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Festareggio al centro di polemiche. A contestare, dopo la Lega Nord, è RACMI (Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia). "Ribadiamo, come abbiamo fatto sempre, che è apprezzabile l'azione umanitaria, ma, è nostro dovere attirare l'attenzione sullo sfruttamento di questi piccoli per ragioni politiche e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del Polisario..."

segue comunicato stampa RACMI

Noi nella Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) esprimiamo la nostra sorpresa e il nostro sdegno della strumentalizzazione politica in cui sono stati vittime i bambini provenienti dai campi di Algeria, alla festa del PD di Reggio Emilia, e protestiamo con forza sull'atteggiamento ostile all'integrità territoriale del Marocco espresso dal signor Andrea Costa, responsabile di questa festa.
Ribadiamo, come abbiamo fatto sempre, che è apprezzabile l'azione umanitaria, ma, è nostro dovere attirare l'attenzione sullo sfruttamento di questi piccoli per ragioni politiche e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del Polisario che non perdono occasione per servirsi delle popolazioni dei campi – quali che siano le loro età e le loro sensibilità – per utilizzarli a fini politici, militari e soprattutto sfruttare le loro sofferenze ed il dramma che vivono per ottenere più aiuti e fondi. Da sottolineare che il Bambino Soldato è sempre reclutato nelle milizie armate dei campi algerini.
Da informare, altresì, che arrivano in Italia solo i figli privilegiati dei capi del Polisario, mentre i figli dei poveri o dei schiavi di colore nero non avranno mai la possibilità di uscire dai campi d'isolamento.
In questi campi il bambino, come il resto della popolazione, non ha diritti di spostarsi o d'integrarsi in Algeria; è affamato e malnutrito perché la sua razione offerta dal mondo viene dirottata da algerini come denuncia, nel gennaio 2015, un rapporto dell'Ufficio Europeo della Lotta Anti Frode (l'OLAF); è gravemente malato come testimoniano alcuni medici di Bologna; mai censito malgrado le numerose risoluzioni dell'ONU; è insicuro perché nei campi algerini regnano i pericoli dell'incertezza nel futuro, dell'insicurezza per la presenza di varie sigle di terrorismo internazionale, proprio per questo, sia la Farnesina che tutto il mondo sconsigliano le visite a questi campi.
Sottolineiamo che Algeria è la responsabile di questi crimini contro l'umanità e chiediamo ai Piddini marocchini, e alla nostra comunità marocchina di protestare contro questo grave atteggiamento del responsabile del PD reggiano; e chiediamo a tutti che hanno a cuore i diritti del fanciullo di rispettare i diritti dei bambini e di far pressione su Algeria per rispettare i diritti dei bambini.

Sabato 22 agosto 2015

Yassine Belkassem, Coordinatore nazionale di RACMI, Siena
Koubi Elhassane, Associazione Hilal, Bologna
Naima Daoudagh, Associazione INSIEME, Brescia
Abdallah Khezraji, Circolo ricreativo Hilal, Treviso
Bensadiq Abdellah, Unione dei Centri di Cultura Islamica nell'Emilia-Romagna
Federazione Islamica dell'Emilia Romagna
Abdesselam Bouhadi, Associazione Alhoria, Brescia
Berriria Abdellah, Associazione Marocchina Assalam, Piombino e Val di Cornia, Livorno
Nezha El Ouafi, Forum Marocco delle Competenze
Zouhair El Youbi, Consiglio delle Relazioni Islamiche in Italia, Brescia
Rabia Amadid, Unione Associazioni Marocchine in Emilia Romagna
Balboula Abdel Ilah, Federazione Regionale Islamica, Toscana"

(Immagine di copertina allegata al comunicato stampa RACMI)

Pubblicato in Politica Reggio Emilia
Domenica, 23 Agosto 2015 12:14

Il profumo della monnezza

Rifiuti: gestione del servizio sempre più oneroso e sempre meno efficiente. Gli italiani schiavi di sacchetti colorati e orari di consegna. Al disagio di un sempre più sofisticato ciclo casalingo di separazione il premio è un buon salasso.

di Lamberto Colla - Parma, 23 agosto 2015 -
Il vasetto dello yogurt deve essere lavato prima di riporlo nello speciale contenitore di raccolta della plastica, bisogna ricordare che la confezione delle merendine, almeno per la maggior parte, deve essere collocata nel recipiente della carta mentre è un po' più complicato smaltire le cartucce della stampante in quanto rifiuto speciale vanno riconsegnate al negoziante o portata all'isola ecologica attrezzata. E poi il vetro, le plastiche e l'umido.

Ormai la gestione dei rifiuti casalinghi è diventata una specialità familiare a metà tra la logistica e la chimica.
La tradizionale pattumiera posta sotto il lavabo è roba da preistoria. Adesso occorrerebbe una stanza dedicata alla separazione dei rifiuti. E fin qui ci si può arrivare, più sfiancante invece il doversi ricordare le giornate e gli orari di consegna dell'uno o dell'altro prodotto della separazione e guai a sbagliare, si rischia pure la multa.

E pensare che quando la raccolta differenziata venne promossa venne anche promessa una sensibile riduzione di costi a fronte del maggior onere richiesto al cittadino e il sensibile miglioramento delle performance delle aziende municipalizzate.

La solita fregatura.

Invece di diminuire le tariffe sono aumentate così come è notevolmente aumentato l'onere della gestione casalinga sia per quanto riguarda il tasso di specializzazione richiesto per la selezione sia per quanto concerne lo spazio che deve essere dedicato alla "differenziata". Per chi ha la fortuna di vivere in campagna un luogo isolato e nascosto alla vista e alle narici riesce a metterlo a disposizione, ma per chi vive in città la cosa si fa più complicata se non si ha la fortuna di avere un balcone.
E poi c'è la schiavitù dei tassativi orari di consegna calendariati dal lunedì alla domenica a seconda della categoria di rifiuto da consegnare.
Italiani diligenti come sempre, amanti dell'ambiente e sognatori di un mondo più pulito, primeggiano in coscienza civica ma subiscono l'ennesima fregatura.

La sensazione ormai ampiamente diffusa di essere oppressi e tartassati dalla gestione dei rifiuti è stata confermata dalla CGIA di Mestre, la potente organizzazione degli artigiani veneti specializzata nelle indagini socio economiche.

Mentre a Parma, nelle stesse ore, si è scatenata la protesta sulla raccolta "Porta a Porta" dando vita anche a una petizione web "Parma non è una discarica" che, nel corso delle prime 48 ore aveva già raccolto ben 800 adesioni mentre, al contrario, il Sindaco pentastellato Federico Pizzarotti, la proponeva come modello nazionale al premier Renzi, la CGIA di Mestre se ne usciva con la fotografia del Paese dei rifiuti che, manco a dirlo, è sempre più pesantemente onerosa per il cittadino mentre è una gallina dalle uova d'oro per le municipalità, sempre più in difficoltà per i tagli imposti dalla amministrazione centrale.

Termovalorizzatore di Parma

Un pozzo d'oro per i gestori e un salasso costante per il cittadino.
Tra il 2010 e il 2015, fa notare l'Ufficio studi della CGIA, una famiglia con 4 componenti che vive in un casa da 120 mq ha subito un aumento del prelievo relativo all'asporto rifiuti del 25,5 per cento, pari, in termini assoluti, ad un aggravio di ben 75 euro. Quest'anno dovrà versare al proprio Comune ben 368 euro di Tari. Un'altra di 3 componenti, che abita in un appartamento da 100 mq, ha subito un aumento del 23,5 per cento (+57 euro). Nel 2015 dovrà versare quasi 300 euro. Un nucleo di 3 persone che risiede in un'abitazione da 80 mq, invece, ha dovuto pagare il 18,2 per cento in più (+35 euro). In questo caso, l'importo complessivo che dovrà pagare per i rifiuti sarà pari a poco più di 227 euro.

Prelievo famiglie


Per le attività economiche, le cose sono andate anche peggio. Nonostante la forte riduzione del giro d'affari, ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 mq hanno subito un incremento medio del prelievo del 47,4 per cento, pari, in termini assoluti, a +1.414 euro. Un negozio di ortofrutta di 70 mq, invece, ha registrato un incremento del 42 per cento (+ 560 euro), mentre un bar di 60 mq ha dovuto versare il 35,2 per cento in più, pari ad un aggravio di 272 euro. Più contenuto, ma altrettanto pesante, l'aumento subito dal titolare di un negozio di parrucchiere (+23,2 per cento), dai proprietari degli alberghi (+17 per cento) e da un carrozziere (+15,8 per cento).

Prelievo Attivita economiche

Questi risultati, sottolinea la CGIA, sono stati ottenuti dopo aver preso in esame le tariffe sui rifiuti applicate alle famiglie e alle imprese nei principali Comuni capoluogo di regione.

Con l'introduzione della Tari, è stato ulteriormente confermato il principio che il costo del servizio in capo all'azienda che raccoglie i rifiuti dev'essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento della tassa. E il problema, purtroppo, sta proprio qui. Segnala Paolo Zabeo della CGIA:
"Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati. Proprio per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui cittadini, la legge di Stabilità del 2014 ha ancorato, dal 2016, la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard. Grazie all'applicazione di questa nuova modalità, è probabile che dall'anno prossimo la tassa sui rifiuti diminuisca".

Produzione rifiuti

Sebbene in questi ultimi anni il costo economico sulle famiglie sia decisamente aumentato, dall'inizio della crisi ad oggi la produzione dei rifiuti urbani ha subito una forte contrazione. Se nel 2007 ogni cittadino italiano ne "produceva" quasi 557 kg, nel 2013 (ultimo dato disponibile) la quantità è scesa a poco più di 491 Kg per abitante. "In buona sostanza – conclude Zabeo - nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi ci sono costati di più".


In conclusione, con l'aumento del tasso di raccolta differenziata si è assistito a una impennata delle tariffe e delle imposte, un aumento del disagio familiare a fronte di un cospicuo arretramento sia della massa di rifiuti da smaltire sia della qualità del servizio.

In sintesi il risultato ottenuto è perfettamente il contrario di quanto vorrebbero logica e principi economici.

I soliti miracoli italiani.

Pubblicato in Politica Emilia

Non sono le democristiane prese di posizione di Buzzi e Gambarini, neppure le ecumeniche difese di Pellacini e Santi, ne tantomeno, le sguaiate e cialtrone prese di posizioni di Ranieri che mi sorprendono. Solo un mare di ovvietà, parole senza respiro e contenuto. Ciò che mi sbalordisce sono i commenti del Parlamentare PD, Pagliari, del compagno di partito Pagliari.

Cosa significa sostenere che "L'accoglienza è doverosa come i bisogni degli italiani"?
Ciò che più mi preoccupa è che il continuo soffiare sul fuoco, con le cialtronerie alla leghista con codazzi del centro-destra, o le improbabili proposte alla Grillo, possano creare un clima di "invasione" che realizzerà, prima o poi, un contesto talmente irrespirabile a cui seguirà una inevitabile caccia all'uomo.

Marco freddi fotolondra

(nella foto Marco Maria Freddi)

Insinuare il dubbio che il Governo, le leggi e i trattati cui siamo obbligati a rispettare, possano discriminare "gli Italiani" in favore di migranti, persuadono la "brava gente italiana – senza memoria" che ciò sia vero.
Se un parlamentare, che appoggia le politiche del Governo, se un compagno, si allinea alla corrente della timidezza nel prendere posizioni serie, questo davvero mi preoccupa.

Mi sarei aspettato da Pagliari critiche, anche aspre, sui trattati internazionali, delle lacune legislative che derivano dalla "Bossi-Fini", avrei voluto che spiegasse l'inefficacia della repressione quando chi lascia la terra d'origine è in fuga da guerre e carestie.
Avrei voluto che spiegasse degli sforzi, lenti, troppo lenti, della comunità internazionale nel trovare una soluzione per la Libia e che il fenomeno immigrazione non è una emergenza ma un fenomeno con cui dovremo convivere per molti anni ancora.
Rinunciare ai principi fondanti della nostra civiltà è ciò di cui dovrebbe preoccupare un esponente della sinistra, mi aspetto abbia il coraggio della verità, sempre, anche se scomoda, e non appagante dal punto di vista elettorale.

Mi piace ricordare che 15 anni fa, l'allora commissario della Ue, Antònio Vitorino, politico e giurista portoghese, del gruppo socialista, fece sua una proposta Radicale, proponendo una politica comune sull'immigrazione. Tutti i Paesi membri la bocciarono sostenendo che si trattava di una questione affidata alle politiche nazionali che ne erano titolari.

Fu miopia, scarsa lungimiranza ma oggi tutti urlano che ci vuole più Europa!

Dopo Baganzola e il comunicato di qualche giorno fa, chiedo al mio compagno di partito Pagliari, di lasciare democristianerie, pressapochismi ed ecumenismi ad altri e di caricarsi di quella responsabilità che è chiesta ad un Parlamentare serio e di sinistra.

Marco Maria Freddi
MILITANTE RADICALE

Pagliari post

Il consigliere, in un'interrogazione rivolta alla Giunta, chiede che sia fatta chiarezza sulle procedure di verifica rispetto all'utilizzo dei fondi della Regione da parte degli organismi di formazione accreditati e vuole sapere quali siano gli esiti occupazionali della loro attività formativa

E' opportuno fare chiarezza sulle procedure di controllo che gli uffici regionali e provinciali competenti o le società di revisione autorizzate seguono "per verificare come siano utilizzati i fondi della Regione destinati agli organismi di formazione accreditati per realizzare progetti formativi rivolti allo sviluppo delle risorse umane del territorio".

Lo afferma il consigliere Tommaso Foti (Fdi-An) in una interrogazione rivolta alla Giunta, dove segnala che il Regolamento (UE) 1304/2013 individua tra "gli indicatori comuni di output e di risultato, per quanto riguarda gli investimenti del Fondo sociale europeo, quello che fa riferimento al numero dei partecipanti agli interventi formativi che, entro i sei mesi successivi al loro termine, hanno un lavoro anche autonomo".

Foti chiede quindi quali controlli siano stati disposti, negli ultimi tre anni, "per verificare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche da parte dei soggetti accreditati" e "quali siano gli esiti occupazionali rilevati, secondo le modalità definite dalle disposizioni regionali, per ogni ente accreditato che abbia beneficiato di queste risorse".

(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell'Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)

(ac)

Per il Sindaco Federico Pizzarotti Parma è un esempio da clonare a livello nazionale tanto da suggerire il suo modello al Premier Renzi, per alcuni movimenti cittadini il rischio sarebbe di fare diventare l'Italia una discarica a cielo aperto "come Parma".

di Lamberto Colla Parma 20 agosto 2015 - -
Rifiuti, croce e delizia del Sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Dapprima la chimera di far chiudere il nuovo inceneritore di Parma, punto di forza della campagna elettorale, che lo ha fatto incoronare primo cittadino della Petit Paris, poi il duro confronto con la realtà e l'inceneritore che dà fuoco alle polveri e avvia la sua produzione a pieno regime.

Unica consolazione: i ricchi dividendi ricevuti da Iren a fronte della risibile quota azionaria detenuta dall'amministrazione comunale ducale. Milioni di euro che sono serviti per tamponare le polemiche soprattutto sull'assistenza alle famiglie.

Ciononostante, anche su pressione dei suoi alleati di GCR (Gestione Corretta Rifiuti) e sostenitori del M5S, lancia in resta, ha preso d'assedio il mostro di Ugozzolo tagliandone i viveri e i rifornimenti nella speranza di portarlo alla morte per fame.

Ma il sistema della raccolta differenziata locale sembra non essere apprezzata né dai commercianti e tantomeno dai cittadini e col passare del tempo i rumors sono sempre più intensi sino ai giorni scorsi quando, su iniziativa di Pino Agnetti, è stata aperta la pagina di facebook "Rifiutiamoci" Parma non è una discarica che in pochissime ore ha raccolto numerosi "amici", commenti e soprattutto foto degli angoli meno suggestivi della città.

PR Rifiuti Rifiutiamoci agnetti

La definitiva rincorsa ai "mi piace" sembrerebbe stata alimentata proprio dalla lettera di Pizzarotti a Renzi nella quale si suggerisce di acquisire il sistema di gestione dei rifiuti di Parma come modello nazionale.

PR Pizzarotti raccolta differenziata renzi

Apriti o cielo, in poche ore il contatore del social "rifiutiamoci" arriva a sfiorare i 400 aderenti a riprova del diffuso sentimento di intolleranza verso l'innovativo sistema di raccolta "porta a porta" istituito dal locale governo pentastellato.

E mentre da un lato s'è innescata la rincorsa a aderire alla petizione, dal lato politico, la discussione esplode anche in forza della infuocata replica dell'assessore all'ambiente Gabriele Folli alle critiche di Maestri, Ghiretti e Pellacini accusati di fregarsene "di ambiente e cambiamenti climatici".

Insomma, in quest'astate calda e afosa, gli aromi dei rifiuti si sono fatti ancora più intensi.

PR Rifiutiamoci

 

Pubblicato in Ambiente Parma
Domenica, 16 Agosto 2015 12:31

Ballare o sballare, a noi la scelta

Romagna e Salento accomunati dal medesimo tragico destino in questa prima quindicina d'agosto. Divertimento e morte di giovanissimi. Adolescenti con voglia di divertirsi ma ancora incapaci di difendersi dalle trappole che si annidano nelle "movide".

di Lamberto Colla - Parma, 16 agosto 2015 -
 Chiuso il Cocoricò, trovato e punito il "colpevole" (la discoteca) e il problema non esiste più.

Così, a seguito del decesso del diciassettenne avvenuta lo scorso 4 agosto nella fabbrica del divertimento romagnolo, si è provveduto a "narcotizzare" l'opinione pubblica con la chiusura del locale. Non poteva mancare, nemmeno in questa circostanza la consueta dose di demagogia che contraddistingue ogni azione governativa e, il 10 agosto, il ministero dell'interno se ne uscì con una direttiva indirizzata ai prefetti atta a "rafforzare i servizi di prevenzione e controllo del territorio, anche a seguito di apposite riunioni di coordinamento e tavoli tecnici con le Forze di Polizia."
«Con la direttiva di oggi - ha affermato il ministro Alfano - ho predisposto l'adozione di misure preventive di vigilanza e sicurezza più opportune, soprattutto nelle ore serali e notturne, con particolare riguardo ai locali pubblici e di intrattenimento, nonché ai luoghi di ritrovo interessati da una numerosa affluenza di persone e di giovani.In questo quadro, riserveremo una particolare attenzione al rispetto degli orari di chiusura e della effettiva capienza dei locali, al fine di rendere più sicuri i luoghi di divertimento e di incontro, specialmente per i nostri giovani. Un conto è il ballo che diverte, altra cosa è lo sballo che uccide».

Carta straccia, le forze dell'ordine, che già sono sufficientemente impegnate su ben altre e più gravi questioni, intensificheranno l'attenzione per qualche giorno sul nuovo obiettivo ma ben presto tutto passerà nel dimenticatoio e verrà assorbito del programma e dell'emergenza quotidiana. Del contrasto della piaga sempre più diffusa della microcriminalità, al presidio degli stadi di calcio, al controllo dell'immigrazione e ai fenomeni connessi con le difficoltà di integrazione sociale.

Nel frattempo, alla discoteca del sud Guendalina di Santa Cesarea in Salento, un altro giovane ha trovato la morte, seppure in questo caso la causa sembrerebbe da imputare a una cardiopatia congenita, mentre su una spiaggia messinese viene trovata cadavere la giovanissima Ilaria di 16 anni. Un decesso che, dalle prime testimonianze raccolte dagli inquirenti, parrebbe dovuto a seguito dell'ingestione di droghe mal confezionate.

Tutti e tre giovanissimi e tutti e tre alla ricerca, si presume, dello sballo forse per sentirsi più grandi di quanto non fossero realmente.

Adolescenti con voglia di divertirsi ma ancora incapaci di difendersi dalle trappole che si annidano nelle "movide".

Che sia la discoteca che sia la "movida" all'aperto un dato è certo: se non vuoi la droga non la trovi.

Non esistono i distributori di ecstasy, di marijuana o di eroina nelle discoteche o agli angoli dei bar della movida cittadina.

Devi, se vuoi, cercare i contatti che ti portino allo spacciatore di "professione" o a un suo "vettore di fiducia", quel consumatore della porta a fianco che non avresti mai immaginato ne facesse uso.

E' sempre stato così. Lo era pure ai miei tempi. Negli anni '70 e '80 i miei genitori e i genitori dei miei amici consideravano le discoteche dei luoghi di perdizione e di distribuzione e consumo facile di droghe. Erano letteralmente terrorizzati perché condizionati dal solito refrain negativo sulle discoteche.
Così invece non era o almeno lo spaccio non era tra i servizi offerti dai gestori mentre, al contrario, i servizi di sicurezza cercavano, per quanto possibile, di intercettare gli spacciatori.
Ma anche all'epoca, quando la "mariagiovanna" e la "coca" erano roba da "fighi," se non la volevi provare non la trovavi e nessuno si avvicinava per offrirtela.

Tutto partiva dal soggetto, dalla volontà di provare e allora sì che le porte si aprivano verso i diversi paradisi dello sballo sintetico.
Dopo la fase iniziale, ovvero lo sballo da alcol, il giovanissimo o si redime o, purtroppo, salta sul carro delle droghe, più o meno leggere, ma sempre micidiali per la psiche e per l'organismo.

Forse oggi gli stupefacenti sono a molto più buon mercato, ma le modalità di approccio sono sempre le medesime, e le motivazioni che spingono i giovanissimi a provare sono personali e non inquadrabili solo nei problemi della "società" o della "famiglia", tantomeno alle discoteche.

Chiudere il Cocoricò o altra discoteca, salvo la accertata responsabilità dei gestori, vorrebbe dire chiudere tutte le strade dei centri storici, le spiagge e qualsiasi altro luogo di ritrovo dei giovani, di quei tantissimi giovani che per divertirsi non hanno bisogno di chimica esogena ma dal loro cervello, dalla loro creatività e dal loro interesse a socializzare raccolgono stimoli e scatenano quelle droghe endogene, adrenalina e serotonina (ormone del buonumore), in grado di condurti all'estasi magari in piacevole compagnia.

La maggior parte delle discoteche sono nient'altro che fabbriche del divertimento e sta poi a ciascuno individuo decidere se "suicidarsi" dentro o fuori la fabbrica, ma non per questo l'industria del divertimento deve essere necessariamente responsabile delle scelte personali.
Mi verrebbe invece da dire che una responsabilità maggiore l'hanno quei genitori che consentono ai figli e alle figlie quindicenni di restare fuori di casa sino all'alba.

La realtà è che l'adolescenza è una fase molto critica e il disagio, a quell'età, molto diffuso.
Ma qui è compito dei sociologi indagare e degli analisti intervenire sui singoli e sui loro nuclei familiari.

Aperitivo bordo piscina

 

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 02 Agosto 2015 12:33

E’ sempre colpa dei giornalisti

Fuga di notizie dai tribunali, è colpa dei giornalisti, intercettazioni telefoniche riportate sui giornali, è colpa dei giornalisti, Insomma i giornalisti sono "crocetta" e delizia dei giudici e dei politici

di Lamberto Colla - Parma, 02 agosto 2015 -
Come un tormentone, ciclicamente, torna la necessità di mettere il bavaglio ai giornalisti.
Anche se, dobbiamo confessarlo, l'editoria nazionale non si sia mai particolarmente distinta per inchieste giornalistiche tali da fare tremare i palazzi di corte. Il più delle volte ci si è limitati a qualche scoop su locazioni concesse a buon mercato a qualche politico piuttosto di un orologio donato in cambio di favori con il sospetto, comunque, che la notizia fosse stata diffusa per scopi ben specifici di avvantaggiare l'una o l'altra parte politica colpendo nella vita privata un suo esponente di vertice.

Della "velina" invece vi è larga diffusione. E, come bombette a orologeria, ecco che vengono alla luce piccoli e grandi misfatti, di natura professionale e molto spesso di natura privata che nulla c'entrano con l'accusa, ma utili da fare orientare l'opinione pubblica verso giudizi di colpevolezza ancor prima che il processo, quello vero, abbia addirittura inizio.
Insomma, sembra quasi che il giornalista sia, in questi casi, il mero staffettista, e qui sta la vera colpa della categoria, dell'informazione o della "bufala" di turno a servizio occulto di qualcuno.

Alcuni giornalisti, vuoi per protagonismo, vuoi per eccesso di zelo e con la speranza, magari, di diventare il nuovo Indro Montanelli, raccolgono con superficialità la "velina", la confezionane egregiamente e la sbattono in prima pagina con buona pace dell'etica professionale e della dignità personale.
Questa categoria di professionisti dell'informazione sono i preziosissimi "utili idioti", molto spesso ignari di essere al servizio di potenti corporazioni, che lanciano il primo sasso nello stagno della disinformazione, della informazione guidata verso una verità distorta o comunque di parte.
Per quanto becera, servizievole e fedele al proprio padrone possa essere un giornalista non riesco assolutamente a credere che non abbia a cuore il proprio lavoro e soprattutto la propria dignità.

Ed il bubbone Crocetta / Borsellino, guarda caso venuto a galla alla vigilia della cerimonia di commemorazione del 23esimo anniversario dall'attentato di via D'Amelio che portò la morte al Giudice Paolo Borsellino e ai suoi 5 agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina, rischia di essere l'esempio perfetto del malcostume e delle strane relazioni che connettono, politica, uffici giudiziari e distributori d'informazione.

Già perché nessuno, nemmeno il più masochistico autolesionista avrebbe pubblicato una notizia come quella relativa alla intercettazione telefonica nella quale il Professor Matteo Tutino avrebbe recitato, al governatore della Sicilia Crocetta, la fantomatica frase, poi pubblicata da l'Espresso, «Laura Borsellino va fatta fuori. Come il padre» senza averne minimamente verificato l'esistenza e la autorevolezza della fonte.

Tutto e il contrario di tutto è accaduto poi nell'arco di poche ore e la farsa siciliana è andata in onda.

Andiamo con ordine.
L'Espresso esce con lo scoop e lo stordimento è universale. Talmente accecante è la notizia che lo stesso Rosario Crocetta non ha reazioni immediate, non alza barricate a difesa di un'altra verità, non smentisce anzi, completamente impallato, mi verrebbe da dire, si "auto-sospende" dall'incarico di Governatore della Sicilia passando il testimone proprio a chi sostituì l'Assessore alla Sanità, Lucia Borsellino appunto, che si dimise per contrasto con il governatore stesso.

Di fatto una ammissione di colpevolezza seppure limitata al fatto che, a seguito di quello che avrebbe dovuto ascoltare, non avesse replicato ma se ne fosse stato zitto (come molti comuni mortali avrebbero fatto in una sorta di compatimento per quanto udito) o quantomeno una "silente" ammissione della esistenza della telefonata, dei contenuti della stessa e riportati dai due giornalisti, Piero Messina e Maurizio Zoppi, oggi indagati.

Un respiro di sollievo il Crocetta deve averlo tirato quando il Capo della Procura di Palermo, Francesco Lo Voi, dichiara che quelle intercettazioni non esistono. Una affermazione che per Crocetta, ha il medesimo effetto dei sali per sincopatici e, lancia in resta, va al contrattacco dichiarando che chiederà all'Espresso ben 10 milioni di euro a titolo di risarcimento danni.

Quindi, nell'arco di poche ore, si è passati dall'auto-sospensione alla richiesta di risarcimento milionario del danno.

A questo punto cresce il sospetto che chi racconta balle non siano i giornalisti in questione bensì altri, e tra i sospettati non può essere escluso lo stesso Capo della Procura palermitana, forse indotto a a farlo per salvaguardare indagini tutelate da riservatezza.

Intanto, giusto per non sbagliare, sono i giornalisti a essere indagati.
E che non mi si venga a dire che l'indagine è una forma di tutela per loro.

Per la cronaca, Messina è indagato per calunnia e pubblicazione di notizie false, Zoppi soltanto per questo secondo reato.
La perentoria negazione di Lo Voi, in merito alla esistenza delle intercettazioni, è difficilmente contestabile e contrastabile soprattutto perché sarà difficile, e comunque sconveniente per l'attività di inchiesta giornalistica, dichiarare la generalità della "talpa" e che questa infine abbia il coraggio e la convenienza dii confermare il suo coinvolgimento e sia nelle condizioni di fornire le prove.

La farsa siciliana è andata in onda e nella terra di Pirandello e Sciascia non poteva che essere così.

In conclusione, allo stato attuale, la colpa è dei giornalisti e intanto la "mafia" gongola.

Pubblicato in Politica Emilia
Lunedì, 27 Luglio 2015 12:37

Katia Tarasconi nuova consigliera regionale

La nuova consigliera regionale, subentra alla dimissionaria Paola Gazzolo. Formazione universitaria negli Stati Uniti, ex assessore al Comune di Piacenza, prima dei non eletti nella lista Pd della circoscrizione piacentina alle ultime regionali. Il benvenuto dell'Aula e gli auguri di buon lavoro della presidente Saliera. -

Parma, 27 luglio 2015 -

In apertura della seduta di oggi, l'Assemblea legislativa ha proclamato Katia Tarasconi (Pd) nuova consigliera regionale, dopo aver preso atto delle dimissioni irrevocabili da consigliera dell'assessore Paola Gazzolo, comunicate in una lettera alla presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, lo scorso 21 luglio.
Come ha precisato Ottavia Soncini, vicepresidente dell'Assemblea legislativa, in quel momento alla presidenza dell'Aula, Tarasconi subentra in quanto prima dei non eletti nella circoscrizione di Piacenza della lista Pd alle elezioni regionali del 23 novembre 2014. Con voto unanime per alzata di mano, l'Aula ha preso atto delle dimissioni di Gazzolo, dopodiché la presidente Soncini ha proceduto alla proclamazione di Tarasconi, con un saluto di benvenuto a nome di tutta l'Assemblea legislativa.
La presidente dell'Assemblea legislativa, Saliera, assente per impegni istituzionali, ha chiamato al telefono la neo consigliera per augurarle buon lavoro.
Doppia cittadinanza, italiana e americana, esperta di comunicazione e web engineering, formazione universitaria negli Stati Uniti, dal 2007 Tarasconi è stata assessore del Comune di Piacenza all'Innovazione e informatizzazione, Servizi al cittadino, Finanziamenti europei, Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, Pari opportunità e Tutela animali.

Lega Nord di Piacenza: «Teppismo mirato: l'intento era quello di colpire il capogruppo leghista alla Camera o il movimento».

Piacenza,    Così la segreteria provinciale della Lega Nord di Piacenza definisce l'atto vandalico della quale è stata oggetto l'auto del deputato Massimiliano Fedriga sabato sera, in occasione della Festa della Lega Nord nazionale (regionale nel sistema leghista) tenutasi a Podenzano (PC).

«Il fatto che, tra tante di auto, solo il mezzo sul quale viaggiava Fedriga abbia subito profonde incisioni su entrambe le fiancate – afferma il Carroccio piacentino -, ci porta a giudicare l'episodio come un attacco politico da parte di chi è incapace di esprimere in altro modo opinioni diverse dalle nostre. Forse il livore ideologico di qualcuno infastidito dalle circa mille persone giunte in paese per salutare il segretario Matteo Salvini nella serata di venerdì non ha trovato altro sfogo che impugnare un cacciavite contro le lamiere di un'auto. Podenzano è comunque un paese civile, la cui immagine non merita di essere marchiata da un simile indegno gesto».

La Lega piacentina riconduce l'accaduto al clima di tensione che si respira da tre giorni, da quando giovedì scorso alcuni militanti sono entrati in consiglio comunale a Piacenza ognuno con una maglietta recante una lettera diversa a comporre la scritta "Tutti a casa".

«La Lega – prosegue la segreteria provinciale del Carroccio piacentino - è il partito che ha subito più attacchi, tanto fisici a militanti e rappresentanti, quanto vandalici alle sedi. Aggressioni, queste, giustificate sempre dal coro: "La Lega provoca" a far capire che merita di essere punita. Ciò è tipico di una certa cultura anni settanta, quella di chi al tempo solidarizzava con i terroristi e oggi copre politicamente i facinorosi dei centri sociali affinché le loro intemperanze verso l'avversario politico non vengano represse. È chiaro ormai il proposito degli assalti agli esponenti leghisti, che di riflesso puntano ad intimorire i simpatizzanti del movimento nel silenzio-assenso di quegli intellettuali e politici autoproclamatisi moralmente e geneticamente superiori. È in questo quadro di odio che la silenziosa protesta di alcuni militanti in un'aula consigliare è stata descritta dalle testate locali come "irruzione" colorita da "minacce al consigliere Pascai". Anche in quel caso, i leghisti insultati, spintonati e minacciati si sono trasformati in aggressori nelle parole della segreteria provinciale del Partito Democratico, la quale ha definito "squadrismo" e "attacco istituzionale" la quieta contestazione di una quindicina di persone. La strategia è ormai evidente: la sinistra, quindi, getti la maschera una volta per tutte».

 

PC Lega Nord vandalizzata auto Fedriga

(Comunicato Lega Nord di Piacenza 19 luglio 2015)

 

 

 

 

Pubblicato in Cronaca Piacenza
Domenica, 19 Luglio 2015 12:42

Caos Grecia. Lotta agli UEmanoidi

Gli Uemanoidi hanno avuto la meglio e in Grecia salirà in cattedra il tandem Montis - Fornerakis offrendo il meglio delle riforme possibili asfaltando la strada ai conquistatori e sospendendo la democrazia a tempo indeterminato.

di Lamberto Colla - Parma, 19 luglio 2015 -
Alla fine ha vinto la linea ragionieristica, miope e cinica della Merkel.

Tsipras, probabilmente sotto ricatto, ha dovuto accettare condizioni peggiorative rispetto a quelle prospettate solo 48 ore prima del referendum da lui stesso promosso.

Il giovane premier ellenico non ha avuto la forza e il coraggio di tenere coperto il "bluff", potendo giocare la carta dell'importanza strategica della Grecia nel contesto geopolitico internazionale.
Infatti nessuno, USA per primi, avrebbe permesso che la repubblica ellenica uscisse dall'Unione Europea con il rischio che potesse, perciò, passare sotto la tutela Russa o, ancor peggio, regione di conquista dell'Isis.

Invece Tsipras è stato battuto dal "contro bluff" della cancelliera tedesca che gli ha prospettato chissà quali apocalittici scenari.

Tsipras ha perciò deciso di accettare il soffocamento lento del suo popolo scoprendo anzitempo le carte proprio nel momento in cui stava raccogliendo il consenso internazionale di coloro che vorrebbero una Europa diversa da quella attuale, tutta austerità e numeri, a trazione Merkeliana.

La Cancelliera tedesca ha vinto ma ha perso.
E pensare che, in questa partita greca, la Merkel avrebbe avuto l'occasione di rafforzare, ancor più, il suo ruolo politico internazionale se solo avesse ragionato come leader di una coalizione e operato nell'interesse di tutti. Invece, con questa linea dura, il Governo tedesco, si è fatto prendere la mano mostrando, ancora una volta, quell'irrefrenabile e ancestrale desiderio di dominare l'Europa.

Un'atteggiamento che, a dire il vero, non è piaciuto nemmeno a molti tedeschi e il filosofo 86enne Juergen Habermas, in una intervista al "The Guardian", è addirittura arrivato a sostenere che la cancelliera tedesca Angela Merkel si è "giocata", con la sua linea dura contro la Grecia, la reputazione tedesca, faticosamente ricostruita dopo la Seconda guerra Mondiale.

Se la Merkel avesse invece negoziato per la concessione di aiuti sostenibili alla Grecia, in grado quindi di promuovere una ripresa economica invece di una austerità che schiaccerà ulteriormente il già martoriato popolo ellenico, avrebbe avuto il merito di rilanciare, lei stessa, i valori che furono l'innesco per l'UE attuale.

Già perché all'epoca, si riuscì a creare l'europa grazie alla accettazione da parte di tutti i Paesi della cancellazione del debito tedesco, l'ultimo ostacolo alla realizzazione del sogno post bellico di una Europa federale, unita e prospera, in grado di negoziare con le superpotenze.
Invece, da otto anni, seppure senza cannoni e fucili, l'Europa è in piena terza guerra mondiale ancora per colpa dei tedeschi sempre troppo nazionalisti e incapaci di collaborare.

Grande responsabilità dell'insuccesso deve essere assegnata anche alla Francia di Hollande, al quale comunque va assegnato merito, almeno in quest'ultima fase delle trattative, di averci provato a indurre la Cancelliera a convincersi per una riduzione del debito negoziando un accordo economicamente sostenibile per la Grecia.
Per la Francia, oggi guidata da Francois Hollande e prima da Sarkozy, l'errore strategico fu di non avere voluto allearsi con l'Italia per promuovere, insieme, una politica mediterranea in contrapposizione a quella nordica capeggiata dalla Germania.

E ora veniamo alle responsabilità italiane e alla incapacità di fare valere il nostro oggettivo peso all'interno dell'UE.
Innanzitutto sarebbe da ricordare a Renzi, e ai due suoi illustri e accademici predecessori, che l'Italia, nonostante il tentativo di soffocamento durato otto anni, è la terza potenza economica continentale, la seconda manifatturiera, nonostante che il comparto abbia perduto 35.000 imprese durante quest'ultimo "conflitto", che l'Italia rappresenta quasi un quinto della intera popolazione con i suoi 60 milioni di abitanti e che per queste ultime due ragioni è uno dei massimi contribuenti dell'Unione.
Infine, se tutto ciò non bastasse, la strategica posizione geopolitica dell'italico stivale, ci colloca ai vertici della sicurezza NATO per tutto il bacino mediterraneo.

Un motivo in più perché le nostre navi militari, i nostri radar, le nostre forze armate e i nostri servizi di intelligence, dovrebbero essere destinati a protezione dell'europa invece di essere comandati al servizio di radiotaxi marino a disposizione dei trafficanti di umanità.

Ebbene, se Tsipras avesse tenuto duro ancora qualche giorno, forse Hollande avrebbe potuto finalmente illuminarsi, il nostro Renzi, molto probabilmente, sarebbe stato costretto a intervenire nella partita su spinta statunitense e forse, entrambi, avrebbero avuto il merito di passare alla storia per avere contribuito al restauro dell'Europa Unita.

Invece niente di tutto ciò e eccoci qui, ancora una volta, a testimoniare un nuovo disastro a opera dei ragionieri d'europa, quegli Uemanoidi, incapaci di elaborare politiche economiche perché invaghiti della contabilità che, ricordiamoglielo, altro non è che la storicizzazione puntuale dei fatti economici già accaduti.

 strasburgo gde

In conclusione, proprio facendo leva su questa ignoranza abissale, condita da presunzione cosmica, che i burattinai della finanza mondiale confidano per completare il loro disegno "illuminato" di portare ai vertici dei paesi i loro inconsistenti ma ubbidienti rappresentanti.

In Italia ci sono riusciti e in Grecia ci stanno stanno riuscendo.

Per salvare l'Europa, la sua storia e i popoli che per questa storia hanno speso anche in vite umane è urgente la ribellione per scacciare l'invasore alieno.

Che quindi si dichiari guerra agli Uemanoidi, una guerra partigiana europea, per ripristinare la sovranità dei Paesi che oltre mezzo secolo fa decisero, grazie al contributo di politici veri, visionari e lungimiranti, che la loro e nostra nuova patria sarebbe stata l'Europa Unita.

La piccola Grecia ha tentato una ribellione ed è stata soffocata e punita, ma una coalizione di maggior peso come quella italo-francese potrebbe invece porsi alla guida di una nuova politica europea dello sviluppo e della coesione.

 

Pubblicato in Politica Emilia
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