Domenica, 21 Maggio 2023 08:19

“Dentro la Costituzione - Il disegno di legge Calderoli: tra i profili di incostituzionalità e vuota retorica In evidenza

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Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 21 maggio 2023 - La richiesta di particolari forme e condizioni di autonomia da parte delle Regioni ad ordinamento comune, ai sensi del comma 3 dell'art. 116 della Costituzione vigente, richiede la previa definizione dei c.d. LEP, ossia i livelli essenziali delle prestazioni, riconosciuti come prioritari rispetto a qualsiasi regionalismo per assicurare a tutti i cittadini i servizi essenziali.

Questi devono essere definiti, secondo l'articolo 117, comma 2, lett. m) del Testo costituzionale vigente, con una legge ordinaria dello Stato.

Il disegno di legge di iniziativa governativa (A.S. n. 615/2023) li affida, invece, ad uno o più decreti del Presidente del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore (art. 3), cioè ad una fonte sub-secondaria di produzione del diritto. C'è, dunque, nel Testo fondamentale una riserva di legge che il disegno di legge in esame non soddisfa (Staiano).

Inoltre, nonostante si continui ad insistere, da parte dei Presidenti delle Giunte regionali, sulle "materie", va ricordato come queste siano semplici "etichette" riempite di contenuti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale sia prima, sia dopo la riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001.

Al loro interno (Morrone) vi sono interessi pubblici complessi sui quali pendono i criteri elaborati dal giudice delle leggi nella sua attività di riscrittura della distribuzione delle competenze, sotto il profilo legislativo, tra lo Stato e le Regioni ordinarie: criterio di uniformità, di prevalenza, di chiamata in sussidiarietà.

Questo significa che a Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna o alle altre Regioni che intendono richiedere "maggiore autonomia" arriveranno, in ipotesi non scontata di conclusione del procedimento, solo frammenti di competenze con conseguenze negative in termini di parcellizzazione dei centri decisionali a seconda dell'allocazione dell'interesse.

Dove andiamo con queste classe politica?

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(Daniele Trabucco)

 

(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
 
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.