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Delegazione ministeriale a Palazzo Allende per studiare criticità, ed eventuali correttivi, in questa complessa fase attuativa della Legge di riforma -

Reggio Emilia, 9 marzo 2015 -

La Provincia di Reggio Emilia è tra quelle individuate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per un progetto pilota di assistenza tecnica che fornisca a Province e Città metropolitane, in questa complessa fase attuativa della Legge 56/2014, un aiuto concreto sui diversi aspetti tecnico-gestionali della riforma, anche al fine di favorire lo scambio di buone pratiche a beneficio di tutti i territori e per consentire alle Amministrazioni centrali di disporre di un quadro puntuale delle problematiche connesse a questo processo, anche alla scopo di valutare eventuali interventi correttivi.

Nell'ambito di tale Progetto pilota, venerdì a Palazzo Allende, una qualificata delegazione ministeriale - guidata da Roberta Angelini del Ministero Affari regionali e Autonomie e composta, tra gli altri, da Ivo Rossi del Ministero dell'Economia e delle Finanze e da Marco Stradiotto di Soluzioni per il sistema economico (Sose, Spa costituita da MEF e Bankitalia) - ha incontrato il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, le dirigenti a Bilancio e Personale, Claudia Delrio e Loredana Dolci, ed il capo di gabinetto Luca Cattani. Erano presenti anche, Filomena Terzini direttore generale agli Affari istituzionali e legislativi della Regione Emilia-Romagna, e il dirigente della Prefettura, Giorgio Orrù.

"Nel corso dell'incontro abbiamo evidenziato le principali criticità connesse al processo di riordino che riguardano in modo particolare i temi delle risorse e dunque della sostenibilità del bilancio, nonché del personale – spiega il presidente Giammaria Manghi – Si è discusso inoltre dello stato dell'arte della normativa regionale di riordino delle funzioni, che come noto vede la Regione Emilia-Romagna impegnata nelle elaborazione di una legge anche attraverso un gruppo di lavoro di cui fanno fanno parte, oltre all'assessore regionale al Riordino istituzionale Emma Petitti, la stessa Provincia di Reggio Emilia, quelle di Modena e Ravenna e la Città metropolitana di Bologna. L'incontro di oggi ha rappresentato un utile passaggio per iniziare a chiarire alcuni dei punti critici del complesso percorso di riordino istituzionale che stiamo affrontando".

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

Cibus Agenzia Stampa Elettronica Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 10 8 marzo 2015

SOMMARIO Anno 14 - n° 10 08 marzo 2015

(In allegto il pdf scaricabile)

1.1 editoriale 8 marzo. E' qui la festa?
3.1 materie prime Il recupero del dollaro influenza i valori e accresce l'incertezza.
4.1 agroalimentare AgrOsserva: agroalimentare, prospettive più favorevoli nel 2015
5.1 cereali Cereali, continua l'indecifrabilità. Dallo sciopero brasiliano a quello argentino
6.1 Lattiero caseario Ancora più su i derivati del latte. Leggera flessione a Milano per la crema uso alimentare
7.1 olio ENOLITECH 2015, uno sguardo sule tecnologie per le cantine e i frantoi di domani.
7.2 expo2015 Mc Donald's e Coca-Cola, le mani sopra l'Expo2015
8.1 Mais & Soia Dati previsionali
9.1 vinitaly ricerche Vino, i segnali che fanno ben sperare per il 2015.
9.2 vino Lambrusco, Sangiovese e Pignoletto i più venduti in Emilia Romagna.
10.1 vino Concorso enologico internazionale, passpartout per expo2015

Cibus 10 COP

Domenica, 08 Marzo 2015 12:11

8 marzo. E’ qui la festa?

Dalla bufala del rogo alla conquista dei titoli al femminile passando dalle quote rosa.

di Lamberto Colla - Parma, 8 marzo 2015 -

Stavo facendo la conta per scegliere l'argomento principale di cui avrei voluto trattare nella mia rubrica domenicale - chiamarla editoriale mi sembra troppo -, il campo si era ormai ristretto tra il brutto esempio che il calcio sta offrendo (dagli hooligans olandesi alla penosa vicenda del Parma Calcio e la decisione di sospendere il campionato greco, poi rientrata, da parte del nuovo e indeciso premier Tsipras) e un commento sulla "real politik" stimolato dalla affermazione del vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, il quale in occasione dell'ennesimo naufragio ha lasciato trapelare l'apertura al dialogo con i dittatori. Due argomenti ghiotti sui quali avrei potuto spendere fiumi di polemiche e sfogare la mia rabbia di cittadino immedesimandomi, senza difficoltà, nei milioni di italiani increduli di assistere a tanta orgogliosa incapacità degli uomini e delle poche donne che a vari livelli ci governano.

E invece, osservando il calendario, folgorato sulla via di Damasco, non ho saputo sottrarmi dalla mischia delle banalità e delle demagogie penose che l'8 marzo riesce a stimolare alla pari di quelle nere pilloline purificatrici.

Una giornata nella quale si disperdono fiumi di parole di circostanza, copia incolla degli articoli di decenni precedenti, che con il passare del tempo hanno perduto l'antica origine ai quali si contrappone l'anima consumistica che, almeno per un giorno, fa felici i ristoratori e i fiorai.

Poco o nulla è rimasto della festa originale nata per ricordare tutte le conquiste delle donne in campo economico, politico e sociale ma anche le discriminazioni e le violenze cui le donne sono state sottoposte in molte parti del mondo Italia compresa. Quasi tutti i sacrosanti giorni la cronaca nera ci sbatte in faccia la realtà. Tragedie familiari nelle quali la stragrande maggioranza sono vittime le mogli o le figlie a dimostrazione che i cambiamenti culturali all'interno delle società avvengono di gran lunga più lentamente di quanto ci si possa immaginare. Quindi tutti i giorni andrebbe celebrata la donna, quell'altra parte del cielo senza la quale non ci sarebbero figli e sulle quali grava gran parte dell'educazione della prole e della gestione familiare. Contabili esperte che in caso di necessità riescono a fare miracoli di spending review. Così impegnate tra il lavoro, la casa e la cura dei bambini che non hanno spazio nemmeno per consumare una lacrima in solitudine.

E' a tutte queste donne che la società deve dare protezione. A loro che sono la base e il punto di riferimento familiare e quindi della società tutta che occorre dare sostegni e servizi concreti senza se e senza ma. E' nel rispetto che si deve a loro, in quanto cittadine, donne e madri che la politica deve orientare l'attenzione concreta e non demagogica, a partire dalla scuola.

L'8 marzo è invece diventata la sagra delle banalità, e dimostra come certe donne interpretino l'emancipazione acquisendo e addirittura inasprendo i difetti del genere maschile.

Ancora tanti sarebbero gli obiettivi di conquista di cui il genere femminile potrebbe farsi portabandiera. Dalla difesa della dignità delle minoranze alla lotta per la riforma della società attraverso la meritocrazia abbattendo nepotismi e scambi di favori, sessuali compresi.
E infine se veramente le donne intendono onorare il loro genere chiedere, a gran voce, di annullare questa ricorrenza che sta esaltando la discriminazione offrendo un brutto esempio di emancipazione piuttosto che la celebrazione delle conquiste di un passato ormai remoto. Oppure, in alternativa, porsi nuovi obiettivi di conquista.
Uno di questi obiettivi lo suggerisce, da quasi un anno, la Signora Presidente della Camera, Laura Boldrini, la quale ancora pochi giorni fa proprio in previsione della festa della Donna ha nuovamente richiamato i colleghi parlamentari a utilizzare i titoli al genere femminile quando ci si rivolge a una donna. Quindi Avvocata, dottora e, seppure queste parole non abbiano una sonorità gradevole è giusto abituarsi, per principio, a utilizzarle nel rispetto delle signore.
L'ultima "grande conquista" risale a pochi anni fa con l'introduzione delle "Quote Rosa". Alla pari dei centri commerciali e dei Park scambiatori anche la politica ha voluto riservare alcuni stalli al mondo femminile.

Una conquista non da poco se si pensa che finalmente, alla pari degli uomini, anche il genere femminile può offrire il peggio negli organismi rappresentativi pubblici. Il principio della meritocrazia calpestata non poteva essere di esclusiva pertinenza maschile.

Buona Festa!

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Stop della Commissione Bilancio del Senato ad alcuni provvedimenti del decreto di riforma del Codice della Strada tra cui l'anticipazione dell' "ergastolo della patente". Sconcerto di FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta: "Mancanza di copertura finanziaria o mancanza di attenzione?" -

Parma, 3 marzo 2015 -

Bocciati da parte della Commissione Bilancio del Senato alcuni elementi del decreto di riforma del Codice della Strada. La proposta di Riforma, riguardava importanti provvedimenti tra cui l'anticipazione dell' "ergastolo della patente" - ovvero la revoca a vita della patente - dopo aver causato il primo incidente mortale sotto l'effetto di alcool e droga o l'introduzione di nuovi guard-rail meno letali per i motociclisti.

La Proposta, che aveva già ottenuto il via libera da parte della Camera dei Deputati, è stata bocciata. Il pacchetto di provvedimenti riguardava anche la difesa dell'utenza debole della strada - pedoni, bambini, anziani, ciclisti, disabili e motociclisti - dai posti auto riservati alle donne incinta, alla pianificazione della viabilità, fino a nuove norme a favore del trasporto pubblico.

Sconcerto di FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, che da tempo è parte attiva nel difficile cammino intrapreso per dare al Paese un nuovo modello di mobilità. "Leggiamo dai media che la mancanza della necessaria copertura finanziaria è la motivazione che ha portato alla bocciatura di alcuni importanti provvedimenti - dichiara in una nota - Giulietta Pagliaccio, presidente nazionale FIAB. - Una spiegazione troppo spesso di circostanza. Ci sembra quanto mai doveroso chiedere un chiarimento e un dettaglio specifico su quali siano gli oneri aggiuntivi previsti. Non riusciamo a capire, ad esempio, - continua la presidente - quali dovrebbero essere le risorse necessarie per dare ai sindaci la possibilità di ridurre la velocità in aree specifiche, al fine di garantire maggiore sicurezza ai cittadini".

Questo rallentamento alla Riforma del Codice della Strada arriva alla vigilia dell'importante seminario sul tema "Intermodalità tra i sistemi di Trasporto Sostenibile", in programma giovedì 5 marzo a Montecitorio, e a poche settimane dal nuovo appuntamento sugli Stati Generali della mobilità nuova, che si svolgerà Bologna in aprile.

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Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 9 1 marzo 2015

 SOMMARIO Anno 14 - n° 9 1 marzo 2015

(in allegato è possibile scaricare il prodotto in pdf)

1.1 editoriale Dopo "Un'anno di Governo", meglio tornare alle "serali".
3.1 cereali Materie prime, raffica di aumenti.,
4.1 parmigiano reggiano Forte crescita (+8,4%) per il grattugiato e porzionato
5.1 cereali Cereali, un mercato ancora poco decifrabile alla vigilia dei raccolti sudamericani
6.1 lattiero caseario Volano i derivati e le creme uso alimentare
7.1 olio Sol d'oro, un piccolo paese della Sicilia si accaparra 3 dei 5 premi in palio.
8.1 Mais & Soia Dati previsionali 2015
9.1 carni e salumi La Kraft "doma il Felino"
9.2 ambiente "Casino dei Boschi". Primo in Emilia Romagna nel sondaggio FAI "I luoghi del Cuore".
10.1 overview mercati Ismea, overview mercati agroalimentari

Cibus 9 COP

A scuola. Bisogna che tutti si ritorni a scuola. Abituati a comunicare con gli "emoticons", i moderni geroglifici tanto in uso con i vari Twitter, Facebook, iMessage, WhatsApp, che stiamo dimenticando l'uso della parola e le basi grammaticali.

di Lamberto Colla - Parma, 1 marzo 2015 -

Matteo Renzi e ancora prima il popolo M5S ci ha catapultati nella politica 3.0. Twitter sembra essere diventato l'organo di stampa ufficiale del Premier ma anche di Matteo Salvini e via via più giù sino a Federico Pizzarotti, sindaco di Parma e grillino della prima ora.

Ma si sa, la comunicazione via "digital media" è più consona alla tempestività che alla correttezza, alla "viralizzazione" piuttosto che alla meditazione e, come è ovvio, nella fretta ci casca l'errore.

Così che, tra abbreviazioni ormai entrate nel "nuovo lessico 2.0" e lo smodato utilizzo di "faccine gialle" e altre iconografie in constante aggiornamento, un nuovo linguaggio si sta diffondendo e, aimè, sta invadendo barbaricamente la lingua italiana abbattendo i dogmi grammaticali così come i talebani e gli jihadisti hanno abbattuto i millenari monumenti afgani e siriani.

La velocità del fare deve andare di pari passo con la velocità del pensare. Mai come in questi tempi l'esclamazione "Detto fatto" è diventata uno stile di vita, soprattutto politica.

A inaugurare la nuova stagione della velocità "uber alle" è stato proprio il nostro giovane premier Matteo Renzi con lo slogan: "Una riforma al mese". Alcuni mesi dopo, a seguito della prorompente vittoria alle elezioni europee, il cronoprogramma si è trasformato in un "piano dei mille giorni" e verifiche "passo dopo passo" ma pur sempre di corsa.
Parlamentari obbligati a nottate in parlamento per discutere le riforma o meglio per ascoltare l'ostruzionismo delle opposizioni. Un pesante impegno al quale non erano abituati e che tanto fa felice il popolo nel vederli sgobbare e loro fieri dei privilegi e compensi che adesso, finalmente, risulta noto a tutti che meritano.

Intanto il Premier da Firenze vola a Roma o viceversa, poi in men che non si dica si apprende, dal suo "cinguettio", che è a Bruxelles o in medioriente e magari nel frattempo si è concesso una sciatina flash e, giusto per non perder tempo, durante la risalita in seggiovia, ha molto probabilmente convocato un direttivo del PD (posto che è ancora il segretario rottamatore del partito di maggioranza relativa) o una qualche  commissione parlamentare, prima di presenziare alla inaugurazione di un edificio scolastico in precedenza danneggiato da qualche terremoto o alluvione del recente passato sperduto in qualche remoto angolo della bell'Italia.

Un folletto (da non confondere con il noto marchio d'aspirapolvere), uno gnomo che della velocità e onnipresenza ha fatto il suo principale strumento di lavoro  e il cinguettio ne garantisce la presenza.

Ma non tutti riescono a tenere il suo passo. Riesce la giovane, brava e bella ministra Maria Elena Boschi la quale, nei giorni scorsi, commentava che un tempo faceva le 5 del mattino in discoteca e adesso le fa in Parlamento.

Fatto sta che corri di qua, corri di là, twitta e convoca, l'errore è sempre alle porte.

La legge di stabilità approvata di corsa a fine anno, dimenticando il mondo delle giovani partite iva, ne è un tragico esempio.
Infine, e non vorrei essere nei panni del grafico, il volantino distribuito per celebrare un anno di successi nella scuola, nella sua prima stesura pubblica, riportava in alto a sinistra, un errore grossolano di grammatica che, proprio per l'argomento che trattava, si è trasformato in barzelletta.

"Abbiamo cominciato con la scuola perché sappiamo che se non c'è Istruzione non c'è l'Italia" recitava il comunicato stampa al quale era allegato il volantino celebrativo ignorante di una regola fondamentale che si impara, appunto, a scuola: "un anno" deve essere scritto SENZA apostrofo e non, come nel volantino, con l'apostrofo come se fosse un sostantivo femminile.

Un errore di cui si è accorto il giornalista Danilo Chirico che ne ha segnalato, via twitter, l'errore consentendo al PD di cancellare il post sostituendolo con quello corretto ma, come si sa, la viralizzazione e il web sono una brutta bestia così che il volantino resiste ancora in rete.

Un refuso, si è giustificato il PD fatto sta che l'errore da matita blu c'è e, quel che è peggio, "in collaborazione con il dipartimento istruzione del partito democratico". Ma per "gli Stati Generali" non è la prima volta che il Pd inciampa in "refusi" tanto da far credere loro che siano veri e propri errori grammaticali.

A onor del vero dobbiamo però segnalare che la frase "save the date" è riportata correttamente quindi un bell'otto in inglese non glielo toglie nessuno!

Renzi un anno di Governo errore volantino cibus

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Sgozzano 21 egiziani e ne versano il sangue nel mare, bruciano vivi 45 iracheni e rapiscono 35 cristiani il cui destino sarà lo sgozzamento o l'inferno. La Merkel e Hollande candidati a negoziare la resa dell'Isis in Libia.

di Lamberto Colla - Parma, 22 febbraio 2015 -
Sogno o son desto? Con l'ultima dichiarazione dell'ONU che sollecita una azione diplomatica per la Libia un brivido di terrore mi sale dai piedi alla testa. Gli hooligan dell'Isis hanno lanciato l'ennesimo attacco mediatico, che pare una promessa, con l'hashtag su twitter #stiamo arrivando a Roma (#We_ Are_Coming_O_Rome) e l'occidente è pronto a opporre resistenza con una efficace azione diplomatica.

La Giordania e l'Egitto entro le 24 ore successive all'uccisione dei propri connazionali, senza ma e senza se, hanno scagliato i loro aerei sopra le postazioni del Califfato e l'occidente, Italia compresa, opta per una azione diplomatica!

Peraltro non sarà imminente la trasferta libica del team di negoziatori "Pacifix-chic". Gran bagarre all'interno del palazzo di vetro, si stanno già tutti accapigliando per ottenere un posto nella delegazione diplomatica che farà viaggio a Tripoli. I commessi dell'ONU hanno già ricevuto ordine di mettere in pre allarme i sarti che dovranno confezionare le tute arancioni a misura per ciascun componente della delegazione. Non potranno sfigurare quando avranno l'onore della visìbilità. Davanti alle telecamere dell'Isis dovranno mantenere una certa immagine anche una volta inginocchiati con il coltello alla gola. La forma è sostanza, o forse no?

Il nostro inviato da New York ci sta riportando indiscrezioni circa feroci accapigliamenti tra i rappresentanti di tutti i paesi per fare parte della delegazione. E sino a quando l'elenco non sarà deciso non si potranno trasmettere le misure al sarto per confezionare le splendide tute arancioni di rappresentanza.

Speriamo che nel frattempo le bandiere nere con il motto coranico non arrivino a fare i danni che fecero gli hooligans olandesi lo scorso giovedi.

In tutto questo stupisce che la coppia Merkel - Holande non sia partita in avanscoperta a risolvere, da soli, la questione come fecero con Putin.

Ma sorprende anche di non vedere sui cieli libici (ma anche sui cieli di qualche isoletta  italiana - leggi Ustica) i Mig francesi sempre pronti a partire e colpire per un interesse (inter)nazionale come per primi partirono insieme ai britannici, 4 anni fa, per "liberare"  la Libia da Gheddafi e dalle aziende petrolifere italiane.

No, oggi sui cieli della Libia non vola niente e nessuno almeno per ora.

Potrebbe essere che, tra non molto, possano arrivare nuovi armati clandestini da terra e gli scud dell'arsenale di Gheddafi, sulla nostra terra e sulla nostra testa.

Forse i primi cento missili non arriveranno a bersaglio ma presto o tardi anche gli uomini dell'Isis impareranno a usare l'armamento missilistico a medio raggio. Forse ancora prima che le loro cellule dormienti in Italia vengano attivate per agire con la popolazione già in panico.

Il Corano, se questa volta arriverà in Italia, non sarà donato alle 100 ragazze spontaneamente offerte a fare visita a Gheddafi, ma verrà imposto con lama e fuoco con buona pace dei nostri pacifisti radical chic che magari, nel frattempo, si saranno ricongiunti con i loro soldi depositati in svizzera.

 

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 7 15 febbraio 2015


SOMMARIO Anno 14 - n° 7 15 febbraio 2015 (in allegato il formato pdf)

1.1 editoriale Unione Europea cercasi.
3.1 pomodoro Pomodoro da industria, la contrattazione parta dalla qualità
3.2 Big Snow Emergenza neve. La CIA si Reggio Emilia pronta a aderire alla "class action"
4.1 cereali Cereali, la calma prima della tempesta?
5.1 Lattiero caseario Nuovo balzo in avanti per il burro
6.1 crisi La famiglia, ultimo baluardo contro la crisi
6.2 EFSA L'EFSA traccia le priorità di lavoro per il 2015 e anni seguenti.
6.3 OLIO Il prezzo dell'Olio di Oliva fa paura ai Buyer internazionali
7.1 Cereali Cereali, preoccupazioni dall'Est. 8.1 export salumi Salumi, il Canada apre a tutti i salumi
8.2 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: Domanda interna in crescita, prezzi al consumo più bassi e produzione in calo del 2,5%
9.1 vino Vinitaly sempre più mirato.:

Domenica, 15 Febbraio 2015 12:00

Unione Europea cercasi.

La crisi Ucraina apre il sipario del teatrino europeo e dimostra al mondo intero la disunione sempre più marcata. L'Italia deve impedire che in Ucraina si commetta lo stesso errore commesso in Libia.

di Lamberto Colla - Parma, 15 febbraio 2015 -
Quanto accaduto in Ucraina affonda in radici profonde sin dalla riunificazione delle due germanie e forse ancor prima, alla metà degli anni '50. L'apertura alla riunificazione della Germania da parte dell'URSS, guidata all'epoca da Gorbaciov, si reggeva anche e soprattutto sulla clausola, "non scritta" ma sostanziale, che l'europa e la NATO non sarebbero avanzate di un centimetro verso la Russia.

Invece, prima una poi l'altra, diverse regioni dell'ex Unione Sovietica vennero attratte dalle lusinghe delle "Sirenette" europee.
Grandi concessioni economiche e privilegi vari furono messi a disposizione dei poveri Paesi dell'est per indurli a abbandonare le coperture della Russia e passare oltre cortina richiamati dalla prosperità e dalla democrazia occidentale.

Uno specchietto per allodole creato appositamente per allargare il mercato dell'UE e contestualmente per ridurre l'ingerenza politico militare della Russia sui Paesi di confine. Poco poté contrastare la Russia, in quel periodo stretta come era nella lotta alla povertà da un lato e alla riorganizzazione politico amministrativa dall'altro, e ancora molto lontana dalla valenza economica conquistata sotto l'era Putin.

La goccia che fece traboccare il vaso di Putin fu la Crimea, regione Russa da sempre, che solo per ragioni amministrative interne, a seguito di in un processo di decentralizzazione dei poteri avviato dal leader sovietico Nikita Chruščëv nel 1954, venne sottoposta al controllo della "provincia" Ucraina. Un processo interno come avvenne in Italia quando si costituirono le Regioni e a loro venne trasferito anche il potere legislativo, seppure limitato al settore agricolo.

Tant'è che sarà ben difficile trovare un nativo della Crimea dichiarare di non sentirsi Russo. L'errore di Mosca fu di non riportare quella regione sotto il controllo centrale d'orgine storica e etnica appena prima dello scioglimento dell'URSS non immaginando, forse, che sarebbe potuto accadere quanto invece è successo.

Oggi, a quasi 25 anni di distanza, l'Unione Europea ma soprattutto il Patto Atlantico è alle porte della Russia e la cosa non può far dormire sonni tranquilli al leader Vladimir Putin il quale, come ultima ratio, ha deciso l'uso della forza a difesa dei connazionali e dei confini nazionali. Non che si giustifichi, con questa affermazione, l'azione di Putin ma, se la corda si è strappata, l'UE e gli Stati Uniti sono altrettanto responsabili quanto la Russia per il conflitto civile che si è scatenato in quella regione dell'est.
Proprio per questa ragione, l'Unione Europea avrebbe dovuto intervenire per spegnere le fiamme sul nascere invece di buttare altro liquido infiammabile. Unita avrebbe dovuto dialogare con Putin prima e con la nuova leadership ucraina per negoziare una pace duratura. Già se l'Europa fosse unita e invece, come ormai siamo abituati a vedere, l'UE è di pochi legati come burattini agli USA. Obama chiama e Francia, Germania e Inghilterra rispondono. Ma questa volta hanno di fronte una rinnovata superpotenza, militare come la era prima del muro di Berlino ma anche economica e piegarla sarà ben difficile.

Forse meglio sarebbe stato coinvolgere Putin nella lotta al terrorismo internazionale e alle minacce dell'ISIS piuttosto che sfidarlo in casa propria.

L'Europa avrebbe dovuto alzare la testa e porsi come interlocutore unico e autorevole.

Invece è riuscita a perdere l'occasione per dimostrare che da "Je suis Charlie" qualcosa avesse imparato e che realmente un processo di cambiamento si sarebbe avviato nel vecchio continente.

Parigi - i Leader mondiali attorno a Hollande- "Je Suis Charlie"
Quel bel ritratto dei capi di Stato accoccolati attorno al "ferito" Hollande è servito solo a fare rialzare la popolarità del presidente francese, decaduta per sue colpe di natura politica e di natura personale.

Un ritratto che, alla luce dei fatti odierni, appare ancor più patetico e falso; l'ennesimo simbolo di demagogia sulla quale stanno proliferando le politiche europee.
E per non smentire il teorema ecco che, a discutere la ripacificazione prendono l'iniziativa Francia e Germania dimenticandosi a casa nientemeno che l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, quella Federica Mogherini che ricopre l'incarico da poco più di due mesi e lo manterrà per i prossimi 5.

Tanto era contenta la Merkel di andare a Minsk che ha persino fatto concessioni alla Grecia giusto per far capire quanto gliene freghi del popolo ellenico. L'importante è non cacciar moneta e prendersi i meriti.

Si sta riproponendo lo stesso errore commesso in Libia.

Allora furono Francia e Regno Unito a partire con i bombardamenti oggi Francia e Germania a spadroneggiare la situazione al soldo di Obama ma le conseguenze negative verranno equamente ripartite tra i soci di minoranza della "UE spa".

Questa volta, a differenza della crisi libica, l'Italia bene farebbe a imporsi soprattutto alla luce del fatto che l'Europa è definitivamente consumata.
Val la pena di rialzare la cresta e far valere la forza della ragione invece della ragione della forza e il veto all'ingresso dell'Ucraina in UE sarebbe il primo passo per riportare l'attenzione sulle questione prettamente politiche.

E, dopo la fase ostruzionistica, aprire un confronto aperto ma duro sul fronte dei confini terrestri e del mediterraneo e sulla sicurezza del continente e in questo la Mogherini dovrebbe fare valere il proprio ruolo internazionale per stimolare una rinnovata politica internazionale dell'Unione.

Altrimenti tutti a casa propria come era un tempo e... chi ha più filo fa più tela!.

 

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Lo sfogo di un simpatizzante del Movimento 5 Stelle in un gruppo pubblico rimbalza sui social network e scatena una vivace diatriba tra maggioranza e opposizione. A colpi di comunicati stampa -

Di Manuela Fiorini -

Modena, 13 febbraio 2015 -

Galeotto fu il post e chi lo scrisse. Soprattutto se a metterci lo zampino è Facebook, quella grande piazza virtuale dove tutti credono di sussurrare qualcosa al vicino o di sfogare i sentimenti del momento, senza rendersi invece conto di mettere le proprie parole in un grande frullatore globale, che le amplifica e le fa rimbalzare in ogni dove, spesso con conseguenze più o meno spiacevoli.
Così, accade che nel Comune di Bomporto, un post di un simpatizzante del Movimento 5 Stelle locale su un gruppo pubblico venga ripreso dalla pagina del sindaco, pur con il nome oscurato, e dia il via a un botta e risposta in cui tutti si sentono di dire tutto, fino a coinvolgere il Consiglio Comunale, dove maggioranza e opposizione si scatenano a colpi di comunicati stampa.

I fatti: tra i disagi della nevicata della notte tra il 5 e il 6 febbraio c'è anche la caduta di alcuni tralicci dell'Enel, che lasciano senza elettricità, e di conseguenza anche senza acqua calda, decine di famiglie in tutta la provincia. Tra le zone colpite ci sono anche alcune aree del comune di Bomporto. L'Enel si attiva per ripristinare la corrente, ma le cose vanno (un po' troppo?) per le lunghe e alcuni cittadini rimangono al buio e al freddo per parecchi giorni con tutti i disagi del caso, soprattutto per chi ha bambini piccoli, disabili e anziani in casa. Se i centralini della compagnia elettrica latitano, a dare informazioni e a suggerire il da farsi, oltre alla pagina ufficiale del Comune di Bomporto, ci pensa il sindaco Alberto Borghi, che fin dall'emergenza alluvione del gennaio 2014, utilizza la sua pagina Facebook personale per rispondere ai cittadini e ascoltare le loro richieste. Parallelamente, su un gruppo pubblico del Movimento 5 Stelle di Bomporto, un cittadino, probabilmente esasperato per la situazione di disagio, posta uno sfogo poco felice. Lo screenshot, cioè la foto del post, finisce sulla pagina del sindaco, con il nome e il cognome dell'autore oscurati, scatenando il popolo del web che comincia a lasciare commenti a raffica. C'è chi parteggia per l'una o l'altra parte e chi si lascia andare a insulti e considerazioni poco edificanti, sfiorando le minacce.

Immediata la reazione del Movimento 5 Stelle di Bomporto, che nel Consiglio Comunale ha tre consiglieri di minoranza.
"Il post in questione – si legge su un comunicato del Gruppo Consigliare Movimento 5 Stelle di Bomporto – rappresentava semplicemente uno sfogo causato dal continuo stato di emergenza che i cittadini di Bomporto sono costretti a fronteggiare, il tutto peggiorato dalla orrenda metodologia comunicativa che l'amministrazione utilizza in queste occasioni, affidandosi unicamente alla pagina personale del Sindaco, di fatto tagliando fuori tutti i cittadini che non hanno internet o che, pur provvisti, non sono amici personali di Alberto Borghi".
E, ancora: "Siamo profondamente delusi dal comportamento del primo cittadino che, per l'ennesima occasione, senza rendersi conto della possibile reazione del pubblico ad un post completamente decontestualizzato e strumentalizzato, ha voluto cogliere la ghiotta occasione di attaccare una forza della minoranza consigliare, dando così il via a una serie di offese nei confronti di un cittadino che, pur sbagliando il modo, aveva dato sfogo a una situazione di disagio. L'unica accortezza a difesa della privacy, utilizzata dal Sindaco, è stata la cancellazione del nome e cognome del simpatizzante, cosa sostanzialmente inutile su un social network se si lascia al pubblico ludibrio la foto del profilo, per giunta esponendo il soggetto e le sua famiglia a pericolose ritorsioni".

La risposta della maggioranza, rappresentata dalla Lista Civica per Bomporto Solidarietà e Progresso, non si è fatta attendere, naturalmente attraverso un comunicato stampa.
"Anche se si cerca di mistificare la realtà, quanto scritto nel post è chiaro e lampante a tutti; (...). Poi da chi ha fatto del web il proprio vanto, dispiace notare la non conoscenza delle regole di un social come Facebook, dove non serve essere uno dei 5000 amici del sindaco Borghi, per leggere o commentare i messaggi postati sulla sua pagina. Si appellano alle regole della privacy, non sapendo o facendo finta di non sapere, che un gruppo pubblico è visibile da tutti e da tutto il mondo, quindi chi scrive deve assumersi le proprie responsabilità e non cercare di mettere una toppa dopo, giustificando l'ingiustificabile. Per non focalizzare l'attenzione sull'autore ma sul comportamento dei rappresentati istituzionali 5 stelle, si era oscurato il nome dell'autore stesso e si condannano senza mezzi termini gli insulti e le minacce che lo hanno raggiunto".
"Per quanto riguarda l'emergenza neve e black out – prosegue il comunicato - il sindaco e la giunta sono disponibili al confronto in ogni luogo, quando si commettono errori (come la tardiva comunicazione di chiusura delle scuole medie), non si hanno problemi ad ammettere lo sbaglio e chiedere scusa; per il resto queste affermazioni dei 5 stelle sono un tentativo di distrazione di massa e non altro".

A fare da paciere, ci ha provato lo stesso sindaco, che sulla sua pagina Facebook, stamattina è intervenuto, invitando tutti a guardare oltre e ad andare avanti in modo costruttivo.

"Con la presente sono a comunicare che ho rimosso dal mio profilo il post relativo a quella infelicissima e offensiva frase pubblicata su un profilo pubblico visibile al mondo!
L'ho rimosso perchè non e' giusto che si minacci il cittadino che, responsabilmente ha pubblicato quella frase, perchè queste sono le regole di Facebook. Quindi è bene mettere fine a questa spiacevole vicenda dicendo ancora una volta che il Sindaco Alberto Borghi è ed è sempre stato il sindaco di tutti, anche di quelli che non lo hanno votato e darà sempre il massimo per servirli per il bene dell'intera comunità, nonostante i suoi limiti e i suoi tanti errori. Come ho detto in un altro post, guardiamo avanti e lavoriamo tutti per provare a costruire una comunità più unita e coesa, che non significa con un unico pensiero, ma nella diversità di ciascuno di noi, però con l'obiettivo di essere al servizio di tutti".

Il allegato scaricabili il comunicato del Movimento 5 stelle e di Lista Civica per Bomporto Solidarietà e Progresso

Pubblicato in Cronaca Modena
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