Ambiente - Raccolta differenziata al 70%, riduzione del 25% della produzione pro-capite dei rifiuti urbani, riciclaggio al 65%, diminuzione del numero di impianti attivi a partire dalle discariche e dagli stessi inceneritori. Sono alcuni degli obiettivi del Piano Regionale di gestione dei Rifiuti, adottato dalla Giunta dell'Emilia-Romagna e illustrato dal sottosegretario Bertelli ai consiglieri della Commissione regionale Ambiente: "Nessuna forzatura, il confronto continua. Il nostro obiettivo è l'autosufficienza" -
Bologna, 4 marzo 2014 -
Riduzione tra il 20 e il 25% della produzione pro-capite dei rifiuti urbani, raccolta differenziata ad almeno il 70% entro 6 anni, riciclaggio di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico per almeno il 65%, autosufficienza per lo smaltimento nell'ambito regionale con l'ottimizzazione degli impianti esistenti, recupero energetico delle frazioni di rifiuto per le quali non è possibile alcun recupero, minimizzazione dello smaltimento a partire dal conferimento in discarica.
Sono i principali obiettivi del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (Prgr) che, ponendosi come orizzonte temporale il 2020, è stato adottato dalla Giunta della Regione Emilia-Romagna e illustrato giovedì scorso, nel corso di una comunicazione, dal sottosegretario Alfredo Bertelli ai componenti della Commissione Ambiente dell'Assemblea legislativa.
"Nessuna forzatura nell'iter di approvazione – ha ribadito Bertelli -, bensì un percorso compiuto nell'ambito delle modalità definite dalla Legge Regionale 20 del 2000". Un percorso riassunto da Bertelli nei vari passaggi che hanno già interessato Giunta e Consiglio, quindi nell'anticipazione della pubblicazione, che avverrà tra qualche giorno, cui farà seguito un ulteriore periodo di 60 giorni per le osservazioni da parte di enti e soggetti interessati. Infine, il Piano approderà in Assemblea legislativa, dove verrà discusso, eventualmente emendato e quindi approvato in via definitiva.
"Un'approvazione – ha sottolineato il rappresentante della Giunta – che vogliamo sia il più possibile rapida, per la possibilità di accedere a finanziamenti nazionali su questa materia, ma soprattutto per porre questo territorio in una condizione di autosufficienza, dovendoci confrontare obbligatoriamente con un Paese dalle molte emergenze". Su questo punto Bertelli è stato netto, ribadendo la contrarietà nei confronti del "collegato ambiente, già espressa al precedente ministro dell'Ambiente e reiterata con una lettera all'attuale titolare del dicastero,
"Il Piano per la gestione dei rifiuti della Regione Emilia-Romagna – ha detto ancora il sottosegretario - punta ad attuare le proprie strategie nel pieno rispetto degli obiettivi previsti dalle norme europee e nazionali, delineando un modello di gestione che si fonda su prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di energia ed infine smaltimento dei rifiuti".
Inoltre il Piano regionale non è uno strumento rigido ma dinamico, pensato per essere reattivo rispetto a eventuali necessità che si dovessero manifestare nel corso degli anni. A tale proposito, gli strumenti di monitoraggio previsti ("Con uno step importante nel 2017", ha anticipato Bertelli), verificheranno annualmente gli effetti delle azioni del Piano in modo da prevedere eventuali interventi correttivi finalizzati a garantire il raggiungimento degli obiettivi.
Rifiuti urbani
Tre i filoni di intervento: prevenzione, recupero di materia, recupero energetico e smaltimento.
Prevenzione: gli obiettivi sono una riduzione della produzione di rifiuti urbani pro capite compresa tra il 15 ed il 20%, nonché la diminuzione della pericolosità dei rifiuti speciali.
Recupero di materia: si punta al raggiungimento di almeno il 70% di raccolta differenziata entro il 2020. Sempre nello stesso periodo si tenderà a un incremento della qualità della raccolta differenziata che porti al riciclaggio di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico per almeno il 65% in termini di peso rispetto al quantitativo totale delle stesse frazioni presenti nel rifiuto urbano. Inoltre si punterà a un incremento del recupero della frazione organica per la produzione di compost di qualità.
Recupero energetico e smaltimento: prevede l'autosufficienza per lo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali prodotti nell'ambito regionale, mediante l'utilizzo ottimale degli impianti esistenti. Poi il recupero energetico delle frazioni di rifiuto per le quali non sia possibile alcun recupero di materia; la minimizzazione dello smaltimento a partire dal conferimento in discarica; l'equa distribuzione territoriale dei carichi ambientali derivanti dalla gestione dei rifiuti.
Il Piano prevede che, a fronte di una popolazione in crescita tendenziale del 5,4%, la produzione pro capite (kg/ab) abbia un decremento stimato compreso tra il 20 e il 25% e la raccolta differenziata salga dal 53 al 70%. Tali previsioni necessitano di un modello integrato dell'intero ciclo di gestione, non affidato solo ai risultati attesi dalla messa in atto di politiche di recupero e smaltimento ma anche all'obiettivo di ridurre i rifiuti alla fonte.
Organizzazione dei servizi di raccolta
Il Piano individua il raggiungimento, all'interno di un ambito territoriale ottimale (montagna 131 comuni, pianura 195 comuni, capoluoghi e costa 22 comuni), di livelli di raccolta differenziata pari almeno al 70% del rifiuto prodotto. Un'efficace pianificazione della raccolta differenziata deve puntare all'ottimizzazione del sistema integrato tenendo conto delle caratteristiche delle diverse frazioni merceologiche, del contesto demografico, urbanistico e produttivo nonché della situazione impiantistica.
Per perseguire l'obiettivo regionale del 70% di differenziata al 2020, i comuni appartenenti alle diverse aree omogenee dovranno raggiungere i seguenti livelli di raccolta differenziata: 67% (+17% rispetto ad oggi) per capoluogo-costa, montagna 60% (+15%), pianura 75% (+18%).
Il recupero di materia
La Regione individua nel riciclaggio la forma di gestione dei rifiuti prioritaria rispetto alle altre forme di recupero e attraverso il Piano punta: a massimizzare la valorizzazione, anche economica, del rifiuto; a favorire il riciclaggio di materia rispetto al recupero energetico in luoghi prossimi a quelli di produzione; a promuovere la realizzazione di impianti di recupero nelle aree in cui l'analisi dei flussi e dell'impiantistica esistente riveli delle carenze ovvero delle opportunità di sviluppo; a favorire gli acquisti verdi e l'utilizzo di prodotti di recupero.
Gli obiettivi di Piano specifici per il recupero di materia prevedono il riciclaggio ( di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico) per almeno il 65% in termini di peso rispetto al quantitativo totale delle stesse frazioni presenti nel rifiuto urbano, nonché l'incremento del recupero della frazione organica per la produzione di compost di qualità. La valorizzazione dei rifiuti ai fini del recupero di materia garantirà la massimizzazione dei quantitativi effettivamente recuperati, da attuare attraverso il miglioramento della raccolta e dei processi di recupero per ridurre la produzione di scarti da avviare a smaltimento. Sarà assicurato anche il massimo contributo Conai o adeguati ricavi dalla vendita dei rifiuti a vantaggio dei Comuni che sostengono i costi della raccolta differenziata, la valorizzazione di specifiche tipologie di rifiuti quali la frazione organica, i rifiuti da spazzamento stradale, le scorie da incenerimento, i Raee (rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche) e i pannolini. Lo sviluppo, sul territorio regionale, di sistemi virtuosi che, per le diverse filiere, dovranno favorire l'insediamento dell'industria del riciclo in località prossime a quelle delle aziende che ne utilizzano i prodotti, consentendo in tal modo di coniugare sviluppo economico e riduzione degli impatti ambientali legati al trasporto.
Recupero di energia e smaltimento
Le previsioni di riduzione della produzione dei rifiuti e di aumento della raccolta differenziata determinano una progressiva diminuzione della quantità di rifiuto indifferenziato residuo complessivamente gestito negli impianti di trattamento meccanico–biologico, di termovalorizzazione e nelle discariche. Non sarà quindi necessario realizzare nuovi impianti di smaltimento bensì prevedere il miglioramento dei livelli prestazionali di alcuni degli impianti già esistenti, con eventuali adeguamenti dovuti alle modifiche normative introdotte, e la progressiva dismissione di altri.
Previste quindi la progressiva chiusura delle discariche e la progressiva riduzione del conferimento dei Rub (rifiuti urbani biodegradabili) in discarica. Residuale diventerà l'utilizzo degli inceneritori e termovalorizzatori per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani indifferenziati e non ulteriormente recuperabili prodotti nel territorio regionale, nel rispetto del principio di prossimità.
Inoltre si prevede anche: il recupero energetico (biogas) dal trattamento dei rifiuti organici; l'ottimizzazione dinamica dei flussi dei rifiuti contestuale all'evoluzione nel tempo del sistema degli impianti, riducendo al minimo la distanza tra produzione e trattamento dei rifiuti; la valorizzazione energetica delle frazioni non riciclabili ad alto potere calorifico; un'equa distribuzione dei carichi ambientali sull'ambito territoriale ottimale coincidente con l'intero territorio regionale; l'autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani e speciali prodotti sul solo territorio regionale.
Impianti di termovalorizzazione
Nella "gerarchia dei rifiuti" la termovalorizzazione fa parte delle ulteriori forme di recupero, diverse dal riciclo, che permettono la valorizzazione del rifiuto dal punto di vista energetico, qualora questo non possa essere riciclato, al fine di minimizzare i conferimenti in discarica. Il Piano prevede pertanto l'avvio a termovalorizzazione di quella frazione di rifiuti non riciclabile e dal contenuto energetico significativo. Ancora, il Piano prevede che, entro un tempo definito, degli attuali 8 inceneritori attivi in regione 2, Ravenna alla fine del 2018 e Piacenza alla fine del 2020, cessino la loro attività. Non si prevede nessuna autorizzazione per nuovi impianti. Per quanto riguarda la capacità autorizzata degli impianti in funzione, non solo non sono previsti degli aumenti ma per alcuni di questi, nello specifico Modena e Coriano e Forlì, una riduzione concordata con i territori.
Saranno inoltre possibili solo eventuali modifiche delle autorizzazioni esistenti, al fine di poter garantire, nell'ambito della potenzia autorizzata, l'autosufficienza alla gestione dei rifiuti speciali prodotti sul territorio regionale.
Discariche
Lo smaltimento del rifiuto in discarica costituisce l'ultima opzione di gestione. Pertanto, una gestione dei rifiuti efficace ed efficiente è quella che garantisce la minimizzazione del conferimento dei rifiuti in discarica. Nondimeno, una quantità marginale di rifiuti (per esempio la parte non recuperabile dei rifiuti da spazzamento, i fanghi da depurazione non recuperabili in ambito agricolo, gli scarti prodotti dagli impianti di selezione e riciclo di materia, gli scarti prodotti da impianti per il recupero di energia) dovrà essere comunque conferita in discarica. Occorre inoltre garantire una capacità residua superiore a quella strettamente necessaria in modo tale da poter garantire la gestione del fermo impianto dei termovalorizzatori.
I rifiuti speciali
Gli obiettivi che il Piano si pone in merito ai rifiuti speciali ne prevedono la riduzione della produzione e della pericolosità, la valorizzazione del recupero di materia prioritariamente rispetto al recupero di energia, l'utilizzo della capacità impiantistica esistente in riferimento al fabbisogno regionale nonché la riduzione dello smaltimento in linea con la gerarchia dei rifiuti e l'applicazione del principio di prossimità.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Collegamento chiuso fino al primo pomeriggio di domani in attesa dell'evolversi della situazione meteorologica. Il dirigente della Provincia: "I proprietari dei terreni, come previsto dal Codice della strada, hanno l'obbligo di mantenere i terreni in condizioni tali da impedire cedimenti" -
Piacenza, 3 marzo 2014 -
La Provincia di Piacenza è al lavoro da questa mattina, con le imprese incaricate, per rimuovere dalla strada provinciale 12 di Genova nel territorio comunale di Vernasca il materiale che si è riversato sulla carreggiata a seguito dello smottamento di sabato notte. Il tratto di Provinciale interessato da fango e detriti - provenienti da un'area di proprietà privata che si affaccia sulla strada - rimarrà chiuso a tutela della sicurezza degli utenti fino al primo pomeriggio di domani, quando verrà fatta una nuova valutazione, soprattutto in relazione alle condizioni meteorologiche. Si ricorda che è possibile utilizzare in alternativa la strada provinciale 4 di Bardi. L'intenzione della Provincia - competente, lo si ricorda, per il mantenimento in condizioni di integrità e sicurezza della piattaforma stradale e delle eventuali opere di sostegno e protezione realizzate dall'ente stesso - è comunque quella di riaprire il transito, condizioni meteorologiche permettendo, nella giornata di domani.
"Il personale della Provincia – ha chiarito il dirigente del Servizio Edilizia, progettazione Infrastrutture e grandi opere della Provincia di Piacenza Stefano Pozzoli – sta provvedendo, come di consueto, al ripristino delle condizioni di transitabilità sulla strada. La priorità rimane quella di mantenere sotto controllo la rete viaria provinciale (che si estende per 1112 chilometri di cui circa due terzi in aree collinari e montane) con una particolare attenzione alle aree maggiormente instabili".
"Occorre ricordare – ha continuato Pozzoli – al fine di evitare equivoci e di veicolare informazioni scorrette che l'articolo 31 del nuovo Codice della strada (decreto legislativo del 30 aprile 1992 numero 285) stabilisce che i proprietari dei terreni situati a monte e a valle delle strade pubbliche devono mantenere i loro terreni 'in stato tale da impedire franamenti e cedimenti del corpo stradale, comprese le opere di sostegno, lo scoscendimento del terreno, l'ingombro delle pertinenze e della sede stradale, in modo da prevenire la caduta di massi o di altro materiale sulla strada'. I proprietari "devono altresì realizzare, dove occorrono, le necessarie opere di mantenimento ed evitare di eseguire interventi che possano causare i citati eventi'. Questa disposizione riproduce perfettamente quanto contenuto nel Codice della strada del 1959 che, a sua volta, ricalcava quanto stabilito dal primo Codice della strada risalente al 1933. La norma è dunque radicata e in vigore da moltissimi anni".
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Piacenza)
Una interrogazione rivolta alla Giunta per sapere quale giudizio dia la Regione sulla eventualità che almeno il Comune di Bomporto si sarebbe potuto salvare dalle acque -
Bologna, 3 marzo 2014 -
"Dalle simulazioni formulate dall'Università di Parma, dopo il disastro dell'alluvione del fiume Secchia, del 19 gennaio scorso in provincia di Modena, si è notato come sarebbe stato sufficiente un tirante idraulico posizionato a livello della strada che costeggia Bomporto, di altezza variabile tra i 20 e i 60 centimetri e di una lunghezza di circa 750 metri, per evitare che il paese venisse inondato dall'acqua". Lo scrive Andrea Leoni (Fi-Pdl) in una interrogazione rivolta alla Giunta per sapere quale giudizio dia la Regione sulla eventualità che almeno il Comune di Bomporto si sarebbe potuto salvare dalle acque che hanno allagato parte della provincia di Modena e quali iniziative si intendano assumere per quanto attiene le varie simulazioni formulate dopo il disastro.
Il consigliere chiede anche di aprire un confronto con tutte le realtà istituzionali deputate alla difesa del suolo al fine di definire una volta per tutte gli interventi necessari ad evitare ulteriori fatti calamitosi così come si sono verificati e quante risorse di carattere economico si intendano investire in ordine allo studio e alla messa a sistema di queste simulazioni che oggi potrebbero essere estremamente importanti e necessarie per evitare il ripetersi di fatti la cui drammaticità è ancora ben presente non solo nella bassa modenese ma in tutta la Regione Emilia-Romagna.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Grazie alla convenzione tra Comune di Reggio e Agac Infrastrutture ogni anno sarà prodotto oltre 1 milione di kWh di energia pulita grazie a impianti fotovoltaici su 17 edifici di proprietà pubblica – Un risparmio annuo di 68mila euro in bollette e di quasi 400 tonnellate di anidride carbonica -
Reggio emilia, 28 febbraio 2014 - di Ivan Rocchi -
Dopo la recente candidatura a Capitale verde europea del 2016, Reggio Emilia ha iniziato a investire sempre di più anche nelle energie rinnovabili. Infatti, grazie a un accordo tra Comune di Reggio e Agac infrastrutture, 17 luoghi della città – scuole, palestre, cimiteri e sedi istituzionali – saranno coperti da pannelli fotovoltaici, la cui installazione è in fase avanzata, per la produzione a pieno regime di oltre 1 milione di kWh di energia pulita ogni anno.
I pannelli consentiranno di risparmiare l'equivalente di 218 tonnellate di petrolio, pari al consumo di 290 abitazioni e al fabbisogno di 1.158 abitanti. Ogni anno non verranno emesse in atmosfera 400 tonnellate di anidride carbonica. E l'ecologia spesso va a braccetto con l'economia. Gli impianti permetteranno infatti di risparmiare ogni anno circa 68.000 euro sulle bollette energetiche del Comune.
Questi gli impianti realizzati o previsti: scuole elementari Elsa Morante (39 kWp di potenza), Ca' Bianca (25 kWp), King (51), Agosti (82), Marco Polo (34), le elementari di Gavasseto (19) e di Villa Sesso (11), la scuola media Galilei (50), il plesso scolastico Marco Emilio Lepido di via Premuda (100), le palestre Let's dance (44), Bedogni (57), Palahockey (42), la Fonderia sede della Fondazione nazionale della Danza - Aterballetto (86), l'ex Foro Boario (39), il palazzo di Giustizia (82), i cimiteri di Coviolo (100) e di Pieve Modolena (27). Di questi, 11 impianti sono già stati completati, mentre i 6 rimanenti verranno ultimati entro fine aprile.
La progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione degli impianti è a cura di Agac Infrastrutture, che tramite gli incentivi del Conto Energia potrà da un lato recuperare progressivamente l'investimento iniziale, pari a oltre 1,2 milioni di euro, dall'altro fornire al Comune energia pulita a costi vantaggiosi, con un risparmio annuo compreso tra il 30 e il 60% dell'energia consumata. Alla scadenza della convenzione, della durata di 20 anni, gli impianti verranno consegnati al Comune.
Crowdfunding per "THE INVASION" - il documentario che porta alla luce tutta la verità sulla "questione nutria" divenuta tristemente attuale a causa del recente alluvione nel modenese -
Parma, 1 marzo 2014 -
Al via il crowdfunding per "The Invasion", un documentario di inchiesta sul problema delle specie alloctone, in cui viene trattato in modo approfondito il casus belli della nutria, la sua diffusione al di fuori del territorio d'origine, le conseguenze, le problematiche legate alla gestione e le possibili soluzioni.
"The Invasion" si focalizza su quegli animali "alieni" come nutrie, gamberi della Louisiana e siluri che si sono adattati a vivere lontano dal loro ambiente di origine, definiti "invasivi" anche se la loro presenza sul territorio italiano è opera dell'uomo. I riflettori sono puntati sul caso della nutria (Myocastor Coypus), una specie alloctona tanto discussa quanto bersaglio di fantasiose leggende metropolitane. La "questione nutria" è divenuta tristemente attuale a causa del recente alluvione nel modenese; da qui la necessità di fare chiarezza sul fenomeno avvalendosi dell''apporto di esperti e puntando alla diffusione di una corretta conoscenza di questa specie animale. In "The Invasion" si affrontano le problematiche derivanti dall'elevato numero di nutrie presenti in Italia, prendendo in esame le attuali modalità di gestione e le possibili soluzioni ecologiche e non cruente. Nutria non è solo sinonimo di problemi: attraverso le storie di alcuni esemplari domestici, "The Invasion" mostra come sia possibile un'interazione positiva con l'uomo, sfatando il senso comune che porta molte persone a rifiutare la presenza di questi animali nelle campagne e nelle città.
Il documentario è attualmente in fase di post-produzione; il crowdfunding è finalizzato al finanziamento di colonna sonora, animazioni e post-produzione audio al fine di ottenere
un prodotto di qualità, adatto a essere diffuso e proposto a più soggetti (scuole, circoli, cinema, associazioni) per divulgare il più possibile le informazioni corrette su questi animali. Il trailer fino ad ora è stato proiettato in varie occasioni (conferenza "Nutrie: simpatici roditori o calamità naturali?" Treviso, conferenza "Animali selvatici e caccia: leggi e scienza per una svolta etica e civile" presso il Museo di Scienze Naturali di Brescia, conferenza "I daini e gli altri animali selvatici" Ravenna) riscontrando sempre interesse e volontà di approfondire la tematica.
The Invasion è un documentario di Ilaria Marchini realizzato da Silos Production, casa di produzione mantovana che lavora a 360° nel mondo della produzione di media visivi, con all'attivo numerose partecipazioni e riconoscimenti ottenuti a festival e rassegne cinematografiche e documentarie, nonché rilevanza internazionale in ambito videoclip musicali. La campagna di crowdfunding è online dal 12 febbraio su Produzioni dal Basso ed è raggiungibile al seguente link:
http://www.produzionidalbasso.com/pdb_3411.html
In allegato la locandina scaricabile
(Fonte: ufficio stampa Silos Production)
A Reggio Emilia prende il via un percorso formativo sul verde, sulla scorta del nuovo regolamento comunale. Saranno 6 gli incontri destinati agli operatori ambientali -
Reggio Emilia, 28 febbraio 2014 - di Ivan Rocchi
A pochi mesi dall'aggiornamento del Regolamento del Verde, il Comune di Reggio Emilia organizza un percorso formativo rivolto a coloro che intervengono direttamente sul patrimonio verde del nostro territorio: manutentori di professione e volontari, ma anche imprese edili, amministratori di condominio, progettisti e tecnici del Comune e degli enti che svolgono interventi sul verde esistente.
Il corso è organizzato dal Comune in collaborazione con Consorzio fitosanitario, Corpo forestale dello stato e Consulta verde grazie al sostegno di Ifoa (Istituto Formazione Operatori Aziendali). L'obiettivo è quello di aggiornare gli operatori sulle modifiche introdotte dal Regolamento, ma anche illustrare le corrette modalità di intervento da mettere in pratica quando si realizza una nuova area verde o quando si effettuano interventi di manutenzione.
Dopo i primi anni di sperimentazione del Regolamento, nel 2011 si è riscontrata la necessità di una revisione dello strumento. Si è perciò avviato un processo di riscrittura in collaborazione con la Consulta verde, che ha portato all'approvazione del nuovo provvedimento da parte del consiglio comunale.
Il percorso formativo "Aggiornamento del Regolamento del verde e buone pratiche nella progettazione e gestione del verde pubblico e privato" è strutturato in 6 incontri di aggiornamento, che saranno tenuti da tecnici del Comune di Reggio Emilia e del Consorzio fitosanitario provinciale. Gli incontri si svolgeranno presso la nuova sede di Ifoa, in via Gianna Giglioli Valle, 11. Il primo si terrà giovedì 6 marzo.
La partecipazione al corso è gratuita: basta iscriversi via mail scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure chiamando il numero 0522-456008.
Spinazzi (Consorzio Bonifica Parmense): “Parma pesa per 120 milioni. peggioramento del valore complessivo del 10% in un solo anno.”
Pesa la situazione sull’Appennino, ma anche la Bassa è a rischio esondazione.
Roma, Febbraio 2014 – La preoccupazione per le condizioni di sicurezza della nostra provincia nel contesto italiano resta assai alta e la presentazione nei giorni scorsi a Roma del Piano Nazionale per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, all’incontro voluto dall’Anbi (Associazione Nazionale delle Bonifiche) a Montecitorio, ne è stata la controprova.
All’interno di uno scenario nazionale in continua mutazione, che giorno dopo giorno incrementa notevolmente i livelli di fragilità peggiorando le condizioni sociali e i riflessi economici del territorio, l’Emilia Romagna non fa eccezione anzi, alla luce dell’ultimo monitoraggio, rappresenta una vera e propria polveriera di zone nevralgiche.
All’interno poi dei confini regionali la provincia di Parma ha registrato un grave ed ulteriore incremento della sua debolezza geomorfologica negli ultimi dodici mesi. Vanendo ai numeri: il Piano dell’Anbi, condiviso nella capitale dal presidente Massimo Gargano coi presidenti delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato e coi vertici delle bonifiche, l’Ordine nazionali dei Geologi e con Legambiente vede una cifra complessiva di interventi da fare per mettere in sicurezza il paese pari 3383 lavori immediati per un valore complessivo di 7.795 milioni di euro con un peggioramento rispetto allo scorso anno (7.409 ml) dovuto alla somma delle negatività dell’ultimo periodo, frane e alluvioni.
In Emilia Romagna la prevenzione del dissesto costerebbe, da sola, 1 miliardo e quindi il peso sul generale equilibrio è da considerarsi veramente incidente. Parma, monitorata per tutto il 2013 dai tecnici del locale Consorzio di bonifica Parmense ha presentato a Roma dei dati negativi che destano preoccupazione.
Nel 2012 gli interventi utili alla sicurezza del territorio dei luoghi maggiormente a rischio erano 104 e oggi sono saliti a 106 per un valore che passa da 109 milioni di euro a 120 in pochi mesi. Un 10% circa che in un anno è sintomo reale di condizioni da arginare con velocità per evitare drammi sociali ed economici come a Mirandola o a Tizzano o come in Liguria, Sardegna e Toscana.
“Il dissesto pesa enormemente sulle nostre teste e sulla nostra economia, soprattutto agricola – sottolinea Luigi Spinazzi, presidente della Bonifica Parmense –. L’ Appennino e la Bassa chiedono una sicurezza dovuta da parte delle istituzioni. Da parte loro serve maggior attenzione e investimenti che non definire solo finanziamenti. Prevenire significa investire sul futuro di un territorio a vocazione produttiva come il nostro. Invece urbanizzazione caotica in pianura e spopolamento fanno ancora da padrone, in più oggi si aggiunge l’incuria come aggravante. A Parma i problemi più evidenti sono ben visibili dall’Appennino fino alla Bassa passando per la città. Per fare un solo esempio, a contribuire all’aumento del 10% del costo della prevenzione, c’è l’incidenza di una zona ad alto rischio allagamento in località Enzano dove la priorità è stata già condivisa con l’AIPO, la Comunità Bassa Est e il Comune di Sorbolo. Occorre un impianto tecnologicamente avanzato che possa equilibrare e governare i livelli dei canali Terrieri, Fumolenta e Naviglia per evitare esondazioni pericolose con esiti gravi”.
UFFICIO STAMPA
CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE (20 febbraio 2014)
Adottare le migliori pratiche di mobilità urbana messe in pratica in Europa, coinvolgendo il settore privato nella gestione della mobilità cittadina e alleggerendo i carichi di traffico delle aree urbane...
Reggio Emilia, 27 febbraio 2014 - Ivan Rocchi
Adottare le migliori pratiche di mobilità urbana messe in pratica in Europa, coinvolgendo il settore privato nella gestione della mobilità cittadina e alleggerendo i carichi di traffico delle aree urbane. E' questo lo scopo del progetto europeo Involve e dell'incontro organizzato oggi dal Comune di Reggio Emilia.
All'incontro parteciperanno realtà locali come Lombardini, Walvoil, Cisl, Cgil, Teorema, Iren Emilia, Credem, Ccpl, Ferrari Gbw e Omso, ma anche i mobility manager di Ospedale, Università, Agenzia per la Mobilità, Provincia, Unindustria e delle scuole. Presenti anche associazioni della città che si occupano di ambiente e mobilità come Fiab, Wwf, Legambiente e l'associazione Arcobaleno. I mobility manager reggiani si confronteranno coi rappresentati di alcune realtà europee che hanno sviluppato soluzioni di successo per la gestione degli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola.
Come la responsabile del piano di mobilità dell'azienda spagnola Ferrovial con sede a Madrid, che ha realizzato un piano di spostamento per gestire la mobilità dei dipendenti nel tragitto casa-lavoro. La signora Piedad Molina-Ninirola Moreno interverrà per spiegare i benefici di un piano di mobilità e fornirà esempi di buone pratiche che è possibile realizzare all'interno delle aziende, tra cui il car-pooling e la promozione della mobilità ciclabile.
Giuliano Mingardo, ricercatore e docente dell'Università Erasmus di Rotterdam, approfondirà invece la figura del Mobility Agent, ovvero enti pubblici che promuovono il mobility management nelle aziende, supportandole nel lavoro di analisi ed individuazione delle misure di gestione della mobilità. Ma c'è anche il Mobility Fund, ovvero una modalità studiata dall'amministrazione locale della città di Roermond per la realizzazione di infrastrutture e servizi di mobilità attraverso una sinergia tra soggetti pubblici e privati, che sarà illustrata da Jacco Huisse del Comune olandese.
Mentre alla mattina i lavori saranno concentrati sulla mobilità dei lavoratori, al pomeriggio si discuterà di mobilità scolastica e di due strumenti usati all'estero per sensibilizzare gli studenti sui benefici della mobilità sostenibile. In particolare, un'applicazione sviluppata a Roermond permette agli studenti più grandi di scambiare informazioni riguardanti il proprio tragitto casa-scuola e migliorare la sicurezza dei percorsi, mentre il sito Letzgogreen.com promuove la mobilità sostenibile nelle scuole elementari della città inglese di Birmingham.
Il progetto Involve coinvolge complessivamente 11 partner: Comuni, aziende di trasporto e per l'energia di 10 Paesi europei (Germania, Spagna, Grecia, Lituania, Italia, Repubblica Ceca, Slovenia, Regno Unito, Olanda, Polonia). Lo scopo è offrire alle autorità locali degli strumenti utili per ridurre l'impatto negativo del trasporto nelle aree urbane, industriali e commerciali, mediante la collaborazione tra le amministrazioni pubbliche e il settore privato.
Attivo tra gennaio 2012 e dicembre 2014, dopo l'identificazione delle buone prassi e la fase di analisi mediante visite studio incrociate tra i partner, le pratiche ritenute più idonee saranno importate nella realtà locale attraverso cinque progetti pilota o studi di fattibilità.
Già approntato dalla Provincia di Reggio Emilia il cantiere per ricollegare Ospitaletto a Vaglie di Ligonchio. Gennari: grazie al lavoro di tutti gli Enti un'altra risposta concreta alle necessità dei cittadini -
Reggio Emilia, 25 febbraio 2014 -
Conclusa la gara di appalto, la Provincia di Reggio Emilia ha iniziato la predisposizione del cantiere per i lavori di sistemazione del tratto della Sp 18 Busana-Ligonchio-Passo di Pradarena interrotto, come noto, da un frana. L'intervento, oltre alla messa in sicurezza del fronte, consentirà di ripristinare i collegamenti tra Ospitaletto e Vaglie di Ligonchio.
«Per questa e le altre situazioni di dissesto che coinvolgono il nostro territorio, la priorità della Provincia è come sempre quella di fornire risposte concrete, sottolinea l'assessore provinciale alle Infrastrutture Alfredo Gennari – Tenendo conto delle tempistiche necessarie per la progettazione e la procedura di appalto, è possibile l'intervento di ripristino in tempi molto rapidi, dando così seguito agli impegni assunti con i cittadini e con il Comune di Ligonchio».
A seguito delle intense e prolungate piogge e al contemporaneo scioglimento delle nevi per le miti temperature, lo scorso Natale il movimento franoso di Rio Re si era riattivato in maniera consistente, provocando ulteriori cedimenti dell'intero corpo della strada provinciale. Lo scorso gennaio, nel corso di un incontro pubblico a Ospitaletto, la Provincia aveva illustrato alla popolazione la situazione del movimento franoso, il progetto di intervento e, in altro e successivo incontro, si erano specificate le tappe delle attività di ripristino. Oltre a una collaborazione continua con il sindaco Giorgio Pregheffi, l'assessore Gennari, insieme al vicepresidente della Provincia Pierluigi Saccardi, si è rivolto alla Regione Emilia-Romagna, portando all'attenzione degli Assessorati regionali alle Attività produttive e al Turismo la condizione di particolare difficoltà del territorio di Ligonchio. «Abbiamo segnalato il disagio negli spostamenti quotidiani degli abitanti delle frazioni ed anche i danni provocati da questa frana all'economia locale» – conclude l'assessore provinciale Gennari. «La Sp 18 rappresenta infatti il collegamento principale agli altri comuni della montagna e verso il territorio toscano per le imprese e i lavoratori di Ligonchio. Proprio questa stretta collaborazione tra gli Enti, come sempre, è risultata fondamentale per garantire risposte in tempi utili ai cittadini».
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)
La risoluzione presentata da Galeazzo Bignami (Fi-Pdl) per impegnare la Giunta regionale a predisporre un progetto di legge di riordino delle funzioni pubbliche già esercitate dai Consorzi di bonifica -
Bologna, 25 febbraio 2014 -
"La tragedia, causata dai danni di natura idrogeologica, conseguenti alle precipitazioni che nelle settimane scorse hanno colpito l'intera penisola e, per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, il territorio della bassa modenese, ha messo in luce la totale, evidente inadeguatezza del sistema di prevenzione, manutenzione, monitoraggio, cura del territorio le cui funzioni sono in capo ai Consorzi di bonifica". È quanto si legge nella risoluzione presentata da Galeazzo Bignami (Fi-Pdl) per impegnare la Giunta regionale a predisporre un progetto di legge di riordino delle funzioni pubbliche già esercitate dai Consorzi di bonifica nei settori che riguardano la difesa del suolo, la tutela e la valorizzazione dell'ambiente, la prevenzione delle calamità, la tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, attribuibuendo tali funzioni alle Province o alle Unioni di Comuni.
A sostegno della richiesta, Bignami ricorda come "i Consorzi di bonifica, pensati più di ottant'anni fa per poche, circoscritte opere di bonifica, si siano visti attribuire indiscriminatamente da parte di molte Regioni, compresa la nostra, funzioni di ordinaria gestione del territorio nel suo complesso" e abbiano "inevitabilmente manifestato la loro inadeguatezza sia in termini di funzionalità operativa che di economicità gestionale".
Peraltro, sottolinea ancora Bignami, secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione "l'obbligo di corrispondere al Consorzio il contributo di bonifica da parte dei proprietari consorziati sussiste solo quando gli immobili di proprietà traggono dalle opere di bonifica un beneficio diretto e specifico che si traduca in un incremento di valore mentre nella realtà gran parte della contribuenza consortile non risponde a tale condizione ma finisce per scaricare sui proprietari degli immobili opere pubbliche connesse all'ambiente e al territorio cui tutti dovrebbero contribuire in quanto a vantaggio dell'intera comunità".
(is)
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
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