La relatrice del provvedimento - Paola Marani, Pd - ha presentato i contenuti essenziali di una proposta che vuole essere ancorata al sistema della formazione e che intende rilanciare lo strumento del tirocinio come ponte verso il lavoro.
La legge prevede tre diverse tipologie di tirocinio, con proprie finalità e destinatari, e l'obbligo di corrispondere al tirocinante un'indennità mensile forfettaria pari a 450 euro.
La prima, con finalità orientativa e formativa, punta ad agevolare le scelte professionali e l'occupabilità dei giovani nel percorso di transizione tra la formazione (scuola-università-formazione professionale) e lavoro, attraverso una formazione a diretto contatto con il mondo del lavoro: i destinatari sono coloro che hanno conseguito un titolo studio negli ultimi dodici mesi.
La seconda tipologia riguarda i tirocini di inserimento o di reinserimento al lavoro, rivolti principalmente a disoccupati, persone in mobilità e inoccupati, ed è attivabile anche in favore di lavoratori in cassa integrazione.
La terza tipologia riguarda i tirocini di orientamento e formazione, o di inserimento e reinserimento in favore di persone con disabilità (ai sensi dell'art. 1 della legge 68/1999) persone svantaggiate (legge 381/1991) nonché richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale o umanitaria e persone in percorsi di protezione sociale (art.18 del Decreto legislativo 286/1998).
Per contrastare l'uso distorto di questo strumento - da non confondere con un contratto di lavoro – la legge stabilisce la durata massima prevista per ciascuna delle tre tipologie, comprensiva di eventuali proroghe, vale a dire sei mesi per i tirocini formativi e di orientamento, dodici per i tirocini di inserimento/reinserimento, e dodici per i tirocini in favore di soggetti svantaggiati.
La qualificazione del tirocinante viene perseguita attraverso progetti formativi individualizzati, percorsi finalizzati a garantire gli obiettivi formativi del sistema regionale delle qualifiche, certificando gli esiti del percorso, introducendo un modulo formativo sulla salute e la sicurezza sul lavoro e affidando la promozione del tirocinio a soggetti qualificati che, attraverso un tutor, garantiscano la coerenza del percorso agli obiettivi formativi.
Viene rafforzata la vigilanza sui tirocini, attraverso una più stretta connessione con il ministero del Lavoro e i suoi uffici periferici. In caso di violazioni degli obblighi da parte del soggetto promotore e/o ospitante, sono previste l'immediata interruzione del tirocinio e il divieto di attivare ulteriori tirocini nei successivi dodici mesi.
La legge esclude la possibilità di realizzare più di un tirocinio con il medesimo tirocinante, nonché di impiegare il tirocinante in attività non coerenti con gli obiettivi formativi del tirocinio stesso.
L'indennità di tirocinio non verrà corrisposta a chi già percepisce qualche forma di sostegno al reddito, ad eccezione del rimborso per le spese sostenute. Come per la durata, anche per l'indennità, al fine di favorirne l'inclusione e la cittadinanza attiva, è rinviata a una delibera di Giunta la possibilità di definire deroghe per i tirocini rivolti a persone con disabilità o svantaggio.
Marani ha sottolineato come - secondo quanto emerge dal "sistema informativo lavoro" della Regione - nel 2012 risultano attivati 10.448 tirocini, di cui 5.430 (52%) rivolti a donne e 5.018 a uomini. Nell'ultimo triennio si è assistito, tuttavia, a una significativa riduzione nel numero dei tirocini, per effetto della crisi economica e delle incertezze normative che hanno provocato un rallentamento nella promozione dello strumento: dai quasi 15mila del 2010, si è scesi ai 14mila nel 2011 fino ai 10.448 del 2012, con una diminuzione più consistente per le donne (- 2.474). Oltre l'80% dei tirocinanti sono giovani di età compresa tra i 18 ai 34 anni, circa la metà non supera i 24 anni, con alti livelli di scolarizzazione (il 60% è in possesso di laurea o di titolo di alta specializzazione).
Il dibattito in Aula
Per Andrea Pollastri e Gianguido Bazzoni (Pdl), che hanno anticipato l'astensione del loro Gruppo, questa legge si pone un obiettivo condivisibile, e va nella direzione giusta, rispetto ai necessari adeguamenti della legge regionale 17; dopo aver ricordato le esperienze positive dei tirocini sviluppati dalla Provincia di Piacenza con azioni formative precedenti al tirocinio vero e proprio, si è raccomandato alla Giunta di investire in questa direzione.
Va contrasta la diffusa disillusione dei giovani, che tendono a rinunciare pesino ala ricerca di un posto di lavoro, ha detto Stefano Cavalli (Lega nord). Il tirocinio può rivelarsi uno strumento utile, ma l'opinione del gruppo della Lega è che la legge preveda oneri e limitazioni eccessive a carico delle aziende.
Convintamente a favore della norma si è detto Roberto Sconciaforni (Fds), per la nettezza con cui si restituisce al tirocinio la sua vera natura; troppo spesso, ha aggiunto, si è assistito a un uso improprio di questo strumento, sia per i giovani che per chi è stato espulso dai processi produttivi.
Giuseppe Pagani (Pd) ha rimarcato come questa legge riaffermi la piena competenza legislativa delle Regioni in materia di formazione al lavoro. Si è detto convinto che se si sarà capaci di personalizzare i percorsi formativi, la nuova norma ridurrà i tempi di ingresso e di reinserimento nel mercato del lavoro, e ha ricordato come fino al 2010 fosse alto il tasso di conversione del tirocinio in contratto di lavoro presso la stessa azienda.
Da Giovanni Favia (Misto), oltre al riconoscimento di vari aspetti positivi della proposta di legge, è venuto il dubbio sulla cifra che si corrisponderà ai tirocinanti, la cui entità – 450 euro mensili – sta esattamente sotto la No Tax Area: si tratterebbe dell'ipocrisia dei rimborsi, in realtà il tirocinio si sovrappone spesso alla prestazione lavorativa. Favia ha altresì definito un errore prevedere le stesse regole per disabili e svantaggiati.
Una legge importante per cercare di rispondere all'emergenza in atto, l'ha definita Silvia Noè (Udc), secondo la quale, tuttavia, si poteva e si doveva spostare l'asticella del compromesso con le parti sociali, allargando a diciotto mesi, anziché dodici, la fruibilità del tirocinio di classe A per chi è appena uscito dal suo ciclo di studi.
Infine, l'assessore Patrizio Bianchi ha ribadito che le linee guida nazionali hanno fissato criteri che consentono oggi a questa Regione la massima coerenza in una materia assai delicata. Scuola e università devono investire di più, ha aggiunto l'assessore, sulla continuità fra formazione e lavoro, personalizzando al massimo i percorsi individuali. I prossimi impegni della Giunta, ha concluso, saranno finalizzati a riformare i Centri per l'impiego e a mettere in connessione il tema dell'inclusione sociale con quello del lavoro.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)