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Presentati i laboratori Water Lab e Blue Economy Brain, che nasceranno all'interno dello Urban Hub Industrie Creative Innovative Piacenza, lo spazio delle imprese creative e della promozione di innovazione che sorgerà in città, in via Alberoni. Continuano le iniziative in programma all'interno del cubo posizionato in Piazza Cavalli, simbolo del nuovo Urban Hub. 

Piacenza, 3 luglio 2014 -

Sono Water Lab, proposto dal Consorzio di bonifica e Blue Economy Brain, facente capo ad alcune realtà aderenti a Confcooperative, le prime due attività che troveranno sede nel futuro Urban Hub di via Alberoni. Sono state presentate, nei giorni scorsi, nella cornice dell'e-Qbo allestito in piazza Cavalli. A illustrarne le caratteristiche, insieme ai referenti, il vicesindaco Francesco Timpano, che ha ricordato come l'iniziativa, che coinvolge Comune di Piacenza e Camera di Commercio, unitamente ad altri soggetti, derivi dalla partecipazione al bando regionale per la costituzione di uno spazio di aggregazione e promozione della creatività e dell'innovazione imprenditoriale.

"Water Lab – spiega Timpano – ruoterà intorno alla filiera dell'acqua e la sicurezza del territorio: sistemi e tecnologie intelligenti finalizzati alla valorizzazione del ciclo dell'acqua", per favorire un'economia basata sullo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale. Obiettivo, la tutela e la conservazione del territorio e delle sue risorse idriche, la cui corretta gestione mette in relazione il sistema produttivo, la rete delle risorse idriche naturali e la componente organizzativo-decisionale". Angela Zerga, consulente del Consorzio di Bonifica, ha illustrato alcuni esempi di tecnologie applicate negli ambiti dell'irrigazione da cui trarre spunto per nuove sperimentazioni: una App che monitora in tempo reale la distribuzione d'acqua nelle zone agricole e una demo del sistema di telecontrollo remoto delle canalizzazioni in pressione.

rid - eQBO Urban hub 1-3 con Timpano

"Blue Economy Brain – prosegue l'assessore Timpano – si occuperà invece di promozione del riciclo e di imprese impegnate nel riutilizzo delle materie di scarto di produzioni agroalimentari". Stefania Bassi di Confcooperative ha mostrato, con un esempio pratico calato sulla realtà piacentina, come dall'utilizzo di sottoprodotti agricoli si possa ottenere biogas e come, attraverso analisi multidisciplinari e un approccio di sistema, si possano trovare ulteriori sbocchi di mercato moltiplicando le opportunità di business per le aziende. Durante l'intervento è stato inoltre illustrato un esempio pratico di sostenibilità nella filiera del legno.
Martedì 8 luglio, sempre alle 19, sarà la volta dei laboratori universitari sulla creatività e del Music Lab del Conservatorio Nicolini, mentre il ciclo si concluderà il 15 luglio con l'attesa presentazione del Fab Lab, laboratorio per la fabbricazione digitale. "Tutto questo – conclude il vicesindaco – avviene nell'eQbo che, nel nuovo formato personalizzato su Piacenza, costituirà il simbolo dell'Urban Hub e sarà collocato in modo flessibile nei luoghi in cui sarà necessario sul territorio come spazio di servizio e di promozione della creatività della città".

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Pubblicato in Cronaca Piacenza

Dall'ente di via Garibaldi 130mila euro ad Arpa per l'acquisto di strumenti per il controllo dell'inquinamento e di monitor per la diffusione dei dati ai cittadini -

Piacenza, 27 giugno 2014 -

Integrare il sistema di monitoraggio ambientale della qualità dell'aria con strumentazione di carattere innovativo; sostenere le attività di controllo e vigilanza sulle emissioni maggiormente significative e, infine, favorire la diffusione delle informazioni in materia di qualità dell'aria. Sono questi gli obiettivi della convenzione siglata nei giorni scorsi tra la Provincia di Piacenza ed Arpa Piacenza.
"È ormai assodato – ha illustrato ieri mattina l'assessore provinciale alle Politiche ambientali Patrizia Barbieri affiancata dal dirigente del Settore Sviluppo Economico, pianificazione e programmazione territoriale, ambiente e urbanistica della Provincia di Piacenza Vittorio Silva - che l'inquinamento atmosferico rappresenta una delle criticità ambientali più significative presenti nel territorio provinciale e dunque il potenziamento del monitoraggio e del controllo della qualità dell'aria e delle fonti emissive risulta particolarmente rilevante e prioritario. La Provincia di Piacenza, con la sottoscrizione della convenzione, si impegna a versare ad Arpa un importo complessivo di 130mila euro dimostrando particolare attenzione e sensibilità nei confronti delle problematiche ambientali presenti sul territorio". "Tale contributo – ha spiegato il direttore di Arpa Giuseppe Biasini - è finalizzato in primo luogo all'acquisizione di un'unità mobile per il controllo dell'inquinamento atmosferico attrezzata con uno strumento contaparticelle, in grado cioè di quantificare le polveri fini per classi di distribuzione granulometrica e di un analizzatore di black carbon, ovvero le particelle carboniose che si formano in seguito alla combustione incompleta di combustibili fossili e biomasse; tale strumentazione, che verrà utilizzata sull'intero territorio provinciale, andrà ad integrare la dotazione strumentale della rete di monitoraggio già in essere per la misura degli inquinanti tradizionali. E' poi in programma l'acquisizione da un lato della strumentazione per il controllo ai camini delle emissioni in atmosfera di composti organici volatili, polveri e diossine e dall'altro dei sistemi hardware e software, inclusi due monitor, dedicati alla diffusione al pubblico dei dati rilevati dalla rete di monitoraggio della qualità dell'aria. I due monitor saranno posizionati in due punti della città (probabilmente nel centro storico e in stazione) opportunamente scelti dalla Provincia". "Un ringraziamento particolare – ha concluso Biasini – va alla Provincia e all'assessore Barbieri per l'attenzione dedicata alla tematica ambientale e al costante rapporto di collaborazione mantenuto con Arpa".

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Piacenza)

Si terrà domani un seminario promosso dal CAT-Centro Assistenza Tecnica Confcommercio Emilia Romagna sulla valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale dei parchi. L'evento si inserisce in un ciclo di seminari per presentare i progetti avviati e realizzati con il finanziamento dei Fondi Europei  -

Reggio Emilia, 26 giugno 2014 -

Domani, Venerdì 27 giugno 2014, presso l'albergo Tre Re – Via Roma 17, a Castelnovo ne' Monti, Reggio Emilia – a partire dalle ore 15.30 si terrà il seminario "NUOVE OPPORTUNITÀ PER ARRICCHIRE L'OFFERTA DEL TERRITORIO", dedicato alla promozione dei progetti di valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale legati ai Parchi Nazionali e Regionali e realizzati con i finanziamenti regionali dell'Asse IV del POR FESR (Programma operativo regionale Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) 2007-2013.
L'evento si inserisce in un ciclo di seminari promossi ed organizzati da CAT-Centro Assistenza Tecnica Confcommercio Emilia Romagna in collaborazione con le sedi Confcommercio del territorio, su iniziativa della Regione Emilia Romagna, per presentare i progetti avviati e realizzati con il finanziamento dei Fondi Europei della precedente programmazione, con l'obiettivo di far conoscere gli interventi di riqualificazione attuati e avviare un percorso di condivisione del patrimonio del territorio, favorendo lo sviluppo di nuove opportunità di offerta turistica.
"In questi anni il sistema dei Parchi della nostra Regione – dichiara Alessandro Grande, Direttore di Confcommercio Reggio Emilia – si sta sempre più affermando come un significativo elemento di attrattività per gli amanti della vacanza attiva e del turismo naturalistico-culturale, sia sul mercato nazionale sia rispetto alla domanda estera. E' necessario continuare a investire in questa direzione, anche promuovendo forme di turismo sostenibile che possano valorizzare al meglio l'intero sistema regionale delle aree protette, dando continuità agli interventi già intrapresi per rendere competitiva la nostra offerta soprattutto sui mercati esteri".
I nuovi spazi recuperati per migliorare i servizi di accoglienza e informazione e i nuovi percorsi pensati per una sempre più efficace fruizione delle aree naturalistiche nel rispetto dei luoghi (come, ad esempio, i Percorsi naturalistici della Valle del Fiume Trebbia, Le porte del Parco, Valorizzazione dei castelli e degli edifici storici delle Terre di Canossa, Le piccole capitali del Po) rappresentano un arricchimento del patrimonio culturale e ambientale del territorio, e contribuiscono ad esprimerne ulteriormente l'unicità.
"Il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano – conclude Alessandro Grande – rappresenta un punto di forza di questo territorio, su cui occorre maturare una consapevolezza nuova, anche come Associazione. E' infatti indispensabile un'attenta valutazione delle esigenze che esprime il mercato per rendere il più efficace possibile l'impiego delle risorse e finalizzarle su progetti realmente rispondenti agli obiettivi di qualificazione e promozione del territorio".

(Fonte: Ufficio stampa Confcommercio Reggio Emilia)

La nota stampa di GCR sul funzionamento disomogeneo della linea 2 dei rifiuti speciali, dell'inceneritore di Ugozzolo. ll 22 giugno, il livello di monossido di carbonio ha raggiunto i 21,980 milligrammi per normal metro cubo -

Parma, 24 giugno 2014 -

La linea 2 del camino di Ugozzolo continua nel suo funzionamento disomogeneo.
Il 22 giugno, il livello di monossido di carbonio è schizzato in alto, raggiungendo i 21,980 milligrammi per normal metro cubo.
Tenuto conto che il limite è 30, la linea dedicata ai rifiuti speciali non sta certo bruciando al meglio e si è avvicinata al dato limite concesso dell'autorizzazione ambientale.
Proprio in una combustione non perfetta sta la causa della produzione di CO, un gas molto pericoloso e tossico.
L'ossido di carbonio o ossido carbonico è un gas velenoso particolarmente insidioso in quanto inodore, incolore e insapore.
Il monossido di carbonio non esiste libero in natura in quanto, pur avendo una molecola molto stabile, reagisce in presenza di O2, formando CO2; viene prodotto da reazioni di combustione in difetto di aria.
Il 19 giugno era stato il PM10 a salire troppo nelle emissioni del forno, ieri il dato che fa preoccupare è quello del CO, molto vicino al limite massimo consentito.
Intanto continua l'incremento dell'ozono che anche il 22 giugno era fuori norma a Colorno (145 microgrammi) e in Cittadella (135 microgrammi), mentre a Langhirano si registravano 120 microgrammi, che corrisponde al dato limite fissato per legge.

MONOSSIDOri

(Fonte: ufficio stampa Associazione Gestione Corretta dei Rifiuti)

Nonostante la raccolta differenziata a maggio abbia sfiorato il 70%, il Comune ha previsto nuovi controlli per verificare i comportamenti scorretti. Verranno impegnati in tutto 55 operatori ed entro fine mese inoltre, verranno posizionate telecamere sia fisse che mobili volte a reprimere episodi di abbandono sistematico. 

Parma, 19 giugno 2014 -

L'azione messa in campo dal Comune è per per formare i cittadini, fornire loro informazioni ma anche per provvedere alle verifiche ed ai controlli sulle corrette modalità di conferimento dei rifiuti nell'ambito del sistema di raccolta differenziata ormai entrato a regime in città. Ne hanno parlato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, il sindacoFederico Pizzarotti, l'assessore all'ambiente Gabriele Folli, il comandante del Corpo della Polizia municipale Gaetano Noè e Luigi Zoni responsabile funzione ambiente Parma del Gruppo Iren. "Il sistema di raccolta differenziata – ha precisato il sindaco – è a regime e l'Amministrazione ha deciso di approntare un sistema di controlli organico per verificare i comportamenti scorretti ed in vista dalla futura applicazione della tariffazione puntuale". "Oltre ai 3 vigili ambientali oggi operativi – ha spiegato il comandante della polizia municipale Gaetano Noè – saranno formati altri 20 agenti di polizia municipale. Verranno addestrati agenti che operano già nel territorio". Il comandante ha fatto riferimento ai risultati eccellenti dei 3 vigili ambientali che hanno elevato 92 sanzioni e altre 44 sono in corso di verifica. "'intensificazione dei controlli – ha aggiungo il comandante – avverrà attraverso l'ausilio di telecamere fisse e mobili". L'assessore all'ambiente Gabriele Folli ha rimarcato il fatto che la raccolta differenziata ha dato e sta dando ottimi risultati, tanto che a maggio ha sfiorato il 70% e la proiezione per fine anno è quella di avere 15.000 tonnellate in meno di rifiuto a incenerimento. "I controlli – ha tenuto a precisare Folli – non hanno come unica finalità quella sanzionatoria, ma sono stati pensati al fine di supportare i cittadini, informarli sulle corrette modalità di conferimento dei rifiuti ed essere loro di aiuto".

Luigi Zoni del Gruppo Iren ha ricordato che anche personale Iren sarà impegnato a svolgere compiti di continua informazione e presa in carico di problematiche sul territorio. La raccolta differenziata porta a porta è ormai a regime, il Comune ha quindi predisposto parallelamente all'avvio del nuovo modello di raccolta differenziata ed unitamente ad una potente azione di informazione che ha visto impiegati informatori porta a porta, lo svolgimento di incontri pubblici tematici, l'attivazione di punti di tutoraggio itineranti aperti al pubblico e lo svolgimento di campagne sui media locali, l'Amministrazione Comunale ha implementato azioni di contrasto ai fenomeni di abbandono e di gestione non corretta dei rifiuti.

Dall'inizio dell'anno le forze operanti in ambito "controllo rifiuti" sono stati i Vigili Ambientali e le Guardie Ecologiche che hanno sottoscritto apposite convenzioni con il Comune di Parma. Le sanzioni ad oggi elevate dai Vigili Ambientali in questa prima fase dell'anno sono state 92, mentre altre 44 sono in corso di verifica ed eventuale emissione. Il totale dei controlli svolti è di 20 giornate, mentre 18 sono i controlli effettuati dalla Guardie Ecologiche. Visti gli ottimi risultati raggiunti sul piano della percentuale di raccolta differenziata (69,8% il dato di maggio con una media dei primi 5 mesi del 63,6%), che tuttavia sono in parte inficiati da modalità non sempre corrette da parte dei cittadini di separazione e conferimento dei rifiuti, dal giorno 23/06 l'Amministrazione Comunale ha deciso di potenziare i controlli, che saranno effettuati quotidianamente da parte del corpo di Polizia Municipale e delle altre forze disponibili per un periodo intensivo finalizzato a eliminare i fenomeni sopraindicati.

I punti frequenti di abbandono noti grazie ai controlli di agenti ambientali, tecnici Iren e segnalazioni dei cittadini verranno battuti a tappeto per eliminare definitivamente le situazioni che sono palesemente indice di inciviltà e deliberata inosservanza delle regolamentazioni. Ulteriori azioni messe in campo dall'Amministrazione vedranno entro fine mese la posa di telecamere itineranti volte a reprimere episodi di abbandono sistematico. Sono dunque una cinquantina le persone che a partire dal 23 giugno saranno a supporto del funzionamento del nuovo sistema, a cui si aggiungeranno a breve gli Ispettori Ambientali del gestore che dopo un corso di formazione da parte dell'Agenzia Regionale ATERSIR, sulla base di un'esperienza già portata avanti da Iren a Piacenza, costituiranno ulteriori forze aggiuntive a presidio del territorio. Le forze in campo non avranno unicamente funzione repressiva e sanzionatoria ma saranno anche a disposizione dei cittadini sul territorio per fornire tutte le informazioni necessarie per agevolare il compito di utenti domestici e non domestici nel corretto svolgimento della raccolta differenziata.

(Fonte: Comune di Parma)

 

Pubblicato in Cronaca Parma

Cresce il consumo di prodotti sfusi. Dai 1000 dispenser del latte crudo "Coldiretti" ai detersivi. In crescita l'attenzione al territorio.

Parma, 10 giugno 2014
Il trend positivo del "biologico" porta a 3,1 miliardi il valore della spesa alimentare in questo specifico comparto con un aumento del 8,8 percento nel corso del 2013. Secondo l'indagine Coldiretti/Ixè ben il 45 per cento di italiani hanno messo cibi biologici nel carrello regolarmente o saltuariamente.
In crescita anche l'acquisto di prodotti sfusi nel commercio al dettaglio dove si sta estendendo sia nella vendita di prodotti alimentari come pasta, latte, legumi, frutta secca, caramelle e cioccolato ma anche tra i non alimentari come i detersivi. La punta dell'iceberg di questo fenomeno sono gli oltre mille dispenser di latte crudo diffusi dagli allevatori della Coldiretti in tutta la penisola che consentono di riutilizzare la bottiglia e combattono la moltiplicazione dei rifiuti e salvaguardare l'ambiente.
La tendenza ad una spesa più sostenibile si riscontra però anche nelle nuove modalità di acquisto. 7 milioni gli italiani, nel 2013, hanno partecipato a gruppi di acquisto, i cosiddetti Gas.
I Gruppi di Acquisto Solidali (GAS), sono spesso composti da condomini, colleghi, parenti o gruppi di amici che decidono di fare la spesa insieme per ottenere condizioni vantaggiose ma anche per risparmiare sui trasporti a tutto vantaggio delle emissioni di gas serra.
Ma c'è anche, come riporta Coldiretti, chi si impegna nella salvaguardia dei piante e animali in via di estinzione con la pratica dell'adozione.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Dopo i 210 milioni ottenuti dal Governo, partono i risarcimenti ai privati con un plafond di 50 milioni di euro. Definite le modalità di concessione dei contributi. Altri 25 milioni per gli interventi sul nodo idraulico di Modena. In arrivo ulteriori ordinanze per attività economiche, opere pubbliche e beni culturali. Il presidente Errani: "Un riconoscimento importante per i cittadini che, dopo il terremoto, hanno dovuto affrontare anche questa calamità"

Modena, 5 giugno 2014 -

Al via i risarcimenti per i danni causati dall'alluvione di gennaio 2014 e dalla tromba d'aria del 3 maggio 2013: tre provvedimenti firmati oggi dal commissario delegato alla Ricostruzione Vasco Errani definiscono le modalità per ottenere i contributi per i privati e il primo piano di messa in sicurezza del nodo idraulico di Modena. Reso disponibile un plafond fino a 50 milioni di euro per i risarcimenti ai privati, firmata anche l'ordinanza necessaria per la messa in sicurezza del territorio con interventi programmati per 25 milioni di euro (di cui 15 provenienti dai 210 milioni previsti dal Governo), che partiranno già nel mese di giugno.
Si procederà poi al ripristino delle opere pubbliche danneggiate delle strutture pubbliche sociali e sanitarie, religiose, sportive e dei beni di interesse storico e artistico. Quindi si procederà con le ordinanze per le attività economiche e per la piena ripresa delle attività produttive ed agricole, ma anche con un secondo programma di interventi per la sicurezza del nodo idraulico di Modena.

"Dopo aver ottenuto dal Governo lo stanziamento di 210 milioni di euro per far fronte alle calamità che hanno colpito il nostro territorio già duramente provato dal terremoto, è ora importante che si avvi il percorso di pieno riconoscimento dei danni - ha commentato il presidente Errani -, con significativi contributi anche per le abitazioni colpite ed il ripristino della loro funzionalità".

Istituita una cabina di regia
L'ordinanza numero 1 formalizza la creazione, all'interno del Comitato istituzionale e di indirizzo per il sisma 2012, di una cabina di regia con il compito di assicurare il raccordo istituzionale tra gli enti interessati e di concordare gli interventi necessari per il superamento delle emergenze. Ne fanno parte, oltre al commissario, i presidenti delle province di Bologna e Modena e i sindaci dei comuni colpiti: Bastiglia, Bomporto, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, Modena, Castelfranco Emilia, Mirandola, San Felice sul Panaro e San Prospero nel modenese; Argelato, Bentivoglio, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale e Sala Bolognese per la provincia di Bologna.
Per assicurare la presenza di un organismo operativo nel territorio più prossimo alle comunità interessate, viene contemporaneamente costituito uno staff tecnico presso la struttura organizzativa di Protezione civile della Provincia di Modena e coordinato dalla Dirigente della protezione civile della Provincia di Modena in accordo con l'Agenzia regionale di protezione civile, a supporto del Comitato istituzionale. É composto dai rappresentanti delle strutture tecniche della Regione, delle Province di Modena e Bologna, di Aipo e dei Consorzi di bonifica interessati.

Come ottenere i contributi
L'ordinanza numero 2 del 5 giugno 2014 stabilisce che saranno risarciti (con un plafond fino a 50 milioni) i danni conseguenti alla tromba d'aria del 3 maggio 2013 nelle province di Bologna e Modena e agli eventi alluvionali del 17-19 gennaio 2014 nella provincia di Modena in riferimento a parti comuni di immobili ad uso abitativo, unità immobiliari adibite ad abitazione principale comprese le unità abitative rurali, beni mobili essenziali e funzionali all'uso abitativo ubicati nelle abitazioni principali danneggiate, beni mobili registrati.
In particolare sono riconosciuti i danni fino ad un massimo di 15.000 euro per il ripristino di beni mobili essenziali e funzionali all'uso abitativo, tra cui arredi ed elettrodomestici. Per quanto riguarda i beni immobili viene riconosciuto il valore del danno comunicato in fase di ricognizione, fino ad un massimo di 85.000 euro. Per facilitare i cittadini, per valori inferiori a 15.000 euro si presentano le sole documentazioni giustificative di spesa, mentre per valori superiori sarà richiesta una perizia asseverata il cui costo viene coperto. I danni superiori ad 85.000 euro saranno oggetto di apposito e successivo provvedimento.
Tutte le spese sostenute successivamente alla data di entrata in vigore dell'ordinanza sono ammissibili solo se giustificate da fatture, ricevute fiscali o altri documenti intestati al beneficiario e corredati da quietanza di pagamento.

Le principali scadenze
Entro il 31 luglio 2014 devono essere presentate le domande di contributo.
Entro il 30 ottobre devono essere sostenute le spese per la riparazione dei danni o l'acquisto di beni mobili ammissibili, distrutti o danneggiati.
Entro il 30 giugno 2015 devono essere sostenute le spese per il ripristino dei beni immobili distrutti o danneggiati.
Nei casi in cui alla domanda di contributo da presentare entro il 31 luglio 2014 siano allegate tutte le documentazioni di spesa, i Comuni provvederanno a liquidare i privati. Le documentazioni di spesa sono comunque da presentare entro il termine massimo del 30 giugno 2015.
Per quanto riguarda, invece, le automobili (quindi beni mobili registrati), il risarcimento riconosciuto è equivalente al valore commerciale del bene alla data dell'evento calamitoso, secondo il listino ufficiale Eurotax Giallo del mese di gennaio 2014 per gli eventi alluvionali del 17-19 gennaio 2014, del mese di maggio 2013 per la tromba d'aria del 3 maggio 2013. Potrà essere risarcito, secondo tali parametri, un numero di auto riacquistate pari a quelle perdute.

Interventi nodo idraulico di Modena
L'ordinanza numero 3 che riguarda gli interventi urgenti da effettuare sugli argini dei fiumi Secchia e Panaro è l'altro tassello fondamentale approvato per un primo stralcio di interventi urgenti, funzionali al ripristino del reticolo colpito per giungere a una piena operatività prima della prossima stagione autunnale.
Gli interventi (per 25 milioni di cui 15 previsti dal decreto governativo) riguardano la mitigazione del rischio idraulico sul reticolo idrografico minore, per i fiumi Secchia e Panaro è previsto il completamento degli interventi già accantierati da gennaio a oggi e quelli immediatamente accantierabili per il miglioramento della stabilità degli argini nei confronti dei fenomeni di filtrazione (in particolare per il fiume Secchia); la riduzione del dissesto attraverso la ripresa di frane (nello specifico per il fiume Panaro); il ripristino della percorribilità sulle sommità arginali; il ripristino delle arginature danneggiate da tane di animali; la rimozione del materiale flottante, la modellazione morfologica, uno sfalcio straordinario, la riduzione di presenze arbustive e arboree sulle arginature e in alveo. Infine gli interventi saranno mirati anche al ripristino del reticolo di bonifica interessato dagli eventi alluvionali, a partire da quelli realizzabili anche su canali invasati per la stagione irrigua.

I provvedimenti sul sito della Regione
I provvedimenti - come prevede il Decreto legge numero 74 del 12 maggio del Consiglio dei ministri - sono stati adottati da Errani in qualità di Commissario delegato alla ricostruzione, in accordo con le amministrazioni locali e l'Agenzia regionale di Protezione civile. Le ordinanze firmate oggi (numero 1 e 2, 3 del 5 giugno 2014) e il decreto legge sono consultabili sul sito della Regione all'indirizzo www.regione.emilia-romagna.it/i-provvedimenti-per-alluvione-e-tromba-daria.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

A due anni dal sisma che ha colpito l'Emilia l'Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna sottolinea l'importanza di una politica preventiva in costante rapporto con il territorio. Riunitosi lo scorso 27 maggio ha presentato quanto emerso negli ultimi studi, fra cui il rapporto Ichese, lo studio per valutare possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto -

Modena, 3 giugno 2014 -

Sono trascorsi due anni dal violento terremoto che ha colpito l'Emilia. Il 29 maggio 2012 la seconda violenta scossa devastò un territorio già messo a dura prova dal primo terremoto del 20 maggio. A due anni da questo drammatico anniversario nell'aprile scorso è stato presentato all'Assemblea legislativa e al pubblico il rapporto Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Sismicity in the Emilia Region), redatto da una commissione di esperti incaricati di valutare possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto in Emilia-Romagna nel maggio 2012. Gli studi emersi su un'area di circa 4000 km2, interessata da tre concessioni di sfruttamento per idrocarburi, sono solo all'inizio.
A questo proposito l'Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna, riunitosi lo scorso 27 maggio, ha espresso apprezzamento per il percorso avviato con l'istituzione di questa commissione internazionale, ritenendo che ciò possa contribuire ad introdurre anche in Italia una modalità professionale, corretta e trasparente, nell'affrontare i rischi (non solo quello sismico) e gli impatti derivanti dalla realizzazione di opere ed attività che riguardano il sottosuolo ed il territorio. Un esempio positivo italiano già esistente è quello adottato dal sito di Collalto (Treviso), dove il monitoraggio sismico dell'area di stoccaggio gas è fruibile on-line. Si auspica che la stessa modalità "open-data" venga adottata anche per il sito del Cavone, dove sono in corso gli approfondimenti necessari per verificare o escludere la correlazione tra le attività antropiche qui svolte ed il sisma 2012, ed anche per tutti gli altri siti di estrazione fluidi presenti in aree sismicamente attive, a cominciare dall'impianto geotermico di Casaglia (Ferrara). Ma i geologi dell'Emilia-Romagna affermano chiaramente che l'eventuale conferma di un ruolo del campo petrolifero di Cavone nell'innesco del terremoto (ossia come effetto della goccia che fa traboccare il vaso) non sposterebbe minimamente il punto centrale del problema: la mancanza di una politica di prevenzione adeguata.
Per l'Ordine dei Geologi non si deve dimenticare che vittime e danni ingenti nei nostri territori sono stati causati principalmente da condizioni strutturali delle costruzioni non adeguate al grado di sismicità noto da tempo per quei territori. Pertanto, i geologi auspicano che i drammatici eventi sismici del 2012 portino ad un balzo in avanti in materia di prevenzione del rischio sismico, sia dal punto di vista normativo che su un piano applicativo e divulgativo.

(Fonte: ufficio stampa Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna)

Pubblicato in Ambiente Emilia

L'assessore all'ambiente Mirko Tutino: "Si tratta di un sistema di aree destinate alla conservazione delle biodiversità presenti sul nostro territorio provinciale" -

Reggio Emilia, 3 giugno 2014 -

Il Consiglio Provinciale, nella seduta di giovedì scorso presieduta da Gianluca Chierici, ha approvato le misure specifiche per la conservazione dei ventuno siti Natura 2000 del territorio provinciale, oltre che i piani di gestione di tredici di essi. Le misure approvate non si traducono solamente in regole, ma anche in attività volte alla valorizzazione del patrimonio con interventi attivi, incentivi e programmi didattici per la fruizione e la conoscenza dei diversi siti.
Il provvedimento è passato senza dibattito e con il voto favorevole della sola maggioranza.
Ad illustrarne i contenuti l'assessore provinciale Mirko Tutino: "L'assessorato alla pianificazione ha elaborato, con il supporto di specialisti esterni coordinati dai propri tecnici, questi importanti strumenti di tutela e valorizzazione dei Siti di Interesse Comunitario (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) della provincia, che costituiscono Natura 2000, un sistema organizzato di aree destinate alla conservazione della biodiversità presente nel territorio dell'Unione Europea, ed in particolare alla tutela di una serie di habitat e di specie animali e vegetali rari e minacciati. Il progetto è stato finanziato con i fondi della Misura 323 del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 della Regione Emilia-Romagna".
"Sono state recepite le disposizioni regionali in materia - ha proseguito l'assessore Tutino - calandole sulle peculiarità dei singoli siti emerse da studi di dettaglio, svolti da gruppi multidisciplinari, che hanno approfondito il sistema delle conoscenze e individuato le minacce e gli impatti potenziali. Le misure di conservazione e le indicazioni gestionali approvate sono il risultato, oltre che delle proposte dei nostri tecnici e degli specialisti, del percorso di partecipazione e condivisione che ha accompagnato il lavoro fin dalle prime fasi e che ha visto la partecipazione sia di vari enti (comuni, province limitrofe, regione, consorzio di bonifica, ecc.) che di un'ampia platea di portatori di interesse, come associazioni ambientaliste, agricoltori, cacciatori."
"Pur nei limiti posti dal rispetto delle leggi sovra ordinate - ha aggiunto l'assessore - questo percorso di ascolto e raccolta di contributi e punti di vista differenti, spesso solo apparentemente contrastanti, ci ha permesso di elaborare misure di tutela e valorizzazione che possono raggiungere più efficacemente l'obiettivo della conservazione del nostro patrimonio naturale."

(fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

La risposta arriva dal nuovo catasto dei ghiacciai italiani

L'Università degli Studi di Milano e Levissima, in collaborazione con Ev-K2-CNR e il contributo del Comitato Glaciologico Italiano, presentano i risultati del nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani

Milano, 29 maggio 2014 – Lo scorso 22 maggio, all'Università degli Studi di Milano, in occasione di uno degli appuntamenti "Aperitivo Expo 2015", sono stati resi noti i risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani: ambizioso progetto realizzato dall'Università degli Studi di Milano e da Levissima, l'acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, in collaborazione con Ev-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, è stato avviato nel 2012 con l'obiettivo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1981-1984.

Claudio Smiraglia, professore ed esperto glaciologo dell'Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e Daniela Murelli, Direttore CSR del Gruppo Sanpellegrino, hanno fatto gli onori di casa affiancati da personalità autorevoli come Paolo Angelini, Presidente del Comitato Permanente della Convenzione delle Alpi, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Luca Cetara, Coordinatore della Segreteria Scientifica Presidenza italiana della Convenzione delle Alpi, Agostino Da Polenza, Presidente di Ev-K2-CNR e Carlo Baroni, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano.
Durante la conferenza è stato fornito un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni, dagli anni '50 ad oggi, per capire lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.

Ghiacciai censimento 2014 gde

896 sono i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, per una superficie complessiva confrontabile a quella del Lago di Garda, ovvero 368 km2. Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 km2), ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un'area superiore ai 10 km2: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d'Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest'ultimo detiene il primato e rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 km2; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue. Curiosamente ha tolto il primato al Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, non perché l'Adamello-Mandrone si sia ingrandito in modo particolare, ma perché è stata creata una nuova suddivisione su basi glaciologiche. Mentre nel precedente catasto veniva suddiviso in numerosi ghiacciai, recenti rilievi di spessore hanno mostrato che si tratta di un grande corpo glaciale unitario.
I ghiacciai piccoli, inferiori a 0,1 km2, sono i più numerosi e coprono complessivamente una superficie molto ridotta (17 km2), pari al 4,6% di quella totale. I ghiacciai superiori a 10 km2 ricoprono il 10% (37 km2), mentre quelli fra i 2 e i 5 km2 occupano la superficie maggiore, rappresentando più di un quarto dell'intera area glaciale italiana (105 km2).

In Italia predominano oggi i ghiacciai di tipo "montano", che rappresentano il 62%, seguiti dai "glacionevati", 35%, e in misura molto ridotta, 3%, dai grandi ghiacciai "vallivi".
I ghiacciai italiani sono presenti in tutte le regioni alpine, ma con una distribuzione molto diversificata che dipende, almeno in parte, dalle quote dei massicci montuosi: si passa, infatti, dai 134 km2 della Valle d'Aosta, agli 88 km2 della Lombardia, agli 85 km2 dell'Alto Adige per arrivare ai 3,2 km2 del Veneto e agli 0,2 km2 del Friuli-Venezia Giulia. Va anche ricordato che i ghiacciai italiani sono tutti collocati sulle Alpi, con un'unica eccezione: il Calderone in Abruzzo (0,04 km2 di area), ultimo residuo della glaciazione appenninica, ormai frammentato in due parti.

"Nonostante sia tutt'ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l'incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l'incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla. La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell'inverno 2012-2013. E' chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985.", spiega il professor Smiraglia, a capo del progetto di ricerca.

E' dunque chiaro come i ghiacciai, che rappresentano da sempre un'importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, siano diventati in questi ultimi anni il simbolo più tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo. Questo spiega l'importanza di un Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani e l'impegno di Levissima nello studio dei loro cambiamenti. "Levissima, marchio di acqua minerale del Gruppo Sanpellegrino, ha nel suo DNA la natura incontaminata e la passione per l'alta montagna, da cui trae tutta la sua purezza. - afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino - Proprio per questo collaboriamo con l'Università degli Studi di Milano dal 2007, con l'obiettivo di conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il progetto che presentiamo oggi ha un valore non solo strettamente scientifico, ma anche applicativo e culturale; grazie alle informazioni tratte dal Nuovo Catasto abbiamo, infatti, realizzato una vera e propria mappa dei ghiacciai italiani, fruibile da tutti gli appassionati e già disponibile sul sito "levissima" La mappa interattiva riporta la distribuzione dei ghiacciai nelle varie regioni d'Italia e, per ciascuno di essi, specifica: il nome, la Regione di appartenenza, il settore montuoso, il bacino idrografico che va ad alimentare, la tipologia e la superficie attuale. Ai ghiacciai più significativi di ogni Regione, è dedicata inoltre una scheda di approfondimento e una galleria fotografica.

L'evoluzione dei ghiacciai italiani
-dalla fine degli anni '50 ad oggi-
Facendo un confronto con il precedente catasto nazionale dei ghiacciai, risalente alla fine degli anni '50, è emerso come il numero dei ghiacciai italiani sia oggi aumentato, passando da 824 a 896, con incrementi in quasi tutte le Regioni. Questo a causa della frammentazione delle unità glaciali preesistenti. Complessivamente la superficie glaciale ha registrato, però, una perdita del 29%, confrontabile all'area del Lago di Como (151 km2), passando da 519 km2 agli attuali 368 km2 (circa 3 km2 persi all'anno).

A livello regionale si sono registrate differenze sensibili nella riduzione areale: si passa, infatti, da superfici quasi dimezzate in Friuli e in Piemonte, a riduzioni di circa un terzo in Trentino e in Alto Adige. Riduzioni più circoscritte in Lombardia e Valle d'Aosta.
Del tutto peculiari, invece, il caso dell'Abruzzo, dove la riduzione di circa un terzo riguarda l'unico ghiacciaio presente nella Regione, e quello del Veneto. In quest'ultima Regione, l'elevata percentuale di riduzione areale (-40%) che emerge dal confronto dei dati, è dovuta al mutamento dei confini amministrativi, che hanno visto passare la porzione veneta della Marmolada al Trentino. Se si tiene, invece, conto dei vecchi confini amministrativi, e non si sposta la competenza territoriale di questo ghiacciaio, la riduzione dei ghiacciai veneti risulta molto più limitata (-23%).

-dalla metà degli anni '80 ad oggi-
Il confronto tra l'attuale catasto e quello internazionale realizzato a metà degli anni '80, mostra una intensa contrazione areale, passando da 609 km2 agli attuali 368 km2.
Risulta quindi evidente una fluttuazione glaciale dapprima positiva, dalla metà degli anni '60 del XX secolo - con un incremento areale del 18% - , e una negativa tuttora in corso, dalla metà degli anni '80 del XX secolo, che ha fatto registrare una riduzione di area di circa il 40%. E' un andamento già verificato in tutti gli altri settori della catena alpina.
Il Catasto degli anni '80 è stato realizzato proprio durante la piccola fase di espansione, causata da una lieve riduzione delle temperature e da un lieve incremento delle precipitazioni invernali. Questa breve fase fredda e umida ha favorito sia l'incremento areale dei ghiacciai preesistenti, sia la formazione di numerosi piccoli "glacionevati", che sono stati registrati nel Catasto degli anni '80.

-La metodologia-
Il lavoro di ricerca, che ha dato vita al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, si è protratto per circa due anni - 2012, 2013 - rifacendosi ad un complesso di dati raccolti in almeno un decennio. L'analisi è stata sviluppata elaborando foto aeree ad alta definizione rilevate nell'arco temporale 2005-2011, concesse in consultazione da enti e strutture regionali e provinciali, ma anche utilizzando immagini satellitari, carte topografiche, catasti settoriali precedenti e numerose campagne di terreno.
Per verificare l'evoluzione del glacialismo italiano nell'ultimo mezzo secolo si è proceduto, inoltre, al confronto dei nuovi dati con quelli raccolti nei due catasti precedenti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (quello nazionale 1959-1962 e quello internazionale nel 1981-1984). E' quindi da considerare che le metodologie di raccolta ed elaborazione dati sono state differenti. Il Nuovo Catasto ha infatti potuto contare su immagini ad alta risoluzione; in passato queste sorgenti di dati non erano disponibili e i dati raccolti erano quindi caratterizzati da maggiore incertezza.

Pubblicato in Ambiente Emilia
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