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Di Chiara Marando – Sabato 27 Giugno 2015

New York, ovvero la città cosmopolita per eccellenza, la Grande Mela che fa sognare, che incanta e stordisce. Le sue bellezze monumentali  e la sua intensità architettonica sono ormai ben note, un tripudio di attrazioni che lascia senza fiato, il ritrovarsi increduli davanti a quei simboli di libertà tanto ostentati dalla cinematografia.

Ma quanto si sa della cultura gastronomica newyorkese? Quanto si conosce dell’identità culinaria di un luogo che ha fatto della multiculturalità il suo vessillo?

In realtà, anche in questo caso, non si può parlare di una vera e propria tradizione, ma più che altro di contaminazioni che nel corso del tempo si sono stabilizzate ed hanno portato ad una commistione vincente di sapori e profumi internazionali.

Bene, proviamo quindi a fare un breve excursus per scoprire alcune bontà  e ristoranti che proprio non possono mancare in un diario di viaggio newyorkese, tenendo presente che non ci sono orari, si mangia liberamente a qualsiasi ora del giorno e della notte. Questo significa che potrà capitare di ritrovarsi seduti ad una “Bakery” alle 10 del mattino, intenti a gustare un muffin gigante con l’irrinunciabile caffè americano, e di imbattersi in qualcuno che ha scelto di mangiare un’insalata oppure un hamburger con patatine fritte. Nessuna stranezza, ma solo una parte del fascino di questa città.

Quindi, cominciamo proprio dalla colazione, forse il pasto principale perché completo di tutto e quando si dice tutto si intende un piatto come la classica torretta di pancakes con sciroppo d’acero, salsa ai mirtilli, frutta e burro, oppure uova fritte con bacon croccante e patate, ed ancora i già citati muffin…veramente spettacolari.  Il ristorante Ruby Tuesday, a pochi passi da Time Square, saprà darvi il buongiorno al meglio (85 7th Ave, New York, NY 10036).

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Un'altra piacevole abitudine è quella di passeggiare sorseggiando uno Smoothie alla frutta, oppure lasciandosi tentare dal Pretzel gigante o da un delizioso hot dog  acquistato in uno dei tanti chioschi che animano le strade. E’ bene ricordare che lo street food a New York è ormai diventato una filosofia di vita, questo significa che sarà molto difficile non cadere in tentazione.

Sempre parlando di leccornie tipiche è impossibile non citare le golose Donuts, ciambelle fritte ricoperte di glassa, oppure i fragranti Bagel, ovvero sempre ciambelle ma questa volta di pane fragrante da imbottire con burro o salumi. Da provare il Murray’s Bagel(500 Avenue of the Americas, New York, NY 10011).

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Ed ora passiamo alla carne. Che sia buona non c’è alcun dubbio, l’unico problema è che la maggior parte delle volte risulta sparire sotto uno spesso strato di salsa BBQ che ne nasconde il sapore.  Se questo non spaventa ma anzi attira, allora il paradiso per gli amanti di Costine, hamburger, bistecche di manzo e maiale è il Dallas BBQ , nei pressi di Time Square: porzioni estremamente abbondanti e prezzi contenuti (241 West 42nd Street, NY).

Nel pieno centro di Time Square, invece, c’è un altro ristorante molto curioso che merita una visita: il Bubba Gamp, un locale ispirato al famoso film “Forrest Gump” dove poter mangiare sfiziosi gamberetti cucinati nei modi più disparati (1501 Broadway, New York, NY 10036).

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Infine, una menzione particolare va al P.J Clarcks, vicino a Lincoln Square, uno dei locali più antichi della città che ha aperto i battenti nel lontano 1884 ed ha attraversato i grandi momenti della storia cittadina. Da qui sono passati artisti, intellettuali e personaggi noti come Jakie O, Nat King Cole, Jhonny Depp e tanti altri.Un luogo dall’anima retrò nel quale poter assaporare delle vere prelibatezze, dalla carne al pesce fresco, cucinate in modo raffinato ma al contempo semplice. Non fatevi scappare il Tortino di granchio, l’hamburger al pepe verde con salsa a parte ed un’altra specialità newyorkese, ovvero la ricca Cheesecake (44 West 63rd Street, New York, NY 10023).

 

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Martedì, 23 Giugno 2015 16:36

Il Labirinto del Gusto con i Fratelli Spigaroli

L’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense nel Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci a Fontanellato

Parma 23 Giugno 2015 -

Luogo di grande interesse e curiosità, lo spettacolare Labirinto/Museo di Franco Maria Ricci a Fontanellato, il più grande al mondo, non solo incanta con la sua particolarità ma delizia anche il palato.

Questo perché la gestione della ristorazione e del servizio bar è stata affidata all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (PR) dei Fratelli Spigaroli.

Nato dalle chiacchierate dell’editore e designer parmigiano con Jorge Luis Borges, il Labirinto della Masone – che ha aperto al pubblico lo scorso 29 maggio – occupa sette ettari di terreno ed ha richiesto sei anni di lavoro. Accanto ad esso, sono stati costruiti anche spazi culturali, una biblioteca e alcune sale espositive in cui si potrà ammirare una collezione d’arte che comprende circa 500 opere - tra pitture e sculture - che vanno dal Cinquecento al Novecento.

Luogo di cultura ed arte ma anche di bontà, nel quale lo stile, i piatti e la filosofia dell’Antica Corte Pallavicina divengono la risposta ideale per allietare i visitatori con un bar, una bottega ed un bistrot, con orario continuato dalle 12 fino alla chiusura notturna.

Un vero e proprio atelier gastronomico aperto a tutti, anche senza l’ingresso nel museo/labirinto.

Nella carta dei vini del Labirinto by Spigaroli, Vini dell’Antica Corte Pallavicina, Bollicine Italiane e Francesi, Bianchi, Rossi, Selezione d’Autore e Birre Artigianali. Nel menu del Bistrot, antipasti, primi piatti, secondi di pesce e di carne, dessert e piatti pensati appositamente per i più piccoli.

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Sabato, 20 Giugno 2015 10:52

Vino d'estate: il rosso si gusta freddo

D'estate il vino rosso si gusta freddo: 16 gradi è il consiglio che arriva direttamente dal Consorzio del vino Chianti

Di Chiara Marando – Sabato 20 Giugno 2015

Estate e vino, un binomio perfetto. Già, perché anche se in molti pensano di dover rinunciare al piacere di un buon bicchiere per via delle alte temperature, la realtà è un’altra.

No al vino rosso troppo caldo.

Cominciamo con lo sfatare il mito che il vino rosso debba essere servito sempre a temperatura ambiente. O meglio, tutto dipende dall’ambiente. Si tratta di un equivoco causato dal pensiero “vecchia scuola” che nega la possibilità di utilizzare il frigo come metodo di conservazione.

Invece il fresco, soprattutto durante l’estate, non solo aiuta a gustare al meglio tutti i sapori e gli aromi di un buon vino rosso, ma ne impedisce l’ossidazione e l’alterazione delle qualità sensoriali. Per non parlare del tipico Lambrusco, che può diventare anche un irrinunciabile aperitivo se servito ben ghiacciato.

vino rosso

La temperatura ottimale di servizio è tra i 16°-18C°, soprattutto per vitigni quali Lagrein, Teroldego, Schiava, Bardolino, Fumin e Chianti. Non a caso, proprio il Consorzio del vino Chianti ha lanciato l’iniziativa "Chianti Fresco" attraverso un particolare kit 'rinfresca vino' fornito a locali e vinerie utile per mantenere o raggiungere il livello termico ottimale. Il progetto, dal nome, "Chianti fresco: gustalo a 16 gradi", realizzato con la collaborazione di Co.Vi.Ro., l'Arte dei Vinattieri e l'Accademia della Cultura Gastronomica, desidera sfatare quello che fino ad ora era stato un tabù come ben spiega il Consorzio toscano: "Occorre seguire una semplice ma fondamentale regola, ovvero che la temperatura deve essere corretta come il clima che si trova in cantina". I famigerati16 gradi, quindi, sono perfetti per apprezzare la gradevolezza e la freschezza dei profumi che si sprigionano quando si sorseggia un calice di Chianti durante l'estate.

vino bianco

Ed ora un consiglio per gli amanti del vino bianco: mai berlo eccessivamente freddo perché perderebbe quelle caratteristiche che ne contraddistinguono i sentori.

Quindi, appena versato nel bicchiere, è sempre meglio aspettare qualche istante per farlo scaldare così da poterlo assaporare al meglio.

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Carne o pesce? Per il "Ristorante Prater" la risposta è "entrambi": specialità raffinate di terra e mare si incontrano per deliziare il palato

Di Chiara Marando – 13 Giugno 2015

Carne o pesce? Eterno dilemma. Ma se invece si potessero avere entrambi?

Già perché soddisfare il palato con piatti raffinati di terra e mare è la vera specialità del Ristorante “Prater”, nel cuore del piccolo centro di Sant’Ilario d’Enza.

Inaugurato nel 1994, il locale è gestito dalla famiglia Tinterri, ovvero il cavaliere Luciano, la moglie Franca, il figlio Gianfranco e la sua dolce metà Daniela. Una storia iniziata nel 1969, quando hanno cominciato la loro esperienza di ristorazione tra cucine, fornelli e  clienti che quasi da subito si sono trasformati in veri affezionati.

Qui, a fare la differenza è il calore e la disponibilità con cui si viene accolti, un piacere che si conferma con l’assaggio delle tante proposte presenti nel menù. Non si tratta solo di semplici ricette, ma di una cucina che coniuga tradizione, ricerca e sperimentazione, il tutto con una grande attenzione alla stagionalità delle materie prime, alla loro freschezza ed all’impiego di prodotti tipici che arricchiscono i diversi antipasti di terra.

Una scelta che spazia dalla succulenta carne, ai piatti della cultura parmigiana, al pesce, ma anche ai funghi, al caviale ed al tartufo, un tripudio di bontà da accompagnare con pregiati vini italiani e stranieri. Non a caso, la cantina del Ristorante Prater è conosciuta per le sue oltre cinquecento etichette prodotte in Italia e nel mondo, insieme ad un’ampia collezione di rinomati distillati. E se sarete in difficoltà non preoccupatevi, a consigliarvi l’abbinamento migliore saranno Gianfranco e sua moglie Daniela, grandi appassionati e sommelier professionisti.

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Quindi passiamo a qualche consiglio stuzzicante. Si parte con gli antipasti come la Zuppetta tiepida di calamari, fagioli cannellini e scampo al vapore, lo Sformatino tiepido di polipo con crostini su crema di patate, oppure la Millefoglie di melanzane e gamberi in agrodolce al balsamico. Poi il profumato Prosciutto Crudo di Parma DOP stagionato 28 mesi, ed ancora Fiocco di Culatello stagionato su polenta fritta croccante.

Ma lasciate un po’ di spazio per gli invitanti primi: Gnocchi di ricotta con pomodoro infornato e code di gamberi, Ravioli alla polpa di branzino esaltati dal pomodoro pachino, Fettuccine mantecate con crema di Parmigiano e Culatello, oppure Ravioli con ripieno di asparagi verdi e porri.

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E per finire i secondi, un mix equilibrato tra ingredienti neutri e piccole varianti dal sapore avvolgente: Petto di maiale da latte croccante con patate e scalogno candito, Filetto di maiale nero rosolato con pancetta su crema di Bra, Gamberoni al burro e miele di castagno con sformatino di valeriana e Filetto di Baccalà croccante su salsa alla mediterranea.

 

Ristorante “Prater”

Via Roma, 39

42049 Sant'Ilario d'Enza (RE)

Tel. 052 267 237

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I visitatori possono selezionare i prodotti, acquistarli e farli recapitare a qualsiasi indirizzo, in Italia e nel mondo

Di Chiara Marando – Sabato 06 Giugno 2015 

Occhi puntati su Expo 2015, ormai non è una novità certo, ma la vera curiosità è rappresentata dalle iniziative che ogni giorno prendono forma tra i diversi padiglioni.

Padiglioni come quello di “CIBUSèITALIA”, un luogo ideato per divulgare e valorizzare l’immagine dell’industria alimentare italiana, le sue eccellenze. Un viaggio all’interno del cibo Made in Italy, dall’agroindustria, alla ricchezza dei territori e dei prodotti, passando per gli imprenditori che questa ricchezza sono riusciti a svilupparla ed innovarla.

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Ed è proprio ““CIBUSèITALIA” a lanciare l’idea della spesa virtuale. Da oggi i visitatori di EXPO potranno non solo conoscere, ma anche acquistare i migliori prodotti dello stivale, con la possibilità di riceverli comodamente nell’hotel in cui alloggiano, oppure direttamente a casa, in Italia o in qualsiasi altro Paese del mondo.

Come? Tramite il servizio  CIBUS EXPO SHOP

Oltre 1.000 marchi del food italiano esposti e tra i quali scegliere per arricchire le proprie ricette quotidiane, con la possibilità di continuare ad apprezzare e degustare l’inconfondibile sapore di vere e proprie eccellenze: formaggi, salumi, riso, pasta, ed ancora dolci tipici, olio extravergine di oliva, pomodoro e caffè.  

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Tradizione e tecnologia si incontrano al primo piano del padiglione, dove è attivo un Service Point DHL Express che permette di creare su tablet il proprio carrello, pagare con carta di credito e segnalare l’indirizzo dove consegnare il tutto. Ma la spesa virtuale può essere effettuata anche avvicinando il proprio smartphone ai codici QR che accompagnano l’esposizione.

Infine, è attivo il sito e-commerce shop.cibusexpo2015.it.

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Sabato, 30 Maggio 2015 10:29

Cioccolato Banchini: il gusto di una volta

Di Chiara Marando -  Parma 30 Maggio 2015

Sorridenti, disponibili, intraprendenti e con tanta voglia di realizzare un sogno. Loro sono Alberto e Giacomo Banchini, due fratelli cresciuti a contatto con le tradizioni parmigiane di un tempo. Due fratelli che  quel  sogno sono riusciti a farlo diventare una realtà concreta: riportare in vita l’eredità dell’antica cioccolateria fondata nel 1879 dal loro trisavolo Gian Battista, nel cuore della città ducale.

Tutto è iniziato con una mostra allestita recuperando a casa di amici e parenti dei vecchi oggetti che testimoniassero il passato di questa attività: utensili, foto, stampe, libri e scatole dell’epoca. Ma la svolta avviene nel 2012, quando grazie al ricettario del trisavolo ed i marchi originali, Giacomo e Alberto hanno deciso che era arrivato il momento di deliziare ancora una volta la loro Parma con il gusto intenso del vero cioccolato.

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Ecco allora che la produzione è partita ripercorrendo i preziosi insegnamenti  passati, un patrimonio che ha permesso di realizzare prodotti dal sapore avvolgente che persiste in bocca, accarezzando il palato con diversi aromi e sentori golosi.

Si parte con “Il Principe” una tavoletta di cioccolato, in diverse varianti e gusti, nella quale la scelta accurata delle materie prime richiede esclusivamente fave provenienti dal Venezuela, che riescono a conferire un tono pregiato ad ogni assaggio.

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Poi c’è il “Principino”, ovvero la merenda di una volta da gustare in ogni momento della giornata. E diciamolo chiaramente, di merende viene voglia di farne più di una: ripieno con Caffè macinato, Pistacchio di Bronte, Peperoncino, Arancia, Fave di Cacao, Cremino, Menta Piperita, Croccante e la particolarissima Erba Luigia.

E che dire delle selezione di praline fatte a mano? Raccolte in una scatola tradizionale di cioccolatini Banchini di inizio ‘900, sono una vera e propria tentazione da assaporare sorseggiando un bicchiere di buon whisky.

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Ma le proposte  della “ Banchini” sono tante. Già, perché oltre alle varietà di cioccolata, biscotti e marmellate, da pochi giorni i due fratelli hanno inaugurato un altro punto vendita dedicato ad una cremosa delizia: La Cioccolateria Gelateria Banchini un tripudio di bontà al cucchiaio che segue la stessa filosofia alla base di tutta l’attività: conquistare il gusto di tante generazioni con la vera bontà di un tempo.

www.cioccolatobanchini.it

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Sabato, 23 Maggio 2015 10:45

Le Cupcakes di Melissa: la bellezza si mangia

Un mondo delle meraviglie per i più golosi, ma anche per gli desidera concedersi una pausa di dolce relax sorseggiando un tè alla frutta in un ambiente caldo ed accogliente, avvolti dai profumi di delizie appena sfornate.

Di Chiara Marando – Sabato 23 Maggio 2015

Dolci, teneri scrigni di bontà che ricordano dei piccoli gioielli, le Cupcakes rappresentano una di quelle irresistibili tentazioni golose non solo per il palato ma anche per gli occhi. Si rimane come incantati nell’osservare le tante e colorate decorazioni che rendono queste deliziose tortine delle vere e proprie opere d’arte di pasticceria in miniatura: glassate con praline di cioccolato bianco o extra fondente, con crema al burro arricchite da semplici fiorellini che ne adornano la punta, oppure con meringhe e ciuffi di crema al burro dalle tinte più fantasiose.

Ogni momento della giornata può essere quello giusto per lasciarsi conquistare da una di queste leccornie, che sia per la colazione, per una merenda, per sorprendere durante un evento particolare, oppure per un piccolo pensiero da regalare a chi ami. In altre parole sono la sintesi perfetta tra bellezza e bontà, la giusta coccola da concedersi senza pensieri.

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Tutte caratteristiche che contraddistinguono le creazioni goderecce nate dall’estro e dalle mani esperte di Melissa Forti, titolare della bakery boutique “Le Cupcakes di Melissa”, un regno delle meraviglie per i più golosi che si apre nel suggestivo centro storico di Sarzana, in provincia di La Spezia.

Una passione nata fin da piccola, come un gioco, guardando suo padre cucinare e provando lei stessa il piacere di impastare. Un piacere che le è rimasto addosso e l’ha portata a realizzare quello che era diventato un sogno: aprire una sua attività fatta di dolci e torte d’autore. Ecco perché quando entrerete nella “bakery” sarete avvolti da un abbraccio di profumi ed aromi, graziose alzate a torre piene di cupcakes, strepitose torte nuziali ed una invitante selezione di dessert.

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Oltre 120 ricette per altrettante varianti di cupcakes, che si alternano a seconda delle stagioni, preparate con prodotti locali e rigorosamente biologici. Un’esplosione di sapore che passa dal classico al cioccolato fondente con meringhe, al Red Velvet, al Banoffie Pie, ovvero un mix tra Dulce de leche, banana e cioccolato, oppure al Cupcake Vanilla Chiffon, con vaniglia 100% naturale, fino ai Black Forrest sormontato da ciliegie succose.

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Ma nel caldo ed accogliente ambiente all’inglese realizzato da Melissa è possibile anche concedersi un po’ di tempo per fermarsi ed assaporare uno tra i tanti infusi preparati con frutta fresca, oppure un’aromatica tazza di tè caldo o freddo da accompagnare con biscottini glassati e una fetta di torta. Non limitate i vostri desideri perché ogni gusto verrà soddisfatto: quadratini di corposi brownies, il contrasto croccante della Slice alle more e mandorle, la Semolino e Ricotta Coffe Cake, l’intensa  Sour Cream Chocolate Cake senza burro, oppure la fresca Carrot Cake.

Non illudetevi di poter resistere, dopo aver provato diventerà una piacevolissima tappa obbligata.

 

 

Le Cupcackes di Melissa Bakery

Via Torrione San Francesco, 14/16

Sarzana (SP)

Tel. 345 304 1244

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www.cupcakesdimelissa.com

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Oltre quaranta espositori da tutta Italia, tre giorni di degustazioni tematiche, migliaia i visitatori che hanno partecipato alla kermesse. A conquistare il Premio Cosèta d’Or è statal’Azienda Agricola Palazzo

Parma 19 Maggio 2015 -

Bilancio positivo per la XX edizione del Festival della Malvasia Premio Cosèta d’Or. Si è chiusa ieri la kermesse dedicata ai Vini dei Colli di Parma che ha registrato anche quest’anno un’affluenza di migliaia di visitatori. Oltre 40 gli stand ospiti del Mercato del Gusto, con espositori provenienti da diverse parti d’Italia, dal Friuli alla Sicilia.

Protagonista la Malvasia di Candia, regina della manifestazione, rappresentata dalle Cantine del Consorzio dei Vini dei Colli di Parma.

Un week end intenso, sviluppato con un programma speciale, tutto dedicato al mondo del vino e del cibo, ambientato nello scenario dell’antico Giardino farnesiano della quattrocentesca Rocca Sanvitale che per tre giorni si è trasformata in una vera e propria cittadella del vino. A caratterizzare l’edizione 2015, oltre i 20 anni del Festival, anche un altro anniversario: il primo anno del Museo del Vino, inaugurato nel 2014 nell’antica ghiacciaia della Rocca.

ingresso del museo del vino

«Siamo soddisfatti – afferma il Sindaco di Sala Baganza Cristina Merusi il Festival si conferma ogni anno sempre di più come evento di richiamo del turismo enogastronomico, perché focalizzato su un prodotto tipico di questa zona, la Malvasia di Candia, ma con una visione di ampio respiro – continua – il Festival non è la celebrazione di un territorio in modo autoreferenziale ma un’occasione di apertura verso l’esterno, di confronto culturale e sperimentazione enogastronomica, attraverso abbinamenti dei nostri vini con prodotti tipici di altre zone d’Italia – conclude -. Il successo viene anche dalla collaborazione attiva di tutte le associazioni coinvolte, dai Consorzi e dagli sponsor che ogni anno ci sostengono».

stand degustazioni

I partecipanti hanno potuto assaggiare anche altre Malvasie d’Italia, da quella istriana a quella delle Lipari, e degustare i vini oltre che con i piatti tipici del territorio (salumi, tortelli d’erbetta ecc.) anche con cibi provenienti da diverse regioni, dalla Puglia al Friuli.

«Il Festival della Malvasia è una manifestazione in costante crescita – afferma Maurizio Dodi, presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini dei Colli di Parmaquest’anno c’è stato un ulteriore incremento degli stand e dei partecipanti, continueremo a svilupparlo e a promuoverlo, per cercare di far crescere l’interesse intorno alla malvasia e ai prodotti del territorio, la formula del Festival è vincente perché i visitatori venendo qui possono degustare i prodotti in loco, conoscerne il valore e la storia – conclude - . Il Festival della Malvasia non è solo il vino, ma è tutta la cultura alimentare e l’ alta qualità enogastronomica che caratterizza il nostro territorio».

Il programma del Festival si è rivolto ad un ampio target e grazie ad un palinsesto ricco di iniziative è stato capace di conquistare tutti: dagli habitué, ai giovani, alle famiglie e ai più piccoli. Non solo degustazioni, ma anche cooking show, incontri e presentazioni, la tavola rotonda sul tema del marketing e del turismo enogastronomico che ha coinvolto esperti come l’enologo di fama internazionale Donato Lanati, e poi laboratori tematici sia per adulti sia per i bambini, mostre, visite guidate alla Rocca e al Museo del Vino, escursioni sui colli in vespa e mountain bike e nei Boschi di Carrega grazie al trenino turistico Enotour.

premiazione palazzo

A chiudere la tre giorni, è stata la cerimonia dedicata al Premio Cosèta d’or, conquistato quest’anno dall’Azienda Agricola Palazzo. Un riconoscimento che storicamente viene assegnato alla migliore Malvasia dei Colli di Parma dell’anno e che consiste nella consegna simbolica della Cosèta d’Or, l’antica ciotola in legno in cui un tempo si beveva il vino nelle cantine e nelle osterie, utilizzata anche dal vignaiolo per assaggiare il vino appena spillato dalla botte e sostituita, oggi, dall'argenteo dischetto del sommelier di rango.

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Di Chiara Marando – Sabato 16 Maggio 2015

Scuro, denso, profumato e dal sapore avvolgente, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP è una di quelle tipicità capaci di rispecchiare tutta l’eccellenza della tradizione enogastronomica italiana. Testimone della cultura di un territorio, la sua vera essenza è parte integrante della storia popolare, delle usanze familiari tramandate di generazione in generazione.

La storia vuole che ogni famiglia avesse la propria “batteria” di botti, disposte in ordine decrescente, conservate nel sottotetto di casa, un patrimonio che rappresentava la dote delle figlie in età da marito. Legni diversi capaci di conferire aromi e sfumature  di gusto inimitabili, oltre ad un invecchiamento lento e paziente. Prelevato dalla botticella più piccola, rappresenta solo il 3% dell’intera riserva.

La lavorazione ancora oggi non è cambiata, un’artigianalità che solo la grande passione per questo prodotto può conservare. Annualmente, al fine di ripristinarne i livelli, la modesta quantità di prodotto prelevato viene sapientemente “rincalzata” mediante travaso attingendo, secondo un dettame ben definito, dalle botti più grandi verso le più piccole.

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Ecco perché il vero Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP (Denominazione di Origine Protetta) è invecchiato minimo 12 anni e si ottiene esclusivamente dal solo mosto cotto di uve autoctone modenesi, in particolare Trebbiano e Lambrusco, senza l’aggiunta di nessuna altra sostanza.

La particolarità della sua produzione esige che l’intero processo segua un rigoroso disciplinare DOP basato sulla cura e la dedizione, così che il risultato sia in grado di esprimere tutta l’eccellenza che da sempre lo contraddistingue. La soglia dei 25 anni in botte ne determina la sua certificazione ad Extra Vecchio.

Un’altra garanzia della reale qualità del Balsamico Tradizionale, è data dal sigillo DOP assegnato dal MIPAAF (Ministero Italiano delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) e dall’inconfondibile bottiglietta ad “ampollina” da 100ml disegnata da Giugiaro, l’unica a poter contenere per legge questa delizia imbottigliata esclusivamente dal Consorzio a seguito dei dovuti controlli. Tutto questo certifica la filiera produttiva, nonché l’elevato standard dei parametri organolettici.

Ma a conquistare già dalla prima goccia è l’intensità aromatica racchiusa in ogni perla di questo prezioso gioiello, un’esperienza sensoriale che esprime fragranze diverse capaci di fondersi  fino a creare una composizione unica.

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Perchè ogni Aceto Balsamico Tradizionale ha una sua storia da raccontare.

Come quello prodotto dall’Acetaia del Cristo, in provincia di Modena, un’azienda a conduzione familiare che da tre generazioni produce solo Aceto Balsamico Tradizionale DOP. Un totale di 2000 botti, alcune delle quali datate fine ‘800, raccolte in cantine che racchiudono tutta la trasformazione dell’uva per minimo 12 anni.

Ad occuparsi dell’Azienda oggi, e di tutta la coltivazione biologica delle uve prodotte e lavorate direttamente in loco, sono Erika, Daniele e Gilberto che ogni giorno rivivono l’amore per il loro lavoro riservando una meticolosa attenzione ad ogni singola azione. Perché come un bambino che cresce, il Balsamico Tradizionale va coccolato e protetto.

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E questo impegno ha portato molti risultati perché, attualmente, l’Acetaia del Cristo risulta una delle realtà più importanti e riconosciute a livello mondiale per la produzione esclusiva dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP.  

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Sabato, 09 Maggio 2015 11:57

“La Prima Cotta” non si scorda mai

Di Chiara Marando – Sabato 09 Maggio 2015

Spesso le idee migliori nascono per caso, dalla passione, dalla voglia di cambiare oppure da una semplice serata in compagnia.

Ed è proprio questo ciò che è accaduto ad Antonio, Andrea ed Alessandro, rispettivamente avvocato, giornalista e pubblicitario, tre amici con vite diverse ma accumunati dalla voglia di sperimentare. Il loro è stato un tentativo intrapreso quasi per gioco, una birra inizialmente fatta in casa senza nessun tipo di pretese, una bevanda per pochi intimi da gustare a cena solo per il piacere di condividere l’amore per la tavola ed il buon bere.

Poi però questa birra è piaciuta…e molto.

Nel giro di poco tempo non sono più bastati i pochi litri preparati con metodi casalinghi e questo esperimento si è trasformato in una realtà concreta. Nasce così il brand “Doggy Style”, giovane, fresco ed evocativo, dove ad ogni birra corrispondono uno stile ed un nome diverso, quello dei loro amici a 4 zampe: Alfredo (Weiss-Retriver), Marta ( Mastiff-Ipa), Sbrocco (Pit-Pils), Deli (Tripple-Bastard). 

Insomma un’avventura inaspettata, ma soprattutto apprezzata, che ha dato vita ad una società, la loro società: “La Prima Cotta”

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La filosofia che si trova alla base del progetto segue la ricerca delle cose semplici e buone, il desiderio di creare un prodotto che sapesse appagare il palato in modo piacevole, persistendo in bocca con un gusto corposo e lievemente dolce.  Birre “beverine” dal sapore non invadente che dissetano senza annoiare, prodotte con materie prime scelte di alta qualità: 90% di malto d’orzo italiano  a km zero, acqua di pozzo, senza conservanti, coloranti o altri additivi e con l’aggiunta di luppoli eccellenti come il Citra ed il Saaz.

Doggy Style rivisita la Pils in una chiave diversa, meno dura, aggiungendo una piccola quantità di malto bisquit che riesce a conferire morbidezza, pur mantenendo il tipico finale amaro. Non filtrata o pastorizzata, rispecchia tutte le caratteristiche proprie delle birre artigianali in fatto di intensità gustativa ed olfattiva.

“ Le bolle più antiche al mondo”, come amano definirle loro, ed effettivamente il mix di aromi  della ricetta che hanno studiato richiama la tradizioni passate ma riesce a sorprendere abbinandosi perfettamente con i più svariati cibi, anche quelli raffinati, esaltandone le diverse peculiarità: affettati come Prosciutto di Parma e bresaola, risotti a base di radicchio, rucola e altre erbe amare, molluschi, crostacei, carni bianche e rosse, formaggi quali taleggio e parmigiano reggiano, oltre a quei dolci dal tasso zuccherino estremamente marcato come lo zabaione.

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Quindi un bere che diventa “Doggy Style”, ma non solo. Già, perché la stessa birra, dal look alternativo e sfacciato, viene vista anche in chiave più elegante con un nuovo nome ed un packaging e che strizza l’occhio a chi ama le bolle da sorseggiare in un calice: si chiama “La Prima Cotta”, marchio che riprende il nome della società, la cui bottiglia si presta anche alle occasioni più particolari ma conservando tutte le caratteristiche di una birra ideale per chi vuole bere bene senza rinunciare alla semplicità.

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