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Mercoledì, 20 Novembre 2013 16:15

Cippato, un concime prezioso per la terra

Come coltivare bio risparmiando acqua, petrolio e posti di lavoro di Gianluigi Salvador -
 
Parma, 20 novembre 2013 -
 
Il sottotitolo del libro "L'orto senz'acqua", coltivare bio con il cippato per risparmiare acqua, petrolio e lavoro, è un'ottima indicazione per dare una svolta efficace ai metodi di coltivazione senza protesi chimiche, rispettando la sostenibilità dei cicli chiusi e ottenere anche dei risultati economici.
L'autore è Jacky Dupety, l'editore Terranuova.
Era noto l'utilizzo del cippato come ammendante compostato in casa, o nei centri di compostaggio come complemento ai rifiuti organici urbani.
Forse non è noto che soprattutto in Francia, (ma anche in Canada, Belgio, Italia) esiste una rete organizzata di agricoltori che utilizzano il metodo di coltivazione a BRF (Bois de Raméaux Fragmentés) ovvero a cippato di ramaglie fresche, metodo oramai sperimentato di autofertilizzazione del terreno, efficace soprattutto dove c'è poca piovosità.
Un approccio innovativo che prende in considerazione la pedogenesi dei terreni e la vitalità del suolo. Un recupero della desertificazione dei suoli che, nelle nostre pianure, è accentuata dal disboscamento, dalla distruzione di siepi, dall'irresponsabile incentivazione alla costruzione di centrali a biomassa di cippato che, su migliaia di ettari di terreno, utilizzano protesi chimiche e lasciano dopo qualche decina d'anni i terreni completamente desertificati.
Qualche centimetro di cippato BRF sul suolo agricolo o sul terreno orticolo ogni tre-quattro anni, e sotto gli alberi, anche 10-12 centimetri di spessore. Ed i risultati si vedono.
Quanti sono disposti a fare il passo della novità, quanti sarebbero oggi pronti a rinnegare il sacrosanto compost?
Il cippato non mette solo in discussione le tecniche consuete, ma sconvolge la nostra filosofia dell'agricoltura, costringendo a pensare gli attuali rapporti "perversi" che intratteniamo con la madre terra.
Proprio mentre l'agricoltura attraversa una delle sue crisi più gravi, questo nuovo approccio agronomico mette in luce una speranza, fino a poco tempo fa impensabile: l'agricoltura è in grado di produrre più energia di quella che consuma piantando siepi e boschi a supporto e complemento della produzione di cibo.
L'agricoltura del resto è l'unico settore produttivo che è in grado di creare il moto perpetuo attraverso le eccedenze agricole, grazie all'energia solare, è in grado di gestire il suo fabbisogno idrico, di essere rispettosa dell'ambiente, e produrre cibi di qualità e sani se utilizza processi di produzione sani.
L'antropocene, l'epoca delle energie fossili a basso prezzo sta per finire, ma ci ha dato la grande occasione per capire che esistono processi naturali efficaci e sostenibili che noi possiamo utilizzare e sfruttare entro i cicli chiusi.
Uno di questi è l'approccio dell'utilizzo del BRF.
Tutte le civiltà del passato del resto sono state sostenute da tre sole potenti fonti energetiche veramente rinnovabili: papà sole, mamme piante (legno e carbone di legna) e sorella energia muscolare (animale e umana), quest'ultima sempre dimenticata nell'elencazione delle energie rinnovabili. Esse infatti sono tre vere fonti rinnovabili ed in alternativa alle consuete rinnovabili tecnocratiche (eolico, fotovoltaico, geotermico, etc) tutte dipendenti dal petrolio per la costruzione degli impianti.
 
(Fonte: ufficio stampa Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR)


A preoccupare la Coldiretti è la fragilità idrogeologica di un territorio dove sono a rischio di frane ed alluvioni circa 280 comuni

ROMA, 22 ottobre 2013 - Ammonta a milioni di euro il primo bilancio provvisorio dei danni provocati dell'ondata di maltempo che ha colpito duramente Liguria e Toscana con frane e allagamenti. E' quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti sul territorio dove la situazione sta tornando alla normalità e si contano le perdite. Stalle e terreni allagati, smottamenti e frane che hanno interrotto l'accesso ai terreni agricoli con le bombe di acqua che si sono abbattute a macchia di leopardo, dai vivai del Pistoiese alle olive del Senese ma anche ortaggi mentre a Lucca - precisa la Coldiretti - sono finiti sott'acqua anche gli allevamenti così come nel Pisano dove ad essere allagati sono stati 200 ettari a cereali e alcuni fienili. A preoccupare la Coldiretti è la fragilità idrogeologica di un territorio dove sono a rischio di frane ed alluvioni circa 280 comuni che rappresentano il 98 per cento del totale della Toscana. Sui 10 capoluoghi presenti, ben sette (Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato e Pistoia) – conclude la Coldiretti - presentano addirittura il 100 per 100 dei comuni a rischio.

(codiretti)
Pubblicato in Ambiente Emilia
Domenica, 13 Ottobre 2013 08:52

Inquinamento da fitofarmaci, le proposte di UNIMA.



Presentate a Roma le linee guida per la prevenzione dell'inquinamento dei corsi d'acqua dovuto a deriva e ruscellamento – Le proposte del Presidente di Unima, Silvano Ramadori, per la formazione degli operatori professionali.

Roma,  Ottobre 2013 -

Nel "Parlamentino" del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, nella mattinata del 3 ottobre è stato presentato al pubblico il Progetto Topps-Prowadis, contro la contaminazione delle acque da agrofarmaci; il progetto, cofinanziato dall'Unione Europea, è partito nel 2005 ed ha visto la partecipazione di 15 Paesi, con ben 12 partners scientifici, suddivisi in 4 gruppi di lavoro.

Quello relativo al Sud Europa è stato coordinato dall'Università di Torino, nelle persone dei professori Paolo Balsari e Aldo Ferrero, che hanno illustrato al qualificato pubblico presente i risultati del lungo lavoro, conclusosi con l'elaborazione delle linee guida che completeranno in chiave operativa il quadro normativo delineato dalla direttiva comunitaria sull'uso sostenibile degli agrofarmaci.

Durante lo svolgersi della ricerca è stato costituito un tavolo tecnico, aperto alle Organizzazioni dei soggetti coinvolti: dai produttori di fitofarmaci e di macchine agricole, fino agli utilizzatori finali, agricoltori e imprese agromeccaniche; in tale ambito operativo, Unima ha portato fin dall'inizio il proprio contributo di idee e di proposte per le diverse fasi del progetto.

Queste hanno riguardato la riduzione dell'inquinamento localizzato, che si verifica in fase di manipolazione e miscelazione, conclusasi nel 2008; la valutazione ambientale dell'irroratrice, terminata nel 2011; la mitigazione dell'inquinamento diffuso, determinato dalla deriva e dal ruscellamento superficiale, le cui conclusioni sono state oggetto della presentazione di oggi.

Nel dibattito che ne è seguito, il Presidente di Unima, Silvano Ramadori, ringraziando i relatori per il taglio pratico impartito alle linee guida, ha detto di condividere lo spirito e gli obiettivi del progetto, nella consapevolezza che le imprese agromeccaniche sono portatrici di una innovazione che si rivolge ad un'agricoltura che, pur essendo sostenibile, deve rimanere competitiva sul mercato globale.

Sarebbe auspicabile, ha proposto Ramadori, giungere ad una classificazione delle macchine in relazione alla propria capacità di rispettare i parametri ambientali, in grado di orientare l'utilizzatore nell'acquisto della macchina o in sede di valutazione del contoterzista.

Il Presidente, rendendosi conto della necessità di trasferire i concetti ispiratori del progetto alla base associativa, ha proposto la realizzazione di corsi a livello regionale per la formazione dei tecnici formatori per il trasferimento delle idee per l'applicazione dei contenuti a livello pratico.

Riguardo al finanziamento di queste iniziative, Ramadori ha suggerito di ricorrere ai fondi derivanti dal prelievo operato sul prezzo dei prodotti fitosanitari, auspicando che la riforma del Fondo europeo per lo sviluppo rurale preveda un sistema di formazione regionale aperto a tutti i soggetti protagonisti nel sistema agroalimentare, dove il ruolo più importante nella tutela del territorio, almeno sulle grandi colture, è oggi appannaggio delle imprese agromeccaniche.

U.N.I.M.A.




Indispensabile una azione "costante e non una tantum"

Roma,  ottobre 2013 –

"Stabilizzare il nostro territorio dissestato" è la parola d'ordine che il ministro Orlando ha voluto lanciare a margine della presentazione degli Stati Generali della Green Economy. "Per fare questo - ha detto Orlando - abbiamo chiesto, nella Legge di Stabilità, uno stanziamento di cinquecento milioni" per gli interventi prioritari, una cifra assai modesta rispetto ai 40 miliardi che servirebbero per mettere in sicurezza l'intero Paese. C'è però bisogno di uno stanziamento "costante e non una tantum" ha specificato il ministro, il quale ha anche chiarito che un'altra priorità è quella di ricostruire una filiera istituzionale che regoli gli interventi sul dissesto idrogeologico: "A fronte di poche risorse, abbiamo alcune realtà nelle quali i soldi non sono mai stati spesi a causa di conflitti tra gli enti". Legato a doppio filo con il grave problema della fragilità del nostro territorio è il tema del consumo del suolo che contribuisce ad indebolire i terreni, aggrediti e resi impermeabili dal cemento, e che è stato oggetto di una proposta di legge – citata positivamente più volte dal presidente del Consiglio Letta - di cui però si attende ancora il parere delle Regioni. "Credo che anche le Regioni abbiano chiaro il fatto che continuare a costruire nelle attuali condizioni, a fronte anche di un'assenza di domanda e di nessuna giustificazione dal punto di vista demografico, significa sfidare davvero la sorte". Ed è per questo che il ministro ha nuovamente sollecitato le Regioni ad esprimersi con un parere "positivo e soprattutto rapido".




L'Italia è il primo produttore europeo ed il secondo nel mondo con 3,7 milioni di tonnellate. Necessario migliorare l'aggregazione e la capacità di stoccaggio e favorire la programmazione e la contrattazione tra le organizzazioni di prodotto degli agricoltori e l'industria di trasformazione

Roma,  ottobre 2013 - Il prezzo del grano duro è sceso a circa 24 euro al quintale a causa del contemporaneo verificarsi, nei primi mesi della campagna commerciale 2013/2014, di un calo delle importazioni e della stagnazione della domanda interna da parte dell'industria di trasformazione. Si tratta di un prezzo che nelle principali aree di coltivazione, in particolare nel nostro Mezzogiorno, è al disotto dei costi di produzione.

Lo ha evidenziato Agrinsieme, il coordinamento politico tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, nel corso di una audizione alla Commissione Agricoltura alla Camera. "Siamo di fronte -hanno spiegato i rappresentanti di Agrinsieme durante l'audizione- a tendenze al ribasso dovute all'attesa dei dati concreti della produzione canadese, principale esportatore mondiale, ma anche determinati da comportamenti speculativi per indurre vendite sotto costo".

Agrinsieme ha, quindi, evidenziato come sia importante in questa situazione favorire la maggiore trasparenza nella conoscenza dei dati produttivi e di giacenze nazionali e internazionali, nonché nelle modalità di rilevazione dei prezzi e di formazione dei listini da parte delle Borse merci. La risposta più efficace resta tuttavia quella strutturale, che passa cioè attraverso il miglioramento dell'aggregazione del prodotto, la capacità di stoccaggio per lotti omogenei, gli standard qualitativi commerciali. Tutto deve essere finalizzato a favorire la programmazione e la contrattazione tra le organizzazioni di prodotto degli agricoltori e l'industria di trasformazione, per aree territoriali omogenee.

L'applicazione della nuova Pac in Italia, così come alcuni interventi di politica nazionale, come i contratti di filiera, dovranno aiutare a sostenere questo processo di radicale organizzazione del settore.

DATI: Il comparto del grano duro è strategico per il nostro sistema agroalimentare. L'Italia, nonostante una piccola diminuzione rispetto allo scorso anno, con una produzione stimata intorno a 3,7 milioni di tonnellate si conferma il primo produttore europeo ed il secondo nel mondo. Con più di un milione di tonnellate, siamo inoltre il primo paese importatore. Il grano duro, soprattutto, è la materia prima per la produzione della pasta, prodotto simbolo del made in Italy, base della dieta mediterranea ed emblema della nostra immagine nel mondo

(Fonte Cia - Agrinsieme)


Organizzato da Coldiretti se Studio Ambrosetti si terrà, come di consueto, nella prestigiosa Villa d'Este di Cernobbio dal 18 al 19 ottobre.

Roma, 27 settembre 2013 -

L'edizione 2013 del Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello studio Ambrosetti, si terrà a Villa d'Este a Cernobbio, sul lago di Como, dal 18 al 19 ottobre.

Il Forum, giunto alla tredicesima edizione, costituisce l'appuntamento annuale del settore che riunisce i maggiori esperti, opinionisti, ed esponenti del mondo accademico nonché rappresentanti istituzionali, responsabili delle forze sociali, economiche, sindacali e politiche nazionali ed estere.

L'edizione di quest'anno si apre alle ore 10,00 di venerdì 18 ottobre con la presentazione dell'indagine sulla crisi nel piatto degli italiani. I risultati saranno illustrati dal presidente della Coldiretti Sergio Marini e dall'analista Roberto Weber.

Esclusive analisi sugli andamenti di mercato del Made in Italy e sui comportamenti dei consumatori, la povertà, la crescita e il lavoro, esposizioni ed esperienze imprenditoriali innovative, caratterizzeranno la due giorni.

(fonte Coldiretti)
Pubblicato in Agroalimentare Emilia
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