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Continuano a migliorare i principali indicatori dello stato di salute dell’economia e della società reggiana.

Reggio Emilia 9 dicembre 2019 - L’ottavo “Rapporto sulla coesione sociale” realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune capoluogo, infatti, presenta la fotografia di un territorio in cui, tra l’altro, l’occupazione è aumentata, nel solo 2018, di 3.248 unità (dato che si colloca ben sopra la media di 2.000 unità dell’ultimo quinquennio), mentre è calata di 0,6 punti la disoccupazione (attestata al 4,2% e ancora in calo dopo aver toccato il record negativo nel 2014, con il 6,6%), si è ridotto di due punti il lavoro precario tra i nuovi assunti e il Pil procapite, crescendo di 360 euro, si è riportato ai livelli pre-crisi.


A questi primi valori riferiti all’economia e al lavoro, il Rapporto associa decine di altri indicatori che, in sostanza, parlano di un territorio che – come sottolineano il Sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi, e il curatore del Rapporto, lo psicosociologo Gino Mazzoli – “ritrova finalmente un migliore equilibrio, mettendosi via via alle spalle tanta parte degli effetti della lunga crisi partita nel 2008”.
E il miglioramento, come si è detto, appare evidente su molti fronti, a partire dal lavoro, con un tasso di occupazione cresciuto di un punto (è al 69,4%, al terzo posto in Emilia-Romagna e 11 punti al di sopra di quello nazionale) e un numero complessivo di occupati – pari a 240.787 unità – che si è riportato ai più alti livelli toccati negli ultimi 15 anni.


“A questo – sottolinea Gino Mazzoli – si aggiunge il significativo calo delle persone in condizione di vulnerabilità: nel 2018 abbiamo registrato una flessione complessiva di ben 3.400 unità, con 1.700 cassintegrati in meno, un calo 1.000 iscritti alle liste di disoccupazione, la diminuzione di 700 contratti di solidarietà e la diminuzione della cassa integrazione per due milioni di ore”.
“E’ evidente – aggiunge Mazzoli – che sono dati incoraggianti, ma che non debbono indurre a sottovalutare quelle situazioni di vulnerabilità che nel 2015 arrivarono addirittura a toccare 70.000 persone, ma che ancora oggi sin avvicinano comunque alle 44.000 unità”.


Un aiuto, in questo senso, dovrebbe giungere già dalla chiusura del 2019 e anche dal prossimo anno. “Le previsioni di Prometeia elaborate dal nostro Ufficio studi – sottolinea al proposito il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – parlano di un tasso di disoccupazione che dovrebbe attestarsi al 4% a fine anno, per poi scendere al 3,8% nel 2020; i dati potrebbero essere anche migliori, ma oggi dobbiamo tenere conto delle incognite legate ad una previsione di leggero calo – seppure nel solo 2019 – del Pil dell’industria manifatturiera”.


Dopo il brillante +3,9% del 2018, l’export presenta quest’anno flussi rallentati, con un +0,5% nel primo semestre; “stiamo comunque parlando di crescita”, osserva Mazzoli, “così come di crescita parliamo a proposito del reddito disponibile delle famiglie, che nel 2018 è salito di quasi il 3%”.


Su questo versante, le previsioni della Camera di Commercio parlano di un +2,4% per il 2019; dato, anche questo, positivo, ma che in buona misura andrà ad alimentare il risparmio e non i consumi. Resta infatti in calo - spiega Mazzoli – “la propensione al rischio e all’investimento che ha visto aumentare di oltre l’11% i depositi bancari nel 2018, con un contemporaneo calo degli impieghi; il rapporto tra i due valori si è così portato dal 152 al 119%”.
A segnalare il miglioramento delle condizioni finanziarie dei nuclei reggiani concorre poi il rilevante calo delle sofferenze bancarie delle famiglie, che dai 317 milioni del 2017 si sono portate a 197 milioni nel 2018.


"Questo quadro socioeconomico – sottolinea il Sindaco Luca Vecchi - certifica ormai definitivamente che siamo avviati fuori dalla crisi: siamo una città che esce diversa da come era entrata nella recessione globale che ha investito tutti, dal 2008 in poi”. “Dieci anni dopo i livelli di occupazione e disoccupazione e i dati dell'economia fotografano un territorio fra i più dinamici del Paese, come d'altronde accade lungo tutto l'asse della via Emilia”.
“Sono confortanti – spiega Vecchi - anche alcuni rilevatori sociali che hanno a che fare con la riduzione delle persone vulnerabili, delle sofferenze bancarie e il drastico abbattimento dell'insuccesso scolastico. Al tempo stesso alcune performance ambientali, seppur in un contesto di area vasta complicato, sono da giudicare come positive”.


“Considerano la situazione in cui versa l'intera economia italiana – conclude il Sindaco di Reggio Emilia - è peraltro giusto mantenere grande attenzione verso le fasce più fragili della società e, in questo senso, gli investimenti in campo sanitario, educativo e culturale sono fondamentali, per mantenere la coesione sociale".


Dall’ampio “Rapporto sulla coesione sociale” curato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia emergono bene i significativi dati richiamati da Vecchi e relativi, ad esempio, alla rilevante flessione dei tassi di dispersione scolastica, associati anche ad un tasso di insuccesso scolastico tra gli stranieri che dal 12,9% del 2010 si è portato all’attuale 4,9%; “dati – sottolinea Mazzoli – che segnalano, contemporaneamente, il miglioramento deciso dei livelli di integrazione e la maggiore stabilizzazione dei movimenti della popolazione straniera nel nostro territorio”.
Pur con il permanere di problemi legati alle polveri sottili (Reggio Emilia è tra le città più virtuose della Pianura Padana, ma si colloca comunque al 20° posto della graduatoria nazionale per giorni di sforamento), il capoluogo guadagna 12 posti nella graduatoria ambientale italiana.


Rispetto a tutti questi dinamici dati spicca la decisa stazionarietà dei dati demografici, anche se all’interno di una popolazione sostanzialmente stabile (531.891 abitanti nel 2019, cioè 684 in meno rispetto al 2018) si evidenzia il costante invecchiamento degli abitanti (il 25% sul totale) e quella che Mazzoli definisce l’”atomizzazione” dei nuclei familiari.
I dati, infatti, parlano di un aumento delle famiglie unipersonali (sono il 35% in provincia e il 42% nel capoluogo) e di quelle composte da due sole persone (36%).

 

Pubblicato in Economia Reggio Emilia

La problematica degli imballaggi in plastica sta avendo grande risonanza negli ultimi tempi. Da un lato è ormai reale la necessità di limitare l’utilizzo di packaging superfluo, ove possibile. Dall’altro lato esistono una serie di prodotti per i quali la confezione in plastica è necessaria, in quanto ha reso possibile il loro ingresso nella grande distribuzione. Non tutti i prodotti oggi disponibili possono essere venduti sfusi, a volte è anche una questione di igiene. Nascono per questo nuovi modi di confezionare alimenti e prodotti di vario genere, non solo per quanto riguarda il packaging sul punto vendita, ma anche per la conservazione in casa.


Sacchetti in materiali alternativi
Oggi li chiamiamo alternativi, nel senso che li si può utilizzare al posto della plastica, ma non sempre questi materiali sono del tutto nuovi. Ad esempio i sacchetti di juta per packaging proposti dal sacchettificio Sacchetti di Tessuto sono disponibili in varie dimensioni e forme, in modo da rispondere senza problemi a qualsiasi tipo di richiesta. Non solo la juta è un materiale completamente riciclabile, ma anche biocompatibile, visto che si tratta di una materia prima di origine vegetale, con sviluppo ecosostenibile. La juta è poi anche piacevole e igienica, con questo tessuto si confezionano sacchetti per legumi e verdure, così come simpatici accessori per la casa. Durevoli nel tempo, si possono anche riutilizzare; modificando la consistenza del tessuto nascono poi anche imbottiture e contenitori antiurto, oltre agli innovativi sacchetti in juta con isolante termico.


Il bambù
La novità degli ultimi anni è il bambù. Anche in questo caso stiamo parlando di una novità solo per quanto riguarda gli ambiti di utilizzo, in quanto questa pianta è coltivata dall’uomo da millenni, che poi la usa per scopi vari. La praticità e l’eco compatibilità del bambù sta nel fatto che lo sviluppo annuo di una singola pianta è enorme, oltre a non necessitare di pesticidi o concimi. Inoltre il bambù si sviluppa anche in terreni considerati difficili, sopportando la presenza di acqua così come la siccità. Ciò che di rivoluzionario è oggi presente nel bambù è il campo di utilizzo, ampissimo. Con il bambù si produce una fibra adatta a confezionare qualsiasi tipo di tessuto; ma la parte legnosa dei fusti si può anche usare per l’edilizia o per costruire accessori da cucina, dai cucchiai in legno fino alle lastre di parquet.


Perché adottare un packaging innovativo
Oggi sempre più aziende si stanno muovendo verso l’utilizzo di packaging innovativo ed ecocompatibile. Che non sia di mera plastica, quella che impiega centinaia di anni per decomporsi. Si tratta anche di rispondere alle esigenze della clientela, che desidera limitare la produzione di rifiuti, seppur riciclabili come avviene con la plastica. I nuovi materiali permettono di limitare l’utilizzo di confezioni mono uso, infatti i sacchetti in tessuto sono riutilizzabili e lavabili praticamente all’infinito. Sono inoltre versatili, oggi con i nuovi materiali si prepara anche packaging ecologico per cosmetici, come ad esempio quello che ci propone il sacchettificio Sacchetti in Tessuto. Poter proporre alla clientela un’alternativa ecocompatibile alla plastica diviene in certi casi anche una mossa adatta a favorire lo sviluppo di una migliore reputazione nei confronti dei consumatori.


Il problema plastica
In molte città italiane oggi la plastica viene raccolta in modo differenziato. Il passaggio però dalle abitazioni al riciclo non è così sicuro, anzi sono molti i materiali plastici che purtroppo ancora oggi finiscono nell’ambiente. Oltre agli imballaggi, alle bottiglie, ai film plastici ci sono anche microplastiche invisibili a occhio nudo. Stiamo parlando di una vera e propria emergenza, che potrebbe portare gli oceani a contenere più plastica che pesci. Solo un nuovo modo di concepire il packaging, che lo renda riutilizzabile, può fermare l’inquinamento dilagante da plastiche.

 

Lunedì, 18 Novembre 2019 11:13

Il tonfo di Parma

Brutto tonfo di Parma nella classifica di Italia Oggi. Dal sesto al 20esimo posto.

Di Lamberto Colla 18 novembre 2019 - Intendiamoci, il 20simo posto rappresenta una posizione di rispetto nella speciale classifica stilata dal quotidiano economico Italia Oggi.
A impressionare è stato il balzo indietro di ben 14 posizioni in una sola volta che però non stupisce buona parte dei cittadini della città ducale.

L'ottima posizione dello scorso anno aveva per un attimo lenito le ferite dei cittadini che da molto tempo contestano al primo cittadino problemi legati alla sicurezza, alla pulizia e alla raccolta differenziata dei rifiuti. Probabilmente in molti hanno pensato che fosse una posizione immeritata, una sorta di incoraggiamento a fare meglio, altri invece avranno pensato che la sensazione di insicurezza e di degrado fosse solo una percezione personale e non diffusa.

E pensare che in termini di sicurezza è stato particolarmente visibile l'impegno di tutte le forze dell'ordine nelle attività di prevenzione, anche in forza dell'introduzione di un nuovo sistema di previsione del crimine (XLAV), e nelle operazioni frequenti e coordinate di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Con l'ultima classifica i dati rilevati e i valori percepiti hanno trovato un momento di comunione.

Nulla di imbarazzante ma ciò deve servire per ripensare a Parma, quella dei cittadini tutti e non del solo Sindaco.

Per la cronaca è da registrare l'ottima performance di Bologna che risale al 13esimo posto (dal 43esimo) e la discrete posizioni delle altre città emiliano romagnole con Modena al 15esima posizione, Forlì Cesena in 21esima, Reggio Emilia in 25esima e Piacenza al 32esimo posto. Più distaccate Ferrara (53°) , Ravenna (57°) e infine Rimini (60°)

 

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La Classifica di Italia Oggi

 

Rivolgo ogni giorno lo sguardo al cielo, mentre navigo in mare aperto, alla ricerca della felicità

Di Guido Zaccarelli Mirandola 17 novembre 2019 - La vita è una lunga strada che si dispiega innanzi a noi offrendo, in dono, all’uomo i frutti della sua presenza quotidiana, da impiegare per dare un senso e “una ragione di vita” alla nostra esistenza terrena.
Al mattino, la strada può aprirsi in discesa e invitare l’uomo a percorrerla a forte velocità, sospinto dalla forza di un vento alato che lo tiene sorretto mentre cammina proteso verso il suo destino. La fatica, in certi casi vissuta tempo addietro, è solo un lontano ricordo e la mente vola accarezzando la brezza di un nuovo giorno che s’appresta ad essere vissuto nella pienezza del tempo.

Altre volte s’appropria di una nuova identità, cambiando la traiettoria precedente, obbligando l’uomo a percorrere una strada completamente in salita, cosparsa di ciottoli dal volto aculeo, che rendono difficile camminare in equilibrio, proprio “dove la notte è l’alba di un nuovo giorno”.

La speranza che tutto questo possa finire all’istante, pone la mente nelle condizioni di guidare l’uomo a elaborare nuove opportunità fino ad indurlo a svoltare l’angolo per intraprendere una nuova strada, forse in pianura o in discesa, ma differente, che lo porta ad esplorare un nuovo cammino. I ripensamenti che possono avvenire dopo aver preso la decisione, sono la cornice che fanno da sfondo alle circostanze che consentono di dare ragione alla mente o di porre fine alla sua “ragione” di decidere sopra ogni cosa, e il tempo, in questi casi, fa la differenza.
Ogni decisione che l’uomo prende è sempre un’esperienza che coinvolge contemporaneamente la ragione e l’istante nel quale la scelta viene effettuata. In molti casi occorre prendere una pausa per riflettere, un tempo che si snoda tra due istanti, fondamentale per riflettere e osservare il mondo nelle diverse prospettive e angolazioni, con lo scopo di interpretare in modo differente l’ambiente nel quale gli individui sono calati e le circostanze nelle quali sono immerse, perché quando credi in qualcosa non puoi fuggire da te stesso.

Spesso gli eventi avvengono in modo contemporaneo, incontrando la mente e il tempo vivere in simbiosi il singolo istante e contribuendo, da prospettive differenti, a ispirare l’uomo nel seguire le indicazioni della ragione o seguire la logica dei singoli eventi che si susseguono, uno dopo l’altro, istante dopo istante, in rapida sequenza.
In tutto questo succedersi di ragioni, che conducono l’uomo a decidere del proprio, e altrui destino, ecco apparire all’orizzonte un’altra “ragione”, quella del cuore che mette a soqquadro la mente e il tempo per prendere possesso della situazione, mettendo in dubbio le certezze e il castello delle credenze costruite con tenacia nel corso della propria vita, sottoposte al vaglio, e al giudizio, dell’emozione e della passione: “è il momento nel quale l’uomo deve rastrellare ogni pezzo di carta che ha lasciato cadere per terra, o scritto sul tavolo o in chissà quale angolo sperduto della casa e unirlo per dare ordine alle idee in attesa di decidere dove andare e cosa fare, per se stesso, ma soprattutto per gli altri”.

Le decisioni si prendono con coraggio, e come la sua etimologia suggerisce, (avere cuore), occorre portare il cuore oltre il confine disegnato dalla mente e dal tempo, perché sono poche le occasioni nelle quali l’uomo ha la possibilità di rivedere le decisioni assunte, per sé e per gli altri e ritornare sui propri passi.
La difficoltà nasce dalla presenza di una nuova realtà, differente da qualche istante prima appena sfumata dietro l’angolo, rendendosi invisibile agli occhi. Solo ascoltando se stessi è possibile dare un volto diverso al proprio destino, soprattutto comprendere che ogni decisione che una persona prende per se stessa, o per gli altri, deve solo portare a migliorare la propria e vita altrui.

La contemporaneità degli eventi che si vengono a creare e delle decisioni che si vengono ad assumere, sono la presa cosciente dell’uomo rispetto al quale nulla poteva essere diverso rispetto a cosa è stato scelto di fare, e come poteva andare perché privo di certezze, rispetto a quell’istante del tempo dove la mente, il cuore il tempo si sono ritrovati per dare un senso e “una ragione di vita” alla nostra e soprattutto “altrui” esistenza terrena: «la mia strada ha un cuore, fallo battere».

 

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

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Il «FAMOLO STRANO» funziona davvero: Lo sostiene incontri extraconiugali.com ma anche due autorevoli studi della Northen Illinois University e dell'Università di Pisa.

I tempi evolvono ed anche i gusti degli italiani in fatto di sesso cambiano. Secondo un recente sondaggio condotto dal portale Incontri-ExtraConiugali.com, sono sempre di più gli italiani che prediligono un rapporto BDSM: il 20% a Milano, il 19% a Brescia, il 18% a Torino, il 16% a Trieste, il 15% a Padova ed a Verona, il 14% a Bologna ed il 13% ed a Firenze.

Il sesso «strano» è in continuo aumento. Secondo un sondaggio condotto da Incontri-ExtraConiugali.com, il portale più sicuro dove cercare un'avventura in totale discrezione e anonimato, la voglia di fare sesso in modo alternativo sta crescendo vertiginosamente nel nostro Paese: il fenomeno riguarda il 10% degli italiani e nelle maggiori città italiane questo bisogno si concretizza con sempre maggiore frequenza.

Per aggiungere pepe ad una relazione basta dunque una sculacciata o concretizzare qualche fantasia con articoli che si rifanno alla saga dei film «Cinquanta Sfumature». Secondo quanto emerge da questa insolita geografia del sesso made in Italy disegnata da Incontri-ExtraConiugali.com basandosi su un campione di mille uomini e mille donne di età compresa tra i 18 e i 60 anni, sono sempre di più gli italiani che prediligono un rapporto BDSM: il 20% a Milano, il 19% a Brescia, il 18% a Torino, il 16% a Trieste, il 15% a Padova ed a Verona, il 14% a Bologna ed il 13% ed a Firenze.

E -quello che più importa- è che il «famolo strano» funziona davvero: a confermarlo sono due autorevoli studi della Northen Illinois University e dell'Università di Pisa che dimostrano come «con il sadomaso il benessere individuale risulta notevolmente migliorato, a patto ovviamente che il rapporto sia consenziente».

Insomma, purché ci sia complicità e libertà di scelta, il sesso "strano" fa bene perché aiuta a sciogliere le tensioni ad abbassare il livello dello stress e di conseguenza a migliorare la qualità della vita.

«O famo strano» non è quindi più solo una delle battute più esilaranti che il grande Carlo Verdone ha regalato al suo pubblico nel film «Viaggi di nozze», ma può ormai essere considerato a tutti gli effetti il modo più concreto e puntuale di esprimere un desiderio che accomuna sempre più persone in Italia.

Secondo quanto rilevato da Incontri-ExtraConiugali.com, ad essere maggiormente propense al BDSM sono proprio le coppie adulterine, di per sé particolarmente aperte a nuove esperienze e più propense a «giocare» con la loro sessualità rispetto a quanto possano fare moglie e marito.

«I fedifraghi sono maggiormente propensi al sesso estremo e sempre pronti ad utilizzare tutti gli espedienti possibili per rendere la loro vita sessuale più varia ed intrigante» conferma Alex Fantini, fondatore di Incontri-ExtraConiugali.com.

Dal sondaggio, inoltre, emerge che il 78% dei tradimenti avviene ormai proprio online: «da quando c'è Incontri-ExtraConiugali.com -spiega ancora Alex Fantini- i tradimenti sono diventati molto più semplici».

Domenica, 10 Novembre 2019 08:44

Le parole che rendono felici i social

La felicità è un dono che deriva dal latino arbor felix che produce frutti in abbondanza per nutrire l’anima degli individui e condurli ad una vita eudaimonica.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 9 novembre 2019 - Così i greci pensavano della felicità quando osservano la pianta nel suo lento fiorire che, a stagione matura, donava i frutti del loro suo lavoro agli uomini per saziare il benessere quotidiano. Dono e regalo sono tra loro agli antitesi per il fine a cui entrambi tendono, proveniente dalla etimologia che li proietta nel valorizzare rispettivamente la relazione e l’oggetto della relazione tra le persone.

La felicità nasce quindi nell’uomo quando riesce a dominare il demone cattivo che è in lui (eudaimonica – demone buono) con lo scopo di rendere felice il prossimo con il quale entra in contatto. Erodoto è stato uno storico greco di grande importanza per il valore che egli stesso ha attribuito alla storia, per il modo con il quale raccontava gli accadimenti quotidiani, come fatti legati tra loro da un filo logico, rispetto agli avvenimenti che avvengono uno dopo l’altro seguendo la linea del tempo. Questa diversa interpretazione di raccontare la storia, porta il filosofo a esprimere i fatti in maniera veritiera inserendo circostanze che hanno come sfondo la favola per orientare il comportamento del pubblico in una direzione rispetto all’altra. Lo spazio che si viene a creare, tra queste due dimensioni contrapposte, viene colmato dal lettore che agisce hic et nunc verso una dimensione razionale, se in grado di valutare, e interpretare le circostanze, oppure di seguire l’energia delle viscere che lo guidano istintivamente a prendere una direzione rispetto ad un’altra, sperando nell’eldorado.

Umberto Eco, definito il padre della semiotica interpretativa, in uno dei suoi passaggi sull’uomo, e sul linguaggio dei segni, innanzi al lettore che gli chiedeva come affrontare un testo, gli suggeriva di “riempire ciò che il testo in quel momento non diceva e di colmare lo spazio lasciato in bianco, tra una parola e l’altra, con ogni aspetto personale che lo legava al contesto letterario che stava vivendo”. Le parole, come un libro di testo, non raccontano l’assoluto, ma esprimono sempre una parte di loro, una sponda per realizzarne un’altra dove creare un canale entro il quale fare scorrere la parte mancante di sé.

Con il mutare del tempo anche la felicità subisce differenti interpretazioni. Con Socrate la felicità viene posta come domanda all’uomo: in che modo possiamo essere felici?, lasciando intravedere che l’agire degli individui è influenzato dallo stato d’animo della persone. Uno dei passaggi importanti che appare alla luce di questa semplice disamina è Aristotele che vede nell’autorealizzazione il punto più alto per compiere il proprio demone. I filosofi citati, a semplice fondamento di questa analisi, conducono entrambi ad una riflessione sull’uso del linguaggio per raggiungere uno scopo soggettivo, inteso come un fondamento di benessere collettivo, che potrebbe anche essere frainteso per il modo con il quale viene enunciato. Ecco quindi che la parola diventa uno strumento fondamentale per agire sulla felicità delle persone, perché racconta fatti esposti alla luce della verità o contornata da storie favolistiche, entrambe che appaiono e scompaiono con la stessa rapidità con la quali vengono enunciate e allo stesso tempo contraddette, e per questo, continuamente esposte allo spettro di infinite interpretazioni. Da parte di chi legge e ascolta, nasce un profondo senso di smarrimento e come suggerisce Erodoto, pone in serie difficoltà gli individui tra ciò che sentono e ciò che vedono rispetto a quello che viene raccontato. Il divario che si crea tra questi estremi conduce l’uomo a riempirlo di propri significati che, in carenza di fondamenti, si muovono in direzioni avverse e improvvise. Ecco come oggi appare il mondo dei social ai nostri occhi, diventando il protagonista assoluto dell’ascolto e della visione di chi enuncia fatti di verità rispetto a quelli che li avvolgono nelle storie delle favole. La ricerca della felicità promessa (la favola) rispetto a quella vissuta nella realtà, (la verità), induce inizialmente l’uomo a dare al tempo il valore dell’attesa, lasciando spazio ad una consecutio logica degli accadimenti, in attesa di vedere apparire la verità camminare sotto ai propri occhi rispetto alla favola che svanisce nel nulla.

La disattesa promessa degli enunciati narrati condiziona rapidamente l’agire delle persone che il mondo social fa emergere favorendo la perdita della felicità degli individui, quel frutto che l’albero dona all’uomo per saziarsi di ogni bene. Occorre sempre mostrare il vero volto di sé e agire come Androcolone, un personaggio della mitologia romana, che tolse la spina (la favola) dal piede del leone facendolo tornare buono e felice. Il mondo social è sempre più esposto alla ricerca della felicità, di qualcosa in più che ogni uomo cerca di raggiungere: la verità. 

 

Riferimenti bibliografici:

Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

 

Riferimenti sitografici:

https://www.wikipedia.org/ 

http://www.anaso.it/2018/03/20/la-felicita-nella-filosofia/ 

http://www.personalcoach.it/eudaimonia.htm#:~:text=Eudaimonia%20%C3%A8%20il%20termine%20con,(%20demone)%20(2) 

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

Pubblicato in Economia Emilia
Martedì, 05 Novembre 2019 18:40

Il rossetto icona del make-up che viene da lontano.

Vi sono oggetti di uso frequente, così legati alla consuetudine che non ci interroghiamo mai sulla loro origine e sulla loro storia. Se non per tutte, per molte donne, il rossetto è esattamente uno di quegli accessori cosmetici che potrebbe rientrare nella casistica di cui sopra, eppure il rossetto ha una storia affascinante e assai antica, a testimonianza di quanto la cura della persona fosse importante già dall’antichità.


Vi sono ipotesi che fanno risalire l’origine dei nostri rossetti agli antichi Sumeri (2500 – 2600 a.C.). Pare che già la sovrana Pu-Abi ne facesse uso abituale al punto di includerlo nel suo corredo funerario. Nella sua tomba infatti è stata ritrovata una piccola scatola in oro contenente una pasta spalmabile e un piccolo pennello per l’applicazione. L’analisi dell’impasto a rilevato la presenza di polvere rossa, olio di sesamo ed essenza di rosa.


Scarabei camini, squame di pesce e cera d’api erano invece gli ingredienti, presso gli Egizi, usati per creare impasti da applicare sulle labbra. Ne facevano uso tanto le donne quanto gli uomini, questi ultimi lo utilizzavano per sottolineare il loro status sociale. I romani ne facevano ampio uso, anche per adornare le statue degli Dei, ma tra gli ingredienti impiegati figurava anche il solfuro di mercurio, elemento la cui tossicità era all’epoca ignorata. Per contro, i greci, arrivarono a vietarne addirittura l’uso e il rossetto rimase prevalentemente ad appannaggio delle prostitute.


Il medio evo non fu esattamente un periodo all’insegna del rossetto e dei cosmetici in genere, considerati oggetti di frivolezza e dissoluzione, bisogna invece risalire al ‘700, presso le corti dei sovrani europei, perché questo fascinoso accessorio tornasse in auge. Agli inizi del ‘900, nel periodo coincidente con l’attivismo delle suffragette, il rossetto venne usato come simbolo di lotta e di emancipazione femminile, mentre qualche anno più tardi, durante la Seconda guerra mondiale, la propaganda antinazista ne fece ampio uso contrastando il nazismo anche sul piano culturale e del costume.


Ai giorni nostri le vicissitudini del rossetto sono solo un ricordo. Pupa cosmetici è l’esemplificazione di un’azienda moderna, scevra da arcaici pregiudizi ed attiva nella produzione e commercializzazione di prodotti per make-up, bellezza e cura della persona. L’ampia gamma dei suoi rossetti include rossetti matt, liquidi, metallizzati, lipstick e tanti altri must have e si caratterizza per un make-up naturale, glamour o vivace, di lunga durata e a prova di bacio.
 

“La quotidianità è il modo con il quale l’uomo dà forma alla storia della sua esistenza, di essere coscienza e conoscenza del passato, del passato a noi più vicino come di quello più lontano”.

Di Guido Zaccarelli Mirandola, 3 novembre 2019 - Coscienza e conoscenza camminano insieme ogni giorno per raggiungere la parte più profonda della consapevolezza, in perfetta armonia con il resto della persona. Entrambe si nutrono di dati per diventare informazioni e farsi conoscenza, grazie alla capacità dell’uomo di interpretare correttamente il vissuto, e la realtà circostante, spinto dal desiderio interiore di portare all’altro se stesso per assicurargli lunga vita. I dati e le informazioni, sono replicabili, (una fotocopia di una pagina del giornale), la conoscenza è propria dell’uomo e può essere trasmessa da una persona all’altra in una sequela infinita di passaggi che si spostano in modo lineare sul dorso del tempo seguendo la forma circolare della vita, dove tutto ritorna a sé.

L’uomo sembra apparso per la prima volta sulla terra nella grotta di Sterkfontein (chiamata la culla dell’umanità) quando in prossimità della fine del secondo millennio (1994) è stato scoperto Little Foot (in codice StW573), il più completo fossile australopiteco mai scoperto fino ad ora, in grado di fornire utili elementi alla nascita e allo sviluppo dell’uomo. Un mondo reale che ogni giorno scopre volti sommersi di una storia ancora tutta da raccontare, che ha segnato la vita di intere generazioni di persone, e desidera essere riportata alla luce del sole per narrare la storia del suo passato e renderlo prossimo alla generazione contemporanea. La storia è una catena di montaggio in continuo movimento che trasmette valore e significati condivisi generando vere e proprie rivoluzioni che hanno il pregio di rendere consapevole la conoscenza degli uomini partendo da quegli istanti iniziati (forse) all’ombra di un caverna.

I disegni sulle pareti e la scrittura, in una parola l’Arte, sono i principali protagonisti della storia che consentono all’uomo di riscrivere ogni giorno una pagina nuova della propria vita quotidiana. Scrivere è un’arte per l’energia che trasmette in ogni suo dettaglio venga osservato e sostiene l’uomo a non fermarsi alla sola interpretazione dei fatti e delle apparenze ma lo spinge a cercare sempre più in profondità alla ricerca di quella storia che l’uomo deve conoscere per completare quel patrimonio informativo per accrescere la sua conoscenza del mondo. La storia si trasmette con la scrittura, con i gesti, con i comportamenti, con il passaparola, quando questi ultimi sono in grado di essere riportati nella loro interezza e nella verità sul foglio di carta per godere il privilegio di essere trasmessi nel tempo. I libri di testo sono il fondamento sul quale l’uomo ha fondato la conoscenza per trasmetterla agli altri.

Pensiamo per un momento alla scuola, alla libreria di casa arricchita dalla presenza di testi di vario genere che donano ogni giorno alle stanze delle nostre abitazioni, un respiro sempre nuovo, anche solo quando ci avviciniamo per sistemarlo in altro modo. Un libro preso dallo scaffale e spolverato riporta in noi antichi sentimenti, illumina la mente sulle situazioni pregresse confrontandole con quelle attuali. Le giornate dove lo sguardo era ricurvo su di loro e la soddisfazione nel raggiungere l’ultima pagina e godere del viaggio fatto insieme. Ritrovarlo dopo anni e osservare che quelle parole oggi hanno un significato diverso, ma sempre attuale. La conoscenza del terzo millennio nasce nella grotta di internet per propagarsi in altre culle dell’umanità come tablet, pc e smartphone, apparecchi che vivono una loro realtà autonoma e nel caso di rottura, si disperde nei cunicoli di silicio usato per tenere traccia della storia dell’umanità.

I dati si perdono e le informazioni scivolano nelle viscere della terra dei bit senza avere la possibilità un giorno di essere riscoperti per trasmettere la loro storia. Il diario di un tempo tenuto gelosamente chiuso nello scrigno della propria stanza, diventa un contenitore digitale senz’anima che al primo inciampo perde traccia della storia da raccontare. I programmi dei computer invecchiano in modo precoce e occorre inseguire le nuove tecnologie per mantenere aggiornate le informazioni perché la conoscenza rimanga viva.

Avremo librerie invase da tecnologie vecchie, obsolete e dai colori sbiaditi, carcasse impolverate e prive di vita che non torneranno mai più a respirare, oppure il libro di carta tornerà a rivivere come i dischi in vinile? Credo sia importante riflettere sul valore del libro di carta che rinasce in ogni circostanza, anche a distanza di milioni di anni, dalle cavità terrene e sempre capace di trasmettere il valore autentico della storia dell’uomo per l’umanità, senza perdere di vista la tecnologia.

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

Pubblicato in Economia Emilia

Le Amazzoni vinsero battaglie grazie alla loro f×ga. Così rispose "Il Signor Giancarlo" alla "Ruota della fortuna" di Mike Bongiorno nel 1995. Ancora nel ricordo di tantissimi l'immagine di Paola Barale in studio, accanto al tabellone, piegata in due dalle risate. 

Di Nicola Comparato Parma, 2 novembre 2019 - Una leggenda vivente, il nuovo profeta, l'uomo che rinunciò al denaro per la gloria. Stiamo parlando di lui, Giancarlo Pelosini, conosciuto da tutti come il "Signor Giancarlo", nato e cresciuto a Rosignano Solvay in provincia di Livorno, pensionato, ex dipendente SIP/TELECOM, padre, nonno e marito felice da 45 anni, divenuto celebre negli anni '90 per la sua partecipazione a "La ruota della fortuna", trasmissione televisiva di successo condotta dal grande "Mike Bongiorno".

Durante una puntata del quiz, su una domanda riguardante "Le Amazzoni", il "Signor Giancarlo" per dare la soluzione rispose che.... "Vinsero battaglie grazie alla loro f×iga". Una vocale cambiò per sempre la televisione e la vita di tutti noi, consacrandolo "eroe nazionale".

A distanza di tanti anni "Il Signor Giancarlo" è tornato con un singolo musicale in uscita tra pochi giorni dal titolo "FIGA (Le Amazzoni)". Produttori della canzone "Ale Alo & Lukino Simjay". Il brano riprenderà la gaffe del 1995 alla Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno, diventata virale sul web negli ultimi tempi. Sarà disponibile su tutti i digital stores e sulle piattaforme di streaming. Contestualmente uscirà anche il video su YouTube. 

Per info e contatti: 

Pagina Facebook del Signor Giancarlo 

https://www.facebook.com/signorgiancarloreal/  

Pagina Facebook Ale Alo DJ 

https://www.facebook.com/alealodjfanpage/  

Pagina Facebook Lukino Simjay 

https://www.facebook.com/lukinosj/  

Profilo Instagram Signor Giancarlo 

https://instagram.com/giancarlopelosini?igshid=13f105bbn8nmm  

Profilo Instagram Ale Alo DJ 

https://instagram.com/alealodj?igshid=1e3mn21pjfti2  

Profilo Instagram Lukino Simjay 

https://instagram.com/lukinosimjay?igshid=rkhdk85ldgvf 

 

Domenica, 27 Ottobre 2019 06:53

L’uomo, il fiume e il suo destino

L’uomo fin dalla sua nascita ha osservato le stelle attratto dalla luminosità, e dall’energia, che trasmettevano in ogni circostanza, orientando verso di loro il cammino della propria esistenza.


Di Guido Zaccarelli Mirandola 27 ottobre 2019 - Il suo unico desiderio è sempre stato quello di superare con lo sguardo, con la mente e con lo Spirito la volta celeste, di andare a visitare e abitare l’oltre, per scoprire l’ignoto trasmesso dallo spazio cosmico che lo circondava, alla ricerca di una Esistenza in grado di confermare l’identità dell’essere umano: chi sono?


L’uomo è un mondo finito che appartiene ad un mondo infinito e ogni giorno cerca di ridurre lo spazio cosmico che lo separa dall’Assoluto. Essendo energia si muove all’interno di un universo in perenne movimento che pulsa, vive e respira grazie alla combinazione di molecole che promanano energia e consentono di camminare sul dorso del tempo seguendo la linea immaginaria del proprio destino, che attira tutti i corpi verso di sé. Momenti che hanno un prima, un durante e un dopo, ma tutti legati tra loro dal filo esistenziale che ha permesso all’uomo di essere protagonista assoluto sulla terra, e che viaggia incessantemente sulla linea del tempo, anch’essa attratta dal proprio destino.
Riflettendo, è lo stesso destino?

L’uomo, fin dagli albori, è spinto da una motivazione interiore che gli suggerisce di seguire la corrente del fiume per raggiungere il proprio destino o è il destino che attira verso di sé l’uomo suggerendogli come dare strada alle circostanze facendo scelte consapevoli in armonia con la propria esistenza? Un cambio di paradigma importante per dare l’opportunità all’uomo di osservare al microscopio la profonda energia interiore di cui dispone, che concorre a dare forma alla sua identità e a suggerire comportamenti lontani, o prossimi, ad un disegno fissato all’origine. Per dirla seguendo le scoperte della fisica quantistica, uno Spazio Quantico o Mondo Quantico, dove è presente un universo ancora sconosciuto che ha portato alla scoperta della “Legge di non-località” dove particelle di energia pur distanti migliaia di chilometri comunicano tra loro nello stesso momento in perfetta coscienza. L’uomo e il destino legati tra loro dalla “Legge di non-località”?


L’equilibro del corpo, della mente e dello Spirito gli consentono di avere una visione chiara di se stesso che si riflette sulla capacità di ascolto delle vibrazioni che gli accadimenti mettono in atto al loro manifestarsi. In tenera età la famiglia, la scuola e la società influenzano l’energia della persona e la conseguente formazione dell’identità, che assume nel tempo i lineamenti (visibili e invisibili) che l’ambiente di riferimento a creato tutt’intorno. Agendo in disarmonia, con chi voleva che fosse fatto altro, s’interrompe la linea che porta al proprio destino, al quale viene chiesto, in fasi successive, un super lavoro per ricostruire in altro modo la strada che l’uomo ha smarrito nel tempo. Ad esempio, la scelta della scuola è una decisione che cambia la vita di una persona. Se viene indotta, rispetto alle proprie legittime aspirazioni, per il mancato appoggio della ragione altrui, si potrebbe innescare nel tempo un vero e proprio fallimento e modificare il punto di forza della propria esistenza personale e professionale. Lasciare agli altri la disponibilità a decidere per se stessi, frantuma l’energia positiva interiore portando l’uomo a vivere un profondo stato di disagio che si riflette nel tempo sull’energia del proprio destino condizionandolo in relazione all’origine. Ci sono momenti nella vita dove, non si conoscono le ragioni delle scelte fatte e decisioni prese. Dentro ogni persona nascono delle sensazioni e si formano delle percezioni, invisibili al mondo, che ascoltate, portano verso il proprio destino che si dispiega ogni giorno in modo naturale verso se stesso, con fatti e circostante imprevedibili che diventano consapevoli solo a loro completa maturazione.


Chi poteva immaginare che scegliendo una scuola, o un tipo di lavoro o la relazione con una persona, il destino avrebbe portato l’uomo in un punto preciso del fiume, al tempo non scritto e non previsto?. Deviare in modo consapevole la strada tracciata, andando in contrasto con l’energia positiva che in quel momento suggerisce di proseguire, significa rispondere di se stessi verso se stessi, allontanando da sé la responsabilità di addebitare al destino il proprio insuccesso. L’uomo deve seguire il corso del proprio fiume, attratto dal destino verso il quale si muove, avendo cura di seguire il corso della navigazione delimitato dai robusti argini disposti per dare un senso compito alla sua esistenza terrena che si muove in uno spazio infinito verso la propria stella.


Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 
https://www.fisicaquantistica.it/fisica-quantistica/la-legge-di-attrazione-spiegata-dalla-fisica-quantistica 

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

Pubblicato in Economia Emilia
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