Il peso della burocrazia è ritenuto dal 75% delle imprese una causa della crisi: i risultati di un'indagine CNA su un campione di 2.400 imprese. Riforma di fisco, lavoro e PA sono le azioni prioritarie per incrementare la competitività del Sistema-Italia -
Reggio Emilia, 12 novembre 2014 -
Non solo fisco, credito, costo del lavoro, energia e innovazione: a pesare sulla capacità delle imprese di agganciare la ripresa incide pesantemente anche il carico burocratico. Un sondaggio CNA ha cercato di "misurare" l'impatto sulle aziende della burocrazia non tanto in termini economici, ma di percezione degli imprenditori. 2.400 le imprese coinvolte, molte di queste sul nostro territorio, per i tre quarti delle quali la burocrazia è tra i principali fattori responsabili della decrescita economica dell'Italia.
Burocrazia intesa, per la maggioranza degli intervistati (il 72%) come complessità degli adempimenti.
"A soffrire la burocrazia sono soprattutto le micro imprese (fino a 10 addetti) - spiega il Presidente provinciale CNA Nunzio Dallari - per le quali l'assolvimento degli adempimenti appare spesso insostenibile e non proporzionato rispetto alla loro dimensione. Tra queste hanno maggiori difficoltà soprattutto le imprese che operano nei settori gravati da una maggiore regolamentazione, come istallazione e impianti, autoriparazione e servizi alle imprese, e/o che hanno sofferto di più la crisi, anche perché svolgono la loro attività prevalentemente nel mercato domestico, come le costruzioni".
La difficile comprensibilità delle norme sottrae un tempo rilevante all'attività aziendale: per il 41,8% delle imprese, si arriva fino a tre giorni al mese (24 ore lavorative) ma nel 30,7% dei casi, vengono impiegate fino a 5 giornate al mese (40 ore lavorative). Tempo che significa maggiori costi. Sistri, responsabilità solidale negli appalti e spesometro sono considerati gli adempimenti più odiosi e complicati (soltanto per l'adempimento degli obblighi inerenti responsabilità solidale le imprese affrontano un costo calcolato in 1,2 miliardi di euro).
"Una situazione che negli ultimi anni non è certo migliorata - continua Dallari - visto che il 75% delle imprese ha una percezione negativa delle presunte operazioni di semplificazioni introdotte dai governi che si sono succeduti negli ultimi sei anni. Ma c'è fiducia nel futuro, considerando che un'impresa su due ritiene che l'attuale governo potrà ridurre significativamente il carico burocratico che grava sul sistema produttivo".
Di certo c'è che il livello di informatizzazione delle PA è giudicato del tutto inadeguato rispetto alle necessità delle imprese da circa il 53% di esse. L'inadeguatezza del livello di informatizzazione della PA si evince anche dalla capacità di interagire on-line con l'operatore pubblico: in media, solo un'impresa su tre (quasi il 30%) riesce a sbrigare più della metà delle pratiche per via telematica. Ecco perché gli imprenditori sono concordi nel ritenere che la riforma della Pubblica Amministrazione sia tra gli obiettivi da perseguire prioritariamente nei prossimi mesi e che l'innalzamento del livello di informatizzazione non sia rinviabile.
Il giudizio critico sulla burocrazia trova conferma quando agli imprenditori viene chiesto di elencare le riforme dell'agenda di Governo ordinandole per priorità in un ventaglio ristretto di materie cruciali nella vita delle imprese: il fisco, il lavoro, la giustizia e, per l'appunto, la PA. In cima alle aspettative delle imprese ci sono le riforme del fisco e del lavoro.
Per il Presidente CNA: "Si tratta di un risultato scontato: il peso del fisco sulle imprese italiane, che secondo stime CNA può raggiungere in alcuni casi il 74,4%, è tra i più alti d'Europa e lo stesso vale per il costo del lavoro. È invece sorprendente che la necessità di riformare in tempi brevi la PA trovi il consenso di una quota non irrilevante di imprenditori (il 14,4%), a conferma della consapevolezza che lo snellimento della pubblica amministrazione rappresenti un fattore strategico per incrementare la competitività del Sistema-Italia".
Insomma, abbattere la burocrazia non è solo un atto dovuto, ma un'azione concreta per contribuire ad uscire dalla crisi e ridare fiducia alle imprese. La risposta di CNA è in un decalogo presentato nei giorni scorsi dal Presidente nazionale CNA Daniele Vaccarino al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Marianna Madia.
Le dieci proposte CNA per la semplificazione:
Riforma del Titolo V della Costituzione
Istituzione di un'Agenzia per la qualità della legislazione come negli USA, in Germanio e in Gran Bretagna
Revisione dello stock legislativo per eliminare norme complesse e disorganiche
Rendere la "legislazione amica" con tre interventi annuali in favore delle pmi
Riformare le ispezioni e i controlli per renderli più efficienti, più efficaci, meno onerosi
Realizzare a pieno le "Agenzie per le imprese"
Standardizzare i sistemi informatici e la modulistica per la piena efficienza degli Sportelli Unici per le Attività Produttive
Realizzare l'Agenda digitale e la digitalizzazione dell'amministrazione
Rendere la giustizia più efficiente
Usare il credito d'imposta per evitare il ribaltamento sulle PMI degli oneri amministrativi
(Fonte: ufficio stampa CNA RE)