Con l'obiettivo di offrire ai dipendenti un supporto concreto al proprio benessere, il Gruppo Unoenergy - da 20 anni uno dei principali operatori privati sul territorio nazionale per la fornitura di gas naturale, energia elettrica e servizi di efficientamento energetico - ha scelto di adottare la piattaforma di welfare aziendale messa a disposizione da Intesa Sanpaolo, il Gruppo bancario leader in Italia
La reporting season a Wall Street è ormai entrata nel vivo e, per quello che si è visto fino a questo momento, i risultati trimestrali sono decisamente incoraggianti.
Nel 2021 immessi in servizio 76 nuovi mezzi, entro la prima metà del 2022 ne arriveranno altri 68. A novembre inizieranno i lavori di realizzazione dei nuovi distributori interni di gas naturale nei depositi di Reggio Emilia e Piacenza, nonché dell’ampliamento di quello di Modena. Prosegue l’ammodernamento della flotta elettrica urbana di Modena con l’arrivo di 2 nuovi filobus. Grande successo dell’acquisto a bordo con bancomat/carta di credito: oltre 800 biglietti venduti al giorno, con un trend di crescita settimanale del 50%.
Casa di Cura Fogliani potenzia il proprio polo diagnostico inserendo una risonanza magnetica di ultima generazione
Comfort e sicurezza ai massimi livelli ed elevata risoluzione delle immagini. Contestualmente è stata attivata anche una nuova TAC
di Redazione Parma 27 marzo 2020 - In Italia, così come nel resto del mondo, l'educazione finanziaria ha un posto sempre più centrale. Impossibile pensare di poter gestire le proprie finanze, i propri risparmi e gli investimenti senza sapere cosa fare e senza avere un minimo di conoscenza di quelle che sono le leggi dell'economia. Sì, perché per avere pieno possesso di quelli che sono i mezzi a propria disposizione è importante conoscere anche come farli fruttare nel migliore dei modi possibili.
Ecco, quindi, che si deve cercare di indirizzare ogni singolo soggetto verso l'apprendimento delle migliori tecniche di gestione e di investimento delle risorse finanziarie a propria disposizione. Il mondo cambia repentinamente e con esso anche le esigenze. Cambiano le condizioni economiche, cambia il tessuto sociale e ognuno di noi deve adeguarsi al cambiamento e reagire di conseguenza. Importante, quindi, imparare a padroneggiare la tecnologia che è diventata sempre più fondamentale nella gestione della propria situazione finanziaria. Competenze tecnologiche e competenze in ambito finanziario viaggiano, quindi, sullo stesso binario.
Ma qual è, al momento, la situazione in Italia? Purtroppo nel corso degli anni si è notato come nel nostro Paese l'apprendimento di queste specifiche competenze va a rilento. Se si fa un paragone con quello che accade in altri Stati dell'Unione Europea, si nota che in alcuni di questi c'è una consapevolezza maggiore. Si dovrebbe partire dalle pubbliche amministrazioni e arrivare fino al singolo cittadino: una rivoluzione digitale e finanziaria che potrebbe portare a dei risultati inaspettati.
Tuttavia, il singolo cittadino interessato ha la possibilità di acquisire un'educazione finanziaria anche da "autodidatta", grazie all'aiuto di risorse editoriali, portali ed esperti del settore in grado di chiarire le idee e indicare nuove strategie per risparmiare e investire.
Un vero e proprio punto di riferimento è il portale Affari Miei. Secondo l'anima del sito Davide Marciano, opinioni su quello che sono diventati il mondo finanziario, gli investimenti e tutto quello che gira attorno all'argomento sono necessarie per riuscire a capire come muoversi. Si tratta di consigli che vengono dati alla luce di un obiettivo semplice ma fondamentale: imparare a gestire le proprie finanze, così da non avere problemi economici.
Si potrà e si dovrà imparare come fare a risparmiare, quali sono le spese che è possibile tagliare e in che misura, quali sono gli investimenti migliori da prendere in considerazione e così via. Solo in questo modo si avrà la consapevolezza giusta per far fruttare al meglio le proprie possibilità, costruendone anche di nuove.
Capita prima o poi che tutti gli investitori, siano essi principianti o esperti, si domandino quali siano attualmente le migliori forme di investimento.
Ebbene, secondo le informazioni più recenti, la gamma delle possibilità che si offre ad un potenziale risparmiatore è piuttosto vasta ed eterogenea.
Con l’intento di fornire spunti ai trader meno esperti, abbiamo selezionato alcuni suggerimenti pratici a partire da un breve sguardo sugli ETF, ossia fondi negoziati in Borsa il cui funzionamento è molto simile a quello dei fondi comuni di investimento, con la differenza che possono essere negoziati su mercati regolamentati e che hanno una gestione passiva: seguono dunque un indice o un paniere di beni o di titoli, e adottano un approccio all'investimento appunto passivo, replicandone l’andamento.
Tendono inoltre ad avere commissioni più basse rispetto ai fondi comuni d'investimento, e possono essere acquistati a partire da poche centinaia di euro. Il portafoglio di potenziali ETF sottoscrivibili è talmente vasto che non sarà difficile trovare qualcosa che fa per voi, in particolare orientando l’attenzione verso un prodotto che per profilo rischio / rendimento sia congeniale a ciò che desiderate.
Se invece siete alla ricerca di un maggiore dinamismo, il prodotto che potrebbe fare maggiormente al caso vostro sono i contratti per differenza, o CFD, particolari strumenti derivati che replicano l’andamento di un asset a cui si riferiscono (il c.d. sottostante), permettendovi di entrare sul mercato in ogni direzionalità (potete investire e ottenere profitti sia quando il prezzo del titolo cui si riferisce il CFD sale, sia quando scende) e con maggiore potenza d’azione (con un uso accorto della leva finanziaria potrete infatti amplificare i potenziali profitti).
Ad esempio come investire 4.000 euro? Nel caso preferiate delegare parzialmente ad altri la gestione dei vostri soldi, c'è una buona notizia per voi: potete farlo senza alzarvi dal divano grazie ai robo-advisor, particolari servizi che gestiscono i vostri investimenti per conto vostro utilizzando algoritmi informatici.
Per via delle spese contenute, e di una personalizzazione sempre più affinata, vengono ritenuti sempre più convenienti rispetto ai gestori “umani”: un robo-advisor costa tipicamente dallo 0,25% allo 0,50% del saldo del proprio conto destinato all’investimento, e molti di questi consulenti algoritmici permettono di aprire un conto di investimento a partire da poche centinaia di euro.
Si può dire, specialmente per i principianti, che si tratta di un ottimo modo per iniziare a investire, considerato che spesso richiedono pochissimi soldi e fanno la maggior parte del lavoro per voi. Ciò non vi esonera dal tenere gli occhi sempre ben aperti sull’andamento dei propri investimenti (d’altronde, è pur sempre il vostro denaro!), ma che potrete sempre contare su un’assistenza qualificata.
È evidente che le opportunità di investimento disponibili sul mercato sono ben più numerose dei sintetici spunti appena presentati: provate a dare uno sguardo a quel che fanno i migliori broker online e aprite con loro un conto demo. In questo modo riuscirete ad allenarvi a dovere, senza alcun rischio e pericolo (utilizzerete il plafond di denaro virtuale dell’operatore) prima di iniziare a investire il vostro capitale reale!
Come investire sull'euro nel 2018 con il giusto Broker CFD e con consapevolezza. Ecco alcuni punti fondamentali da ricordare.
A beneficio di tutti coloro che hanno individuato il miglior broker CFD in circolazione, e desiderano poter investire sull'euro nel 2018 con un minimo di consapevolezza in più, di seguito abbiamo cercato di riassumere quello che potrebbe avvenire sulla valuta europea e in area unica europea nei prossimi tempi, nella speranza di ispirarvi qualche condivisione in più su come agire. Ragioniamo insieme su alcuni punti fondamentali.
I verbali della riunione BCE di marzo
Cominciamo dalla recente pubblicazione dei verbali della riunione BCE di marzo, che ci confermano una posizione prudente e attendista della Banca centrale europea, che spera di poter avere presto nuovi elementi per poter valutare le informazioni sul ciclo economico e soprattutto sulla dinamica inflazionistica.
Ovviamente, non possiamo non rammentare come la BCE sia sicuramente più indietro nel processo di normalizzazione della propria policy monetaria rispetto a quanto non stia facendo – dall'altra parte dell'Oceano – la Federal Reserve. Non c'è comunque da stupirsi: il ciclo economico è meno maturo, il rialzo dell'inflazione visto è più contenuto e il mercato del lavoro ancora lontano dal pieno impiego. E questi tre fattori di gap rispetto agli USA, rimarranno tali ancora a lungo.
Rimozione del supporto monetario
I verbali della riunione BCE di marzo hanno confermato in modo chiaro che la rimozione dell'easing bias sugli acquisti costituisce un ulteriore passo nel processo di normalizzazione della politica monetaria, e che questa decisione di prossima assunzione è largamente giustificata dal proseguire di una fase di crescita che è superiore al potenziale.
È vero, in tale ambito, che nel mese di marzo l'istituto monetario ha effettivamente rivisto in aumento le stime per il 2018 al 2,4% e ha confermato la previsione di crescita economica dell'1,9% nel 2019 e dell'1,7% nel 2020. Insomma, sulla base di dati macroeconomici più incoraggianti e di una valutazione dei rischi per la crescita come ancora circa bilanciati, il Consiglio di politica monetaria ha valutato che fosse accresciuto anche il livello di fiducia per un ritorno dell'inflazione al target del 2% nel medio periodo e ha pertanto ritenuto appropriato rimuovere l'easing bias sugli acquisti.
Sempre dalla lettura del verbale è inoltre emerso come il Consiglio di politica monetaria ritenesse in misura quasi omogenea che il ritorno dell'inflazione verso il target avverrà comunque in maniera molto graduale, e dunque sia necessario conservare una retorica comunicativa molto prudente sulle mosse di politica monetaria che verranno intraprese. Insomma, come era lecito attendersi, l'inflazione diviene l'elemento chiave su cui poter instaurare i nuovi passi nel processo di normalizzazione della politica monetaria.
A ciò si aggiunga che nel verbale – e anche questo elemento era largamente atteso – non c'è alcun riferimento ai tassi o ai tempi utili per le prossime decisioni. In generale, il tono emerso a margine della scorsa riunione e formalizzato nei verbali dell'ultimo meeting è molto prudente, senza che emerga urgenza nell'archiviazione del programma di acquisto titoli.
Cosa farà la BCE nei prossimi mesi
Anche a margine delle valutazioni sopra espresse, è ben possibile che la BCE, tra le riunioni di giugno e luglio, possa annunciare la fine del programma di acquisto titoli per dicembre 2018. Tuttavia, il vero elemento che potrebbe influenzare l'euro, potenziandone magari le quotazioni contro il dollaro, sarà dato dalla comunicazione sui tassi. È in tal senso poco probabile che nel breve termine il Consiglio fornirà maggiori delucidazioni sul fatto che vuole (come noto) mantenere i tassi fermi ben oltre la fine degli acquisti, prima di settembre.
Probabile pertanto che il primo rialzo del tasso sui depositi sia rinviato ad almeno la metà del 2019, poco prima della fine del mandato di Draghi, previsto per novembre 2019.
Nuovo appuntamento con Giacomo Saver e la sua rubrica che ci porta a contatto con il mondo finanziario ed economico. Dopo aver parlato di come rapportarsi agli investimenti nei Paesi Emergenti, ecco un altro tema di grande attualità: i fondi obbligazionari.
Investire in fondi obbligazionari ti permetterà di ottenere una grande diversificazione. Ma attenzione ai costi e al rischio di oscillazione del valore della quota.
STORIA - Investire in fondi obbligazionari è diventato "di moda" dopo il 2007, anno in cui fallirono sia la meno nota banca Bear Stearns, sia il colosso Lehman Brothers.
In quell'occasione gli investitori più grandi e i risparmiatori più piccoli si resero conto del fatto che anche con le obbligazioni è possibile perdere denaro, nonostante fino a quel momento esse fossero considerate investimenti sicuri.
Ecco allora che l'investimento in fondi obbligazionari, in grado di frazionare il proprio capitale su decine, se non centinaia di titoli diversi, acquistò immediatamente il suo fascino. E frotte di risparmiatori dirottarono presto i loro soldi verso questi strumenti, confondendo l'acquisto diretto dei titoli con l'investimento in fondi, dimenticando del tutto l'aspetto costi.
IL LATO OSCURO DEI FONDI OBBLIGAZIONARI - I prodotti obbligazionari presentano due tipi diversi di criticità. Anzitutto i costi dei fondi incidono in modo negativo sul loro rendimento a lungo termine. Questo è vero per qualsiasi categoria di strumento finanziario, ma quando si tratta di obbligazioni, il cui rendimento è modesto e corroso dalla persistenza di tassi bassi, la cosa appare più evidente.
Costi elevati (di ingresso, gestione o uscita) deprimono il rendimento, finendo con l'"annacquare" i benefici offerti dalla grande diversificazione di portafoglio.
Per questa ragione è bene scegliere prodotti con costi ridotti ai minimi, meglio ancora se si tratta di fondi passivi senza commissioni di entrata o di uscita.
Un altro aspetto riguarda la maggiore volatilità che un fondo obbligazionario ha rispetto a un portafoglio di bond acquistato direttamente.
Mi spiego meglio...
La sensibilità del prezzo di un'obbligazione al variare dei tassi di interesse di mercato è strettamente collegata con la durata residua del titolo stesso.
Tanto più essa è lunga tanto maggiori saranno le fluttuazioni che la quotazione dell'obbligazione subirà in risposta a una variazione dei tassi di interesse.
Per regolamento i fondi obbligazionari non "permettono" ai loro titoli di avvicinarsi troppo alla scadenza, perché al di sotto di una prefissata vita residua i bond saranno venduti per essere sostituiti da obbligazioni con scadenza più lunga.
Questo fa sì che il semplice trascorrere del tempo impedisce al portafoglio del fondo una naturale riduzione della volatilità.
QUANDO CONVIENE SOTTOSCRIVERE I FONDI OBBLIGAZIONARI?
Investire in fondi obbligazionari è conveniente, a patto di scegliere i prodotti meno costosi, come abbiamo visto. Inoltre è opportuno optare per prodotti che investano in obbligazioni con durata media non troppo lunga, diciamo inferiore ai 5 – 7 anni, per lo meno in tempi "normali".
Qualora, invece, ci attendessimo un ribasso dei tassi di interesse, potremo tranquillamente scegliere fondi obbligazionari con durata dei portafogli sottostanti più elevata.
In questo modo beneficeremo dell'effetto "leva" derivante da un maggiore apprezzamento della quota in risposta ad una riduzione dei tassi di interesse.
Se decidessimo di investire al di fuori dalla zona euro dovremmo poi tenere in debita considerazione il fattore cambio.
I rendimenti dei fondi che investono in valute non euro, infatti, dipendono non solo dagli interessi pagati, ma anche dall'andamento del tasso di cambio tra euro e valuta straniera.
Una buona soluzione, in questo caso, potrebbe essere rappresentata dai fondi comuni hedged, che potranno essere inseriti all'interno di un portafoglio in abbinamento a prodotti tradizionali a cambio aperto.
MEGLIO LE OBBLIGAZIONI O I FONDI?
Su questo credo non ci siano dubbi. I fondi sono sempre da preferirsi all'investimento diretto in poche singole obbligazioni. Qualora un emittente andasse in default ed il portafoglio non fosse adeguatamente diversificato attraverso l'investimento simultaneo in centinaia di titoli differenti, l'obbligazionista si troverebbe in gravi difficoltà.
Inoltre molte obbligazioni particolarmente redditizie non sono disponibili per il comune investitore a causa del taglio minimo elevato (50.000 o addirittura 100.000 euro).
I fondi obbligazionari ci permettono di superare entrambi questi problemi.
In questa fase di mercato, in modo particolare, è bene privilegiare fondi che investono in obbligazioni con una durata non eccessivamente lunga, che costino poco e presentino una volatilità ridotta.
Chi ha esplorato il mondo del trading online avrà probabilmente sentito parlare dei CFD. Investire in CFD continua ad essere una delle tendenze più allettanti per molti risparmiatori in cerca di investimenti con rendimenti sopra la media.
Il trading online si è affermato negli ultimi anni come una valida alternativa agli investimenti più tradizionali. Molti risparmiatori hanno trovato in questo strumento un metodo pratico per investire anche piccole somme senza doverle vincolare per lunghi periodi. I costi di gestione delle operazioni sono contenuti, non occorrono particolari conoscenze tecniche per poter operare in questo settore e i guadagni possono essere anche piuttosto consistenti o comunque più alti rispetto ad altre formule.
Grazie a queste caratteristiche e a una massiccia campagna di informazione promossa dalle piattaforme per il trading online, oggi investire i propri risparmi online è diventata una pratica comune per molti.
Fra gli strumenti proposti dalle piattaforme per il trading online, il CFD Trading è probabilmente il meno conosciuto. È una forma di investimento leggermente più complicata delle opzioni binarie classiche e presenta delle interessanti opportunità per i risparmiatori.
Non sono prodotti adatti a tutti i risparmiatori e le opportunità di guadagno offerte non dovrebbero far perdere di vista una variabile molto importante. La componente di rischio collegata ai CFD può essere elevata. Ne consegue quindi che prima di prendere in considerazione un investimento in CFD occorre conoscere questi strumenti e le tecniche di investimento che se utilizzate correttamente possono limitare la componente di rischio.
Definizione Di CFD
CFD è l'acronimo del termine inglese "Contract For Difference" o, tradotto in Italiano, "Contratto Per Differenza". Questa definizione è piuttosto esplicativa del meccanismo alla base di questi investimenti. I CFD generano guadagni basandosi sulla differenza tra il loro prezzo all'inizio dell'investimento e lo stesso prezzo nel momento in cui il contratto si conclude.
L'investitore può giocare al rialzo o al ribasso sulla quotazione. Nel caso che la previsione si riveli corretta, la differenza del prezzo del CFD al momento della sottoscrizione e il suo prezzo finale determinerà l'ammontare del guadagno per l'investitore. Nel caso la previsione non risultasse corretta, la stessa differenza di prezzo determinerà invece l'ammontare della perdita per il risparmiatore.
Come viene stabilita la quotazione dei CFD? Il loro valore dipende esclusivamente da un asset finanziario sottostante a cui sono collegati. Infatti i CFD rientrano tra i prodotti finanziari derivati che non hanno un loro valore intrinseco. Un CFD collegato a un titolo azionario, ad esempio, avrà un valore che sarà determinato dalla quotazione di quel specifico titolo azionario sui mercati ufficiali. Quindi chi investe in CFD non comprerà il titolo azionario stesso ma un contratto collegato alla quotazione ufficiale di quel titolo.
I CFD possono essere collegati a diversi prodotti finanziari come ad esempio titoli azionari, valute, indici di borsa, materie prime, ETF o anche valute virtuali come il Bitcoin.
Come Investire In CFD
I CFD devono la loro popolarità ad alcune caratteristiche che li rendono particolarmente appetibili per molti investitori.
In primo luogo si deve rilevare l'entità delle somme necessarie per investire in CFD. Anche poche decine di Euro possono essere sufficienti per poter fare le prime operazioni. Questo è un aspetto molto importante specialmente per i piccoli risparmiatori. Investire direttamente in azioni, materie prime, valute o altri asset a cui i CFD sono collegati è proibitivo per molti investitori. Sono investimenti che richiedono capitali iniziali spesso abbastanza elevati e una buona conoscenza dei complicati meccanismi che regolano i mercati su cui questi asset vengono scambiati.
Grazie ai CFD, il risparmiatore si può permettere di trarre vantaggio da quali stessi mercati utilizzando però somme notevolmente più contenute. Inoltre, all'investitore non è richiesto di conoscere le tecnicità dei mercati ufficiali. Deve semplicemente conoscere i meccanismi dei CFD che sono abbastanza semplici.
Lo strumento più importante che l'investitore ha in mano e che determina in ultima analisi quanto redditizio o rischioso sarà il suo investimento è la leva finanziaria. Questa leva finanziaria è la vera protagonista dei CFD ed imparare ad utilizzarla in maniera accorta è fondamentale per l'investitore.
La leva finanziaria funge da moltiplicatore. Ad esempio, una leva 1:200 significa che ogni Euro investito corrisponderà a €200. Un investitore che entra su un CFD con un capitale iniziale di €100 potrà quindi investire su un determinato asset per un valore pari a €20.000. Quindi anche piccole somme mettono in condizione il risparmiatore di entrare in investimenti piuttosto importanti ed è proprio grazie a questo meccanismo che i guadagni generati dai CFD possono essere molto consistenti. Allo stesso tempo, però, la stessa leva finanziaria agisce anche sulle perdite nel caso l'investimento risultasse sbagliato. È evidente quindi che i CFD possono essere molto rischiosi se non utilizzati con assennatezza.
Occorre comunque rilevare che all'investitore viene data la possibilità di scegliere la leva finanziaria con cui operare. È generalmente consigliato cominciare a operare con i CFD utilizzando delle leve molto basse cosi da contenere le eventuali perdite. Anche i guadagni saranno inferiori ma si avrà però la possibilità di acquisire esperienza senza esporsi a rischi elevati. Una volta che l'investitore ha acquisito dimestichezza potrà decidere se passare a delle leve più alte aumentando le proprie possibilità di guadagno. Anche in questo caso, il buon senso dovrebbe sempre spingere l'investitore a non assumersi mai rischi più alti di quelli che è in grado di sopportare senza mettere a repentaglio il proprio capitale.
Chi Dovrebbe Investire In CFD
Data la componente di rischio a cui sono soggetti, i CFD non sono adatti a tutti i risparmiatori.
La loro gestione è più complessa rispetto alle opzioni binarie classiche. Quindi chi si avvicina ai CFD dovrebbe essere un utente che ha una buona esperienza in ambito finanziario o che è disposto ad investire sulla propria formazione. In particolar modo occorre capire a fondo il meccanismo della leva finanziaria e come utilizzarla correttamente per incrementare le proprie possibilità di guadagno e limitare i rischi allo stesso tempo.
I CFD sono strumenti adatti agli investitori più intraprendenti e che hanno una politica di investimento in cui viene prevista una componente di rischio. Non sono invece adatti a chi cerca nel trading online una fonte di guadagno mensile extra ma senza mettere a repentaglio il proprio patrimonio.
Ogni investitore deve essere in grado di valutare tutti questi fattori nella loro interezza e operare delle scelte che siano in linea con le proprie politiche di investimento e le proprie possibilità economiche. Se utilizzati correttamente, i CFD sono dei prodotti con un'importante componete di rischio ma che offrono delle possibilità di guadagno certamente interessanti.
Conviene investire nei Paesi Emergenti? Quanta parte del portafoglio finanziario potrà essere destinata ad azioni e obbligazioni delle economie in via di sviluppo? Una guida ragionata per l'investimento consapevole.
10 giugno 2017
I Paesi emergenti attirano sempre maggiori flussi di denaro da parte di investitori attratti dalle maggiori opportunità di guadagno che questi Stati offrono rispetto ai mercati finanziari tradizionali. Ma l'investimento nelle economie emergenti presenta anche rischi, legati per lo più all'instabilità politica, valutaria e alla maggiore volatilità che li contraddistingue.
Investire in azioni emergenti: perché conviene
Nonostante il l downgrade della Cina, le borse dei Paesi Emergenti hanno "tenuto" e continuano a crescere avvicinandosi rapidamente ai massimi del 2015. Nonostante ciò investire una quota del proprio portafoglio in azioni emergenti potrebbe essere un'ottima scelta per aumentare i rendimento complessivi, grazie ad alcune considerazioni importanti:
1) Le economie emergenti hanno offerto rendimenti molto alti, nel corso degli anni. Certamente a periodi buoni si sono alternati momenti sfavorevoli, ma dal 1999 il loro trend è in salita, a testimonianza del fatto che molti di questi Stati presentano una crescita forte, che bilancia quella registrata dai Paesi industrializzati nello stesso periodo;
2) l'inserimento di azioni emergenti avrebbe permesso il recupero del "decennio perduto". Durante il periodo 2000 – 2010 i mercati azionari sviluppati hanno offerto rendimenti insoddisfacenti, prestando il fianco alle critiche di chi sostiene che le borse non siano i migliori investimenti a lungo termine. L'inserimento in portafoglio di una quota di azioni emergenti avrebbe aumentato molto il rendimento finale ottenuto, senza per questo incrementare i rischi;
3) se paragoniamo l'andamento delle azioni emergenti con quelle "sviluppate" notiamo come le prime stiano accelerando rispetto alle seconde. Ciò significa che durante le fasi di rialzo le azioni emergenti tendono ad offrire rendimenti superiori alle azioni dei mercati sviluppati; nelle fasi di ribasso la discesa delle quotazioni è grosso modo la stessa per entrambe le tipologie di titoli, a testimonianza del fatto che anche gli emergenti sono mercati finanziari maturi.
Perché investire in obbligazioni dei Paesi Emergenti
Le politiche monetarie espansive messe in atto dalle banche centrali di tutto il mondo hanno contribuito a fare scendere i tassi di interesse, che si sono "appiattiti" vicino allo zero per le scadenze più brevi.
Questo ha implicato la necessità, per i risparmiatori, di cercare delle alternative a maggior rendimento, in grado cioè di offrire una adeguata remunerazione periodica ai propri capitali.
Ecco allora che, orfani dei titoli di Stato, sempre più investitori si sono rivolti ai bond emessi da Paesi emergenti, al fine di ottenere cedole più alte insieme con una possibile rivalutazione in conto capitale in caso di apprezzamento delle valute di denominazione dei titoli rispetto all'euro.
Investire in obbligazioni emergenti, però, comporta rischi notevoli in termini di volatilità cui l'investimento è soggetto.
Per questo motivo sconsiglio di comprare da soli i bond ritenuti più remunerativi, per affidarsi invece a portafogli diversificati e composti da decine di obbligazioni diverse, per lo più denominate in altrettante valute così da mitigare il rischio valutario.
Grazie alla grande offerta di fondi comuni di investimento obbligazionario è possibile, in modo agevole, investire su una pluralità di strumenti finanziari ottimizzando il rapporto rendimento – rischio.
Che "peso" dare agli emergenti all'interno dei portafogli?
Non esiste una quota "ideale" del proprio portafoglio da investire in azioni ed obbligazioni dei Paesi emergenti. Tutto dipende dai propri obiettivi di investimento, dalla propria tolleranza al rischio e dalla strategia adottata.
In linea di massima, però, è possibile identificare una sorta di "forchetta" che rappresenta un utile riferimento per decidere che quota dei propri soldi allocare in questo tipo di investimento.
A mio parere è bene che la quota rappresentata dai Paesi emergenti sia compresa tra un minimo del 10% ed un massimo del 30%, avendo come riferimento il totale dei propri investimenti.
Tale quota andrà poi suddivisa tra azioni ed obbligazioni "emerging" a seconda delle proprie preferenze.
Potremmo decidere, ad esempio, di destinare il 10% del portafoglio alle azioni emergenti, sottoscrivendo un apposito fondo comune e azzerare l'investimento in obbligazioni. Questa soluzione va bene per chi desidera una crescita più rapida del proprio capitale, a discapito delle cedole periodiche.
Oppure potremmo investire il 20% in azioni ed il 10% in obbligazioni, se abbiamo una tolleranza al rischio maggiore. O, ancora, fare il contrario se desideriamo accrescere i nostri redditi periodici a scapito della crescita in conto capitale.
Insomma, un esperto potrà consigliarvi nel modo migliore, ma quello che è importante sapere è che un portafoglio di investimento diversificato oggi non può più fare a meno dei Paesi Emergenti.
Segui ogni due settimane l'analisi di Giacomo Saver, direttore e fondatore di Segretibancari.com sul mondo finanziario. A questo link l'ultimo articolo.
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