standard della massima Formula, tanto che in diverse occasioni una vettura di Gp2 avrebbe potuto tranquillamente qualificarsi per un Gran Premio di Formula 1, seppur nella seconda parte dello schieramento. Proprio quell'anno ai piani alti del grande Circus iniziarono a pensare ad un regolamento che avrebbe riportato le Formula 1 a volare, lasciandole a quel livello di eccellenza tecnica a cui già era arrivata con power unit dotate di piccoli motori turbo capaci con l'ausilio di due sistemi di recupero di energia a sprigionare 800 cavalli pur consumando il 30 per cento in meno di carburante. Nel corso dei tre anni appena trascorsi gli ingegneri hanno sviluppato la nuova tecnologia portando le power unit a potenze prossime alla soglia dei 1000 cv che, nel 2017, sarà ampiamente superata.

Gomme, ali, passo lungo: i cambiamenti saranno evidenti

Nel mese di Febbraio vedremo per la prima volta le nuove vetture, capaci di velocità record in curva grazie ad un'aerodinamica estremamente più efficace ed al grip meccanico elevato garantito da gomme del 25% più larghe rispetto a quelle fornite nel 2016 da Pirelli, che rimane forniture unico. Saranno vetture più larghe, con ala anteriore a freccia, alettone posteriore più basso e largo ed un diffusore più grande ed efficace. Avranno inoltre un passo leggermente più lungo, dettato anche dalle dimensioni di un serbatoio che potrà ospitare 105 kg di carburante in luogo dei 100 concessi nelle ultime tre stagioni. Avranno un aspetto più "racing" e saranno sicuramente più impegnative per i piloti che si troveranno ad affrontare sforzi fisici da F1 d'altri tempi.

Ferrari si affida a piloti d'esperienza. Mercedes anche. Williams richiama Massa

In Ferrari non sarà uno shock per Vettel e Raikkonen, che hanno corso con valori di carico aerodinamico ben superiori a quelli generati dalle ultime Formula 1. Non lo sarà neanche per Massa, autore di uno dei più brevi ed emozionanti abbandoni della massima Formula, con la lunga camminata in lacrime sotto la pioggia di Interlagos mentre vestito da una bandiera brasiliana salutava il pubblico di casa. Il brasiliano correrà in Williams anche nel 2017, al fianco del giovane Lance Stroll, dato che Bottas se ne è andato in Mercedes per colmare il vuoto lasciato dal campione del mondo Rosberg. A Brackley, dopo l'addio del tedesco, avevano due opportunità: dare una chance al collaudatore Pascal Wehrlein, nel 2016 anche pilota titolare della Manor, oppure optare per Bottas, pilota Williams gestito da Toto Wolff. Alla fine la scelta è ricaduta sul secondo, seppur per un contratto di un solo anno di durata, a dimostrazione della fiducia non proprio illimatata verso un buon pilota che tuttavia le ha spesso "prese" dal quasi pensionato Massa, top driver ormai a termine carriera che ha dato il meglio di sé in Ferrari fra il 2006 ed il 2008. Wehrlein sarebbe stata una scommessa ma in Mercedes avrebbero potuto contare comunque sul talento di Hamilton, a sua volta scommessa McLaren nel 2007 quando lo ingaggiò da assoluto debuttante, in attesa di vedere sbocciare definitivamente un pilota che comunque ha ben figurato nel 2016 al volante della Manor, regalandole anche il suo unico punto iridato dell'anno.

Manor: sarà al via?

Proprio la piccola squadra inglese rischia di non essere della partita nella stagione che verrà: gli attuali amministratori, subentrati a Stephen Fitzpatrick dopo che il 6 gennaio è stata messa in amministrazione controllata la "Just Racing Services Ltd", società che segue la gestione in pista della squadra di Banbury, cercano dei compratori. Vedremo se riusciranno ad essere in pista per i primi test pre-stagionali che si disputeranno a fine febbraio quando si terranno a cascata tutte le presentazioni delle nuove vetture: per la Ferrari la data fissata è il 24, un giorno dopo la Mercedes.

Ferrari, Mattia Binotto al comando ed una mano da Rory Byrne

Vedremo se la Ferrari riuscirà a risorgere dopo una delle stagioni più negative della sua storia. Il nuovo regolamento potrebbe essere l'occasione giusta per invertire la tendenza. L'esperienza inesistente di Mattia Binotto come direttore tecnico, già ottimo "direttore motori" ma al debutto a stagione 2016 in corso nelle nuove vesti in sostituzione di James Allison, desta qualche perplessità. Per la progettazione della nuova vettura la Ferrari si è avvalsa della consulenza di Rory Byrne: 73enne, creatore delle Ferrari della Golden Age di Schumacher e Todt. Basterà? Lo scopriremo probabilmente solo nella seconda metà della stagione quando le squadre "comprenderanno" del tutto le nuove monoposto che abbatteranno i tanti record sul giro che risalgono a più di dieci anni fa. I missili stanno arrivando. Siete pronti?

Pubblicato in Motori Emilia
Sabato, 03 Dicembre 2016 19:15

Rosberg, dal titolo mondiale all'addio shock!

Il neo campione del mondo dice basta con effetto immediato. La meravigliosa storia di un uomo che ha saputo fermarsi una volta raggiunto l'Olimpo.

di Matteo Landi

"Voglio cogliere l'occasione per annunciare che ho deciso di interrompere la mia carriera in F.1 in questo momento. È difficile da spiegare, è da quando avevo sei anni che il mio sogno era quello di diventare campione del mondo di F.1. Ora ci sono riuscito”. Undici stagioni nella massima serie, 25 anni nelle corse. Una carriera iniziata come il figlio di Keke, campione del mondo di F1 nel 1982, terminata come Nico Rosberg. A pochi giorni dalla conquista del suo primo titolo mondiale il tedesco, a Vienna per ricevere il trofeo riservato al primo classificato nella massima serie, coglie tutti di sorpresa con l'annuncio shock del suo immediato ritiro dal Circus. Tutti tranne Toto Wolff, venuto a conoscenza della decisione del suo pilota dopo il Gran Premio di Abu Dhabi, e Lewis Hamilton, a cui Rosberg aveva deciso di rendere nota la sua scelta prima di rivelarla al mondo intero, in segno di rispetto verso il rivale di sempre.

La storia di Nico, nel nome del padre

Una vita vissuta con l'unico obiettivo di diventare Campione del Mondo di Formula 1, raggiunto all'undicesima stagione nella massima Formula. Il figlio di Keke è arrivato ai vertici per gradi. Non è entrato in Formula 1 dalla porta principale come successo ad altri figli d'arte come Jacques Villeneuve, al debutto nel 1996 sulla Williams, nello stesso anno vincitrice del mondiale con Damon Hill, e come Michael Andretti, che ha corso la sua unica stagione di Formula 1 al volante della stessa McLaren con la quale Senna conquistò 5 gran premi. Rosberg, vincitore del primo campionato di GP2 della storia, ha mosso i primi passi in Formula 1 al volante di una delle Williams più modeste di sempre. A centro gruppo si è fatto le ossa, prima di arrivare nel 2010 alla Mercedes, proprio quell'anno al ritorno nel mondiale dopo il ritiro avvenuto alla fine del lontano 1955. Al fianco di Michael Schumacher, rientrato nelle corse dopo tre anni di inattività, ha imparato a lavorare al meglio con ingegneri e meccanici, a compimento di un processo di maturazione che gli ha permesso nel 2013 di combattere alla pari con il nuovo compagno di squadra Lewis Hamilton. Doveva essere la vittima sacrificale prima di Schumacher poi di Hamilton ed invece il figlio di Keke era ormai pronto a brillare di luce propria, dopo aver vissuto di quella riflessa del padre. Le sconfitte del biennio 2014-2015, quando al volante della migliore monoposto del lotto si è dovuto inchinare a Lewis Hamilton, avrebbero potuto spegnere le sue ambizioni iridate. Rosberg ha invece trovato in esse nuova linfa, caricandolo per un 2016 “la va o la spacca”. Un anno in cui ha dato tutto, focalizzato verso l'obiettivo di una vita. Un anno in cui ha, per sua stessa ammissione, sacrificato persino la famiglia. Con l'attenzione rivolta verso il suo lavoro, ha vissuto quasi con distacco il primo anno di vita di sua figlia. Una stagione terminata con la gioia di Abu Dhabi, ma che è costata molto a Nico. Così tanto da non voler più ripetere tanti sacrifici. Adesso che Rosberg ha coronato il grande sogno Vivian ha di nuovo un marito.

Analogie con il passato, ma Nico è una storia a parte

Rosberg se ne va da campione del mondo, come Mansell nel '92, Prost l'anno dopo, Stewart nel '73 ed Hawthorn nel '58. Lasciando stare gli ultimi due esempi, correvano in epoche in cui era un privilegio quasi raro terminare le corse per scelta personale e non del destino (fra l'altro Hawthorn lo anticipò di poco, morì al volante della sua Jaguar pochi mesi dopo il suo ritiro dalla Formula 1), le storie di Mansell e Prost si avvicinano solo apparentemente a quella di Rosberg. Prost si ritirò appagato ma di mondiali ne vinse ben 4, Mansell lo fece dopo la conquista del suo primo ed unico titolo rimanendo però nel mondo delle corse ed arrivando l'anno successivo al titolo Cart. Il "leone" inglese non seppe poi resistere alla nostalgia e fra il '94 ed il '95 tornò sporadicamente in F1, giungendo addirittura ad un'inaspettata vittoria in Australia, ma questa è un'altra storia. Quel che fa notizia è anche l'età alla quale ha scelto di ritirarsi il fresco campione del mondo, 31 anni. Alla stessa età Michael Schumacher conquistò il terzo dei sette titoli vinti, il primo al volante della Ferrari. L'età della piena maturità agonistica. Una scelta coraggiosa quella Rosberg che merita rispetto perchè non dev'essere stato facile dire basta. Anche se Nico ha rivelato che “l'unica cosa che ha reso difficile la decisione è che così facendo sapevo di mettere in difficoltà la mia altra famiglia, quella delle corse”. Ed effettivamente adesso la Mercedes è spalle al muro.

Mercedes, e ora?

Dopo esser arrivata ai ferri corti con un pilota, Hamilton, che ha messo in imbarazzo la squadra ad Abu Dhabi fregandosene delle indicazioni che gli arrivavano dai box, mettendo a rischio anche la conquista del Gran Premio, adesso la Mercedes dovrà trovare un degno sostituto di Rosberg. Impossibile considerando che i top driver attuali sono legati da contratti di ferro. Dunque a meno di sorprese la squadra tedesca avrà la possibilità di far crescere uno dei piloti del suo vivaio ed il principale indiziato è il collaudatore Pascal Wehrlein, campione DTM nel 2015 e pilota titolare Manor in Formula 1 nella stagione appena trascorsa. Per la squadra che ha vinto gli ultimi tre campionati non sarebbe del tutto un salto nel vuoto ma sicuramente una scelta sottotono. Comunque meno coraggiosa di quella che fece la McLaren nel 2007 quando scelse di farsi rappresentare nel mondiale da Hamilton, un debuttante che poi avrebbe vinto tre mondiali.

Grazie Nico

Con l'abbandono di Rosberg se ne va un altro della vecchia guardia, in un anno che ha visto l'addio di Button e Massa. Non sappiamo se Nico un giorno ci ripenserà. Se cadrà di nuovo nella tentazione di tornare al volante di una Formula 1 come successo a tanti grandi del passato. Non sappiamo se il suo sarà solo un primo addio e se ci sarà un ritorno. Certamente non si può che ringraziarlo, per quanto ci ha mostrato in pista, per i suoi duelli con Hamilton, per l'umanità che ci ha mostrato proprio con questo addio. Dopo 25 anni di corse in cui da figlio di Keke, è divenuto Nico e poi un vero campione.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 27 Novembre 2016 21:28

F1, Abu Dhabi: Rosberg, finalmente Campione!

Nico Rosberg vince il suo primo titolo iridato battendo il compagno Hamilton, rivale di sempre. Ferrari, finalmente sul podio con Vettel, chiude un anno sotto le aspettative.

di Matteo Landi

Da tre anni al volante della vettura più veloce ma con il pilota più veloce del mondiale come compagno di squadra. Due campionati in cui, pur perdendo, non aveva sfigurato. Eppure a Rosberg sembrava mancare quel qualcosa che lo avrebbe proiettato nella dimensione dei Campioni, quel qualcosa che al suo compagno di squadra Hamilton non è mai mancato. Col tempo Nico ha imparato a perdere. Ha anche affinato le sue abilità, abbinando alla sua solita affidabilità anche una solidità mentale che forse neanche Hamilton adesso ha. Quando con quattro gare ancora da disputarsi ha capito che mantenendo il sangue freddo e giungendo sempre alle spalle di Hamilton avrebbe comunque vinto il suo primo titolo mondiale, Rosberg ha messo da parte quell'avidità che ha contraddistinto, nel bene e nel male, tanti campioni ma che gli avrebbe potuto giocare un brutto scherzo. Così ha ignorato il suo orgoglio incassando quattro sconfitte di tappa consecutive a vantaggio di un titolo mondiale finalmente suo. Nico Rosberg è il nuovo campione del mondo di Formula 1.

Rosberg, una gara tesa e difficile. Poi la gioia

Tagliato il traguardo e sceso dalla sua vettura abbraccia i meccanici, bacia la moglie, e canta in italiano "Siamo i Campioni del Mondo". Lui che ha tanti amici a Milano e parla perfettamente la nostra lingua. Sfoga una rabbia che stava covando dentro negli ultimi giri di gara, quando Hamilton, in testa, ha iniziato a rallentare per farsi raggiungere da Rosberg che, dietro di se, vedeva avvicinarsi Vettel e Verstappen. A quel punto il tedesco di casa Mercedes era in gabbia: o tentava un sorpasso sul compagno di squadra oppure avrebbe dovuto difendersi con le unghie dai piloti che ormai lo seguivano a pochi metri. In ogni caso c'era il rischio di una collisione oppure di ritrovarsi quarto al traguardo ed ancora una volta senza corona iridata. Rosberg ha mantenuto la calma, ha rintuzzato i timidi attacchi di Vettel, il quale molto signorilmente non voleva rischiare il contatto con un pretendente al titolo, ed ha seguito fino alla bandiera a scacchi il compagno di squadra.

Hamilton, bisogna saper perdere

A Rosberg il titolo mondiale, ad Hamilton la gara. Peccato che il pilota inglese abbia mostrato poca sportività cercando di mettere in difficoltà il compagno di squadra ed ignorando le indicazioni del suo box che via radio lo incitava ad andare semplicemente a vincere. Però si sa, i grandi campioni non fanno sconti a nessuno eccedendo a volte nell'arroganza. Nonostante "il piano" di Hamilton la Formula 1 ha oggi un campione diverso. Mai sopra le righe nelle dichiarazioni, anti-star per eccellenza, un uomo di famiglia. Un uomo di uno stile diverso, non necessariamente migliore ma diverso. Nico non somiglia neanche al padre Keke, anch'egli campione del mondo, nel lontano 1982. Per la prima volta dopo gli Hill un figlio ricalca le orme del padre iridato.

Ferrari: finalmente sul podio! Che gara!

La gioia di casa Mercedes è stata accompagnata dalla soddisfazione Ferrari per il podio meritatamente conquistato da Vettel. Il ferrarista dopo una partenza indecisa ha approfittato di un'ottima strategia che gli ha permesso nel finale di rimontare macinando con facilità gli avversari, in virtù di gomme supersoft montate per gli ultimi giri di gara. Il tedesco si è tolto anche la soddisfazione di sorpassare in pista, stavolta senza complicazioni, Max Verstappen. L'olandese, reduce da un Gran Premio del Brasile che lo ha visto stupendo protagonista, nel corso del primo giro è incappato in un brutto errore che lo ha fatto sprofondare in fondo al gruppo. Grazie ad una sosta in meno rispetto agli altri è comunque terminato quarto battendo un deludente Ricciardo, quinto, che non ha saputo ripetere il terzo posto realizzato in qualifica. Il buon risultato di Vettel ha fatto da contraltare ad una prestazione incolore di Raikkonen, sesto al traguardo. Il finlandese ha da recriminare per una strategia che lo ha penalizzato nei confronti dei suoi principali avversari ma non è parso incisivo come altre volte è stato quest'anno. Come dichiarato dal team principal Arrivabene la Ferrari ha chiuso con una prestazione "dignitosa".

Una stagione difficile per la squadra di Maranello

Una stagione partita con l'obiettivo del mondiale e terminata con un podio ma a secco di vittorie, come non succedeva dal 2014, anno delle dimissioni del Presidente Montezemolo. Nella fine il principio, verrebbe da dire. Per la squadra di Maranello il 2017 presenterà la grande opportunità di uno stravolgimento regolamentare. La storia insegna che i grandi cambiamenti portano nuovi vincitori, vedi Brawn e Red Bull nel 2009 e Mercedes nel 2014, chissà a chi toccherà fra pochi mesi. Nell'attesa di vedere come andranno le cose in un campionato che non vedrà più al volante Felipe Massa e l'iridato 2009 Jenson Button, a casa Rosberg si festeggia Nico, il nuovo Re della Formula 1.

Pubblicato in Motori Emilia

Pioggia, incidenti e tanti sorpassi. Verstappen fa lo show, Hamilton vince e rimane in corsa per il titolo. Rosberg mantiene i nervi saldi e conquista un secondo posto che lo avvicina al sogno mondiale.

di Matteo Landi

Pioggia, pista bagnata ed un circuito carico di storia, spesso teatro di meravigliosi duelli. Penultima gara del mondiale ed ancora il titolo in palio. C'erano tutti gli ingredienti per assistere ad una gara memorabile. Come poi è stata. Peccato per i tanti giri che hanno visto la safety car comandare il gruppo e per le due bandiere rosse che hanno interrotto provvisoriamente una gara durata più di tre ore. Ogni volta che piove la Formula 1 torna a confrontarsi con "il rischio", un elemento intrinseco nello sport automobilistico, dal quale il Circus cerca di rimanere lontano da quando si è consumata la tragedia di Jules Bianchi. Arrivando a volte al ridicolo. In questa occasione, a macchine ferme sperando che la pioggia cessasse, i commissari devono essersi resi conto che ormai stava giungendo l'imbrunire ed hanno dato l'ultima bandiera verde nonostante la pioggia non accennasse a diminuire e la pista non fosse migliorata. Se davvero l'intento è quello di evitare il più possibile gli incidenti, è quasi incomprensibile che ancora viga la regola del "parco chiuso" che impedisce alle vetture di essere modificate fra qualifiche e gara. Una regola nata con la scusa del contenimento dei costi ma adesso, visti anche i limiti stagionali di power unit e trasmissioni ed il divieto del muletto, non ha più ragione di esistere. A maggior ragione si dovrebbe sacrificare in virtù dei vantaggi in termini di sicurezza che l'adeguamento dell'assetto delle vetture alle diverse condizioni atmosferiche comporterebbe.

Verstappen show: niente polemiche, stavolta si è messo in mostra per il talento

Nonostante tutto i piloti hanno dimostrato che le gare bagnate possono ancora regalare tante emozioni, ed una volta liberi dalla safety car alcuni di loro hanno messo in mostra doti fuori dal comune. Fra questi sicuramente figura Max Verstappen, autore dei più bei sorpassi della gara, compiuti sfruttando traiettorie ai più non percorribili. Una scelta errata del suo box, che lo ha richiamato per montargli gomme intermedie quando le condizioni atmosferiche e dello scivoloso asfalto invitavano a correre con gomme da bagnato, ha costretto Verstappen ad un'ulteriore sosta che lo ha fatto sprofondare in fondo al gruppo. Buon per gli spettatori che hanno assistito ad uno degli spettacoli più belli degli ultimi anni. A suon di sorpassi il pilota olandese è risalito fino alla terza posizione finale dietro al duo Mercedes.

Doppietta Mercedes. Hamilton vince, Rosberg convince

I due alfieri della casa tedesca hanno svolto alla perfezione i loro compiti, tenendosi lontani dai guai, senza farsi prendere dal panico quando la gara veniva neutralizzata o interrotta ed il loro vantaggio sistematicamente si azzerava. Hamilton ha corso da campione qual'è, sapendo che il suo unico risultato utile per rimanere in corsa per il titolo era la vittoria. Rosberg, che aveva tutto da perdere, ha prima lasciato sfogare Verstappen quando questo lo ha sopravanzato, sfruttando poi l'errore strategico Red Bull per giungere secondo. Una gara poco appariscente ma di estrema sostanza quella del tedesco, a cui, in caso di ulteriore vittoria di Hamilton, basterà giungere terzo ad Abu Dhabi per coronarsi campione del mondo. Una gara pazza quella di Interlagos, che per certi versi ha ricordato quella che nel 2008 laureò campione del mondo Hamilton con un punto di vantaggio su Massa che vinse la gara.

Massa: ultimo Gran Premio di casa

Per il brasiliano si è trattata dell'ultima gara in patria, il prossimo Gran Premio di Abu Dhabi sarà l'ultimo di una carriera ricca di emozioni. 11 vittorie tutte al volante della Ferrari, il terribile incidente del 2009 in cui rischiò la vita, e la concente delusione della sconfitta mondiale mentre fra le lacrime si batteva il petto davanti a migliaia di tifosi che lo acclamavano. Come hanno fatto in questo suo ultimo Gran Premio del Brasile quando, dopo essere uscito di pista per incidente, si avviava a piedi verso il suo box piangendo avvolto dalla bandiera carioca fra gli applausi di tifosi ed addetti ai lavori. Uno dei momenti più toccanti degli ultimi anni di una Formula 1 che a volte sa regalare sensazioni quasi dimenticate.

Ferrari, ancora poche soddisfazioni

A muro c'è finito anche Kimi Raikkonen. Dopo un'ottima terza posizione conquistata nelle prove di qualificazione il finlandese ha perso, come tanti, il controllo della sua vettura, in balia delle difficili condizioni dell'asfalto. La sua gara però, a differenza di altri che sono riusciti ad evitare il ritiro, è finita contro il muro. La Ferrari ha conquistato solo un quinto posto con Vettel. Il tedesco, anch'esso non esente da errori, è finito in testacoda e fuori pista. Ha poi rimontato compiendo un buon finale di gara ma il suo rendimento non è sembrato travolgente, soprattutto se confrontato con quello dell'eroe di giornata Verstappen. Peccato che l'olandese sia spesso al centro dell'attenzione per certe sue azioni scorrette perchè quando compie gare così ci si rende conto di trovarsi davanti ad un futuro campione.

Pubblicato in Motori Emilia
Lunedì, 31 Ottobre 2016 20:31

Formula Vergogna: Vettel giù dal podio

Quattro ore dopo la fine della gara i commissari penalizzano Vettel che perde il podio. Che sport è questo?

di Matteo Landi

Avevamo assistito all'abbraccio libertorio fra Vettel ed Arrivabene. La Ferrari tornava finalmente sul podio dopo una gara carica di tensioni ed adrenalina. Vettel dopo una bella rimonta aveva incontrato in Verstappen un ostacolo insormontabile. Non per la sua velocità ma per la sua ostinazione a non voler cedere la terza posizione al tedesco dopo averla mantenuta solo grazie ad un plateale taglio di percorso. Così facendo aveva pure permesso al compagno Ricciardo di rinvenire su Vettel tentando persino un sorpasso al quale il ferrarista si è duramente, ma lealmente opposto. Terminata la gara era giusto applaudire i commissari, pronti a resistuire a Vettel un meritato podio infliggendo a Verstappen cinque secondi di penalità. Ma quattro ore è arrivata la doccia fredda: 10 secondi di penalità a Vettel per come ha resistito all'attacco di Ricciardo. Come dire che la resistenza dura ma corretta di Vettel, che ha lasciato lo spazio a Ricciardo per entrare e completare la curva, è più grave di un evidente taglio di percorso. Assurdo. Soprattutto considerando che la situazione si era creata in seguito all'atteggiamento sconsiderato di Verstappen. Così facendo i commissari hanno completato il piano che alla Red Bull non era riuscito in pista, quando ha permesso al suo pilota di tenere dietro il ferrarista consentendo a Ricciardo di raggiungere il podio. Doppiamente assurdo. Pensare che con la penalità ricevuta Vettel è stato quindi classificato dietro al pilota che avrebbe dovuto restituirgli la posizione e che per questo è stato sanzionato.

Vettel penalizzato per presunta "Manovra Verstappen"

Le mancate penalità ricevute da Verstappen, che più volte durante l'anno si è spostato pericolosamente in frenata per opporsi ad un sorpasso, avevano creato un pericoloso precedente inducendo i commissari a ribadire una regola già scritta, coprendosi di ridicolo. In Messico la Formula 1 ha perso definitivamente la faccia quando gli stessi commissari, capitanati da un Charlie Whiting oramai in stato confusionale, hanno inflitto a Vettel la pena che in tante occasioni avrebbe meritato Verstappen, nonostante il ferrarista abbia, a differenza di quanto spesso fatto dal giovane olandese, lasciato all'avversario lo spazio per eseguire la curva. Se da una parte si è assistito alla decisione arbitrale più vergognosa degli ultimi anni, dall'altra risulta ormai evidente la perdita di potere politico di una Ferrari incapace di difendersi di fronte ai torti subiti.

Ferrari senza più potere politico

Senza andare indietro alle forti prese di posizione del Drake vengono in mente i tempi in cui Ross Brawn e soci riuscivano a ribaltare squalifiche, come in Malesia 1999, o Stefano Domenicali, silurato nel 2014, che riusciva a farsi valere di fronte ai commissari che avevano messo in discussione il titolo vinto da Raikkonen al termine del gran premio del Brasile 2007. Vengono i brividi a pensare al silenzio assordante di Marchionne, un Presidente che dopo l'affronto subito dalla squadra più blasonata della Formula 1 non ha trovato il tempo necessario per esprimere un disappunto su un avvenimento che forse, preso dai suoi mille impegni, non lo ha neanche colpito. Così resta da una parte la convinzione che si sia consumata una terribile ingiustizia, dall'altra la sensazione che adesso la Ferrari conti politicamente meno di un'azienda produttrice di bevande energetiche. Ci fosse ancora Enzo Ferrari probabilmente la squadra di Maranello diserterebbe gli ultimi due gran premi dell'anno.

Pubblicato in Motori Emilia
Lunedì, 31 Ottobre 2016 00:25

F1, Messico: Vettel cuore e rabbia

Il tedesco rimonta, combatte e riporta sul podio la Ferrari. Vince Hamilton davanti a Rosberg. Verstappen, folle e fuori dalle regole.

di Matteo Landi

Ha vinto ancora la Mercedes. Hamilton ha ridotto ulteriormente il suo distacco in classifica mondiale dal leader Rosberg, che ha corso pensando ad un titolo mai per lui così vicino. Qualunque cosa farà Hamilton nelle ultime due gare a Rosberg basteranno un secondo ed un terzo posto per aggiudicarsi la sua prima corona. Considerando la vettura che guida il compito del tedesco appare semplice, ma dovrà cercare di mantenere i nervi saldi e per lui, considerando l'inesperienza in tema di "volate mondiali", potrebbe essere arduo. Se la lotta per le prime due posizioni ha avuto un epilogo scontato lo stesso non si può dire della battaglia per il terzo posto che ha visto coinvolti i due alfieri Red Bull e Vettel. Una sfida a tre emozionante ed estrema terminata sotto la bandiera scacchi con il terzo posto di Verstappen, che tuttavia non è salito sul podio a vantaggio di Sebastian Vettel.  Ancora una volta il giovane olandese si è reso protagonista di una serie di scorrettezze e la penalità di cinque secondi ricevuta al termine della gara rende solo parzialmente giustizia.

Verstappen: irriverente e folle. Vettel, gara da campione

In partenza il pilota Red Bull è entrato in collisione con Rosberg, rischiando di eliminare un contendente al titolo, poi ha dato il peggio del suo repertorio quando Vettel è arrivato alle sue spalle nel finale di gara. Il tedesco, scattato dalla settima piazza della griglia di partenza, ha corso da campione mostrando quell'intensità mentale che la Ferrari si sarebbe aspettata da lui durante tutto l'anno. Ha gestito bene le gomme soft con le quali è partito, tanto da fare il primo pit-stop dopo più di 30 giri, ben oltre il presunto limite fisico della gomma stabilito dalla Pirelli, ed è poi rinvenuto furiosamente fino a raggiungere Verstappen, in quel momento terzo dietro le due frecce d'argento.

Vettel, Verstappen e Ricciardo: che finale di gara!

L'olandese, sempre estremo nelle sue manovre di difesa, stavolta ha sbagliato il punto di staccata arrivando decisamente lungo quando Vettel stava ormai impostando il sorpasso e tagliando il tracciato. A niente è servito l'ordine impartito dal box Red Bull di farsi sopravanzare da Vettel. La sua difesa oltre i limiti regolamentari ha inoltre permesso a Ricciardo di recuperare secondi preziosi su Vettel fino al tentativo di sorpasso dell'australiano. Il ferrarista ha però chiuso arrivando al contatto. Una difesa dura, rabbiosa, quella di Vettel, che non ci stava assolutamente a perdere un podio che sentiva suo. Tagliato il traguardo il ferrarista ha poi definitivamente perso l'amplomb teutonico appellando Verstappen in ogni modo ma la sua rabbia si è placata quando è stato chiamato sul podio, proprio mentre l'olandese si stava preparando alla cerimonia. Una situazione inusuale, quasi surreale, ma bisogna dar merito ai commissari di aver preso rapidamente una decisione scontata ma poco coerente se si considera il via di Hamilton.

Hamilton imprendibile e fortunato

La gara dell'inglese ha avuto un solo scossone alla partenza, quando è uscito alla prima curva tagliando il percorso esattamente come fatto da Verstappen. Senza ricevere penalità. La sanzione impartita a Verstappen è stata corretta ma, forse, avrebbero dovuto fare altrettanto con Hamilton che ha sfruttato la via di fuga, in parte in asfalto ed in parte erbosa, per riprendere la pista senza perdere posizioni. La mancata penalizzazione non ha comunque inciso sull'esito della gara che Lewis, visto il ritmo tenuto, avrebbe comunque fatta sua.

Raikkonen: bene in qualifica, male in gara

La Ferrari è dunque tornata sul podio, non succedeva da cinque gran premi. Alla lotta per l'ultimo gradino avrebbe potuto partecipare anche Raikkonen. In gara Il finlandese, ancora una volta più rapido di Vettel in qualifica, è stato veloce solo a tratti ed ha conquistato un misero sesto posto, anche se rimarrà nella memoria degli appassionati il suo sorpasso su Hulkenberg. Il ferrarista ormai da diversi giri alle spalle del rivale ha rotto gli indugi a poche tornate dalla bandiera a scacchi sorpassandolo all'esterno ed inducendolo all'errore. Il rendimento dell'ultimo campione del mondo Ferrari è però risultato complessivamente inferiore a quello di Vettel, che in termini di intensità agonistica stavolta lo ha sovrastato. Il tedesco ha finalmente riportato il sorriso in Ferrari con un podio che profuma di vittoria, per come è maturato. Un ottimo presupposto per le ultime due gare stagionali, in cui la squadra di Maranello dovrà cercare di confermare quando mostrato nella gara messicana cercando di salire ancora sul podio, cercando di approfittare della lotta per il titolo che coinvolge i piloti Mercedes per conquistare una vittoria che renderebbe meno amaro questo 2016.

Pubblicato in Motori Emilia
Lunedì, 24 Ottobre 2016 00:23

F1, Stati Uniti: il ruggito di Hamilton

L'inglese torna alla vittoria. Rosberg secondo mantiene la testa del mondiale a sole tre gare dalla fine. Ferrari, un ritiro ed un altro inutile quarto posto.

di Matteo Landi

Il ruggito del campione del mondo. Hamilton si ricorda la ricetta per vincere e ad Austin torna al successo. Non succedeva da fine luglio. Un weekend perfetto quello dell'inglese che stavolta non sbaglia nulla, conquista la pole position e domina fino al traguardo non lasciando scampo agli avversari. Nessuno è mai riuscito ad avvicinarlo. Dopo aver lasciato per strada svariati punti negli ultimi gran premi, l'inglese ritrova se stesso ma è forse troppo tardi. Rosberg, dopo una partenza infelice che lo porta a transitare terzo al termine del primo giro, mostra la maturità necessaria per il raggiungimento del suo primo titolo mondiale.

Rosberg fa il ragioniere per avvicinare il sogno mondiale

Il tedesco prima rimane calmo dietro a Ricciardo, non cercando un difficile sorpasso considerando che ad inizio gara il ritmo di Mercedes e Red Bull era simile, poi approfitta del regime di virtual safety car necessario per rimuovere la vettura ritirata di Verstappen, per portarsi in seconda posizione. Se Rosberg terminerà nello stesso modo le ultime tre gare della stagione si laurerà campione del mondo, qualsiasi siano i risultati di Hamilton. In un giorno in cui Mercedes la fa da padrona, agli altri non resta che la lotta per il gradino più basso del podio che ancora una volta non si tinge di rosso.

Ferrari: un 2016 che non ha più niente da dire

A Maranello, in attesa di un 2017 che porterà con se uno stravolgimento regolamentare di impatto simile a quello che nel 2014 ci consegnò la Formula ibrida, evidentemente non vedono l'ora che termini questa lunga agonia che sta trascinando la Scuderia in un baratro di insoddisfazione con il rischio dell'ennesima lotta politica intestina. In Texas la Ferrari ci mostra il peggio del suo repertorio: un cambio gomme disgraziato che ha costretto al ritiro Raikkonen ed una vettura, quella di Vettel, che sbandava paurosamente sulle curve veloci di Austin. Alla fine la Ferrari ha raccolto l'ennesimo quarto posto che poteva essere quinto, se fosse rimasto in pista Verstappen.

Red Bull a due facce: Ricciardo sul podio, Verstappen out

L'olandese poteva aspirare al podio ma dopo essere entrato ai box al momento sbagliato, cogliendo di sorpresa i suoi meccanici e perdendo secondi preziosi, un guasto lo ha obbligato al ritiro. A quel punto il pilota Red Bull invece di parcheggiare la vettura a bordo pista ha proseguito ad andatura ridotta nella speranza di poter raggiungere il suo box, nonostante ciò potesse comportare un pericolo per gli altri piloti. Verstappen è sicuramente un pilota di talento e la sicurezza che mostra in pista è fuori dal comune per la sua età, ma certi suoi atteggiamenti continuano a lasciare perplessi. Sarebbe ingeneroso non puntare i riflettori su Ricciardo, ancora una volta a podio, più concreto del compagno. L'arrivo in squadra del baby fenomeno olandese a detta di molti avrebbe dovuto destabilizzare Ricciardo che invece ha trovato nel confronto interno nuova linfa ed è ora sempre più saldamente al terzo posto nella classifica mondiale.

Haas, davanti al pubblico di casa torna a punti

Davanti al suo pubblico è tornata a raccogliere punti mondiali, anche se solamente uno, la debuttante Haas: non succedeva da nove gare. Una grande soddisfazione per la squadra americana che corre con materiale tutto italiano, vista la collaborazione con Dallara e Ferrari, nella speranza che prima o poi torni in Formula 1 un pilota statunitense: lo meriterebbe il numeroso e caloroso pubblico americano accorso ad assistere ad una delle gare meno spettacolari dell'anno.

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Hamilton sbaglia e Rosberg si avvicina al titolo. Mercedes conquista il terzo titolo costruttori di fila. Ferrari strategia suicida ed affidabilità che vacilla: il podio resta un miraggio.

di Matteo Landi

Terzo anno di Formula ibrida, terzo mondiale Mercedes. A Suzuka il costruttore tedesco si aggiudica con quattro gare d'anticipo il mondiale costruttori. Lo fa con una gara perfetta di Rosberg, l'ennesima in un campionato che potrebbe consegnargli il suo primo titolo iridato, nel giorno in cui Hamilton, reduce dal ritiro per motivi tecnici della Malesia, sbaglia e non va oltre alla terza posizione perdendo altri dieci punti iridiati nei confronti del capoclassifica. Dopo la debacle di una settimana fa ci si aspettava un Hamilton determinato e più affamato che mai, invece le polemiche da lui create su presunti favoritismi Mercedes nei confronti del suo compagno di squadra, quest'anno con una vettura complessivamente più affidabile, hanno finito per destabilizzarlo. L'inglese, dopo l'esitazione al via che lo ha visto sprofondare dalla seconda all'ottava posizione, si è rimboccato le maniche ed è risalito fino al podio, assistito da un mezzo come al solito superiore alla concorrenza, con la Ferrari che gli ha ridotto le fatiche quando con una strategia suicida ha negato a Vettel la gioia dello champagne.

Ferrari: questa volta sbaglia la squadra. Manca anche l'affidabilità meccanica

La squadra di Maranello è una barca che fa acqua da tutte le parti. Dopo l'errore di Vettel in Malesia ecco quello della squadra a Suzuka. Il ferrarista, qualificatosi quarto ma penalizzato di tre posizioni per quanto accaduto appunto in Malesia, è tornato a mostrare tutte le sue potenzialità quando nel corso di poche tornate si è issato in zona podio, pronto ad aggredire Verstappen, in quel momento secondo. Poi l'errore della squadra che ha deciso di lasciarlo troppo a lungo in pista con gomme ormai usurate, ma convinti che con le gomme morbide montate all'ultima sosta Vettel avrebbe potuto rimontare ed arrivare alle spalle di Rosberg. Fatto il pit stop il tedesco si è trovato dietro ad Hamilton. Per qualche giro Vettel ha cercato il sorpasso, poi gli suoi pneumatici hanno perso di efficacia ed ha terminato quarto, davanti a Raikkonen. Se Vettel ha subito la strategia errata scelta dal box Ferrari, il finlandese ha invece da recriminare per l'ennesimo problema tecnico che ha vanificato la sua qualifica da sogno: dopo la terza posizione conquistata sabato, al box del Cavallino hanno dovuto sostituire il cambio alla vettura di Raikkonen che così ha dovuto scontare cinque posizioni di penalità. Partito ottavo con pazienza è risalito fino alla quinta posizione finale. L'amarezza dei ferraristi mostrata nel dopo gara è più che giustificata, considerando la velocità mostrata dalla loro vettura, forse non al livello della Mercedes, ma sicuramente superiore alle Red Bull di Verstappen e Ricciardo.

Red Bull ancora sul podio

L'australiano, reduce dal successo malese, questa volta non ha convinto ed è risultato complessivamente meno veloce ed incisivo di Verstappen. Al via l'olandese ha approfittato dell'errore di Hamilton e si è issato in seconda posizione. Quando al penultimo giro l'inglese ha tentato di sorpassarlo Verstappen ha difeso con i denti la posizione portando all'errore il tre volte campione del mondo che è stato costretto a tagliare la chicane.

Verstappen richiamato dai commissari

Questa volta il giovane pilota, spesso graziato dai commissari nonostante la sua condotta scorretta, ha agito nei limiti delle regole ma la durezza con cui lo ha fatto gli è costata un richiamo da Charlie Whiting. Avvertimento abbastanza ridicolo da parte del direttore di gara che non aveva sentito il bisogno di sanzionare il giovane pilota a Spa, quando ha spinto fuori pista Raikkonen, sostanzialmente la stessa manovra che costò una penalità a Rosberg in Germania quando non lasciò spazio proprio a  Verstappen. Altre volte il pilota Red Bull si è spesso reso protagonista di atteggiamenti pericolosi per sé e per i suoi colleghi ma in direzione gara se ne accorgono solo adesso, quando a farne le spese è il campione del mondo in carica. La ramanzina ricevuta da Verstappen non è però bastata alla Mercedes che ha avanzato un reclamo ufficiale contro la condotta del pilota Red Bull. La richiesta, che visti i precedenti cadrà con ogni probabilità nel vuoto, riceverà una risposta solamente ad Austin, sede del prossimo Gran Premio, non potendo i commissari ascoltare i piloti coinvolti in quanto hanno già lasciato il circuito di Suzuka.

Hamilton: fra lui ed il titolo una montagna da scalare

Hamilton adesso si trova a ben 33 punti di distacco dal compagno di squadra Rosberg che, a quattro gare dal termine, sente odore di titolo mondiale. Sarebbe una rivincita importante per un pilota che sembrava designato a subire la personalità e la velocità di Hamiton ed invece si ritrova nei panni, conquistati con una determinazione tutta teutonica, di punta del diamante Mercedes.

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La Ferrari delude nel giorno della debacle di Hamilton. Vettel sbaglia e si ritira, Raikkonen solamente quarto. Vince meritatamente Ricciardo. Festeggia Rosberg, terzo e sempre più leader del mondiale.

di Matteo Landi

Lo scorso anno in Malesia la Ferrari festeggiava la prima vittoria del nuovo ciclo targato Vettel. Stavolta si lecca le ferite lasciate dall'ennesima gara deludente, una delle peggiori di questo disgraziato 2016. Raikkonen fa quello che può e termina al quarto posto con una vettura che, a livello prestazionale, subisce il confronto con Mercedes ed adesso, pesantemente, anche con Red Bull. Una stagione dopo l'esaltante vittoria di Vettel, alla seconda gara con la Scuderia di Maranello, il tedesco perde il ruolo di faro della squadra, di finalizzatore dell'armata Rossa, lasciando il team principal Arrivabene a bocca aperta in diretta mondiale quando alla prima curva della gara arriva lungo nel tentativo di sorpasso su Verstappen - sempre lui! - e colpisce l'incolpevole Rosberg che si ritrova così dalla prima fila sullo schieramento all'ultima posizione nel giro di pochi metri. Un errore inaccettabile, quello che autoelimina Vettel dalla gara, abbastanza banale ma sicuramente non da idiota come in un team radio lo ha definito Verstappen. L'olandese farebbe bene a contare fino a dieci e tenersi per se certi commenti nei confronti di un quattro volte campione del mondo. Il quale dovrà scontare pure tre posizioni di penalità sulla griglia di partenza del prossimo GP che si disputerà in Giappone il prossimo weekend. Penalità dura ma giusta. Come quella che i commissari affibbiano a Rosberg, reo di aver superato in maniera troppo aggressiva Raikkonen: il tedesco della Mercedes si è visto sommare dieci secondi al tempo di gara ma questo non ha compromesso la sua terza posizione finale, dopo una grande rimonta dal fondo del gruppo.

Rosberg, un terzo posto che vale una vittoria. Hamilton, la fortuna quest'anno non lo assiste

Per il tedesco sarebbe un risultato deludente se non fosse che il dominatore Hamilton ha visto negli specchietti il posteriore della sua Mercedes in fumo e fiamme. Come ai vecchi tempi, quando le rotture erano all'ordine del giorno, con motori progettati per durare 300 km. Così la furbata compiuta dalla Mercedes a Spa, quando ha deciso di sostituire ad Hamilton ben tre power unit in modo da far "magazzino" fino al termine della stagione, non è servita. San Giovanni non vuole inganni. Adesso Rosberg ha ben 23 punti di vantaggio sul compagno di squadra, a 5 gare dal termine della stagione. Per vincere i mondiali serve anche quella fortuna che effettivamente Rosberg non ha mai avuto ed adesso potrà addirittura provare a gestire il cospicuo vantaggio per concretizzare quel sogno che lo proietterebbe fra i campioni di sempre. Sicuramente non ha la velocità istintiva e la cattiveria agonistica di Hamilton, ma se lo meriterebbe per come ha costruito, passando anche attraverso annate difficili vissute al volante di monoposto mediocri, il pilota solido ed affidabile che è adesso.

Ricciardo: campione autentico

La classe del campione sicuramente non manca a Ricciardo, vincitore con ampio merito del Gran Premio di Malesia. Sempre nelle prime posizioni ha saputo approfittare del ritiro di Hamilton per tornare a quella vittoria che gli mancava dall'agosto 2014. Nonostante la Red Bull gli abbia messo i bastoni fra le ruote chiedendogli di cedere il passo al veloce Verstappen: l'australiano ha fatto bene a disobbedire. Come lo scorso anno fece proprio Verstappen, quando la sua squadra per cui correva allora, la Toro Rosso, gli chiese di lasciare la posizione al più rapido Sainz. Verstappen ha così terminato la gara in seconda posizione, completando una doppietta Red Bull che avvicina la squadra austriaca al titolo di vicecampione del mondo costruttori, per il dispiacere della Ferrari che vede così svanire anche il secondo obiettivo stagionale. Il primo era il titolo.

Verstappen: veloce e furbo. Troppo

L'olandese avrebbe potuto terminare più indietro se ancora una volta non si fosse reso protagonista dell'ennesimo episodio controverso. In regime di safety car virtuale in teoria i piloti dovrebbero procedere a velocità ridotta mantenendo le distanze dagli altri concorrenti, in pratica l'olandese ha sfruttato l'occasione per attaccare Raikkonen, che avrebbe fatto la figura del pollo se non esistessero i "replay". Strano che ai commissari sia sfuggito questo episodio, in una gara in cui avevano mostrato di essere decisamente sul pezzo viste le numerose penalità elargite.

Palmer, mai decimo posto fu così dolce

Dietro ai tre top team, hanno ben figurato le Force India, con Perez e Hulkenberg rispettivamente sesto ed ottavo al traguardo, e Palmer. L'inglese ha conquistato il suo primo punto in carriera al volante di una racalcitrante Renault. La squadra francese quasi sicuramente non lo confermerà al volante delle proprie vetture il prossimo anno e la decima piazza conquistata meritatamente in Malesia resterà con ogni probabilità l'unico segno lasciato nella storia della Formula 1 dal giovane pilota britannico.

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A Singapore si è rivista una lotta al vertice, sorpassi a ruote fumanti, in altri termini spettacolo. Rosberg trionfa e torna in testa al mondiale. Hamilton inciampa. La Ferrari fa peggio e nega a Raikkonen il podio. Vettel da 22esimo a 5°, che leone!

Di Matteo Landi

Due settimane dopo il trionfo di Monza Rosberg si ripete. Il tedesco conquista la terza gara consecutiva ed addirittura torna in testa al mondiale. Impensabile poco più di un mese fa, quando Hamilton era il dominatore assoluto della categoria e si avviava verso la pausa estiva sicuro di sé e della sua leadership. Poi il campionato è ripreso per tutti ma non per lui, che dopo tre gare sembra ancora con la mente in vacanza. A Singapore, mentre il suo compagno di squadra vince difendendo con le unghie la posizione su un Ricciardo in forma smagliante, l'inglese "arranca" riuscendo ad arrivare sul podio solo grazie alle sciagurate strategie Ferrari che hanno tarpato le ali al miglior Raikkonen dell'anno.

Raikkonen: la strategia gli nega il podio

Il finlandese, partito quinto, era riuscito ad acciuffare la zona podio con un sorpasso magistrale su Hamilton, riuscendo poi a costruire un margine piccolo ma rassicurante sull'avversario. A quel punto in Mercedes hanno deciso di far rientrare Hamilton ai box per un ultimo cambio gomme e la Ferrari ha abboccato, copiando un giro dopo la scelta dei rivali tedeschi. Al rientro in pista Raikkonen si è così ritrovato appena dietro ad Hamilton, in quarta posizione e da lì non è più riuscito a risalire. A posteriori, si sa, è semplice trarre delle conclusioni, ma quest'anno al box Ferrari gli errori non si contano più. Un anno veramente disgraziato da questo punto di vista, iniziato in Australia con la vittoria gettata al vento da una strategia sciagurata. Peccato, perchè stavolta i due piloti della Rossa si sono battuti come leoni ed avrebbero meritato migliore sorte.

Vettel, che gara: da 22esimo a 5°!

Vettel, sfortunato, se così si vuol dire, in qualifica, quando un problema tecnico lo ha relegato all'ultima posizione della griglia di partenza, si è reso autore di una rimonta incredibile, su una pista difficile che non facilita i sorpassi, terminata con il quinto posto finale davanti a Verstappen. Se il risultato del tedesco della Ferrari è da accogliere quasi come una vittoria, quello del giovane olandese rappresenta una vera disfatta.

Verstappen: il confronto con Ricciardo stavolta è imbarazzante

Scattato dalla seconda fila dello schieramento è rimasto praticamente fermo al via ritrovandosi dopo pochi metri nella pancia del gruppone. A quel punto ha cercato di rimontare ma il suo ritmo non è mai stato convincente ed ha incontrato in Kvyat il suo avversario più ostico. Il russo, al volante della Toro Rosso, ha finalmente avuto l'occasione per confrontarsi in pista con colui che gli ha soffiato il posto in Red Bull e quando c'è stato da lottare non si è tirato indietro. Fanno sorridere le parole rilasciate da Verstappen a fine gara, quando ha accusato di presunte scorrettezze Kvyat, quasi invocando un intervento della direzione gara. Le stesse manovre che lo stesso olandese ha dispensato in Belgio, la gara che probabilmente lo ha reso il pilota più "odiato" nel paddock. Screzi a parte, quel che ha più impressionato è stata la differenza di rendimento mostrata da Verstappen nei confronti di Ricciardo. L'australiano, dopo la seconda posizione conquistata in qualifica, è stato l'unico vero antagonista di Rosberg e se la gara fosse durata un giro in più adesso staremmo celebrando la sua prima vittoria stagionale.

Lo spettacolo di Singapore da il benvenuto ai nuovi proprietari

A Singapore si è rivista una lotta al vertice, sorpassi a ruote fumanti, in altri termini spettacolo. Un ottimo modo di accogliere i nuovi proprietari del grande Circus, il colosso Liberty Media, che per un periodo transitorio lascerà di fatto ancora al timone Ecclestone. Il passaggio di consegne tuttavia c'è stato. Ancora non sono chiari i cambiamenti che questo porterà all'atto pratico alla Formula 1. Sicuramente verrà sviluppata la promozione "digitale" della categoria con un occhio verso lo show che non è mancato in Estremo Oriente, nella parte centrale del gruppo così come al vertice. Dove è assente ancora la Ferrari. Mancano solo sei gare alla fine della stagione che si sta dimostrando come una delle più deludenti per la squadra di Maranello.

 

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