Reggio Emilia, 24 marzo 2022 –
Sembra uno scherzo del destino! Da quando è stata introdotta la questione ambientale in Costituzione (modifica all’articolo 9 dello scorso mese di febbraio) è esplosa la crisi energetica che si affianca a una grave crisi di sofferenza climatica. Dottor Benassi quale è la sua posizione in merito?
“Ho accolto con favore - commenta Giacomo Benassi - le recenti modifiche apportate ad alcuni articoli della Costituzione che inseriscono la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i compiti della Repubblica, nell'interesse delle future generazioni.
Ritengo che un passaggio fondamentale sia riconoscere nell’Ecosistema un dono affidato alla collettività, un bene comune che deve essere preservato poiché è l’unico che possiamo lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi: come +Europa portiamo avanti da tempo la campagna “Figli Costituenti”, per sensibilizzare la Politica sul tema della responsabilità generazionale ossia garantire eque opportunità tra generazioni presenti e future.
E’ chiaro che la tutela ambientale non può significare immobilismo: non deve diventare l’alibi per fermare il progresso ma, al contrario, è la presa di coscienza che tutte le attività umane hanno un impatto ambientale ed occorre fare attente valutazioni, costi benefici, prima di fare delle scelte soprattutto a lungo termine.
Da diversi anni la comunità scientifica ci avverte sulle conseguenze dei cambiamenti climatici: a differenza delle altre crisi che abbiamo attraversato anche recentemente (pandemia da SARS-COV-19 e guerra in Ucraina) quella climatica porterà a cambiamenti permanenti in tutto il mondo.
Le modifiche alla Costituzione non devono sollevarci dalla consapevolezza che tutte le misure che stiamo adottando o che adotteremo entro il 2050, sono volte solo a limitare i danni: il cambiamento climatico è una bomba ad orologeria che non potrà essere disinnescata del tutto.
I segnali e la portata di questi cambiamenti sono già davanti ai nostri occhi, basti pensare alla terribile siccità che sta colpendo il nostro paese dove, in molte zone, non si registrano precipitazioni da oltre 3 mesi.”
Dal “stiamo tutti a casa” di covid memoria, al “stiamo tutti a piedi” causa crisi energetica in conseguenza della guerra in Ucraina. Come interpreta questa situazione soprattutto in forza delle politiche energetiche nazionali.
“Da questo punto di vista il COVID-19 e il Conflitto in Ucraina, possono essere considerati degli stress-test per quello che sicuramente accadrà: entrambi gli avvenimenti ci hanno costretto a modificare (temporaneamente) i nostri comportamenti e stili di vita andando a rompere il paradigma di un mondo dove tutto è sempre possibile.
Questo periodo storico ci deve far riflettere sulla necessità e l’urgenza di porre consapevolmente dei limiti al nostro stile di vita: lo sviluppo sostenibile, sul quale si basano i goals dell’Agenda 2030 dell’ONU, significa proprio garantire un soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future. Costringerci ad essere più sostenibili non è un limite alle nostre libertà ma il solo modello per non generare diseguaglianze socio-economiche ed ambientali: quello che consumiamo in più del necessario, lo stiamo rubando a qualcun altro.
È un passaggio culturale che dobbiamo fare come singoli e come paese, dove da troppi anni vi è l’assenza di una vera pianificazione strategica.
L’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime sono a mio modo di vedere il risultato di un clima di continua emergenza. Tralasciando il COVID-19, mi riferisco più in generale ad un atteggiamento politico nel quale ad ogni fatto è attribuito un carattere emergenziale: si è sempre in campagna elettorale, si cambiano le linee di azione e le proprie idee in base ai sondaggi più aggiornati e, per paura di perdere voti, non si prendono mai decisioni importanti perché spesso sono “impopolari” nel breve periodo.
In questo clima di costante emergenza la Politica si è trasformata in Polemica continua dove riescono ad emergere solo quelli che sanno urlare più forte e non quelli meritevoli.
Le crisi che stiamo attraversando devono allora diventare un’occasione per cambiare direzione perché ci offrono un’opportunità unica, proprio perché, come direbbe il grande Einstein, “È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie”.
Le modifiche alla Costituzione non serviranno a niente se non saremo in grado di avere le persone giuste al posto giusto, che sappiano portare un rinnovamento senza farsi prevalere dalle crisi.
Non parlo solo della classe politica (di cui fanno parte anche persone molto meritevoli) ma piuttosto dei cittadini che hanno una grande responsabilità per due motivi molto importanti. Il primo è di carattere personale: ogni singola persona può davvero cambiare le cose attraverso azioni quotidiane, scelte e stili di vita. Il secondo è di carattere collettivo: dobbiamo cercare di scegliere dei politici non sulla base della popolarità ma valutandone il merito, l’esperienza, la credibilità e la competenza.”
Lei dimostra di possedere una lucida capacità interpretativa dei fatti d’attualità e di avere idee chiare sulle modalità da attuare per il futuro. Quale consiglio vorrebbe dare ai colleghi politici, di qualsiasi area, perché si possa bypassare questa montagna di problematiche?
“Anche se fa più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce, dobbiamo cercare di individuare i politici migliori, anche se spesso silenziosi, in mezzo a tutto il rumore di fondo; politici che siano in grado di avere una visione e che sappiano guidarci verso scelte giuste e lungimiranti anche se impopolari o difficili.
Sui cambiamenti climatici e sul superamento delle crisi non possiamo più delegare ad altri questa responsabilità: è prima di tutto da cercare in ognuno di noi.”