Nella storia Zio Paperone e il tesoro del Golfo di Parma, i Paperi si trovano nella città emiliana alla ricerca di un tesoro dimenticato dal grande musicista - In edicola da mercoledì 22 settembre sul numero 3435 (In allegato il calendario degli eventi)
Parma, 10 ottobre 2020. In occasione del 207° anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, si è svolta, questa mattina, davanti all'Ara Verdiana di piazza della Pace, la cerimonia celebrativa della ricorrenza. Al momento hanno preso parte i rappresentati di diverse istituzioni ed associazioni culturali e musicali cittadine.
Stamane la consueta cerimonia per commemorare la morte di Giuseppe Verdi davanti al suo monumenti in Piazzale della Pace. La cerimonia è terminata sulle note del “Va’, pensiero”, interpretato dal Coro del Teatro Regio di Parma e dalla Corale Giuseppe Verdi di Parma.
Foto di Francesca Bocchia
"I Valzer di Verdi e Strauss”: è la nuova iniziativa culturale che si è tenuta domenica 15 dicembre nella storica dimora di
Via Piroli a Busseto in cui Giuseppe Verdi visse la gioventù. La ricercatrice e studiosa Meri Rizzi ha illustrato al numeroso pubblico alcuni particolari che collegano il Grande Maestro al compositore austriaco Johann Strauss, membro di una famosa famiglia di musicisti. Verdi e Strauss si stimavano.
A Vienna nell’archivio della Società degli Amici della Musica, sono conservate molte lettere scambiate fra i grandi compositori. Nel 1874 Verdi era presente a Milano in una delle tappe dei concerti tenuti in Italia dall’orchestra Strauss. In quell’occasione Verdi espresse tutta la sua ammirazione per le doti del Maestro viennese. Durante la presentazione l’illustre pianista Matteo Cavicchini ha eseguito il ‘Valzer brillante’ di Verdi dedicato alla contessa Maffei e poi orchestrato per il film “Il Gattopardo", il valzer da Rigoletto e da La Traviata oltre alle composizioni di Strauss "Sul bel Danubio Blu", “Marcia Egiziana”, composta per l’inaugurazione del canale di Suez e Quadriglia da temi dell’opera "Un ballo in Maschera", omaggio al Grande Maestro. La storica dimora è stata messa a disposizione gratuitamente dalla proprietaria Anna Sichel.
1959-2019. L’Istituto Nazionale di Studi Verdiani compie sessant’anni, un lungo percorso all’insegna della tutela, valorizzazione e diffusione della figura e dell’opera di Giuseppe Verdi
In occasione dell’anniversario, l’INSV offre il volume Questione di anima. Sessant’anni all’Istituto di studi verdiani, un’antologia di saggi, usciti dal 1960 ad oggi, tra i quali uno di Saul Bellow inedito in Italia. La presentazione del volume si è tenuta nello stesso salone della Biblioteca Palatina, dove nel 1959 si svolse la riunione decisiva per la fondazione dell’Istituto, con l’accordo di varie istituzioni, tra le quali Quirinale, Ministero della Cultura, Casa Ricordi e Comune di Parma.
Un tuffo nel passato, con il ricordo dello storico direttore Pierluigi Petrobelli e dei grandi nomi della cultura che negli anni hanno preso parte ad iniziative dell’Istituto, da Maria Callas a Leonardo Sciascia passando per Wally Toscanini ma con uno sguardo al futuro delle attività di studio e ricerca.
Parma, 16 dicembre 2019- Da Maria Callas e Giuseppe di Stefano a Wally Toscanini, da Leonardo Sciascia a Luciano Pavarotti, sono tanti i nomi della musica e della cultura che dal 1959 ad oggi hanno preso parte ad iniziative del’Istituto sulla figura di Verdi. Era infatti il 1959 quando, per iniziativa di Mario Medici, musicologo modenese appassionato della figura di Giuseppe Verdi, nacque l’Istituto di studi verdiani che, nel giro di pochissimo tempo, si formò una propria identità istituzionale ottenendo il patrocinio dell’Unesco. Quanto all’identità culturale, tutto era già chiaro fin dall’inizio: tutelare, valorizzare e diffondere l’opera e la figura di Giuseppe Verdi, orientandone la conoscenza sia al grande pubblico sia a livello specialistico, con il contributo di studiosi non solo del mondo musicale. Oggi l’Istituto celebra i sessant’anni offrendo il volume Questione di anima. Sessant’ anni all’Istituto di studi verdiani, un’antologia di alcuni saggi usciti dal 1960 ad oggi nelle proprie pubblicazioni, alcune delle quali ormai fuori commercio. Si tratta di una scelta di testi esemplari dovuti in gran parte a firme estranee al mondo della musicologia, come del resto fu l’ispirazione del fondatore e primo direttore dell’Istituto, Mario Medici, che volle inserire la figura di Verdi e la neonata istituzione in dialogo con i più disparati territori della cultura umanistica.
Il volume è stato presentato presso il Salone Maria Luigia della Biblioteca Palatina, lo stesso dove sessant’anni fa si tenne la riunione decisiva, con l’accordo tra le istituzioni dal Quirinale al Ministero della Pubblica Istruzione, da Casa Ricordi al Comune di Parma, per la fondazione dell’Istituto. E certo non è stato secondario, per i destini dell’Istituto, che nel consiglio d’amministrazione si sia da sempre seduta anche la famiglia Carrara Verdi, fondamentale per l’arricchimento degli studi verdiani.
“Nei suoi sessant’anni di vita- ha spiegato il presidente Luigi Ferrari- un Istituto come il nostro, grazie anzitutto alle fondative e fondamentali guide di Mario Medici e Pierluigi Petrobelli, ha prodotto ricerca a profusione: sono lì a testimoniarlo – a fianco di archivi, biblioteca, fonoteca, raccolte di documenti e tante altre iniziative - molte migliaia di pagine edite. Creare da tutto ciò un’antologia significativa ed efficace era dunque sfida ardua e coraggiosa, per chi all’inizio di questo 2019 ha avuto il merito di progettare Questione di anima: parlo di Maria Luigia Pagliani, che per dodici anni, fino allo scorso settembre, ha tutelato da eccellente Segretaria generale la vita della Fondazione, e del curatore Giuseppe Martini. Entrambi spalleggiati, sin dall’estate scorsa, dal nostro nuovo Direttore scientifico, il professor Alessandro Roccatagliati e, dov’è occorso, da alcuni gentili traduttori che si sono generosamente prestati. Una sfida che mi pare vinta in pieno, in virtù di una felice idea di base: dare spazio preponderante, per una volta, alle voci dei tanti pensatori e intellettuali che negli anni hanno accolto con gioia il dialogo e il confronto coi musicologi prettamente verdiani. Ne sono scaturiti stimoli spesso fruttuosissimi per tutti loro; e ancora oggi godibili da tutti noi, ovvero da ogni genere di appassionato, ancorché non ‘scientifico’ lettore. Cosicché questo nostro “libro del sessan¬tesimo” s’apre sul futuro inneggiando, figuratamente, a un’apertura d’orizzonti intellettuali, disciplinari e partecipativi che negli anni a venire intendiamo non solo mantenere, ma sempre più rafforzare”.
“Un onore e una gioia per me, assumere la direzione dell’Istituto durante questo 2019 del suo sessantesimo compleanno, ritrovandomi subito a fiancheggiare il lavoro a questo bel progetto di libro! – ha detto il direttore scientifico Alessandro Roccatagliati – Tra le pagine di Questione di anima ho avuto infatti modo di tornare sulle idee tanto di colleghi scomparsi cui mi legano affettuosi ricordi, quanto di intellettuali che hanno fecondato in vario modo il lavoro mio e di molti altri. Con Pierluigi Petrobelli ebbi la fortuna, mentre donava trenta e più anni di cure all’espansione dell’Istituto, di discutere e impostare i miei primissimi scritti verdiani e poi di poterci tante e tante volte confrontare sul piano scientifico, a Parma e altrove. Di Marcello Conati potei invece essere a fianco nei suoi studi d’archivio, riflettendo su Rigoletto o quando sui primi computer si armeggiava ambedue a catalogare periodici o discoteche: bei ricordi... Né si può ancor oggi prescindere, per studiare i libretti verdiani, dagli studi di Francesco Flora e Mario Lavagetto che il curatore Martini ha inserito in questa antologia. E gli spunti venuti da figure come Riccardo Bacchelli, Isaiah Berlin o Saul Bellow aprirono prospettive assai fruttuose, nel guardare a Verdi un po’ più “da lontano”. Insomma: ecco qua qualche decennio di operosità del nostro Istituto. Un gran viatico per guardare con fiducia ai prossimi”.
I saggi di Bellow, Jürgensen, Leibowitz, Matz e Rutherford, tutti pubblicati a suo tempo in lingua originale, sono qui offerti per la prima volta in traduzione italiana. Il testo di Bellow, pronunciato nel IV Congresso internazionale di studi verdiani nel 1974, era fino ad oggi inedito in Italia.
“Da questa antologia- ha concluso il curatore Giuseppe Martini- emerge come l'Istituto di studi verdiani fin dai suoi primi momenti abbia voluto tenacemente far uscire la figura di Giuseppe Verdi dai confini della cultura musicale e teatrale, per inserirla a pieno titolo nella rete del sapere umanistico, coinvolgendo i più bei nomi del sapere dell'ultimo mezzo secolo, dal mondo letterario a quello figurativo, da quello antropologico a quello storico. È stato un mezzo efficacissimo per coniugare felicemente cultura alta e divulgazione, e dimostrare che l'opera di Verdi è davvero lo specchio della nostra identità”.
Il volume è realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariparma e Rotary Club Parma.
(Foto attuali di Francesca Bocchia)
“Verdi e la sua cultura – La biblioteca personale fonte di ispirazione” è il titolo della nuova iniziativa culturale che si è tenuta domenica 27 ottobre nella storica dimora in cui Giuseppe Verdi visse la gioventù. Sono stati presentati alcuni fra i più importanti volumi che ispirarono il Maestro nella creazione di grandi capolavori. Infatti Verdi si ispirò a Shakespeare per la composizione di Macbeth, Otello, Falstaff ed a Schiller per Giovanna d’Arco, I Masnadieri, Luisa Miller, Don Carlos. Il Requiem fu dedicato alla memoria dell’amato Manzoni.
La studiosa Meri Rizzi ha illustrato i collegamenti fra le opere letterarie e l’interpretazione che ne diede il Maestro, rispondendo anche a domande del pubblico. Gli intermezzi musicali tratti dalle suddette opere sono stati eseguiti dall’illustre Maestro Matteo Cavicchini. La storica dimora ancora una volta è stato messa gratuitamente a disposizione dalla proprietaria Anna Sichel che ha annunciato nuovi progetti in programma per i prossimi mesi.
Dopo oltre 1400 repliche in 7 diversi Paesi del mondo è arrivato anche a Parma, in San Francesco del Prato, il monologo teatrale con accompagnamento musicale ispirato alla vicenda di Pierre Claverie e Mohamed Bouchikhi, assassinati insieme in Algeria il 1° agosto 1996 dallo stesso terrorismo islamista che colpì anche i monaci di Tibhirine.
(Foto di Francesca Bocchia)
Parma, 11 ottobre 2019. Si è svolta ieri la cerimonia in onore del Maestro Giuseppe Verdi nel giorno del suo 206° compleanno, alla presenza del sindaco di Parma e Presidente della Fondazione Teatro Regio Federico Pizzarotti, di Anna Maria Meo, direttore generale della Fondazione, di Michele Guerra, assessore alla Cultura del Comune di Parma, e delle massime autorità cittadine, che, insieme ai rappresentanti delle associazioni musicali del territorio e a Ursula Riccio, presidente dell'associazione "Viva Verdi" di Norimberga, si sono raccolte davanti al monumento dedicato al Maestro, in piazza della Pilotta.
Per l'occasione, numerosamente partecipata da tanti appassionati e che ha visto l'intervento dei cantanti lirici Leo Nucci, Michele Pertusi, Luca Salsi e Armando Gabba, il coro del Teatro Regio e la Corale Giuseppe Verdi hanno infine intonato il “Va pensiero”, accompagnati da Claudia Zucconi al pianoforte e diretti da Massimo Fiocchi Malaspina.
A conclusione della cerimonia si è svolta, nell’ambito del Festival Verdiano, l’inaugurazione al Gran Caffè Teatro Regio della Mostra dedicata ai ritratti di Leo Nucci di Vittorio Ferrarini, alla presenza del Maestro, dell'artista e delle autorità.
(Foto di Francesca Bocchia)
Due monumenti della cultura mondiale che non si sono mai incontrati, il letterato Thomas Mann, premio Nobel nel 1929, e il grande compositore Giuseppe Verdi.
Hanno vissuto in epoche diverse, tuttavia l'autore tedesco era un grande appassionato del Cigno di Busseto ed è nota la funzione culturale che il maestro ebbe per l'autore dello Zauberberg, un elemento che è dialogo tra due discipline: la musica e la letteratura.
Questi aspetti sono stati illustrati dalla ricercatrice verdiana Meri Rizzi in un incontro che si è tenuto domenica nella Casa del Giovane Giuseppe Verdi, in via Piroli a Busseto. La storica dimora in cui il Maestro visse dai 10 ai 18 anni, come sempre è stata messa gratuitamente a disposizione da Anna Sichel che ne è proprietaria.
L'incontro, che ha richiamato un folto pubblico accorso nella cittadina verdiana, è stato allietato dalle note dell'Aida, eseguite al pianoforte dal famoso Maestro Matteo Cavicchini. Giuseppe Verdi ha avuto un forte rapporto con la cultura tedesca, infatti sono numerosi i circoli verdiani presenti in Germania e che hanno contatti con i luoghi in cui Verdi visse.
"Verdi viaggiatore". E' stato il tema dell'appuntamento culturale, un'abitudine che continua e si rinnova nella casa del Giovane Giuseppe Verdi a Busseto, dove il Maestro visse la sua adolescenza e imparò la musica. Viaggi raccontati dalla ricercatrice verdiana Meri Rizzi e dal professor Corrado Mingardi, illustre bussetano tra i più famosi esperti di vicende verdiane.
Il professor Mingardi ha colto l'occasione per far rivivere al folto pubblico accorso nello storico sito di Via Piroli, nel cuore di Busseto, i particolari inediti e curiosi accaduti a Verdi nel suo girovagare per l'Europa di inizio '800. Spazio e applausi tantissimi per i giovani cantori del coro "Les Choristes" diretto dal Maestro Matteo Cavicchini, i quali hanno eseguito alcune arie verdiane, introdotte da cenni storici illustrati da Meri Rizzi. L'iniziativa è stata possibile grazie alla ideatrice, di questa e altre occasioni di storie verdiane, Anna Sichel, che come sempre ha messo a disposizione lo storico sito per un altro graditissimo incontro, capace di unire storia e musica, un ulteriore omaggio al grande Maestro bussetano.
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