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Materie prime e tecnologia applicata all'alimentare: per Koelnmesse (Fiere di Colonia), secondo polo fieristico al mondo, nel settore alimentare le soluzioni italiane risultano quelle più efficaci per penetrare i nuovi mercati.

Parma, 27 ottobre 2016

In uno scenario globale caratterizzato dai continui cambiamenti, dettati in maniera significativa da un costante processo di innovazione tecnologica, le imprese italiane hanno tra le mani uno straordinario vantaggio competitivo da poter sfruttare, nel processo di acquisizione di quote sempre più rilevanti nei mercati emergenti: la qualità delle materie prime e l'elevata affidabilità nel campo della meccanica industriale, che emerge prepotentemente in particolare nel settore alimentare. Vere e proprie leve di sviluppo quelle evidenziate da Koelnmesse (Fiere di Colonia), secondo polo fieristico al mondo che ha in Anuga e AnugaTec le sue manifestazioni di punta nel settore Food&Beverage.

Se è vero infatti che, per le aziende del nostro Paese, un'importante spinta propulsiva all'avvio dei processi di internazionalizzazione arriverà proprio dalla proficua partnership avviata da Koelnmesse (Fier di Colonia) e Fiere di Parma, ad incoraggiare il loro posizionamento sui mercati a più alto potenziale, lo dimostrano i dati. Come quelli forniti da Largo Consumo, in occasione del convegno di ieri organizzato a Cibus Tec da Fiere di Colonia "FoodTec Fairs worldwide. Da Anuga FoodTec a Cibus Tec: un programma di rassegne nei mercati mondiali alla presenza tra gli altri di Thomas Rosolia, Amministratore Delegato di Koelnmesse Italia, di Matthia Schlüter, Project Manager Anuga FoodTec e di Guido Hentschke, Project Manager Pro FoodTec.

Gli Stati Uniti, che contano una popolazione di oltre 324 milioni di abitanti, nel 2016 risultano al primo posto in assoluto nella speciale classifica dei paesi con maggiore appeal per gli investimenti stranieri. Con 78 miliardi di dollari, il settore Food ha visto più che raddoppiati gli investimenti negli ultimi sei anni (erano 34 miliardi nel 2010).
Durante i lavori del SelectUsa Investment Summit 2016, le imprese italiane hanno annunciato nuovi progetti di investimenti nel mercato statunitense, in particolare proprio nei comparti dell'industria meccanica, che già lo scorso anno esprimeva il 24% delle esportazioni dal nostro Paese, e dei prodotti di consumo: olio d'oliva, pasta, formaggi e vino, che nel 2014 avevano generato un volume d'affari superiore ai 2,6 miliardi di dollari.

Il ruolo delle tecnologie, supportate dalla ricerca e dall'innovazione, si rivelerà senz'altro fondamentale per accompagnare la crescita delle imprese agroalimentari anche in un'altra economia emergente: l'India, la cui popolazione supera di gran lunga il miliardo. Il Paese risulta risulta al nono posto nella classifica in termini di capacità attrattiva di investimenti stranieri. Proprio il food processing è tra i 25 settori interessati dal progetto "Make in India", lanciato due anni fa dal Department of Industrial, Policy and Promotion indiano con l'obiettivo di innalzare il contributo del settore manifatturiero al GDP dall'attuale 16% al 25% nel 2025.

Tra gli investitori stranieri, in ambito alimentare, spiccano i nomi di Ferrero, Bauli, Perfetti e Van Melle. Attualmente sono oltre 400 le entità legali e gli stabilimenti italiani che operano in India, sotto tre forme principali: sussidiarie possedute al 100, Joint Ventures o uffici commerciali di rappresentanza. Per quanto concerne il flusso di investimenti diretti, nel 2012 le aziende italiane hanno investito in India oltre 1 miliardo di euro.

L'incontro è proseguito descrivendo appunto i vari appuntamenti organizzati dal colosso tedesco. Nel complesso 20 appuntamenti distribuiti tra Germania, Italia, Brasile, Cina, Colombia, Giappone Thailandia, Turchia EUE e appunto India e Usa. La vetrina è mondiale.

(Fonte: Ufficio stampa Fiere di Colonia Italia)

L'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia sulle previsioni occupazionali formulate dalle aziende reggiane attraverso la 19^ indagine Excelsior, il sistema informativo per l'occupazione e la formazione di Unioncamere-Ministero del Lavoro.

Reggio Emilia, 24 ottobre 2016

Gli imprenditori reggiani provano a rilanciare l'economia locale inserendo figure professionali con un titolo di studio alto e medio-alto. Nel 2016, infatti, in provincia di Reggio Emilia le assunzioni di figure high skills, cioè dirigenti, specialisti e tecnici, raggiungeranno le 1.490 unità, il 22% del totale delle assunzioni previste (6.740), dato superiore ad una media nazionale che si attesta al 17%. Le assunzioni medium skills saranno invece pari al 34% (2.260 unità). Le restanti 2.990 assunzioni (low skills) previste riguarderanno figure di livello più basso, con una percentuale del 44%.

E' quanto emerge dall'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia sulle previsioni occupazionali formulate dalle aziende reggiane attraverso la 19^ indagine Excelsior, il sistema informativo per l'occupazione e la formazione di Unioncamere-Ministero del Lavoro.

I titoli di studio maggiormente richiesti riguardano gli indirizzi economico–amministrativo, meccanico-meccatronico ed energia, ingegneria nel suo complesso (con una prevalenza dell'elettronica e di quella industriale), insegnamento e formazione, costruzioni, ambiente e territorio.
Secondo le analisi dell'Ufficio Studi camerale, il 14% delle 6.740 assunzioni programmate nel 2016 in provincia di Reggio Emilia, riguarderà laureati (970 unità), mentre il 45% sarà rivolto a diplomati della scuola secondaria superiore (3.050 unità). I nuovi ingressi di persone in possesso della qualifica professionale si attesteranno al 15% (1.020 unità) e il restante 24% riguarderà figure alle quali non verrà richiesta una formazione scolastica specifica (1.700 unità).

Excelsior 2016

I laureati e i diplomati nel loro insieme detengono quindi il 59% delle assunzioni programmate nella provincia per il 2016, quota superiore di 6 punti sia alla media regionale che a quella nazionale. La quota percentuale di laureati è aumentata, nel reggiano, di 2 punti rispetto all'anno passato e per i diplomati la crescita è addirittura di 8 punti.
Il 12,7% delle figure professionali richieste (860 unità) è considerata dagli imprenditori di difficile reperimento e la percentuale aumenta e raggiunge il 14,7% per le assunzioni nell'industria. Le cause sono da imputare sia al ridotto numero di candidati (6,1%) che all'inadeguatezza degli stessi (6,6%).
Per cercare, almeno in parte, di superare il gap che divide ancora la scuola e il mondo del lavoro, gli imprenditori cercano di fare la propria parte ospitando studenti sia in tirocinio/stage che in alternanza scuola-lavoro. Nel 2015, il 12,9% delle aziende ha accolto i giovani per l'esperienza di alternanza e nel 2016 la percentuale fra chi ha già ospitato o prevede di farlo nel corso dell'anno è salita al 13,4%.

(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Domenica, 23 Ottobre 2016 12:10

APE, ma che bella pensata!

Chissà come l'avrebbe sottolineata il grande Totò. Ti mando in pensione prima, ti riduco l'importo e ti gravo di un mutuo ventennale. D'altronde se i mutui non li accendono i pensionati, unici possessori di entrate certe, chi li può stipulare?

di Lamberto Colla Parma 23 ottobre 2016
Infine arriverà il 4 dicembre. Giornata della liberazione dal referendum.

Nella speranza che dopo la vittoria del SI o del NO si possa tornare a parlare di economia e soprattutto di lavoro con l'augurio che, con le teste sgombre da problemi elettorali, i benpensanti di Roma ritrovino un po' di lucidità.

Credo, e non voglio essere sospettoso, che la lucidità intellettuale non sia stata da guida alla pensata dell'APE (Anticipo Pensionistico), semmai sia stato il frutto di quella quota di cervello propensa al sadismo.
Se all'inizio si poteva pensare che la notizia fosse una delle tante assurde seminate su Facebook, con l'andare del tempo invece, è diventata sempre più popolare per finire infine, nell'ultimo Consiglio dei Ministri (15/10/2016 n° 136), ad avere un capitolo tutto suo e una assegnazione di risorse per 7 miliardi (in tre anni), quindi una cosa seria!

"L'Anticipo pensionistico (APE) spetta ai lavoratori che - si legge nel comunicato stampa della presidenza del consiglio - abbiano almeno 63 anni e sono a 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia. Potranno accedere all'APE sociale i lavoratori che abbiano almeno 30 anni di contributi se disoccupati, invalidi o con di parenti 1° grado con disabilità grave oppure per chi avrà raggiunto i 36 anni di contributi facendo dei lavori cosiddetti "pesanti". Queste categorie di lavoratori potranno andare in pensione fino a tre anni e sette mesi prima senza nessun onere fino a 1.500 euro lordi di pensione. Potranno accedere all'APE volontaria i lavoratori che avranno 20 anni di contributi versati, in questo caso la rata di restituzione del prestito andrà di media dal 4,6% al 4,7%. L'APE aziendale ha gli stessi meccanismi di funzionamento di quella volontaria, ma i costi dell'operazione del prestito saranno a carico dell'azienda. Tutti gli iscritti presso due o più forme di assicurazione obbligatoria avranno diritto al cumulo gratuito dei contributi ai fini della pensione anticipata e di vecchiaia."

In breve sintesi l'APE sarebbe, secondo i nostri politici, una risposta adeguata allo sconsiderato aumento dell'età pensionabile messo in campo dai predecessori di Matteo Renzi (leggi Fornero/Monti). E allora, per non essere da meno in termini di fantasia e sadismo, anziché rimuovere l'ostacolo, il Governo ha pensato di dare il ben servito, a chi dopo una vita lavorativa e spesso molto pesante, premiandolo con un bel mutuo sul groppone.

Neanche nel miglior Fantozzi sarebbe accaduta una cosa simile.

Forse, avranno pensato, con un colpo solo risolviamo due problemi:
1. liberiamo anticipatamente dei posti di lavoro che potranno andare a disposizione di giovani (ovviamente ventenni con pluriennale esperienza nel settore, disponibilità a trasferte e madrelingua inglese, tedesco e cinese!);
2. sosteniamo il sistema bancario che non riesce più a fare accendere un mutuo nemmeno a pagarlo.

Intanto che ci si arrovella a trovare soluzioni improbabili ai problemi nazionali, l'economia sommersa è in costante crescita e ormai stimata prossima ai 200 miliardi, i licenziamenti per giusta causa sono aumentati del 31% e le assunzioni sono diminuite. E' bastata la promessa di eliminare Equitalia, per far raffreddare i bollenti spiriti degli italioti ormai incapaci, non solo a reagire, ma a giudicare con equità e soggettività.

Per il futuro meglio attrezzarsi con un calessino, APE ovviamente.

(Foto copertina: Piaggio Ape_C-foto-M.Huwyler)

 

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Venerdì, 14 Ottobre 2016 13:59

Power Energia "sbarca" in Sardegna

Il progetto è stato presentato al Consiglio di Presidenza regionale di Confcooperative. Il presidente Cristian Golinelli ha sottolineato il percorso costante di crescita realizzato dalla cooperativa, che oggi conta oltre 1.200 soci ed opera in 62 province distribuite in 13 regioni.

Bologna, 14 Ottobre 2016

Trasferta in terra sarda per Power Energia, la cooperativa di utenza per la fornitura di energia elettrica e gas nata nel 2006 a Bologna per iniziativa di Confcooperative Emilia Romagna e oggi realtà di riferimento del settore per il sistema nazionale dell'Organizzazione. Il presidente della cooperativa, Cristian Golinelli, ha infatti presentato al Consiglio di Presidenza regionale di Confcooperative il progetto nato per sviluppare opportunità di risparmio concentrando il consumo di energia elettrica e gas attraverso la forma cooperativa, approfittando delle occasioni offerte dalla liberalizzazione del mercato.

"Tramite questo modello – ha proseguito Golinelli – Power Energia si pone contemporaneamente dalla parte di chi consuma e di chi provvede alla fornitura, tutelando in questo modo gli interessi delle imprese socie consumatrici".
Fin dal 2007, primo anno di attività, Power Energia ha registrato uno sviluppo costante, arrivando oggi a contare 1.184 soci, di cui quasi 500 con natura cooperativa, ed erogando ai propri soci oltre 130 milioni di kilowattora di energia elettrica (con un risparmio medio del 10% rispetto al mercato nazionale e con punte del 45%) e oltre 9 milioni di metri cubi di gas con un risparmio medio dell'8% e punte del 32%.
"Attualmente – ha concluso il presidente Golinelli – la cooperativa opera in 62 province distribuite in 13 regioni e offre le migliori condizioni economiche ai propri soci, fornendo loro un servizio ma anche un'assistenza affidabile e di qualità".

Anche il Presidente di Confcooperative Sardegna, Fabio Onnis, ha evidenziato la qualità del progetto Power Energia per fornire risposte agli associati (cooperative, consorzi o singoli soci). Un servizio innovativo che produce un importante valore aggiunto in termini di risparmio e di qualità nella gestione delle forniture energetiche.
Gilberto Marras, direttore di Confcooperative Sardegna e Consigliere di amministrazione di Power Energia, ha sottolineato che aderendo a questa importante cooperativa di utenza, oltre ad ottenere benefici economici diretti, si può promuovere e rafforzare la cooperazione e i suoi principi nel sistema produttivo del territorio.

In occasione della "missione" in Sardegna, i dirigenti di Power Energia hanno potuto anche incontrare alcune importanti realtà economiche locali operanti in particolare nel settore sociale e nel comparto lattiero caseario. I rappresentanti di queste imprese hanno manifestato apprezzamento ed interesse per la cooperativa, giudicata una realtà in grado di rispondere puntualmente alle diverse esigenze in materia energetica.

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(Fonte: Ufficio stampa Power Energia)

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Si prospetta scarsa la produzione italiana di olio di oliva targata 2016. Le prime stime Ismea, in collaborazione con Unaprol, parlano di un -37% rispetto alle 475 mila tonnellate dello scorso anno.

Lo sviluppo vegetativo è stato particolarmente problematico sia da un punto di vista sia climatico che fitosanitario. A questo si è sommato il fatto che quella attuale è fisiologicamente un'annata di scarica in molte delle aree più olivetate del Paese.

A livello mondiale, a frantoi ancora chiusi, Ismea stima un calo del 9% che dovrebbe riportare la produzione sotto la soglia dei 3 milioni di tonnellate. La riduzione della produzione italiana si somma, infatti, anche a quella di Grecia e Tunisia, mentre in Spagna si prevede ancora una sostanziale rispetto al volume del 2015 (1,4 milioni di tonnellate).

Nelle prossime settimane Ismea, avvalendosi anche dei dati forniti dai frantoi, procederà ad aggiornamenti delle stime produttive unitamente al monitoraggio continuo della situazione di mercato.

Olio-prod-area-ita-2017 
(Fonte Ismea 30 settembre 2016)

Domenica, 09 Ottobre 2016 12:51

Votare informati. SI o NO?

Meglio votare informati. Un invito a leggere le modifiche comparate del testo della costituzione (vedi in allegato). Sul quesito referendario qualche dubbio viene.

di Lamberto Colla Parma 9 ottobre 2016
 - Il 4 dicembre finalmente si andrà a votare e saremo chiamati a mettere una crocetta su un SI o un NO che, a quanto si legge e ascolta nelle ultime settimane, sarà determinante per la ripresa economica dell'Italia.

Un'Italia la cui economia mostra evidenti segnali di agonia più che di convalescenza, al punto che la Corte dei Conti ha dichiarato troppo ottimistiche le aspettative di crescita del PIL, +1%, per il 2017.

Un tema molto sentito dagli italiani al punto da indurre Matteo Renzi a modificare la strategia di comunicare questa lunghissima campagna referendaria, già iniziata lo scorso febbraio, spostandola dal piano personale (Se vince il NO me ne vado) a quello economico, sostenendo che la vittoria del SI rilancerà l'economia del nostro Paese.

E siccome personalmente non riesco a immaginare questa diretta connessione tra ripresa economica e modifica della Costituzione, mi sono tornato a rileggere il testo per vedere se qualcosa mi fosse sfuggito (E' possibile scaricare il testo della Camera in formato pdf dal link "Allegati").

Indubbiamente, con l'adozione del nuovo testo, le procedure legislative verrebbero enormemente alleggerite.

Alla Camera dei Deputati (sempre più "governativa" grazie al premo di maggioranza destinato alla lista che supera il 40%. "Italicum") e al Presidente della Camera stessa vengono orientati nuovi poteri. Sarà infatti il Presidente della Camera a assumere ad interim le veci del Presidente della Repubblica in caso di sua impossibilità (attualmente è il Presidente del Senato la seconda carica dello Stato). Lo stato di guerra sarà deliberato dalla sola Camera dei Deputati e la fiducia o sfiducia del Governo passerà al vaglio esclusivamente dalla Camera dei Deputati, solo per raccogliere qualche esempio.

Nella nuova proposta viene enormemente ridotta la facilità di proporre leggi di iniziativa popolare. Infatti, se attualmente occorrono 50mila firme per proporre alla discussione parlamentare un testo di legge, dopo la modifica costituzionale il numero di firme triplicherà passando da 50 a 150mila.

Non riesco invece a trovare, nel nuovo testo, giustificazione forte al "risparmio", salvo nella riduzione dei costi del Senato (ridotto a 95 elementi non eletti) e nella abrogazione del CNEL, organismo costituzionale nato come organo consultivo del Parlamento per quanto riguarda l'economia e il lavoro, il cui costo, molto probabilmente sarebbe stato ancora sostenibile dallo Stato (meno di 20 milioni all'anno, mentre alle Province "abrogate" nel 2015 è andato ben 1 miliardo).

Una considerazione finale sul quesito referendario:
pare esso stesso uno spot promozionale a favore del SI ove si richiami l'attenzione a temi molto sentiti dal popolo: "La riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni", mentre la croce sul SI non è solo questo ma molto altro.

Leggere, pensare e poi votare!

Referendum-Quesito-4dicembre2016

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 25 Settembre 2016 12:33

Una farsa olimpica

Prima fu Monti come leader di governo nazionale e oggi Virginia Raggi come leader della capitale a opporsi ai Giochi dei 5 cerchi. Nello scenario è mutato solo che coloro che plaudirono Monti oggi contestano la decisione della Raggi.

di Lamberto Colla Parma 25 settembre 2016
Mister Loden dimesso con il suo rifiuto alla candidatura dell'Italia alle olimpiadi 2020, assegnate poi a Tokyo, riuscì a raccogliere il plauso di quasi tutto l'arco costituzionale (Pdl escluso, ovviamente, in quanto sostenitore dell'evento attraverso la carica di Gianni Alemanno, all'epoca sindaco di Roma).

Il suo esempio di uomo morigerato, chiuso tra le mura domestiche anche nella notte di capodanno, aveva accese le speranze di una pronta ripresa economica, la revisione della spesa pubblica era già cosa fatta e la corruzione sarebbe stata sgominata in un batter d'occhi.

Il risparmio e il sacrificio come priorità. Temi molto cari ai detrattori di Berlusconi che fecero breccia negli animi dei "buonisti", di quelli disposti al sacrificio estremo (ma con la pelle degli altri), peraltro ben sostenuti da una stampa pronta a condividere i pensieri dei più forti. Altrettanto gli italiani, pecoroni e ben inquadrati e coperti, applaudirono la scelta del rigore del sacrificio.

Oggi che al governo di Roma c'è la "grillina" Virginia Raggi, rigida sostenitrice della inutilità dei Giochi Capitolini per i rischi di nuovi sprechi di denaro pubblico mentre i vantaggi andrebbero solo ai "costruttori", si trova nella condizione di essere contrastata proprio gli stessi che nel 2011 avevano così ben accolto la decisione del Premier Monti.

Non che la coerenza sia una dote italiana e comunque l'opzione di poter mutare le proprie idee è sempre concessa, ma il troppo stroppia, come dicono i vecchi saggi. Per alcuni addirittura, mutare opinione, è segno di intelligenza e io sono tra questi. Dovrebbe comunque esserci un limite dettato dal buonsenso per un verso e dal ruolo di statista dall'altro.

Personalmente rimango dell'idea che sia la decisione di Monti e sia quella del M5S, portata avanti da Virginia Raggi, siano da censurare soprattutto nelle motivazioni a sostegno.

Il non fare per "risparmiare" nel primo caso e il non fare per "non aprire alle olimpiadi del mattone" dall'altro sono esempi di incapacità di governo e di controllo.

Nuovi investimenti infrastrutturali e sportivi e visibilità avrebbero solo fatto bene a un paese in costante "decrescita infelice" da almeno 8 anni.

E' ora di cambiare registro e stimolare gli investimenti pubblici per fare ripartire l'economia. Perseverando nel rigore francescano, più a parole che a fatti posto che di revisione di spesa pubblica (Spending Review) non se ne parla più, i costi dello Stato continueranno a aumentare e il PIL, se va bene, rimarrà al palo e le imprese più appetibili avranno l'obbligo di espatriare, e le altre chiuderanno o saranno acquistate da imprenditori esteri che prima o poi le svuoteranno del know how e infine espatrieranno lasciando solo cadaveri industriali e disoccupazione.

Cari politici, è il momento di cancellare la demagogia e passare all'azione: giù le tasse e via agli investimenti pubblici, tanto per iniziare.

Poi, con una fiducia crescente, anche gli investimenti privati cresceranno e il ciclo tornerà virtuoso.

Ma questa è roba da statisti che hanno a cuore il futuro del paese mentre, ormai da troppi anni, i nostri hanno a cuore le prossime elezioni, sin dal giorno dopo della loro elezione.

Con obiettivi a breve termine e finalizzati al consenso popolare e personale, il destino dell'Italia è segnato da una lenta agonia.

(In copertina - Giancarlo Peris, ultimo tedoforo Olimpiadi di Roma 1960)

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 11 Settembre 2016 14:31

c.a.s.e.a.SOMMARIO Anno 15 - n° 36 11 settembre 2016

Editoriale: Contro il muro a tutta velocità. Latte spot alla carica. Vola il Bio in Emilia Romagna. Rural Festival, Da Rivalta a Gaiole in Chianti. Cereali e dintorni: in attesa dei dati USDA. Vendemmia 2016. Benessere in Villa. Maltempo.

SOMMARIO Anno 15 - n° 36 11 settembre 2016 (allegato il formato pdf scaricabile)
1.1 editoriale Contro il muro a tutta velocità
3.1 Lattiero Caseario Latte spot alla carica, con tutti i derivati.
4.1 biologico Vola il bio in Emilia-Romagna
5.1 Rural festival Rural Festival, da quest'anno raddoppia. Da Rivalta (parma) a Gaiole in Chianti.
6.1 cereali Cereali e dintorni. Stock pressoché invariati in attesa dei dati ufficiali dell'USDA
7.1 cereali Cereali e dintorni. Ombre speculative nell'emisfero nord.
8.1 vendemmia 2016 Vino, l'Italia riconquista la leadership mondiale
9.1 Salute benessere 43 espositori a Benessere in Villa. Domenica 11 settembre 2016
10.2 maltempo Maltempo. Alluvione 2015, Lega Nord: "Esborsi economici insostenibili" per i privati
11.1 innovazione Macfrut Innovation Award 2016 (MIA)
12.1 biodiversita' AgroBio Diverso. A Quattrocastella la prossima domenica, 18 settembre la presentazione del progetto
13.1 promozioni "vino" e partners
14.1 promozioni "birra" e partners

Cibus-36-11set16-COP

Domenica, 11 Settembre 2016 12:36

Contro il muro a tutta velocità

L'Italia va bene per il Governo e male per i cittadini e le imprese. Siamo passeggeri coscienti di un'auto lanciata a tutta velocità contro un muro. L'autista, drogato o inebriato dai fumi dell'alcol, ci vuol convincere che non accadrà nulla. La triste storia contemporanea di una splendida nazione che fu.

di Lamberto Colla Parma, 11 settembre 2016.
Economia, lavoro e occupazione sembrano usciti definitivamente dalla agenda di Governo.

Nonostante l'ultimo rapporto Istat abbia fotografato una situazione di crisi preoccupante, Renzi e Padoan si dicono ottimisti e sicuri che il + 0,8% di crescita sarà confermato, come se questo fosse un successo. E, posto che le cose vanno bene, allora ci si concentra sul referendum di ottobre (forse), sulla ridicola questione romana che vede la sindaca Virginia Raggi alle prese con una situazione paradossale, con assessori appena nominati che si scopre essere indagati (l'ultimo è il neo assessore al Bilancio De Dominicis che a sua volta aveva preso il posto del dimissionato Marcello Minenna), da collaboratori che si dimettono o vengono "sacrificati" per ragioni di partito (come i fedelissimi Marra e Romeo).

E i grandi centri di informazione nazionale prontissimi a seguire ogni respiro delle faccende locali (nonostante sia la Capitale resta pur sempre una faccenda locale) a dare risalto alla questione referendaria valorizzando l'acceso dibattito sulla data che non viene svelata piuttosto che la connessione diretta tra risultato della chiamata alle urne e la sopravvivenza del Governo Renzi. Il bollettino meteo/sbarchi e la sfida Clinton - Trump completano gli argomenti della prima pagina dei telegiornali. Qualche flash d'aggiornamento sull'isis e alcune ridicole notizia di costume completano i notiziari.

Una realtà ovattata e fortemente edulcorata è quella che quotidianamente viene offerta alle sempre più alienate menti degli italiani, presi a fare i conti con i centesimi per sbarcare il lunario. Le prospettive di miglioramento non si intravedono e i benefici effetti del Jobs Act sono svaniti appena l'incentivo è stato ridotto. Già nel secondo trimestre del 2016, infatti, stando ai dati del Ministero del Lavoro, le assunzioni sono diminuite del 30% e i licenziamenti sono aumentati del 7,4%.

La conseguenza diretta e immediata è la diminuzione dei consumi (anche alimentari) confermato dal Rapporto Coop 2016, che dimostra come, a parità di rete, le vendite di grocery nella grande distribuzione sono calate del -1,4% e del -2,6% per il discount. Come riportato da "il Sole 24 Ore" "l'erosione dei redditi e del risparmio delle famiglie (dal 2007 a oggi il tasso di risparmio è calato di circa 3 punti percentuali); un tasso di disoccupazione giovanile elevatissimo (al 37,6% e quattro under 35 su cinque ammettono di sentirsi ai margini della società); la ricchezza finanziaria concentrata nel portafoglio degli over 65: 154mila euro contro i 18mila degli under 35."

Insomma è l'ennesima conferma che l'occupazione c'è se c'è lavoro e se c'è lavoro c'è consumo. Un'equazione banale che però non viene presa in considerazione e intanto il sommerso cresce portando l'evasione a 540 miliardi.

Questo è il frutto di una politica economica troppo, se non esclusivamente, sbilanciata verso il salvataggio del sistema bancario e quasi del tutto indifferente a trovare le soluzioni per incentivare lo sviluppo delle piccole e medie imprese,che come effetto immediato avrebbe l'incremento del lavoro e dell'occupazione e una ripresa dei consumi, portando a rinnovamento quel ciclo virtuoso composto da impresa, lavoro, consumi, risparmi e gettito fiscale.

Invece, la misera crescita che potrebbe realizzarsi a fine anno altro non sarebbe che la conseguenza di fattori congiunturali e non il risultato delle politiche interne.

Il prezzo del petrolio è crollato tra i 43 e i 46 $/Barile (WTI) contro i 140€ di due/tre anni fa, lo spred, una volta "eliminato" Berlusconi, è tornato a valori ragionevoli (110-120 contro i 500+ dell'epoca) con gran guadagno sul monte interessi del nostro debito pubblico che, guarda caso, continua invece a macinare record e l'aiuto di Draghi/BCE, avvenuto attraverso le operazione di abbattimento dei tassi di interesse (o%) e il Quantitative Easing (programma di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi membri) avrebbero potuto, se combinati con opportune politiche interne, incentivare una ripresa prossima o superiore al 2% come in effetti è accaduto nel resto d'Europa. Senza dover parlare della locomotiva tedesca che segna un tasso di disoccupazione del 6,1% e altre 7.000 disoccupati lo scorso luglio sono passati sul fronte occupazionale, ma la stessa Spagna, nonostante sia senza Governo, ha registrato un forte calo della disoccupazione che ora si attesta al 20%.

Qui invece, il Governo rivendica a sé il merito della ripresina e lascia le cose come stanno.

Poi, sul campo di battaglia, le "morti" si continuano a contare quotidianamente. Negozi e piccole imprese giù a soccombere e le grandi imprese, quando possono, espatriano, come la Fiat che ha traslocato in Olanda anche con le casseforti di famiglia Agnelli (Exor).

Conseguenza di tutto ciò è l'espandersi a macchia d'olio del malaffare che trova sempre più frequentemente accesso anche alle imprese medio piccole insinuandosi con il cancro dell'usura anche nel residuo tessuto manifatturiero del nord, asfissiato dalla stretta creditizia e dalla fiscalità.
E' infatti inquietante che la "Splendida" Parma spicchi per essere la città più cara d'Italia (+0,5% il tasso di inflazione registrato contro la deflazione diffusa nel resto del paese) ma soprattutto per essere prima anche nella speciale classifica stilata da Eurispes, che risulta maggiormente esposta all'infiltrazione dell'usura, seguita da Crotone, Siracusa, Foggia, Trapani, Vibo Valentia e Palermo.

Il primato negativo di Parma, spiega l'Eurispes, può dipendere sia dall'eccezionalità di accadimenti specifici sia, in termini generali, dal perdurare dello stato di sofferenza del tessuto produttivo e sociale locale a partire dall'inizio della crisi nel 2008.

Segnali concreti di un malessere che ormai è impossibile debellare con le cure palliative ma solo attraverso interventi chirurgici.

Dal taglio della spesa pubblica superflua (di Spending Review non si parla più) al taglio delle tasse (vedi Flat Tax), per cui l'Italia figura prima in classifica (64,4%) tra i Paesi UE, sono gli interventi di maggiore priorità che dovrebbero entrare prepotentemente nella agenda degli statisti italiani, sempre che ancora ne siano rimasti.

Lo schianto sul muro è ormai prossimo.

USURA-province

Pubblicato in Politica Emilia

Crescere e si differenzia l'offerta turistica. Andamento in controtendenza, negli ultimi cinque anni, rispetto al totale delle aziende reggiane, con un +10% rispetto al -3,8% complessivo.

Reggio Emilia, 5 settembre 2016

Continua a crescere e a differenziarsi l'offerta turistica che esprime il nostro territorio e, insieme ad essa, aumentano anche le proposte di attività sportive strettamente legate ai luoghi più attrattivi da un punto di vista paesaggistico.
A fare il punto su questo positivo andamento è la Camera di Commercio, protagonista, poche settimane fa, della firma di un patto interistituzionale con il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano e l'Unione montana dei Comuni dell'Appennino reggiano, finalizzato proprio a dare slancio allo sviluppo del turismo in montagna.
Le imprese turistiche della provincia di Reggio Emilia presenti nel Registro Imprese al 30 giugno 2016 sono 3.388.
Fra le imprese turistiche - sottolinea l'Ufficio Studi della Camera di Commercio - sono stati considerati, oltre alle attività di alloggio, altri servizi di supporto al turismo, come la ristorazione, le agenzie di viaggio e i tour operator e le attività turistiche relative alla gestione dei parchi di divertimento e degli stabilimenti termali.
Il 92,2% delle imprese turistiche operano nella ristorazione (ristoranti, bar, servizi di catering), con 3.125 aziende presenti; il 4,6%, ossia 157 imprese, sono impegnate in servizi di alloggio (alberghi, alloggi per le vacanze, aree di campeggio), mentre il 2,9% è rappresentato da agenzie di viaggi e tour operator per un totale di 97 aziende. I parchi di divertimento e gli stabilimenti termali, con 9 imprese registrate, rappresentano lo 0,3%.
Oltre alle imprese con sede nella provincia di Reggio Emilia, sono presenti 680 unità locali, rappresentate da sedi secondarie, filiali, succursali, negozi di imprese con sede in altre province, che portano a 4.068 le localizzazioni nel settore turistico.
A fronte di una diminuzione del numero delle imprese reggiane, che in 5 anni e mezzo sono diminuite del 3,8%, il settore turistico, al contrario, ha registrato una crescita superiore al 10%, passando dalle 3.068 aziende registrate della fine del 2011 alle 3.388 di giugno 2016, che rappresentano il 6,1% sul totale imprese nella nostra provincia
In particolare, sono aumentate le aziende del settore della ristorazione con +307 imprese, pari a +10,9%.
Il 29,8% delle imprese turistiche reggiane sono femminili (1.019 a giugno 2016), percentuale leggermente superiore al dato nazionale (29,6%) e inferiore di quasi un punto percentuale a quello dell'Emilia-Romagna (30,7%).
Il grado di femminilizzazione nel settore turistico reggiano evidenzia una particolare vocazione "rosa" del settore, visto che la percentuale di imprese a partecipazione di donne è largamente inferiore (17,5%) all'interno del tessuto imprenditoriale reggiano nel suo complesso.
Reggio Emilia, poi, si colloca al secondo posto, dopo Modena, tra le province dell'Emilia Romagna per quota percentuale di imprese giovanili operanti nel turismo sul totale imprese del settore. La percentuale reggiana, pari al 12,7%, risulta anche più elevata rispetto al dato regionale (11,1%).
Al 30 giugno 2016 le imprese straniere presenti nel settore turistico sono 501, pari al 14,8% sul totale, e collocano il nostro territorio al terzo posto, dopo Bologna e Modena, tra le province emiliano-romagnole per quota percentuale di imprese controllate da stranieri.

imprese turistiche reggio emilia giugno 2016

(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

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