Domenica, 13 Ottobre 2024 06:10

Lavoro migrante: Nataliya Stamati In evidenza

Scritto da Francesca Dallatana
Il delta del Danubio. Il delta del Danubio.

Danubio di confine. Polyglot Danube.

Di Francesca Dallatana Parma, 13 ottobre 2024 -

NataliyaStamati.jpegIzmail, a un passo dal delta del Danubio, parco naturale della biosfera. Da una parte, il confine con la Romania; la Moldavia dall’altro lato della carta geografica.

Nataliya Stamati, cittadina italiana, ucraina di nascita e culturalmente europea, dice: Danubio. Per dire da dove viene, per identificare Izmail. Prima dell’Ucraina: il Danubio.

Una corsa per l’Europa centro-orientale fino all’Italia. E’ la sua storia di lavoratrice migrante.

Izmail, Oblast di Odessa, Ucraina. “A Izmail si viveva bene, prima della guerra. Molte persone lavoravano sulle navi. Odessa è vicina. Sono alti gli stipendi della gente di mare. Izmail è una città curata e ricca.”

A Izmail il Danubio è una presenza importante.

E’ un confine netto sulla terra: senza il dubbio delle frontiere tracciate dagli uomini. Ma mobile, perché nel tempo può abbandonare lembi di terra per conquistarne altri. Il Danubio percorre l’Europa centro-orientale e la ridefinisce in un sistema complesso poliglotta e multiculturale. Sfocia nel Mar Nero dopo l’ultimo tratto  lungo la terra d’Ucraina.

Modella la vita delle persone. Porta con sé lingue e culture.

 

Confini di lingue.

La lingua italiana di Nataliya Stamati è pulita e perfetta, per accento e sintassi. E fa parte di un repertorio linguistico ampio, come i territori percorsi dal Danubio: russo, rumeno, inglese. Ucraino e moldavo. “Il moldavo non è una lingua. In Moldavia si parla rumeno. Il moldavo è assimilato al rumeno.”, fa notare l’intervistata. Lei si è laureata in Marketing proprio in Moldavia, a Chishinau. Dove conosce il compagno di vita, successivamente suo marito.

Lui è moldavo. Lei è ucraina. Entrambi cittadini dell’oblast naturale ma molto concreta del Danubio. Le burocrazie dei due Paesi di provenienza non permettono loro di avere documenti e cittadinanza in modo agile. Difficile scegliere dove ci si possa stabilire.

Lo spirito internazionale del grande fiume e dell’Università poliglotta condiziona entrambi nel profondo. Dal duemila in poi, dalla Moldavia ci si sposta verso l’Europa con grande intensità.

Arriva lui, per primo. Lei lo segue a distanza di poco.

Il viaggio è senza valigia. Pagato a un trafficante, un contatto che arriva da una persona conosciuta e impegnata al lavoro in Italia. E’ una migrazione in grande stile, per numeri e per spessore culturale delle persone, quella dei primi anni del duemila proveniente dalla Moldavia e dall’Ucraina e da altri Paesi dell’est.

Ucraina-Polonia: il trafficante ucraino organizza il viaggio di un gruppo di persone e li trasferisce con diversi furgoni minivan. “Non ci conoscevamo. Abbiamo condiviso il viaggio. Abbiamo anticipato al trafficante una somma per l’ingresso in Polonia e per i documenti. Con me, avevo una borsa con poche cose, praticamente niente. Solo un numero di telefono, a memoria. Quello di mio marito. E una preoccupazione. Ci eravamo salutati nel pieno di un amore molto forte. Non sapevo quanto la migrazione e la fatica dell’integrazione e del lavoro in un Paese nuovo potessero condizionare quel sentimento e il ricordo di bellezza. E il legame affettivo”, ricorda Nataliya Stamati.

Gli occhi grandi e lucidi di emozione ritornano al tremore del viaggio senza bisogno che le parole dicano.

Pagato, anzi saldato in euro, il trafficante. Mille e mille e più. Una somma alta per gli stipendi ucraini delle persone occupate in settori diversi dalla marina.

In Polonia ci hanno fermato. Molte persone sono state trattenute. Siamo scesi dai minivan e alcuni di noi hanno continuato il viaggio in automobile. Il gruppo di passeggeri dell’automobile nella quale mi trovavo è stato l’unico a proseguire il viaggio. L’autista era stanco. Aveva sonno. Ma non potevamo permetterci una sosta. Gli ho fatto compagnia per tutto il tempo. Abbiamo parlato per tutto il viaggio. Fino a Milano.” E’ una cronaca di viaggio con l’ansietà della diretta, la stanchezza dei corpi e la forza della mente a imporre lo stato di veglia.

Milano è il grande parcheggio dell’arrivo. “Non so dire dove si trovi. Un parcheggio molto grande. L’autista ha chiamato al telefono mio marito. Gli ha detto: tua moglie è con me, la lascio al parcheggio, cercala. E ha aggiunto: non chiamarmi, non comporre mai più questo numero. Sono scesa dall’automobile. Sono rimasta ferma in un punto ad aspettare. Mio marito è arrivato. Era sempre lui. Il ragazzo moldavo dell’Università, la persona che mi aveva emozionato il cuore.”

A Milano comincia la vita italiana. Dal parcheggio a una stanza in affitto a Parma. Poi il lavoro di lui in un’azienda vinicola. Mentre lei, la ragazza ucraina poliglotta, inizia il lavoro come assistente alla persona a Colorno. Cita il nome dell’assistito, Nataliya Stamati. Lo ricorda con trasporto. “Luigi era una persona di grande cultura. Con lui, un rapporto di grande rispetto. Faceva parte della Lega nord”, sorride lievemente. E continua: “In casa sua si tenevano riunioni di partito. Sono una testimone di quegli incontri. Ho sentito dibattiti accesi. Nei miei confronti solo una grande attenzione e molto rispetto. Lui mi ha insegnato la lingua italiana.” Dopo un periodo di lavoro in luoghi differenti, la famiglia si riunisce. Nel frattempo arriva in Italia anche la figlia.

In attesa dei flussi per la regolarizzazione dei documenti, la vita quotidiana è venata di preoccupazione perenne. “I momenti di più alta tensione erano nei call center, dove andavamo a telefonare oppure a trasferire denaro verso i nostri Paesi di origine. Avevamo paura che entrasse un agente di polizia a chiedere i documenti. Sull’autobus il controllore oltre al biglietto può chiedere anche un documento di identità. La tensione era continua.”

L’impiego presso una fattoria permette di avere una casa per la famiglia e il lavoro vicino. “E’ il 2007 quando comincia anche per me una nuova vita. Il ricongiungimento in una casa con i familiari è la base per la ricerca di un lavoro in città. Ho cercato un lavoro diverso, che mi potesse dare stabilità. Ho trovato una possibilità come cameriera ai piani presso l’Hotel Farnese, in via Reggio.”

Italia e lavoro.

In Italia si lavora. “Siamo qui per migliorare la nostra vita. L’Italia per noi è bellezza. E’ possibilità di futuro. Ogni angolo del Paese esprime cultura, Storia. Noi abbiamo lavorato e lavoriamo.  Non ho rifiutato il lavoro.  Mai. Le pulizie, il lavoro in fabbrica, fare la cameriera ai piani: questo è lavoro. Significa: orgoglio dell’autonomia. Non abbiamo chiesto allo Stato e non vogliamo chiedere aiuto. Noi vogliamo lavorare. Qualcuno dei nostri obiettivi lo abbiamo raggiunto. E andiamo avanti.” Nataliya Stamati è concreta nel racconto e nelle decisioni.

Rilancia con il diario di bordo della sua navigazione nel mare aperto del lavoro italiano: “A un certo punto del mio percorso di lavoro ho deciso di dimettermi. Perché potevo permettermi di prendere tempo per cercare un lavoro attinente ai miei studi. In epoca Covid, verso la fine del 2020, ho detto ai miei datori di lavoro che mi sarei dimessa. Volevo andarmene. Cercare un altro lavoro. Prendermi il tempo per ricominciare da un’altra parte.” La società gestisce diversi grandi alberghi e ha una sede amministrativa con personale impiegatizio. La titolare propone alla lavoratrice una mansione diversa. Non perde tempo e la lavoratrice non prende tempo. Domanda e offerta si incontrano subito, di nuovo. In un nuovo contratto di lavoro: “Prima un impegno al booking dell’ufficio nella sede di Sant’Ilario d’Enza, poi ad occuparmi della reception presso l’Hotel San Marco di Pontetaro.”, un porto di mare per ritornare ad una metafora consueta. “Al San Marco arrivano persone da ogni parte dell’Europa e del mondo. Senza la conoscenza delle lingue è impossibile lavorare.”, fa notare la poliglotta dell’est Europa.

Le lingue conosciute sono di uso quotidiano. Le lingue percorse dal Danubio nella sua cavalcata nel letto di fiume per le terre d’Europa ritornano nella vita italiana di tutti i giorni. Come accadeva durante le vacanze sovietiche del tempo d’infanzia in giro per i Paesi dell’est Europa.

Migranti e migrazioni dall’est.

Sono cambiati i flussi migratori dai Paesi dell’est, negli ultimi anni. Condizionati anche dall’operazione speciale diventata guerra tra Russia e Ucraina. Un lavoratore migrante proveniente dall’Ucraina e integrato in Italia da diversi anni come considera la migrazione del 2022? “E’ una forzatura. Per lo più si tratta di persone che torneranno in Ucraina, appena possibile. In Italia sono arrivate soprattutto le persone ucraine con possibilità economica: quelli che stavano e che stanno bene. Quelli che non hanno possibilità economiche sono rimasti nelle loro città. Molti di loro, quelli che vivono nelle zone calde delle guerra, sono morti.” La lavoratrice migrante Nataliya Stamati differenzia le zone d’Ucraina, quelle incandescenti di guerra e quelle dove la vita continua a scorrere più o meno nei ranghi della normalità. L’Ucraina è vasta e ogni angolo ha storia e cronaca di guerra diverse.

Una domanda per la cittadina italiana: dieci anni di attesa e di lavoro per ottenere la cittadinanza sono troppi? “E’ una durata temporale corretta, dal mio punto di vista. Credo che lo Stato abbia il diritto di verificare l’effettiva motivazione della persona a costruire un suo progetto di vita nel Paese. Ed è altrettanto importante da parte del lavoratore migrante dimostrare una collaborazione costruttiva attraverso il lavoro e il pagamento delle tasse, che servono per sostenere i servizi fondamentali per la collettività. Veniamo dall’esperienza sovietica, dal comunismo. Lo Stato ci garantiva i servizi. Ma anche noi dovevamo contribuire con il nostro impegno al mantenimento dei servizi.

Frequentare la scuola in Italia consente di costruire un percorso di cittadinanza reale? “La scuola è un motore importante per la cittadinanza. La scuola concorre a costruire la cittadinanza. Ed è fondamentale anche per l’integrazione. Lo è per i bambini e per i ragazzi che studiano e la frequentano. E per i genitori che hanno la possibilità di conoscersi e di incontrare persone di diversa provenienza territoriale. E’ capitato anche a me di conoscere persone di altri Paesi, perché genitori di compagni di classe di mia figlia.”

Ritmi e provenienze.

Come lavoratrice migrante Nataliya Stamati ha incontrato altri migranti e lavora attualmente con altre persone provenienti da altri Paesi. Quali le potenzialità e quali sono le criticità? “L’incontro fra culture diverse porta ricchezza. Gli stili di lavoro e le culture del lavoro hanno ritmi e modalità peculiari.

Noi abbiamo fretta di vivere. Noi, lavoratrici e lavoratori, provenienti dai Paesi dell’est Europa.

Il nostro ritmo di lavoro è veloce. Va al punto. Guardiamo l’obiettivo e lo vogliamo raggiungere.  Il ritmo di lavoro di migranti provenienti da altri Paesi corre con velocità più bassa. Generalizzare non è corretto. E’ un’osservazione per esperienza diretta.”

Il pensiero ritorna all’Ucraina nella vita quotidiana? “L’Ucraina è la mia origine. Sono ritornata qualche mese fa per motivi familiari. L’Ucraina sempre con me, dentro di me.

L’est Europa nei pensieri quotidiani.

Una cartolina felice dell’Ucraina per i lettori della Gazzetta dell’Emilia, se questo è possibile. “Kiev, la capitale, è una città ricca di storia. E’ bella quanto Roma.” Dalla Moldavia, invece, una cartolina di ospitalità: “Non so come facciano le persone ad essere così generose e ospitali. I moldavi ti offrono tutto quello che hanno. Sono persone straordinarie.” L’ospitalità in Moldavia è un esercizio speciale di socialità. Parola di Nataliya Stamati, lavoratrice migrante ucraina e cittadina italiana d’adozione.

Per cogliere il mood dell’est europeo, Nataliya Stamati propone ai lettori della Gazzetta dell’Emilia la lettura di un classico della letteratura russa: Anna Karenina di Lev Nicolaevic Tolsoj. Cita altri autori: Esenin, Puskin. Sono tutti russi.

La grande letteratura è il passaporto comune dell’est Europa.

 

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(Link rubrica:  La Biblioteca del lavorolavoro migrante ” https://gazzettadellemilia.it/component/search/?searchword=francesca%20dallatana&searchphrase=all&Itemid=374 

   https://www.gazzettadellemilia.it/component/search/?searchword=lavoro%20migrante&ordering=newest&searchphrase=exact&limit=30)

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