Rivolgo ogni giorno lo sguardo al cielo, mentre navigo in mare aperto, alla ricerca della felicità
Di Guido Zaccarelli Mirandola 17 novembre 2019 - La vita è una lunga strada che si dispiega innanzi a noi offrendo, in dono, all’uomo i frutti della sua presenza quotidiana, da impiegare per dare un senso e “una ragione di vita” alla nostra esistenza terrena.
Al mattino, la strada può aprirsi in discesa e invitare l’uomo a percorrerla a forte velocità, sospinto dalla forza di un vento alato che lo tiene sorretto mentre cammina proteso verso il suo destino. La fatica, in certi casi vissuta tempo addietro, è solo un lontano ricordo e la mente vola accarezzando la brezza di un nuovo giorno che s’appresta ad essere vissuto nella pienezza del tempo.
Altre volte s’appropria di una nuova identità, cambiando la traiettoria precedente, obbligando l’uomo a percorrere una strada completamente in salita, cosparsa di ciottoli dal volto aculeo, che rendono difficile camminare in equilibrio, proprio “dove la notte è l’alba di un nuovo giorno”.
La speranza che tutto questo possa finire all’istante, pone la mente nelle condizioni di guidare l’uomo a elaborare nuove opportunità fino ad indurlo a svoltare l’angolo per intraprendere una nuova strada, forse in pianura o in discesa, ma differente, che lo porta ad esplorare un nuovo cammino. I ripensamenti che possono avvenire dopo aver preso la decisione, sono la cornice che fanno da sfondo alle circostanze che consentono di dare ragione alla mente o di porre fine alla sua “ragione” di decidere sopra ogni cosa, e il tempo, in questi casi, fa la differenza.
Ogni decisione che l’uomo prende è sempre un’esperienza che coinvolge contemporaneamente la ragione e l’istante nel quale la scelta viene effettuata. In molti casi occorre prendere una pausa per riflettere, un tempo che si snoda tra due istanti, fondamentale per riflettere e osservare il mondo nelle diverse prospettive e angolazioni, con lo scopo di interpretare in modo differente l’ambiente nel quale gli individui sono calati e le circostanze nelle quali sono immerse, perché quando credi in qualcosa non puoi fuggire da te stesso.
Spesso gli eventi avvengono in modo contemporaneo, incontrando la mente e il tempo vivere in simbiosi il singolo istante e contribuendo, da prospettive differenti, a ispirare l’uomo nel seguire le indicazioni della ragione o seguire la logica dei singoli eventi che si susseguono, uno dopo l’altro, istante dopo istante, in rapida sequenza.
In tutto questo succedersi di ragioni, che conducono l’uomo a decidere del proprio, e altrui destino, ecco apparire all’orizzonte un’altra “ragione”, quella del cuore che mette a soqquadro la mente e il tempo per prendere possesso della situazione, mettendo in dubbio le certezze e il castello delle credenze costruite con tenacia nel corso della propria vita, sottoposte al vaglio, e al giudizio, dell’emozione e della passione: “è il momento nel quale l’uomo deve rastrellare ogni pezzo di carta che ha lasciato cadere per terra, o scritto sul tavolo o in chissà quale angolo sperduto della casa e unirlo per dare ordine alle idee in attesa di decidere dove andare e cosa fare, per se stesso, ma soprattutto per gli altri”.
Le decisioni si prendono con coraggio, e come la sua etimologia suggerisce, (avere cuore), occorre portare il cuore oltre il confine disegnato dalla mente e dal tempo, perché sono poche le occasioni nelle quali l’uomo ha la possibilità di rivedere le decisioni assunte, per sé e per gli altri e ritornare sui propri passi.
La difficoltà nasce dalla presenza di una nuova realtà, differente da qualche istante prima appena sfumata dietro l’angolo, rendendosi invisibile agli occhi. Solo ascoltando se stessi è possibile dare un volto diverso al proprio destino, soprattutto comprendere che ogni decisione che una persona prende per se stessa, o per gli altri, deve solo portare a migliorare la propria e vita altrui.
La contemporaneità degli eventi che si vengono a creare e delle decisioni che si vengono ad assumere, sono la presa cosciente dell’uomo rispetto al quale nulla poteva essere diverso rispetto a cosa è stato scelto di fare, e come poteva andare perché privo di certezze, rispetto a quell’istante del tempo dove la mente, il cuore il tempo si sono ritrovati per dare un senso e “una ragione di vita” alla nostra e soprattutto “altrui” esistenza terrena: «la mia strada ha un cuore, fallo battere».
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Il «FAMOLO STRANO» funziona davvero: Lo sostiene incontri extraconiugali.com ma anche due autorevoli studi della Northen Illinois University e dell'Università di Pisa.
I tempi evolvono ed anche i gusti degli italiani in fatto di sesso cambiano. Secondo un recente sondaggio condotto dal portale Incontri-ExtraConiugali.com, sono sempre di più gli italiani che prediligono un rapporto BDSM: il 20% a Milano, il 19% a Brescia, il 18% a Torino, il 16% a Trieste, il 15% a Padova ed a Verona, il 14% a Bologna ed il 13% ed a Firenze.
Il sesso «strano» è in continuo aumento. Secondo un sondaggio condotto da Incontri-ExtraConiugali.com, il portale più sicuro dove cercare un'avventura in totale discrezione e anonimato, la voglia di fare sesso in modo alternativo sta crescendo vertiginosamente nel nostro Paese: il fenomeno riguarda il 10% degli italiani e nelle maggiori città italiane questo bisogno si concretizza con sempre maggiore frequenza.
Per aggiungere pepe ad una relazione basta dunque una sculacciata o concretizzare qualche fantasia con articoli che si rifanno alla saga dei film «Cinquanta Sfumature». Secondo quanto emerge da questa insolita geografia del sesso made in Italy disegnata da Incontri-ExtraConiugali.com basandosi su un campione di mille uomini e mille donne di età compresa tra i 18 e i 60 anni, sono sempre di più gli italiani che prediligono un rapporto BDSM: il 20% a Milano, il 19% a Brescia, il 18% a Torino, il 16% a Trieste, il 15% a Padova ed a Verona, il 14% a Bologna ed il 13% ed a Firenze.
E -quello che più importa- è che il «famolo strano» funziona davvero: a confermarlo sono due autorevoli studi della Northen Illinois University e dell'Università di Pisa che dimostrano come «con il sadomaso il benessere individuale risulta notevolmente migliorato, a patto ovviamente che il rapporto sia consenziente».
Insomma, purché ci sia complicità e libertà di scelta, il sesso "strano" fa bene perché aiuta a sciogliere le tensioni ad abbassare il livello dello stress e di conseguenza a migliorare la qualità della vita.
«O famo strano» non è quindi più solo una delle battute più esilaranti che il grande Carlo Verdone ha regalato al suo pubblico nel film «Viaggi di nozze», ma può ormai essere considerato a tutti gli effetti il modo più concreto e puntuale di esprimere un desiderio che accomuna sempre più persone in Italia.
Secondo quanto rilevato da Incontri-ExtraConiugali.com, ad essere maggiormente propense al BDSM sono proprio le coppie adulterine, di per sé particolarmente aperte a nuove esperienze e più propense a «giocare» con la loro sessualità rispetto a quanto possano fare moglie e marito.
«I fedifraghi sono maggiormente propensi al sesso estremo e sempre pronti ad utilizzare tutti gli espedienti possibili per rendere la loro vita sessuale più varia ed intrigante» conferma Alex Fantini, fondatore di Incontri-ExtraConiugali.com.
Dal sondaggio, inoltre, emerge che il 78% dei tradimenti avviene ormai proprio online: «da quando c'è Incontri-ExtraConiugali.com -spiega ancora Alex Fantini- i tradimenti sono diventati molto più semplici».
La felicità è un dono che deriva dal latino arbor felix che produce frutti in abbondanza per nutrire l’anima degli individui e condurli ad una vita eudaimonica.
Di Guido Zaccarelli Mirandola 9 novembre 2019 - Così i greci pensavano della felicità quando osservano la pianta nel suo lento fiorire che, a stagione matura, donava i frutti del loro suo lavoro agli uomini per saziare il benessere quotidiano. Dono e regalo sono tra loro agli antitesi per il fine a cui entrambi tendono, proveniente dalla etimologia che li proietta nel valorizzare rispettivamente la relazione e l’oggetto della relazione tra le persone.
La felicità nasce quindi nell’uomo quando riesce a dominare il demone cattivo che è in lui (eudaimonica – demone buono) con lo scopo di rendere felice il prossimo con il quale entra in contatto. Erodoto è stato uno storico greco di grande importanza per il valore che egli stesso ha attribuito alla storia, per il modo con il quale raccontava gli accadimenti quotidiani, come fatti legati tra loro da un filo logico, rispetto agli avvenimenti che avvengono uno dopo l’altro seguendo la linea del tempo. Questa diversa interpretazione di raccontare la storia, porta il filosofo a esprimere i fatti in maniera veritiera inserendo circostanze che hanno come sfondo la favola per orientare il comportamento del pubblico in una direzione rispetto all’altra. Lo spazio che si viene a creare, tra queste due dimensioni contrapposte, viene colmato dal lettore che agisce hic et nunc verso una dimensione razionale, se in grado di valutare, e interpretare le circostanze, oppure di seguire l’energia delle viscere che lo guidano istintivamente a prendere una direzione rispetto ad un’altra, sperando nell’eldorado.
Umberto Eco, definito il padre della semiotica interpretativa, in uno dei suoi passaggi sull’uomo, e sul linguaggio dei segni, innanzi al lettore che gli chiedeva come affrontare un testo, gli suggeriva di “riempire ciò che il testo in quel momento non diceva e di colmare lo spazio lasciato in bianco, tra una parola e l’altra, con ogni aspetto personale che lo legava al contesto letterario che stava vivendo”. Le parole, come un libro di testo, non raccontano l’assoluto, ma esprimono sempre una parte di loro, una sponda per realizzarne un’altra dove creare un canale entro il quale fare scorrere la parte mancante di sé.
Con il mutare del tempo anche la felicità subisce differenti interpretazioni. Con Socrate la felicità viene posta come domanda all’uomo: in che modo possiamo essere felici?, lasciando intravedere che l’agire degli individui è influenzato dallo stato d’animo della persone. Uno dei passaggi importanti che appare alla luce di questa semplice disamina è Aristotele che vede nell’autorealizzazione il punto più alto per compiere il proprio demone. I filosofi citati, a semplice fondamento di questa analisi, conducono entrambi ad una riflessione sull’uso del linguaggio per raggiungere uno scopo soggettivo, inteso come un fondamento di benessere collettivo, che potrebbe anche essere frainteso per il modo con il quale viene enunciato. Ecco quindi che la parola diventa uno strumento fondamentale per agire sulla felicità delle persone, perché racconta fatti esposti alla luce della verità o contornata da storie favolistiche, entrambe che appaiono e scompaiono con la stessa rapidità con la quali vengono enunciate e allo stesso tempo contraddette, e per questo, continuamente esposte allo spettro di infinite interpretazioni. Da parte di chi legge e ascolta, nasce un profondo senso di smarrimento e come suggerisce Erodoto, pone in serie difficoltà gli individui tra ciò che sentono e ciò che vedono rispetto a quello che viene raccontato. Il divario che si crea tra questi estremi conduce l’uomo a riempirlo di propri significati che, in carenza di fondamenti, si muovono in direzioni avverse e improvvise. Ecco come oggi appare il mondo dei social ai nostri occhi, diventando il protagonista assoluto dell’ascolto e della visione di chi enuncia fatti di verità rispetto a quelli che li avvolgono nelle storie delle favole. La ricerca della felicità promessa (la favola) rispetto a quella vissuta nella realtà, (la verità), induce inizialmente l’uomo a dare al tempo il valore dell’attesa, lasciando spazio ad una consecutio logica degli accadimenti, in attesa di vedere apparire la verità camminare sotto ai propri occhi rispetto alla favola che svanisce nel nulla.
La disattesa promessa degli enunciati narrati condiziona rapidamente l’agire delle persone che il mondo social fa emergere favorendo la perdita della felicità degli individui, quel frutto che l’albero dona all’uomo per saziarsi di ogni bene. Occorre sempre mostrare il vero volto di sé e agire come Androcolone, un personaggio della mitologia romana, che tolse la spina (la favola) dal piede del leone facendolo tornare buono e felice. Il mondo social è sempre più esposto alla ricerca della felicità, di qualcosa in più che ogni uomo cerca di raggiungere: la verità.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
http://www.anaso.it/2018/03/20/la-felicita-nella-filosofia/
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Vi sono oggetti di uso frequente, così legati alla consuetudine che non ci interroghiamo mai sulla loro origine e sulla loro storia. Se non per tutte, per molte donne, il rossetto è esattamente uno di quegli accessori cosmetici che potrebbe rientrare nella casistica di cui sopra, eppure il rossetto ha una storia affascinante e assai antica, a testimonianza di quanto la cura della persona fosse importante già dall’antichità.
Vi sono ipotesi che fanno risalire l’origine dei nostri rossetti agli antichi Sumeri (2500 – 2600 a.C.). Pare che già la sovrana Pu-Abi ne facesse uso abituale al punto di includerlo nel suo corredo funerario. Nella sua tomba infatti è stata ritrovata una piccola scatola in oro contenente una pasta spalmabile e un piccolo pennello per l’applicazione. L’analisi dell’impasto a rilevato la presenza di polvere rossa, olio di sesamo ed essenza di rosa.
Scarabei camini, squame di pesce e cera d’api erano invece gli ingredienti, presso gli Egizi, usati per creare impasti da applicare sulle labbra. Ne facevano uso tanto le donne quanto gli uomini, questi ultimi lo utilizzavano per sottolineare il loro status sociale. I romani ne facevano ampio uso, anche per adornare le statue degli Dei, ma tra gli ingredienti impiegati figurava anche il solfuro di mercurio, elemento la cui tossicità era all’epoca ignorata. Per contro, i greci, arrivarono a vietarne addirittura l’uso e il rossetto rimase prevalentemente ad appannaggio delle prostitute.
Il medio evo non fu esattamente un periodo all’insegna del rossetto e dei cosmetici in genere, considerati oggetti di frivolezza e dissoluzione, bisogna invece risalire al ‘700, presso le corti dei sovrani europei, perché questo fascinoso accessorio tornasse in auge. Agli inizi del ‘900, nel periodo coincidente con l’attivismo delle suffragette, il rossetto venne usato come simbolo di lotta e di emancipazione femminile, mentre qualche anno più tardi, durante la Seconda guerra mondiale, la propaganda antinazista ne fece ampio uso contrastando il nazismo anche sul piano culturale e del costume.
Ai giorni nostri le vicissitudini del rossetto sono solo un ricordo. Pupa cosmetici è l’esemplificazione di un’azienda moderna, scevra da arcaici pregiudizi ed attiva nella produzione e commercializzazione di prodotti per make-up, bellezza e cura della persona. L’ampia gamma dei suoi rossetti include rossetti matt, liquidi, metallizzati, lipstick e tanti altri must have e si caratterizza per un make-up naturale, glamour o vivace, di lunga durata e a prova di bacio.
“La quotidianità è il modo con il quale l’uomo dà forma alla storia della sua esistenza, di essere coscienza e conoscenza del passato, del passato a noi più vicino come di quello più lontano”.
Di Guido Zaccarelli Mirandola, 3 novembre 2019 - Coscienza e conoscenza camminano insieme ogni giorno per raggiungere la parte più profonda della consapevolezza, in perfetta armonia con il resto della persona. Entrambe si nutrono di dati per diventare informazioni e farsi conoscenza, grazie alla capacità dell’uomo di interpretare correttamente il vissuto, e la realtà circostante, spinto dal desiderio interiore di portare all’altro se stesso per assicurargli lunga vita. I dati e le informazioni, sono replicabili, (una fotocopia di una pagina del giornale), la conoscenza è propria dell’uomo e può essere trasmessa da una persona all’altra in una sequela infinita di passaggi che si spostano in modo lineare sul dorso del tempo seguendo la forma circolare della vita, dove tutto ritorna a sé.
L’uomo sembra apparso per la prima volta sulla terra nella grotta di Sterkfontein (chiamata la culla dell’umanità) quando in prossimità della fine del secondo millennio (1994) è stato scoperto Little Foot (in codice StW573), il più completo fossile australopiteco mai scoperto fino ad ora, in grado di fornire utili elementi alla nascita e allo sviluppo dell’uomo. Un mondo reale che ogni giorno scopre volti sommersi di una storia ancora tutta da raccontare, che ha segnato la vita di intere generazioni di persone, e desidera essere riportata alla luce del sole per narrare la storia del suo passato e renderlo prossimo alla generazione contemporanea. La storia è una catena di montaggio in continuo movimento che trasmette valore e significati condivisi generando vere e proprie rivoluzioni che hanno il pregio di rendere consapevole la conoscenza degli uomini partendo da quegli istanti iniziati (forse) all’ombra di un caverna.
I disegni sulle pareti e la scrittura, in una parola l’Arte, sono i principali protagonisti della storia che consentono all’uomo di riscrivere ogni giorno una pagina nuova della propria vita quotidiana. Scrivere è un’arte per l’energia che trasmette in ogni suo dettaglio venga osservato e sostiene l’uomo a non fermarsi alla sola interpretazione dei fatti e delle apparenze ma lo spinge a cercare sempre più in profondità alla ricerca di quella storia che l’uomo deve conoscere per completare quel patrimonio informativo per accrescere la sua conoscenza del mondo. La storia si trasmette con la scrittura, con i gesti, con i comportamenti, con il passaparola, quando questi ultimi sono in grado di essere riportati nella loro interezza e nella verità sul foglio di carta per godere il privilegio di essere trasmessi nel tempo. I libri di testo sono il fondamento sul quale l’uomo ha fondato la conoscenza per trasmetterla agli altri.
Pensiamo per un momento alla scuola, alla libreria di casa arricchita dalla presenza di testi di vario genere che donano ogni giorno alle stanze delle nostre abitazioni, un respiro sempre nuovo, anche solo quando ci avviciniamo per sistemarlo in altro modo. Un libro preso dallo scaffale e spolverato riporta in noi antichi sentimenti, illumina la mente sulle situazioni pregresse confrontandole con quelle attuali. Le giornate dove lo sguardo era ricurvo su di loro e la soddisfazione nel raggiungere l’ultima pagina e godere del viaggio fatto insieme. Ritrovarlo dopo anni e osservare che quelle parole oggi hanno un significato diverso, ma sempre attuale. La conoscenza del terzo millennio nasce nella grotta di internet per propagarsi in altre culle dell’umanità come tablet, pc e smartphone, apparecchi che vivono una loro realtà autonoma e nel caso di rottura, si disperde nei cunicoli di silicio usato per tenere traccia della storia dell’umanità.
I dati si perdono e le informazioni scivolano nelle viscere della terra dei bit senza avere la possibilità un giorno di essere riscoperti per trasmettere la loro storia. Il diario di un tempo tenuto gelosamente chiuso nello scrigno della propria stanza, diventa un contenitore digitale senz’anima che al primo inciampo perde traccia della storia da raccontare. I programmi dei computer invecchiano in modo precoce e occorre inseguire le nuove tecnologie per mantenere aggiornate le informazioni perché la conoscenza rimanga viva.
Avremo librerie invase da tecnologie vecchie, obsolete e dai colori sbiaditi, carcasse impolverate e prive di vita che non torneranno mai più a respirare, oppure il libro di carta tornerà a rivivere come i dischi in vinile? Credo sia importante riflettere sul valore del libro di carta che rinasce in ogni circostanza, anche a distanza di milioni di anni, dalle cavità terrene e sempre capace di trasmettere il valore autentico della storia dell’uomo per l’umanità, senza perdere di vista la tecnologia.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Le Amazzoni vinsero battaglie grazie alla loro f×ga. Così rispose "Il Signor Giancarlo" alla "Ruota della fortuna" di Mike Bongiorno nel 1995. Ancora nel ricordo di tantissimi l'immagine di Paola Barale in studio, accanto al tabellone, piegata in due dalle risate.
Di Nicola Comparato Parma, 2 novembre 2019 - Una leggenda vivente, il nuovo profeta, l'uomo che rinunciò al denaro per la gloria. Stiamo parlando di lui, Giancarlo Pelosini, conosciuto da tutti come il "Signor Giancarlo", nato e cresciuto a Rosignano Solvay in provincia di Livorno, pensionato, ex dipendente SIP/TELECOM, padre, nonno e marito felice da 45 anni, divenuto celebre negli anni '90 per la sua partecipazione a "La ruota della fortuna", trasmissione televisiva di successo condotta dal grande "Mike Bongiorno".
Durante una puntata del quiz, su una domanda riguardante "Le Amazzoni", il "Signor Giancarlo" per dare la soluzione rispose che.... "Vinsero battaglie grazie alla loro f×iga". Una vocale cambiò per sempre la televisione e la vita di tutti noi, consacrandolo "eroe nazionale".
A distanza di tanti anni "Il Signor Giancarlo" è tornato con un singolo musicale in uscita tra pochi giorni dal titolo "FIGA (Le Amazzoni)". Produttori della canzone "Ale Alo & Lukino Simjay". Il brano riprenderà la gaffe del 1995 alla Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno, diventata virale sul web negli ultimi tempi. Sarà disponibile su tutti i digital stores e sulle piattaforme di streaming. Contestualmente uscirà anche il video su YouTube.
Per info e contatti:
Pagina Facebook del Signor Giancarlo
https://www.facebook.com/signorgiancarloreal/
Pagina Facebook Ale Alo DJ
https://www.facebook.com/alealodjfanpage/
Pagina Facebook Lukino Simjay
https://www.facebook.com/lukinosj/
Profilo Instagram Signor Giancarlo
https://instagram.com/giancarlopelosini?igshid=13f105bbn8nmm
Profilo Instagram Ale Alo DJ
https://instagram.com/alealodj?igshid=1e3mn21pjfti2
Profilo Instagram Lukino Simjay
https://instagram.com/lukinosimjay?igshid=rkhdk85ldgvf
L’uomo fin dalla sua nascita ha osservato le stelle attratto dalla luminosità, e dall’energia, che trasmettevano in ogni circostanza, orientando verso di loro il cammino della propria esistenza.
Di Guido Zaccarelli Mirandola 27 ottobre 2019 - Il suo unico desiderio è sempre stato quello di superare con lo sguardo, con la mente e con lo Spirito la volta celeste, di andare a visitare e abitare l’oltre, per scoprire l’ignoto trasmesso dallo spazio cosmico che lo circondava, alla ricerca di una Esistenza in grado di confermare l’identità dell’essere umano: chi sono?
L’uomo è un mondo finito che appartiene ad un mondo infinito e ogni giorno cerca di ridurre lo spazio cosmico che lo separa dall’Assoluto. Essendo energia si muove all’interno di un universo in perenne movimento che pulsa, vive e respira grazie alla combinazione di molecole che promanano energia e consentono di camminare sul dorso del tempo seguendo la linea immaginaria del proprio destino, che attira tutti i corpi verso di sé. Momenti che hanno un prima, un durante e un dopo, ma tutti legati tra loro dal filo esistenziale che ha permesso all’uomo di essere protagonista assoluto sulla terra, e che viaggia incessantemente sulla linea del tempo, anch’essa attratta dal proprio destino.
Riflettendo, è lo stesso destino?
L’uomo, fin dagli albori, è spinto da una motivazione interiore che gli suggerisce di seguire la corrente del fiume per raggiungere il proprio destino o è il destino che attira verso di sé l’uomo suggerendogli come dare strada alle circostanze facendo scelte consapevoli in armonia con la propria esistenza? Un cambio di paradigma importante per dare l’opportunità all’uomo di osservare al microscopio la profonda energia interiore di cui dispone, che concorre a dare forma alla sua identità e a suggerire comportamenti lontani, o prossimi, ad un disegno fissato all’origine. Per dirla seguendo le scoperte della fisica quantistica, uno Spazio Quantico o Mondo Quantico, dove è presente un universo ancora sconosciuto che ha portato alla scoperta della “Legge di non-località” dove particelle di energia pur distanti migliaia di chilometri comunicano tra loro nello stesso momento in perfetta coscienza. L’uomo e il destino legati tra loro dalla “Legge di non-località”?
L’equilibro del corpo, della mente e dello Spirito gli consentono di avere una visione chiara di se stesso che si riflette sulla capacità di ascolto delle vibrazioni che gli accadimenti mettono in atto al loro manifestarsi. In tenera età la famiglia, la scuola e la società influenzano l’energia della persona e la conseguente formazione dell’identità, che assume nel tempo i lineamenti (visibili e invisibili) che l’ambiente di riferimento a creato tutt’intorno. Agendo in disarmonia, con chi voleva che fosse fatto altro, s’interrompe la linea che porta al proprio destino, al quale viene chiesto, in fasi successive, un super lavoro per ricostruire in altro modo la strada che l’uomo ha smarrito nel tempo. Ad esempio, la scelta della scuola è una decisione che cambia la vita di una persona. Se viene indotta, rispetto alle proprie legittime aspirazioni, per il mancato appoggio della ragione altrui, si potrebbe innescare nel tempo un vero e proprio fallimento e modificare il punto di forza della propria esistenza personale e professionale. Lasciare agli altri la disponibilità a decidere per se stessi, frantuma l’energia positiva interiore portando l’uomo a vivere un profondo stato di disagio che si riflette nel tempo sull’energia del proprio destino condizionandolo in relazione all’origine. Ci sono momenti nella vita dove, non si conoscono le ragioni delle scelte fatte e decisioni prese. Dentro ogni persona nascono delle sensazioni e si formano delle percezioni, invisibili al mondo, che ascoltate, portano verso il proprio destino che si dispiega ogni giorno in modo naturale verso se stesso, con fatti e circostante imprevedibili che diventano consapevoli solo a loro completa maturazione.
Chi poteva immaginare che scegliendo una scuola, o un tipo di lavoro o la relazione con una persona, il destino avrebbe portato l’uomo in un punto preciso del fiume, al tempo non scritto e non previsto?. Deviare in modo consapevole la strada tracciata, andando in contrasto con l’energia positiva che in quel momento suggerisce di proseguire, significa rispondere di se stessi verso se stessi, allontanando da sé la responsabilità di addebitare al destino il proprio insuccesso. L’uomo deve seguire il corso del proprio fiume, attratto dal destino verso il quale si muove, avendo cura di seguire il corso della navigazione delimitato dai robusti argini disposti per dare un senso compito alla sua esistenza terrena che si muove in uno spazio infinito verso la propria stella.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
https://www.fisicaquantistica.it/fisica-quantistica/la-legge-di-attrazione-spiegata-dalla-fisica-quantistica
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Mirandola 20 ottobre 2019 - Frutto di una esperienza pluriennale matura nel campo dell’informatica, della formazione aziendale e universitaria, le video lezioni sono state realizzate dall’autore pensando alle persone e alla possibilità di farle vivere una nuova esperienza scolastica all’interno di una classe, intente a prendere appunti, mentre ascoltano l’insegnante che spiega alla lavagna la lezione del giorno. (approfondimenti e iscrizioni)
Lo scopo è creare le fondamenta e permettere, alle persone che non hanno le necessarie competenze, di accedere al primo livello di conoscenza del mondo digitale. Il libro di testo completa il programma didattico.
Lo scopo è infondere alle persone una nuova modalità didattica per apprendere in modo semplice, ed efficace, l’utilizzo delle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Destinatari
Questo nuovo progetto didattico si propone di accompagnare gli insegnanti, gli studenti e le persone di ogni età ad apprendere, “con metodo e in forma semplice”, il linguaggio del computer, dove acquisire la necessaria fiducia, per procedere ogni giorno sulla via della conoscenza informatica, da impiegare nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero. Un programma formativo ed educativo rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Struttura
Il corso è articolato in 10 video lezioni che riportano al libro di testo come supporto fondamentale al programma formativo.
Argomento generale
Le persone per comunicare impiegano il linguaggio dei segni per accrescere il livello di conoscenza tra gli essere umani. L’informatica è una scienza che utilizza un proprio linguaggio che occorre conoscere con metodo per potere comunicare con i computer.
Le video lezioni favoriscono l’apprendimento, e consolidano le abilità, da impiegare per utilizzare le moderne tecnologie della informazione e della comunicazione presenti nella scuola, nelle professioni come nel tempo libero.
Obiettivi
Il programma formativo si propone di accompagnare le persone ad apprendere in modo semplice il linguaggio dei computer e la logica che sta alla base del loro funzionamento riprodotto in ogni dispositivo elettronico presente sul mercato.
Conoscere come funziona un computer agevola la relazione tra gli uomini e tra uomini e le macchine accrescendo il livello delle singole professioni e della società civile per la dimensione etica d’utilizzo.
Metodologia
Video Lezioni con esposizioni teoriche e libro di testo. L’insegnante alla lavagna introduce l’argomento del giorno, propone una breve ripasso della lezione precedente, dà seguito ai nuovi contenuti e conclude con una breve sintesi.
Ogni lezione corrisponde ad un capitolo da adottare per completare il programma formativo.
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Il tempo è uno spazio cosmico che si muove nella dimensione infinita dell'esistenza umana. Intervalli precedenti seguono a ruota istanti successivi che definiscono gli accadimenti vissuti nella sensazione e nella percezione del vivere quotidiano.
Di Guido Zaccarelli Mirandola, 13 ottobre 2019 - Il tempo nasce con il cosmo, da una pulsione di energia che si è diffusa nel tempo fino a raggiungere la dimensione infinita nel quale l’uomo proietta la sua presenza terrena. Ogni parola, o azione, è istante zero, ma è immediatamente istante meno uno e più uno.
La mente rivive il passato, agisce sul presente e proietta l’immagine di sé al futuro. Le emozioni seguono gli stessi movimenti della mente influenzando in modo diverso il valore del tempo. Il passaggio da un istante all’altro non è immediato, ma è ampliato, o ridotto, in base al valore associato al momento: «il tempo è volato via, il tempo non passa mai». Il passaggio da una condizione all’altra esige del tempo che deve essere percorso seguendo una strada ben precisa: vivere il tempo, immersi o da spettatori. Essere immersi significa abbandonare la realtà che ci circonda e vivere il senso dell’abbandono e ogni singolo istante come fosse uno, unico, interminabile e irripetibile. Osservare significa controllare ogni singolo istante nella speranza che lo sguardo possa accelerare l’avanzare delle lancette per raggiungere la punta estrema dei nostri desideri: vivere l’incontro immersi nella ricchezza della relazione, o vivere l’attesa di un parente in ospedale. Tempi che cambiano in base alla sensazione e alla percezione: sostenere una prova d’esame a tempo, vivere l’attesa dell’esame prima della entrata in aula.
Essere sottoposti ad un intervento chirurgico, che prevede la somministrazione totale di un anestetico, vivere l’attesa come paziente ricoverato. Il via vai di persone che affolla il corridoio di un ospedale durante l’ora della visita e la porta della stanza di degenza che si apre e si chiude separando il tempo della vita quotidiana con il tempo della vita da allettato. La porta separa il tempo, aperta sul mondo, che vede le lancette correre senza sosta e dentro le lancette ferme alla stessa ora. L'attesa per il figlio che torna in ritardo rispetto all'orario prestabilito.
Fissare l'orario di un orologio al lavoro quando le condizioni non consentono di esprimere al meglio i propri talenti. Cronos e Kairòs sono le due dimensioni temporali, fondamentali, per condensare, o dilatare, nel tempo ogni singolo accadimento in relazione al contesto la vita. Alcune situazioni vivono l’istante del qui e ora (hic et nunc), e come un soffio di vento, si allontanano rapidamente per disperdersi nell’aria, a stretto contatto con l’infinito, altre rimangono per sempre impresse nell’anima, altre ancora vivono latenti in attesa di trovare una via di fuga e approdare in superficie, dopo aver percorso lunghi tratti al riparo della luce del giorno. Cronos è il tempo che assume le sembianze della persona che muove i sui passi sulla linea della vita ben rappresentato dalle lancette dell’orologio.
Tutto ciò che appare è misurabile, diventando un punto di riferimento, unico e imprescindibile, per valutarle all’interno di una dimensione singola e prospettica. Kairòs rappresenta l’emozione episodica che ha un inizio, un presente e un dopo. Kairòs assegna valore all’azione e condiziona l’insorgere dello stato emotigeno che si manifesta nell’istante esperienziale in grado di condizionare l’opportunità e le scelte. La sensazione definisce l’insieme degli stimoli esterni che raggiungono i recettori somato sensoriali da cui proseguono per essere trasformati in percezioni, un insieme di informazioni utili all’uomo per valutare una situazione in relazione ad un’altra. Il tempo osservato e il tempo percepito sono dimensioni ricorrenti nelle quali l’uomo si trova in ogni istante del tempo.
Pensiamo ad esempio di dovere sostenere una prova di regolarità che prevede di percorrere una distanza ad una velocità dichiarata ad inizio gara. L’atleta, durante lo svolgimento della competizione, non avendo nessun punto riferimento che se stesso, deve necessariamente ricorrere alle sensazioni e alle percezioni, continuamente mutuate con altre dimensioni interne ed esterne all’individuo, necessarie per condizionare il comportamento al miglior risultato possibile. La ragione deve accedere al patrimonio dell’individuo, accogliendo a sé anche le emozioni per renderle partecipi di questo dialogo aperto tra Cronos e Kairòs, tra il tempo osservato e il tempo percepito, con lo scopo di creare una narrazione itinerante in grado di lasciare all’uomo la possibilità di lasciare un segno tangibile della sua presenza sulla strada percorsa della vita nell’unità di tempo.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
“Ogni incontro lascia sempre un segno e il segno è un gesto che comunica”. È l’alba di un nuovo giorno.
Di Guido Zaccarelli Mirandola, 6 ottobre 2019 - La nave è pronta per salpare per dirigersi verso il mare infinito della reciprocità. I marinai hanno imbarcato doni e regali da distribuire lungo il viaggio nella speranza di distribuirli durante tutta la traversata e quando ormeggeranno, al sicuro, una volta raggiunti il porto di destinazione.
Un viaggio che esige di essere fatto in compagnia di altre persone che condividono il valore, e il senso etico, che sta alla base della relazione tra le persone. Una luce che sorprende per l’energia radiosa che scaturisce da ogni pensiero, o singola parola o gesto, capace di aprire squarci di riflessione nella vita quotidiana degli individui e condurli insieme ad approdare nel porto sicuro della reciprocità. Nel corso della navigazione l’equipaggio potrebbe incontrare imbarcazioni che hanno perso la rotta, altre che hanno subito danni e squarci che le stanno portando alla deriva, o altre ancora che sfrecciano a forte velocità senza batter ciglio.
“Del resto, se riflettiamo, sono poche sono le occasioni nelle quali incontriamo imbarcazioni che si affiancano e che donano il proprio tempo al reciproco ascolto”. Quelle sono le uniche barche che remano con te. Perché tutte le altre hanno fretta di navigare verso il loro orizzonte indistinto.
“Ogni incontro lascia sempre un segno e il segno è un gesto che comunica”. Un gesto è un segno semiotico e la semiotica è la disciplina che studia il linguaggio dei segni in un’ottica di significazione: «è tutto ciò che rimanda a qualcos’altro che non c’è: il fischio del capostazione che segnala la partenza di un treno, l’imbarcazione che sta raggiungendo il porto e lancia dei segnali sonori che facilitano la comunicazione con altre navi e la pilotina utilizzata per accompagnare le navi al suo ormeggio, il segnale lampeggiante di un semaforo, il testo presente in un libro, qualsiasi frase contenuta in una bottiglia lanciata in mare e ritrovata a distanza di anni» La significazione è la relazione che lega il semaforo (qualcosa) a qualcosa altro che non c’è, l’auto, un pedone, un treno. I marinai lo sanno e per questo sono pronti a sfidare l’avventura, consapevoli che durante la navigazione potrebbero incontrare mondi diversi, troppo lontani dai loro, e dai quali sarebbe meglio prendere le distanze. Sono consapevoli che le parole sarebbero capaci di trovare vana la disponibilità all’ascolto, ed essere trasportate con il vento verso un destino indistinto.
Ma il lavoro prevede di lasciare un segno per condurre l’altro a riflettere sulle opportunità di condividere il viaggio. Ogni cosa che noi vediamo, tocchiamo, pensiamo o proviamo è un segno semiotico che genera un processo di comunicazione verbale, e non verbale, che si riflette in ambito sociale e si muove attraverso l’interazione di persone. Il regalo e il dono sono segni semiotici che vengono impiegati nei differenti contesti dove le persone intendono esprimere il valore associato al gesto.
Rappresentano le azioni visibili e invisibili che l’uomo mette in atto in un qualsiasi scambio comunicativo, rappresentano le dimensioni tangibili e intangibili della relazione interpersonale con il quale il gesto trova la sua identità quando è posto in relazione con altri gesti e incontra mani che si stringono.
“Il regalo e il dono sono gesti che contengono significati valoriali di differente natura: il primo valorizza l’oggetto della relazione, il secondo il valore della relazione”. Una persona regala un oggetto ad un’altra persona e una madre dona l’amore al figlio. Due prospettive differenti cha hanno origini differenti per il risultato che la loro azione determina una volta conclusa l’azione del segno. Il regalo spesso condiziona la relazione tra le persone, ponendo chi riceve nella condizione di sdebitarsi, di ricompensare il gesto in altri modi per ristabilire la condizione di equilibrio della relazione. Qui nasce spesso l’aspettativa, l’attendere di essere ricambiati nel gesto, per le difficoltà presenti nell’uomo nell’interpretare le condizioni di verità che stanno all’origine dell’azione compiuta, fino a quando non è stato determinato con precisione il significato che nel contesto di riferimento hanno avuto i comportamenti. La madre non si aspetta di essere ricambiata dal figlio con lo stesso dono d’amore che lei stessa ha profuso nella vita.
Donare il proprio tempo agli altri senza attendere di essere ricambiati con la stessa moneta in caso di avversità. L’aiuto, il volontariato, la generosità che esprime la natura buona nobile del cuore, sono gesti naturali che provengono dal di dentro, dal desiderio di fare qualcosa e non dal bisogno di fare qualcosa, per compensare una mancanza. Il contesto è in grado di stabilire il gesto nella sua espressione autentica, quella della verità: è un dare senza perdere e un prendere senza togliere. E’ forte il desiderio di immergere le persone che incontri nel mare della reciprocità per fare assaporare il valore dell’esempio che caratterizza il gesto più importante in assoluto per apprendere i comportamenti. Bisogna alleviare il disagio che ogni giorno incombe nelle persone quale frutto del malessere degli altri, affinché si diffonda nell’aria il profumo di un benessere collettivo. Un momento del tempo da destinare al reciproco ascolto, dove fare emergere il valore di una nuova consapevolezza sociale: il dono.
La nave ha raggiunto il porto di destinazione, ormai vuota di doni e regali ma piena di significati per il valore aggiunto che i gesti hanno prodotto nel lungo viaggio che i marinai hanno compiuto per raggiungere il mare infinito della reciprocità.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Alberto Voltolini, e Facoltà di Scienze della Comunicazione, Università di Modena e Reggio Emilia, lo sfondo del problema: cenni di semiotica e pragmatica
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
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