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Chiuse le scuole cittadine di ogni ordine e grado a Piacenza, nel fine settimana sospesi eventi sportivi e manifestazioni per il Carnevale

Con l’emanazione dell’ordinanza comunale, si conferma la chiusura, in via preventiva e cautelare, delle scuole di ogni ordine e grado per la giornata di sabato 22 febbraio, nonché, per l’intero fine settimana, la sospensione di tutte le manifestazioni sportive e degli eventi pubblici per i festeggiamenti del Carnevale.

Il sindaco Patrizia Barbieri ribadisce che “non ci sono situazioni di emergenza in corso. Semplicemente, a scopo precauzionale e preventivo, abbiamo deciso di adottare alcune misure cautelari, anche in virtù dell’ordinanza ministeriale in vigore in un territorio a noi limitrofo qual è quello lodigiano. Nella tarda mattinata di domani ci sarà una nuova riunione in Prefettura, al termine della quale verificheremo la situazione”.

“Vorrei rinnovare l’invito a tutti i cittadini – sottolinea il sindaco – a fare affidamento unicamente sulle fonti ufficiali e istituzionali, per evitare il diffondersi di notizie allarmistiche e infondate che possono unicamente generare panico e confusione. Anche sul sito Internet comunale abbiamo riportato con evidenza i link alle pagine web del Ministero della Salute, dell’Azienda Usl e della Regione Emilia Romagna, nonché il numero telefonico attivato dall’Ausl per informazioni. L’evolversi della situazione è costantemente monitorata, ma è fondamentale seguire le indicazioni mediche e, in caso di dubbio, evitare di recarsi al Pronto Soccorso ma contattare il proprio medico di famiglia o, in caso di impossibilità, il 118”.

 (In allegato la disposizione del Sindaco)

Ausl Pc - Diagnosi da meningococco per un uomo. Ricerca dei contatti avuti in un locale pubblico di Borgonovo per profilassi preventiva.

Piacenza, 15 febbraio 2020 - L’Azienda Usl di Piacenza informa che nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Piacenza è ricoverato un giovane uomo piacentino con diagnosi confermata di infezione da meningococco.
Così come previsto dal protocollo di sorveglianza – informa Guido Pedrazzini, direttore sanitario dell’Azienda Usl - sono state immediatamente avviate le indagini epidemiologiche e gli interventi di controllo e profilassi delle persone che sono venute a contatto stretto con il paziente nei dieci ultimi giorni. L’obiettivo è quello di intercettare questi soggetti e trattarli nel più breve tempo possibile. Oltre a familiari e amici, si ricercano le persone che sono venute a contatto con il malato in un luogo chiuso e ristretto per un tempo di alcune ore.

In particolare, a scopo preventivo si invitano a rivolgersi ai servizi di Igiene pubblica dell’Azienda Usl, in piazzale Milano, tutti coloro che erano presenti nel locale La Corte (località Colombaie di Borgonovo) nella notte tra sabato 8 e domenica 9 febbraio, ma solo nella fascia oraria tra le ore 2 e le 4.

Per informazioni sono a disposizione i numeri telefonici 0523.317830 fino alle 17.30 di oggi (15 febbraio) e il numero 3487702977. Domani (16 febbraio) è disponibile il personale del reparto di Malattie infettive dalle ore 9 alle 12. La profilassi consiste nell'assunzione di un'unica compressa di antibiotico a scopo precauzionale.

Mercoledì, 12 Febbraio 2020 08:29

Necroscopie, interruzione del servizio

Riceviamo e divulghiamo il Comunicato stampa dell'UNIONE SINDACALE ITALIANA-PARMA in merito alla grave interruzione del servizio Esami Diagnostici da eseguire sulle salme conservate presso la Necroscopia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Con la presente codesta O.S denuncia la grave e intollerabile interruzione del servizio esami diagnostici (una sorta di autopsia disposta dai sanitari ospedalieri onde accertare le reali cause del decesso di un paziente) che dovevano essere eseguiti su due salme nei giorni di Lunedì 1O e Martedì 11 Febbraio 2020, a causa di una sconcertante e inammissib ile manca nza di personale idoneo e abilitato per legge a incidere le salme per effettuare gli stessi, determinando di fatto il blocco dell'intera attività dal giorno 10/02 u.s.

Si chiede pertanto alle Autorità competenti di intervenire tempestivamente, onde accertare eventuali responsabilità a carico dei Dirigenti preposti.

Parma, 11/02/2020

Il responsabile Settore Sanità USI - Parma

Ernesto Mancini

Pubblicato in Comunicati Sanità Parma

La Direzione Sanitaria dell’Azienda USL informa che è stato segnalato un caso di tubercolosi polmonare a bassa contagiosità in una persona che ha frequentato il Polo Professionale dell'Istituto Convitto Nazionale “Rinaldo Corso” di Correggio.

Il paziente è in buone condizioni di salute e sta effettuando la terapia antibiotica specifica.

La tubercolosi è una malattia infettiva che, nelle forme a localizzazione polmonare, può essere contagiosa e trasmettersi da persona a persona per via respiratoria.
La trasmissione necessita di un contatto stretto e molto prolungato con il malato, in uno spazio chiuso e confinato. La contagiosità quindi è bassa e la trasmissione del germe non avviene con facilità: la tubercolosi non si contrae attraverso contatti all’aria aperta e in luoghi ben aerati; il contagio non avviene attraverso indumenti, oggetti personali o facendo uso di piatti o posate.

Le manifestazioni della malattia sono rappresentate da tosse di lunga durata resistente alle comuni terapie, febbricola persistente, malessere generale, stanchezza, dimagrimento, brividi e sudorazione notturna.
Oggi la tubercolosi è curabile con l'assunzione di una terapia antibiotica adeguata: quando i farmaci vengono assunti in modo corretto e per un periodo di tempo idoneo, il malato va incontro a guarigione.

Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica ha già attivato le procedure previste per l’individuazione dei contatti a rischio, lo svolgimento degli accertamenti sanitari necessari, la sorveglianza sanitaria dei contatti e d ha già programmato un incontro informativo per la comunicazione alle famiglie coinvolte.

In Cina il bilancio dei morti causati dal coronavirus sale a 81. E l’Oms modifica da ‘moderato’ ad ‘alto’ il rischio di contagio a livello globale. 

di LGC Parma 28 gennaio 2020 - Nonostante le opportune cautele e l'aumentato livello di rischio globale dichiarato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il tasso di psicosi globale da coronavirus è fuori misura.

Anche in Europa la paura si  sta trasformando in intolleranza. Se ne sentono di tutti i colori: «Non voglio cinesi nel mio ristorante». 

È la notizia globale degli ultimi giorni quella dell’epidemia di coronavirus che a partire dai primi del dicembre scorso da Wuhan in Cina si è diffusa rapidamente nella provincia di Hubei dove si contano la maggior parte dei contagiati. Perché, quindi, di epidemia si tratta e non di pandemia, stante la localizzazione che al momento, dati scientifici alla mano porta ad escludere una diffusione su scala più ampia o addirittura globale così come erroneamente il tam tam sui media e poi sui social ha portato a far credere. Non la pensano così molti dei residenti in Europa per i quali dal timore, più o meno infondato, si è passati a vere e proprie manifestazioni d’intolleranza nei confronti di cittadini asiatici anche propri concittadini.

Dopo gli episodi riportati dalla stampa italiana, anche in Svizzera, per esempio, alcune comitive di cinesi non sarebbero state fatte entrare nei ristoranti. La proprietaria di un ristorante cinese di Zurigo, lei stessa di origine cinese ha candidamente dichiarato alla stampa elvetica:«Il virus mi inquieta. In questo periodo i gruppi in viaggio dalla Cina non sono i benvenuti qui». Nonostante si tratti di una scelta discutibile, la donna si dice costretta a rifiutare gli ospiti asiatici «per motivi di sicurezza»: «Voglio proteggere il personale e gli altri ospiti».

E non si fida minimamente dei controlli introdotti in alcuni aeroporti. «Ho la sensazione che le autorità non stiano prendendo abbastanza seriamente questo virus». Sulla stessa linea un’altra ristoratrice cinese di Lucerna: «Se mi arrivasse la richiesta di riservazione da parte di un gruppo di turisti cinesi, credo che rifiuterei». Sulla stessa linea un altro di Opfikon (ZH), che ammette: «se arrivasse una comitiva che non è stata sottoposta a controlli», la manderebbe prima in ospedale. «Poi potrebbero cenare qui». Secondo lui, «è meglio un controllo in più», prima di poter mangiare nel suo ristorante. Il locale si è già munito di una scorta di mascherine, che i dipendenti hanno anche a casa. Il dato comune che si tratti di Svizzera o Italia è che molti, alla sola vista di persone di origine asiatica, non solo cinese, pensano subito al coronavirus.

La psicosi, quindi, è tuttora in corso. Si dice persino che vi sia stato un boom di vendite di mascherine protettive. Tutti elementi che, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti, ci portano ad affermare l’esigenza che le autorità competenti a partire dal Ministero della Salute all’Istituto Superiore di Sanità, diano la più ampia informazione possibile e, dati scientifici e statistici alla mano, comunichino che in Europa non vi è nessun allarme e che i controlli agli aeroporti e, quindi, alle frontiere sono e resteranno rigorosi finché l’emergenza in Cina sarà conclusa.

 

Nei giorni scorsi il Servizio Gestione Operativa dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia è stato premiato a Roma con il Lean Healthcare Award 2019 dedicato al miglior progetto di riorganizzazione nella sanità italiana.

Il servizio gestione operativa (operation management) è un'unità che programma e gestisce l’utilizzo dei comparti operatori, assegnando le sale operatorie secondo valutazioni di priorità degli interventi e in considerazione della rilevanza delle liste di attesa per tutte le piattaforme operative dei 6 ospedali della provincia. Si tratta di una nuova funzione inserita nell'organizzazione aziendale a seguito della fusione, che ha suscitato l’interesse in ambito nazionale come pratica, ancora poco diffusa nelle aziende sanitarie pubbliche.

Ad esempio il Rapporto OASI 2018 del CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza sanitaria e Sociale) della SDA (School of Management) dell’Università Bocconi di Milano ha dedicato un capitolo alla esperienza dell’AUSL di Reggio Emilia.

L’Executive Programme Lean Health Management, organizzato dalla in collaborazione con Telos Management Consulting, ha l’obiettivo di sviluppare le competenze nel lean management attraverso attività didattiche frontali e visite in aziende considerate di eccellenza nel Lean Management.

Il premio Lean Haward Healthcare, istituito lo scorso anno, organizzato dalla Luiss Business School in collaborazione con Telos Management Consulting, FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e ospedaliera) e l’Università di Siena, premia le eccellenze in ambito di qualità dell’assistenza ispirate al modello Lean.

Il lean management, mutuato dal sistema industriale giapponese e adattato ai contesti sanitari, promuove, infatti, una radicale revisione organizzativa nel tentativo di ridurre eventuali sprechi nel processo assistenziale (tempo, costi, etc), eliminare consuetudini frutto di comportamenti che non hanno evidenza clinica e consolidare quanto aggiunge valore al processo, sia per l’utente che per il sistema.

A suscitare l’apprezzamento della giuria composta da 28 professionisti del settore, tra cui direttori generali delle aziende sanitarie pubbliche e private di tutte le regioni e da rappresentanti dell'industria, sono stati i risultati della revisione del percorso pre-operatorio chirurgico nei sei ospedali provinciali, progetto che ha visto tre anni di impegno da parte dell’équipe diretta dalla dott.ssa Maria Teresa Montella.

L’obiettivo dell’innovazione organizzativa, resa possibile dal fondamentale supporto del Servizio Tecnologie Informatiche aziendale, è stato il miglioramento della qualità assistenziale offerta ai circa 29mila pazienti che ogni anno si sottopongono a interventi chirurgici, in vista dei quali è necessaria una serie di esami di approfondimento. Il lavoro si è sviluppato nella direzione di una migliore organizzazione dei percorsi anche attraverso la revisione dei modelli clinici all’insegna della maggiore appropriatezza.

“CHIR …ben comincia”, questo il nome del progetto il cui iter è ancora da completare, ha raggiunto i primi significativi risultati generando un impatto positivo che ha visto:

·         la complessiva riduzione degli accertamenti pre-operatori per un ammontare di attività pari a circa 1000 ore di lavoro per anno e relativi minori costi economici,

·         la riduzione dei tempi del percorso che il paziente affronta e del numero di volte che deve fisicamente recarsi nella sede ospedaliera prima dell'intervento,

·         la generazione di flussi informativi tra processi aziendali, preziosi anche per una migliore programmazione dell’attività chirurgica nelle sale operatorie.

A presentare il progetto e ritirare il premio per l’Azienda USL è stato il Dr. Maurizio Pocaforza, dirigente infermieristico, che è stato anche ospite della trasmissione RAI 1 Mattina nella giornata di ieri.

 

Il Direttore Generale si è complimentato con i responsabili della Operation per la qualità del progetto e del loro efficiente lavoro di programmazione e gestione della attività chirurgica della Azienda: “Sono particolarmente contento di questo premio perché riguarda materie che sono state sempre centrali nella mia pratica manageriale, quali la qualità, l’appropriatezza e l'efficienza e soprattutto perché questo lavoro è esclusivo merito di collaboratori, segno tangibile che qualcosa è stato seminato di questa cultura nella nostra organizzazione".

 

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia
Venerdì, 15 Novembre 2019 16:05

Il robot chirurgico debutta all’Ospedale di Parma

La chirurgia robotica entra nelle sala operatorie dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Da lunedì strumentazione già operativa con il primo intervento. Fabi, direttore generale del Maggiore: “Con l’arrivo del Robot si completa il percorso di innovazione tecnologia e organizzativa intrapreso in area chirurgica”.

Ridotte incisioni, minor dolore post-operatorio, ripresa più rapida delle attività quotidiane, eccellente visualizzazione e miglior accesso alle aree anatomiche difficili. Questi i principali vantaggi del robot chirurgico che da lunedì 18 novembre debutta con il primo intervento. Grazie al prezioso contributo diFondazione Cariparma l’innovazione tecnologica di ultimissima generazione entra quindi in sala operatoria, amplificando le mani del chirurgo e aumentandone la precisione. La tecnica robotica rappresenta l'evoluzione naturale della chirurgia mini-invasiva laparoscopica, tecnica da lungo tempo utilizzata presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, già considerata centro di riferimento e formazione nell'ambito chirurgico. I chirurghi che, dopo aver intrapreso e portato a termine un articolato piano di formazione, utilizzano anche la chirurgia robotica  hanno ora uno strumento in più al servizio dei pazienti dell’Ospedale di Parma.

La presentazione del progetto di chirurgia robotica si è svolta oggi all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma in una sala congressi con oltre 200 tra chirurghi, medici e sanitari, presenti insieme al direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma Massimo Fabi, al  presidente di Fondazione Cariparma Gino Gandolfi, al  Rettore dell’Università degli studi Paolo Andrei e all’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna Sergio Venturi. “Con l’arrivo del Robot – precisa Massimo Fabi, direttore generale dell’azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma -  si completa il percorso di innovazione tecnologia e organizzativa intrapreso in area chirurgica. Affidiamo nelle mani dei nostri professionisti uno strumento importante al servizio dei pazienti.  Ringrazio Fondazione Cariparma per aver ancora una volta sostenuto  un progetto importante dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria donando 1 milione di euro.”

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Il sistema robotico da Vinci consente al chirurgo, seduto ad una console di manovrare a distanza quattro bracci robotici che migliorano i gesti umani garantendo una visione 3D e immersiva del campo operatorio, con la possibilità di raggiungere aree anatomiche difficili. Il costo del Robot è  pari a 2.778.000 euro sostenuto da fondi Aziendali e da una donazione di 1.000.000 di Fondazione Cariparma. 

“La dotazione al Maggiore di Parma di un sofisticato robot chirurgico è un importante risultato per la nostra Comunità – spiega il Prof. Gino Gandolfi, Presidente di Fondazione Cariparma – un’apparecchiatura all’avanguardia in grado di offrire un sensibile miglioramento alla qualità prestazionale del nostro Ospedale; per tale motivo la Fondazione, con un importante contributo, ha immediatamente aderito al progetto di acquisizione del robot chirurgico, aggiungendo un nuovo, significativo tassello al potenziamento ed alla crescita del servizio sanitario del territorio.”  

“Con questo nuovo robot chirurgico, per il quale ringrazio sinceramente la Fondazione Cariparma per la sensibilità che dimostra sempre nei confronti dei bisogni del territorio, la nostra Azienda Ospedaliero-Universitaria – spiega il Rettore Paolo Andrei - fa un deciso passo avanti collocandosi tra l’altro in una posizione d’avanguardia in Regione, visto che in Emilia-Romagna solo altri tre poli ne sono dotati. Anche l’Università non può che esprimere grande soddisfazione per questo nuovo strumento, che ha valenza in chiave assistenziale ma anche in un’ottica d’integrazione tra assistenza, didattica e ricerca, pienamente in linea con il ruolo dell’Ateneo”

“Quello di oggi- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi - è un esempio concreto di cosa intendiamo quando parliamo di investimenti in sanità, che abbiamo posto da subito in cima alla nostra agenda: nuovo personale, strutture pensate per la funzionalità e il comfort dei pazienti e di chi ci lavora, tecnologie sempre più all’avanguardia, in grado di alzare ulteriormente la qualità e l’efficacia delle cure e dell’assistenza. E quando un progetto riesce grazie alla collaborazione costruttiva tra pubblico e privato, come in questo caso, significa che il territorio e le istituzioni lavorano insieme per raggiungere obiettivi comuni a vantaggio della collettività. Anche questo mi sembra un gran bel risultato”.

 

Il Robot Da Vinci

La piattaforma robotica è formata da una console chirurgica, un carrello paziente e un carrello visione. La console chirurgica rappresenta il centro di controllo del robot Da Vinci; è il sistema con cui il chirurgo si interfaccia e controlla il sistema endoscopico e gli strumenti EndoWrist (strumentario chirurgico che replica ed amplifica i movimenti della mano), attraverso due manipolatori e una pedaliera. Inoltre il chirurgo osserva il campo operatorio attraverso un visore stereo “full immersion” in HD-3D.  Il carrello paziente è il componente operativo del sistema Da Vinci ed è provvisto di quattro braccia innestate su di un perno centrale girevole, che comandano l'endoscopio e gli strumenti chirurgici in modo da poter agire su tutti i quadranti del campo operatorio. Il carrello visione contiene l'unità centrale di elaborazione delle immagini.

Inoltre, offre la possibilità di vedere il campo operatorio in tre dimensioni full HD (in grado di moltiplicare fino a 10 volte la normale visione dell'occhio umano) e di utilizzare movimenti naturali simili a quelli delle mani e delle braccia. La tecnica robotica riesce a filtrare e rendere pressoché impossibili eventuali tremori dell’operatore alla console, consente un’estrema facilità di accesso ad anatomie “difficoltose” e incrementa notevolmente la precisione nella procedura demolitiva e in quella ricostruttiva.

Pubblicato in Cronaca Parma

Un nuovo primato per la chirurgia dei Trapianti di Modena. Al Policlinico il primo trapianto di rene da donatore vivente con prelievo robotico eseguito in Emilia - Romagna. Il gruppo del Prof. Di Benedetto leader nella ricerca clinica e nell’innovazione tecnologica.

Modena -


La Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e dei Trapianti di Fegato dell’AOU di Modena conferma nuovamente la sua vocazione alla ricerca e allo sviluppo, segnando una tappa importante nel campo del trapianto di rene. L’equipe – composta da chirurghi vascolari e chirurghi trapiantologhi - guidata dal prof. Fabrizio Di Benedetto di UNIMORE ha infatti portato a termine la scorsa settimana un trapianto di rene da donatore vivente con prelievo completamente robotico. Si tratta del primo caso condotto con questa tecnologia in Emilia-Romagna, e va ad arricchire l’offerta al territorio all’interno di un programma chirurgico trapiantologico già di primo piano. Il donatore è già stato dimesso, il ricevente sta proseguendo la convalescenza.

“Dal primo di Novembre abbiamo affidato la responsabilità chirurgica del programma di trapianto di rene al prof. Di Benedetto – ha spiegato il dottor Ivan Trenti, Direttore generale dell’AOU di Modena – grazie alla sinergia con il Prof Cappelli, direttore della Nefrologia e grande esperto nei trapianti di rene, oltre che con i reparti ed il personale di entrambi i nostri stabilimenti ospedalieri, abbiamo potuto offrire al nostro paziente ed al suo donatore questa opportunità. Non è una casualità ma il frutto di un lavoro che ha coinvolto numerosi specialisti”.

“È un importante traguardo del nostro programma di lavoro – spiega il prof. Di Benedetto – che si prefigge di portare costantemente innovazione e qualità per i cittadini che si rivolgono al Sistema Sanitario Nazionale. Garantire la sicurezza dell’intervento e migliorare la qualità di vita dei donatori significa valorizzare il loro gesto di altruismo, dotandoci di uno strumento in più per rispondere alle esigenze di tutti i pazienti che aspettano un trapianto di rene, incrementando il numero dei trapianti e riducendo i tempi di attesa. Grazie all’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni dal Centro di Coordinamento Regionale Trapianti diretto dalla Dott.ssa Gabriela Sangiorgi, stiamo assistendo ad una crescita costante delle donazioni che pone la Regione Emilia-Romagna ai vertici nazionali”.

“Le equipe delle due strutture ospedaliere coinvolte – ha spiegato la dottoressa Elda Longhitano, Direttore Gestione Operativa dell’AOU - hanno lavorato insieme ancora una volta con grande efficacia al percorso del donatore e del ricevente. Infatti, mentre il prelievo robotico sul donatore è stato eseguito nelle sale operatorie dell’Ospedale di Baggiovara, il trapianto si è svolto al Policlinico grazie al trasporto tempestivo dell’organo da parte di Modena Soccorso, secondo procedure di Sicurezza elaborate grazie alla collaborazione del Servizio assicurazione Qualità.”

“Tra i prossimi obiettivi – ha aggiunto il Prof Di Benedetto – c’è quello di applicare la tecnologia robotica anche al trapianto di rene. La collaborazione con chi ci ha preceduto nell’attività di trapianto di rene come l’esperto dott. Massimo Giovannoni della Chirurgia Vascolare, il reparto di Nefrologia diretto dal prof. Gianni Cappelli, la dott.ssa Elisabetta Bertellini ed il prof. Massimo Girardis con le loro equipe anestesiologiche, il sostegno della Direzione Sanitaria, i radiologi che hanno studiato con noi i pazienti e tutto il personale infermieristico dentro e fuori la sala operatoria: questi risultati si costruiscono grazie all’impegno di tanti eccellenti professionisti che quotidianamente mettono in campo la loro determinazione a rendere l’Ospedale un centro di qualità, sicurezza ed efficienza”.

La tradizione dei trapianti di rene a Modena, già consolidata da vent’anni di esperienza ed una casistica di 676 trapianti eseguiti, si arricchisce di una nuova opportunità per i pazienti e i loro familiari – precisa il prof. Gianni Cappelli – quella di offrire al donatore la tecnica chirurgica più moderna e meno invasiva. Questo permetterà di incrementare la risorsa della donazione da vivente con l’obiettivo di raggiungere una percentuale in linea con gli standard internazionali. 60 sono ad oggi i trapianti eseguiti da donatore vivente ma la possibilità di proporre una metodica mininvasiva permetterà alla immissione nella lista di attesa, curata dal Dr. Giacomo Mori, di facilitare il consenso del potenziale donatore. In quest’ottica anche il percorso di preparazione del paziente con malattia renale cronica avanzata alla scelta della migliore terapia sostitutiva renale potrà incrementare le possibilità di individuare coppie di donatore/ricevente nel follow-up ambulatoriale nefrologico e permettere il trapianto prima della dialisi”.

“Dal punto di vista anestesiologico – spiega la dottoressa Elisabetta Bertellini, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione di Baggiovara – il prelievo robotico richiede procedure peculiari per un intervento più breve e meno invasivo. La metodica mini-invasiva consente, inoltre, un rapido recupero delle funzioni vitali e un ottimale controllo del dolore post-operatorio. In sala era presente il dottor Marco Degoli esperto in anestesia per la chirurgia robotica, che lavora spesso con l’equipe della chirurgia dei trapianti nella chirurgia robotica”. Il trapianto è stato poi effettuato nelle sale operatorie del Policlinico di Modena con una procedura di chirurgia tradizionale, col supporto dell’equipe anestesiologica dell’Anestesia e Rianimazione 1, diretta dal prof. Massimo Girardis.
Non c’è solo la lunga esperienza nella chirurgia robotica maturata su fegato e pancreas dal gruppo del prof. Di Benedetto, ma una programmazione mirata dietro al raggiungimento di questo primato regionale. “Abbiamo fortemente voluto l’arrivo nella nostra Università del prof. Stefano Di Sandro, recentemente chiamato a rivestire il ruolo di Professore Associato di Chirurgia – commenta il prof. Giovanni Pellacani, Presidente della Facoltà di Medicina dell’Università di Modena e Reggio Emilia – Si tratta di un’eccellenza di livello internazionale nel campo della chirurgia dei trapianti e mini-invasiva, ed ha apportato un contributo decisivo grazie alle sue competenze nell’applicazione della tecnologia robotica al prelievo di rene da donatore vivente”.

L’utilizzo del robot per il prelievo di rene a scopo di trapianto consente una rapida ripresa ed una riduzione delle complicanze post-operatorie, con conseguente rapido ritorno alle normali attività quotidiane ed un’ottima qualità di vita dopo l’intervento. “È ormai ben noto dalla letteratura internazionale che la donazione di rene è una procedura sicura e che non pone il donatore a rischio nel lungo termine – spiega il prof. Stefano Di Sandro – tuttavia l’approccio mini-invasivo robotico migliora la sicurezza dell’intervento grazie all’ingrandimento, alla stabilità dell’immagine e alla flessibilità degli strumenti. Inoltre, porta ad ottimi risultati funzionali e cosmetici per il donatore: in questo caso la donatrice dopo sole 48 ore dall’intervento è tornata a casa in ottime condizioni”.

“L’AOU di Modena è oggi – ha aggiunto Il Sindaco di Modena e Presidente della CTSS Giancarlo Muzzarelli - prima in Regione per donazioni e trapianti di fegato nel campo dei donatori a cuore non battente, e grazie all’introduzione del robot nel prelievo di rene a scopo di trapianto da donatore vivente offre oggi una nuova opportunità ai tanti pazienti in attesa. L’unificazione tra Policlinico e Baggiovara in seno all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, fortemente voluta dalle istituzioni regionali e territoriali, è la base di questa organizzazione”.

 

Pubblicato in Cronaca Emilia

Sanità: l'Emilia-Romagna prima in Italia per qualità dell'offerta e capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Bonaccini e Venturi: "Riconoscimento importante, che rappresenta una conferma del livello del nostro servizio sanitario pubblico, ma anche lo stimolo a fare ancor meglio e di più". Il 'voto' ai sistemi sanitari regionali nel rapporto Meridiano Sanità Regional Index, elaborato da The European House - Ambrosetti e presentato oggi a Roma. Nella comparazione con le altre Regioni valutati 26 indicatori di performance. "Va detto grazie per l'impegno quotidiano ai tanti operatori, infermieri, medici e dirigenti che lavorano nel sistema sanitario regionale".

Bologna -

L’Emilia-Romagna prima Regione in Italia per capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione e per indice di mantenimento dello stato di salute.

Ad attestarlo Meridiano Sanità Index, lo studio elaborato da The European House- Ambrosetti che misura le performance del sistema sanitario italiano mettendolo a confronto con quello di altri Paesi, per fotografare gli effetti degli interventi di politica sanitaria sullo stato di salute della popolazione. Nell’ambito di questa rilevazione, presentata oggi a Roma, la sezione Meridiano Sanità Regional Index è dedicata alla valutazione e al confronto dei sistemi sanitari regionali, che vengono misurati con 26 indicatori di performance.  

Con 7,4 punti (a fronte della media nazionale di 5,7), l’Emilia-Romagna guida dunque la classifica nazionale per capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione, precedendo Toscana (6,9) e, con 6,5 punti a parimerito, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Veneto. Una voce che valuta quanto il sistema sanitario regionale sia stato capace di organizzarsi per rispondere alle sfide della prevenzione, della gestione dei pazienti anziani sul territorio e dell’offerta di soluzioni terapeutiche innovative; in una parola, la capacità che ha di soddisfare le aspettative dei cittadini

Regione al vertice anche per quanto riguarda l’indice di mantenimento dello stato di salute: Emilia-Romagna (7,9), Lombardia (7,1) e Toscana (7,1) occupano le prime tre posizioni, con un punteggio che supera ampiamente la media nazionale di 6,0. Un secondo posto (7,4 punti) a parimerito con la Toscana e dopo la Provincia Autonoma di Trento l’Emilia-Romagna lo conquista in quanto ad efficacia, efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria; una voce che tra gli altri elementi considera l’appropriatezza di prescrizioni, prestazioni e ricoveri, i tempi di attesa per gli interventi chirurgici e i numeri sulla mobilità sanitaria. Infine, per quanto riguarda gli investimenti in sanità, emerge una significativa disomogeneità tra le Regioni nell’utilizzo dei fondi assegnati dallo Stato: rispetto a una media nazionale di risorse sottoscritte del 75,7%, l’Emilia-Romagna è tra le 10 che sono riuscite ad utilizzarne il 100%. 

“Un altro, importante riconoscimento del livello del servizio sanitario pubblico della nostra regione, raggiunto grazie all’impegno quotidiano dei tanti operatori, infermieri, medici e dirigenti che ci lavorano e ai quali va il nostro grazie- affermano il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Un riconoscimento che al tempo stesso ci offre lo stimolo a fare ancor meglio e di più per soddisfare le aspettative, giustamente alte, dei cittadini. Il nostro impegno è andato proprio in questa direzione, con gli investimenti fatti per l’edilizia sanitaria, l’innovazione tecnologica e l’assunzione di nuovo personale; ma anche la legge sull’obbligo vaccinale, l’abbattimento delle liste d’attesa e, da gennaio di quest’anno, l’eliminazione del superticket per le famiglie con reddito fino a 100mila euro e del ticket base sulle prime visite per le famiglie con più di un figlio. Siamo orgogliosi- concludono presidente e assessore- che ancora una volta il nostro modello organizzativo sia preso come riferimento a livello nazionale, assieme a quello di altre Regioni che raggiungono con noi le posizioni di vertice, ma continuiamo a guardare avanti consapevoli che l’asticella possa e debba posizionarsi sempre più in alto”. /EC  

 

Tre prestigiosi riconoscimenti scientifici sono stati ottenuti da altrettanti giovani ricercatori Unimore che operano come medici nell’Oncologia dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria di Modena. La dottoressa Giulia Golinelli, assegnista di ricerca presso il Laboratorio di Terapie Cellulari, diretto dal prof. Massimo Dominici è stata selezionata per partecipare a un prestigioso corso internazionale di terapie cellulari che si è tenuto a Philadelphia (USA). La dottoressa Claudia Omarini, oncologa e dottoranda di ricerca in Clinical and Experimental Medicine ha vinto il premio miglior poster nella sessione carcinoma mammario, consegnato in occasione del XXI congresso nazionale annuale dell'Associazione Italiana Oncologi Medici (AIOM) tenutosi a Roma il 25-26-27 ottobre. In collaborazione con il Dott. Piacentini, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell'Adulto di Unimore, ha condotto un progetto su donne con tumore della mammella sottoposte a trattamenti chemioterapici preoperatori.  Il dott. Massimiliano Salati e la dott.ssa Krisida Cerma, medici specializzandi della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica di Unimore, hanno ricevuto venerdì 25 ottobre (a Roma) durante il congresso nazionale annuale dell'Associazione Italiana Oncologi Medici (AIOM) il premio miglior Abstract AIOM/Fondazione Guido Berlucchi per una ricerca clinica relativa alle neoplasie gastro-intestinali. 

Possiamo affermare – ha commentato il prof. Massimo Dominici, Direttore dell’Oncologia dell’AOU di Modena e della Scuola di Specializzazione in Oncologia di UNIMORE – che questi riconoscimenti sono un ottimo viatico per il futuro dell’Oncologia modenese che si basa sulla competenza e capacità dei professionisti di oggi e sulla formazione dei ricercatori e dei medici di domani. La ricerca è un aspetto decisivo nell’Oncologia moderna e quando la ricerca è svolta da giovani medici, è fonte di orgoglio per i docenti e per tutta la struttura.”

Nell’ambito dello stesso congresso, infine, il dottor Gabriele Luppi, Responsabile del Day Hospital Oncologico, è stato confermato coordinatore regionale AIOM per l’Emilia-Romagna. Il coordinatore regionale viene eletto dagli oncologi iscritti ad Aiom della regione, in concomitanza con le elezioni delle cariche nazionali, e rimane in carica 2 anni insieme ad un consiglio regionale composto da un segretario, un tesoriere e un numero di consiglieri pari al numero delle province. Il coordinatore può essere eletto per un massimo di due mandati consecutivi. “Accolgo la nomina con grande soddisfazione – ha commentato il dottor Luppi – perché mi consente di portare avanti il lavoro cominciato lo scorso anno. Le sezioni regionali hanno una funzione di rappresentanza degli oncologi della regione e di formazione scientifica. AIOM regionale si avvale della collaborazione anche di altre figure professionali quali infermieri, data manager e biologi. Oggi è fondamentale lavorare tutti insieme per far progredire la ricerca di terapie sempre più efficaci e sostenibili.”

 

I ricercatori premiati

La dott.ssa Giulia Golinelli PhD, è biotecnologa ed assegnista di ricerca nel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell'Adulto di Unimore. Recentemente è stata selezionata per un corso di terapie cellulari che si è tenuto a Philadelphia (USA) a fine ottobre (ISCT-ASTCT Cell Therapy Training Course, University of Pennsylvania). Si tratta di un corso estremamente prestigioso che è dedicato ai giovani che lavorano nell'ambito delle terapie cellulari e geniche. In questo ambito ha presentato un progetto di ricerca di laboratorio per la cura del Sarcoma di Ewing con un approccio di terapia cellulare e genica. Tale approccio prevede l’utilizzo di cellule mesenchimali progenitrici da tessuto adiposo modificate geneticamente per la produzione della molecola antitumorale TRAIL e di un recettore sintetico per il legame di un antigene specifico sulla superficie cellula tumorale. Grazie a questa strategia, la molecola TRAIL viene veicolata alla neoplasia in maniera continuativa e mirata consentendo il superamento di alcune importanti criticità dimostrate dalle terapie convenzionali come la ridotta biodisponibilità e gli effetti tossici sui tessuti sani. La dott.ssa Giulia Golinelli è attualmente titolare di una borsa di ricerca AIRC e svolge attività di ricerca presso il Laboratorio di Terapie Cellulari di Unimore di cui è responsabile il prof. Massimo Dominici. A febbraio 2018 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca presso la Scuola di dottorato in Medicina Molecolare e Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con un progetto rivolto allo sviluppo di nuovi approcci di terapia cellulare per il trattamento di tumori.  

La dott.ssa Claudia Omarini è oncologo presso la Breast Unit del Day Hospital Oncologico e dottoranda di ricerca in Clinical and Experimental medicine presso Unimore. Il suo progetto sui tumori della mammella, si intitola “Impact of body composition parameters on tumor response to neoadjuvant chemotherapy in operable breast cancer patients”. Questo studio ha dimostrato che le pazienti con tumore mammario che hanno depositi di grasso viscerale e steatosi epatica hanno una minor probabilità di risposta ai trattamenti chemioterapici preoperatori. I risultati ottenuti dimostrano come il tessuto adiposo in eccesso giochi un ruolo importante già nelle fasi iniziali della cancerogenesi del tumore mammario.  La realizzazione di questo progetto ha coinvolto il servizio di radiologia, in particolare la dott.ssa Annarita Pecchi per il calcolo dei parametri di composizione corporea e il servizio di nutrizione. L’articolo in extensodello studio è in fase di pubblicazione su Cancer Management and Research. La dott.ssa Claudia Omarini sta terminando il suo dottorato di ricerca in medicina clinica e sperimentale presso Unimore e svolge attualmente attività clinica di oncologo medico presso il Day Hospital Oncologico del Policlinico. Durante il suo percorso di formazione ha condotto diversi progetti di ricerca incentrati principalmente sull’identificazione di fattori prognostici e predittivi di risposta ai trattamenti chemioterapici in donne con tumore mammario. Nel 2013, durante il periodo di specializzazione in oncologia, ha svolto un periodo di formazione presso la Breast Cancer Unit del Royal Marsden Hospital di Londra dove ha collaborato a progetti di ricerca internazionali. La dott.ssa è primo autore di diversi articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali. 

Il dott. Massimiliano Salati e la dott.ssa Krisida Cerma hanno presentato un progetto incentrato sul ruolo dell’indice prognostico nutrizionale (PNI) nei pazienti con tumore delle vie biliari avanzato sottoposti a trattamento chemioterapico di I linea. In particolare, lo studio modenese dimostra per la prima volta come il PNI, che incorpora la conta assoluta dei linfociti e l’albumina, abbia valore clinico in queste neoplasie, identificando pazienti a diversa prognosi. La rapidità e la semplicità con le quali si possono ottenere i 2 parametri sopra citati dai comuni esami biochimici, rendono il PNI estremamente promettente per una futura implementazione nella pratica clinica, previa conferma in adeguati studi prospettici. L’articolo in extenso dello studio è in fase di valutazione presso un’autorevole rivista scientifica di settore. Il dott. Massimiliano Salati è attualmente iscritto al V anno della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica presso l’azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e dal 1° novembre è titolare di un dottorato di ricerca presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Da gennaio 2018 a gennaio 2019, ha frequentato la clinica del Royal Marsden Hospital ed i laboratori dell’Institute of Cancer Research a Londra, dove ha sviluppato interesse verso la ricerca clinica e traslazionale applicata ai tumori gastrointestinali.  È attualmente coinvolto in diversi progetti volti all’identificazione di biomarcatori di risposta/resistenza ai farmaci antineoplastici e allo sviluppo di nuovi modelli preclinici e di strategie terapeutiche innovative in questo gruppo di neoplasie. La dott.ssaKrisida Cerma è iscritta al II° anno della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica di Unimore e frequenta l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.

Pubblicato in Cronaca Modena
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