Com'è noto, la legge ordinaria dello Stato 19 febbraio 2004, n. 40 (sulla quale è intervenuto il "colonialismo giurisprudenziale" della Corte costituzionale) in materia di procreazione medicalmente assistita vieta, nell' ordinamento interno, la vergognosa pratica della c.d. "maternità surrogata".
La proposta in esame intende apportare una modifica all'art. 12, comma 6, della sopracitata legge, introducendo la perseguibilità del reato di surrogazione di maternità e di commercializzazione di gameti o di embrioni commessi all'estero dal cittadino italiano.
Ora, se, da un punto di vista politico, l'intenzione è pienamente condivisibile in quanto volta a porre un freno al deprecabile "turismo procreativo", su quello prettamente giuridico ci troviamo di fronte all'ennesima presa in giro da parte del partito di maggioranza relativa che sbandiera quello che non può realizzare.
La norma sembra voler estendere in modo strumentale la giurisdizione italiana ad un reato che di fatto non è universale semplicemente perché non percepito (purtroppo) in quanto tale dalla comunità internazionale (si veda l'ampio margine di discrezionalità che la Corte EDU riserva agli Stati membri del Consiglio d'Europa sul punto).
Il valore giuridico del provvedimento sarebbe nullo nella pratica, ma utile solo ad essere utilizzato come slogan a fini politici. Infatti, a che titolo la norma penale può intervenire a sanzionare comportamenti che tenuti in altri Paesi (ad esempio in Canada) sono leciti secondo quell'ordinamento?
Applicare la legge italiana a fatti che, secondo la "lex loci" di un altro sistema giuridico, non costituiscono reato, viola il principio della doppia incriminazione il quale, ritiene la dottrina penalistica maggioritaria (Marinucci, Dolcini, Gatta), costituisce requisito implicito per la perseguibilità del fatto commesso all'estero dal cittadino italiano.
La scelta demagogica della proponente corre, pertanto, il rischio di "scardinare le frontiere tra ordinamenti". La partita, prima che sul piano del diritto positivo, va "giocata" con forza e determinazione su quello filosofico, ma questo richiede una preparazione ed una capacità irradiante che la classe politica di centro-destra, salvo rare eccezioni, non possiede.
(Daniele Trabucco)