Concittadine e concittadini, buongiorno a tutti.
Vi ringrazio per essere presenti in un giorno così importante e sentito, quest’anno in modo particolare.
Ringrazio per la presenza le autorità religiose e militari, le forze imprenditoriali e della società civile, il mondo dell’Università, i consiglieri comunali e la mia giunta.
Infine, ringrazio a nome della città i parmigiani che ricevono la civica benemerenza e la medaglia d’oro, simboli di una volontà tenace, spirito di sacrificio e di uno sguardo che supera l’orizzonte.
Li ringrazio perché con il loro esempio ci permettono di raccontare la Parma più bella: quella che lavora, che inventa, che crea e produce mostrando agli occhi dell’Italia e del mondo il nostro meglio: saper fare qualità, cultura e industria. Saper essere motore di sviluppo in Italia e anche nel mondo.
Abbiamo nel Dna, noi di Parma, lo spirito del progresso, di cui oggi il Paese ha tanto bisogno.
Le benemerenze e le medaglie d’oro, però, non sono l’unica sorpresa di oggi: per la prima volta nella storia celebriamo la festa del patrono sotto le luci dorate del Teatro Regio.
Per me significa tanto essere qui con voi, ogni volta è come la prima volta, per senso di responsabilità e del dovere.
Sono cresciuto nel quartiere San Leonardo durante i difficili anni ’70, quando l’espansione urbanistica era fuori controllo. Ricordo gli alti palazzoni tutti uguali lungo strade che continuavano a sottrarre spazio alla campagna. Era il periodo della crescita contro ogni idea di bellezza.
Nei decenni convulsi che si sono susseguiti, e fino ai giorni nostri, ci sono volute grandi trasformazioni, e nascita di diverse sensibilità, per ritornare a un vero spirito di bellezza materiale e immateriale.
Questo percorso non è ancora concluso: ogni giorno lavoriamo perché Parma possa mostrare all’Italia le preziose risorse di cui è custode e ambasciatrice.
Quarant’anni dopo quegli anni giovanili, vissuti tra alti palazzi e grigio asfalto, essere in piedi sul palco del Regio per me rappresenta un orgoglio: ci sentiamo tutti piccoli al cospetto di questo luogo.
Esserci è un privilegio, ma se siamo qui significa che la nostra comunità, più unita dopo le difficoltà del passato, si è rimessa in cammino e sta vincendo sfide importanti.
Tutti insieme abbiamo trasformato un’idea sussurrata in una opportunità; abbiamo inseguito un sogno e abbiamo saputo dargli testa, corpo e gambe.
Noi eravamo convinti, anche nei momenti più bui, che la città avrebbe potuto riscrivere con coraggio il suo futuro.
Con i giorni entusiasmanti che si concludono con la giornata di oggi, possiamo affermare che Parma è definitivamente tornata. E’ tornata ed è la Capitale Italiana della Cultura.
Sono tante le persone che dall’Europa e dal mondo stanno raggiungendo la città, molte più di quelle che arrivavano anche solo 5 anni fa. Sono stati fatti milioni di investimenti, tanti progetti hanno visto o vedranno la luce; la disoccupazione diminuisce e diverse città d’Italia, ora, ci considerano un modello da imitare. Ricordo che Parma veniva criticata perché a fronte delle difficoltà sembrava aver perso la direzione verso il progresso. Invece la nostra comunità l’ha tracciata e la sta percorrendo.
C’è ancora molta strada da compiere e non tutto è perfetto. Viviamo le mille difficoltà che tutte le città affrontano: fondi insufficienti per rispondere a ogni esigenza; mancanza di casa o di lavoro, il bisogno di sentirsi sicuri e protetti; il desiderio di migliorare la propria qualità di vita.
Ogni richiesta d’aiuto è un grido contro la disuguaglianza, la mancanza di opportunità, la difficoltà nel progettare il futuro. A questo grido, noi abbiamo sempre il dovere di rispondere : “presenti”.
E c’è una cosa che nonostante le incertezze Parma ha saputo fare meglio di altri, ed è il motivo per cui siamo qui: aver vinto la paura.
C’è infatti un mito che viene venduto lungo le strade, nelle piazze, tra la gente: pensare, di fronte alle difficoltà, di poter fermare il tempo e tornare alla vita di 20, 30 o 40 anni fa. Vivere oggi pensando a quanto si stava bene ieri.
Vivere di paura credendo il futuro incerto.
Vivere bloccati nei ricordi di fasti passati che, tanto per cominciare, non sono mai stati così rosei come si vuol far credere.
Uomini e comunità sembrano aver perduto la voglia e il tempo di edificare il domani giorno per giorno, passo dopo passo, metro dopo metro: i problemi vanno risolti di colpo. Si devono risolvere di colpo perché, si dice, i problemi di oggi hanno soluzioni facili.
Fermare il tempo è un mito che ricerca la grandezza nelle cose sbagliate: rinunciare al futuro, promettere soluzioni rapide, guardare al passato.
Si è così radicato in noi da aver vinto la volontà di progresso. Quella che, per intenderci, ci ha permesso di scoprire nuovi continenti e di conquistare anche la Luna.
Parma, invece, ha affrontato la paura, è andata avanti. Oggi accendiamo una fiaccola che brilla nella notte e fa giorno; ci siamo allontanati dalla politica che guarda al passato andando verso qualcosa di completamente nuovo.
La nostra forza è stata l’unità. La fiaccola brilla perché ognuno di noi, ora, la sta brandendo. Siamo Capitale della Cultura non grazie a un sindaco, non grazie a una giunta, non per merito delle imprese o dell’Università, non per merito dei parmigiani o delle associazioni del territorio.
Ma per merito di tutte queste energie insieme.
Le forze che spingono verso il basso e alimentano il mito di “fermare il tempo” sono potenti. Ecco perché non si tratta più di vincere una nomina a Capitale, né di arrivare primi nelle classifiche che contano: si tratta di vincere un’epoca.
Ci troviamo nello spazio di una porta scorrevole, tra due mondi che si guardano senza toccarsi. In questo limbo bianco noi dobbiamo preparare Parma a una vita migliore nel 2030, nel 2040 e addirittura nel 2050. Perché le trasformazioni importanti e strutturali necessitano di una grande preparazione e programmazione.
Viviamo il tempo della confusione perché si fatica a decifrare il cambiamento in atto. Che piaccia oppure no, il mondo sta cambiando: o si governano le forze della storia, o si rimarrà in balìa delle onde.
Appartengo alla prima generazione che vive più difficoltà sociali rispetto ai propri genitori; clima impazzito e inquinamento rappresentano un attentato alla vita; sentimenti di divisione e di esclusione minano le fondamenta dell’Europa; la quarta rivoluzione industriale e l’automazione trasformano il mercato del lavoro rendendolo più liquido, più flessibile, più incerto.
Se non pensiamo a qualcosa di davvero differente, se non crediamo che il cambiamento possa partire da ognuno di noi, iniziando da una città, rischiamo di essere travolti dal mito: continueremo a coltivare l’illusione di un passato più sicuro dell’oggi, e rifiuteremo il cammino verso il progresso.
Saranno perciò tre i principi ispiratori che guideranno Parma nei prossimi decenni:
1) la qualità della vita con la difesa dell’ambiente;
2) la sua identità europea;
3) e insieme a queste l’unico filo che le può legare: la cultura.
Perché la cultura è la nostra fiaccola. E batte il tempo.
PARMA CITTA’ VERDE
Prima viene la qualità della vita.
Prima ancora della politica e della comunità c’è la vita di ognuno di voi, madri e padri che al mattino si recano presto al lavoro, portano i figli a scuola, progettano il domani. Ognuno di voi ha il diritto di vivere in uno spazio di libertà e di qualità, al riparo dalle crisi ambientali e naturali che la pianura padana, e più in grande il mondo, sta attraversando.
Una volta diventati Capitale della Cultura, ci siamo candidati a Capitale Verde Europea per il 2022. Non per ottenere un riconoscimento fine a se stesso, ma per raccontare all’Italia e all’Europa la nuova storia di Parma: la storia di una città verde, ecologica e sostenibile.
È l’alba di una sfida che sta facendo epoca: mobilita le piazze, unisce le nazioni, fa marciare a milioni le nuove generazioni.
Noi ci saremo per fare la nostra parte, perché guardandoci attorno in italia vediamo: smog, cementificazione incontrollata, mobilità selvaggia, clima impazzito, mancanza di un piano verde, periferie nate senza coerenza che stanno creando un nuovo deserto, verso cui noi dobbiamo opporci.
Recentemente sono stato a Parigi su invito della sindaca Anne Hidalgo. Ci è stato chiesto di raccontare il modello Parma, un modello di città sostenibile e verde, al Parigi City Life.
In quei giorni intensi abbiamo convenuto che bisogna agire subito e di concerto. È un appello che arriva potente dalle città d’Europa, poi da altre parti del mondo.
A Parma è già in atto.
Stiamo facendo la nostra parte con responsabilità, ma serve che tutte le città dell’Emilia Romagna e d’Italia, ci seguano nella sfida lavorando da domani insieme a noi a:
un consumo di suolo “verde”, cioè pari a zero; una raccolta differenziata oltre l’80%; tangenziali e centro storico limitati alle auto ma libere per cittadini e biciclette; scuole ecosostenibili, libere dall’amianto e sicure dal punto di vista strutturale, servizi pubblici sempre più ecologici e nuove piste ciclabili.
Poi ancora: più spazi verdi da vivere, rigenerazione urbana degli edifici in disuso, nuove infrastrutture che uniscano Parma con il mondo con rapidità: come è avvenuto di recente grazie ai treni ad alta velocità, che collegano Parma con Milano in soli 40 minuti.
Questa è la nostra rivoluzione verde. Non ci illudiamo: ci vorranno anni per attuarla e invertire il vecchio modello di sviluppo. Ma il futuro non ci spaventa e nulla potrà fermarci, perché viviamo in un mondo splendido per cui vale la pena lottare.
EUROPA E VOCAZIONE INTERNAZIONALE
Dopo la qualità della vita viene la fotografia che il mondo ha di noi. Il benessere è l’intimo della città, mentre lo spazio attorno rappresenta la nostra dimensione di crescita.
Continueremo a lavorare per una città amica dell’Europa Unita e a vocazione internazionale.
Chi rincorre il passato per fermare il tempo vende illusioni, e fa credere che piccoli si è più forti, divisi si è più uniti, isolati si ha maggior spirito di comunità.
Menzogne ben raccontate. Trovandomi con molti giovani in varie occasioni, ho conosciuto un ragazzo di cui mi ha colpito l’idea di Europa. Nato a fine anni ‘90, non ha mai preso in mano mille lire, non ha mai visto una dogana, non sa cosa significhi girare l’Europa col passaporto, ha letto del Muro di Berlino solo sui libri di storia.
Quel ragazzo è un cittadino d’Europa. Fa parte di una generazione di sognatori che non comprende perché si litighi tra europei, o perché il Regno Unito uscirà dall’Ue anziché costruire insieme un sogno dove libertà, uguaglianza e fratellanza potranno essere luce sul cammino del progresso.
A questa generazione di sognatori, persi nella notte dell’Europa, diciamo: quando il mondo attorno è caotico, essere sovrani del proprio orticello non ci salverà.
Nulla può una nazione di 60 milioni di abitanti contro superpotenze occidentali e orientali di 200, 300 o 400 milioni di persone.
Al pari di una nazione, anche una città può scegliere se restare provinciale e scomparire, oppure puntare al progresso e vincere il mito di chi vuole un ritorno al passato.
La dimensione di Parma non è data solo dai confini, ma dagli obiettivi: siamo e continueremo a essere una città aperta e a vocazione internazionale.
Non solo a parole ma coi fatti: come tutti saprete, Parma “Capitale della Cultura” sta collaborando con Reggio Emilia e con Piacenza. Le antiche rivali sono oggi le più grandi amiche. Insieme vinceremo la distanza immateriale che ci ha resi divise e rivali, e realizzeremo una nuova dimensione di Emilia: uno spazio unico di turismo, cultura, industria, eccellenze, vita e rapporti.
Brandendo la fiaccola, poi, andremo oltre: ci misureremo senza timore con le città che hanno fatto la storia d’Europa e delle sue nazioni, in un processo già iniziato: siamo tra le finaliste di Capitale Verde assieme a Belgrado, Tallin, Budapest, Sofia, Torino, Lione e diverse ancora.
Pensare in grande: competere con chi è già grande.
Piccoli non si è più forti, divisi non si è più uniti, isolati non si ha maggior spirito di comunità.
Se vogliamo vincere le forze della storia che intendono fermare il tempo, dobbiamo agire uniti pensando in grande.
Sta proprio nell’unità l’anno della Capitale, e sta nel gioco di squadra quel che Parma sarà tra vent’anni, quando saremo tutti più anziani e trarremo i frutti del nostro lavoro.
Quando stanchi cederemo il passo a chi viene dopo di noi, la generazione di sognatori chiederà il conto. Io non me la sento di dire ai giovani: sbrigatevela voi, noi viviamo l’oggi.
CULTURA
Terzo punto, la cultura.
Torniamo così al principio di ogni cosa, al significato immediato dell’anno che ci apprestiamo a vivere; la fiaccola che batte il tempo e vince il falso mito del ritorno al passato. Perché se c’è qualcosa che si muove in avanti e in eterno, se qualcosa spezza gli argini dell’apatia e scorre impetuosa come un fiume in piena, è proprio la cultura.
In tanti modi possiamo definirla, ma è così grande che sfugge a ogni definizione. Tra coloro che ci hanno provato, preferisco intenderla al modo di Gramsci, che afferma: Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.
Per chi intende l’anno della Cultura come mero giro di valzer o di eventi, non ha colto il senso. La cultura non è svago, ma affermare di essere vivi in un mondo che danza nel caos.
Parma è Capitale della Cultura perché invece di affermare la sua esistenza, la vive.
Vivendo illumina col suo potente messaggio, che va oltre il tempo, lo supera, lo batte: Parma è tradizione e anche futuro, è bellezza ed eleganza, è antifascismo; è parmigianità e leggerezza, è solidarietà, è donna e libertà; Parma è tolleranza, democrazia e partecipazione; è il rosa del tramonto e il giallo dell’alba che illuminano il Ponte di mezzo. È progresso.
È la città dei diritti, perché nel tempo in cui i diritti civili sono sotto minaccia, Parma afferma senza paura che qui, da noi, i diritti non sono concessioni, ma principi che nessuno ci può togliere.
Parma batte il tempo e guarda al futuro perché restituisce alla cultura il ruolo di metronomo della vita, abbatte i muri che dividono le persone dalle persone, le città dalle città, le culture dalle culture, le opportunità dalle opportunità.
Da domani, più di 400 eventi coloreranno piazze, strade, musei, teatri, parchi e tutti gli spazi della città.
Non vivrete una grande festa di capodanno, che nelle piazze lascia il vuoto e il silenzio di chi ha dato tutto e ritorna alla vita di ogni giorno. Il 2020 sarà l’anticipazione di cosa, insieme, saremo capaci di fare negli anni a venire. Di cosa Parma sarà negli anni a venire: una città vittoriosa sulle forze che vivono di soli ricordi, che spingendo verso il basso immaginano un mondo che non c’è più.
Vogliamo suscitare cultura nei quartieri, creare pensiero e benessere arrivando, con ogni sforzo, a coinvolgere ogni singolo parmigiano. Lo faremo senza dimenticare che stiamo parlando all’Italia, e che dobbiamo guardare sempre fuori dai nostri confini perché Italia significa Europa.
Ringrazio dal profondo del cuore chi ha permesso tutto questo, chi ci ha lavorato, chi ha passato notti insonni e pomeriggi no stop per fare di Parma una fucina di eventi, di cultura e di crescita.
Vi ringrazio per la vostra passione, il vostro entusiasmo, la vostra professionalità, il coraggio di pensare oltre e di vivere questi momenti con estrema semplicità: senza tutti voi, dal primo all’ultimo, Parma Capitale della Cultura non si sarebbe mai realizzata.
Parma vi è grata.
CHIUSURA
Qualità della vita e ambiente, vocazione europea e internazionale, infine cultura, rappresentano l’oggi e il domani.
Manca un solo elemento per completare il cerchio: noi stessi.
Noi che siamo artefici del nostro destino e, per ognuno, artefici del destino della comunità.
Voglio pensare che la crescita di una città e del Paese, l’unità sincera di una comunità, non dipenda soltanto da chi governa o fa politica. Prima della politica ci sono i nostri sogni, uniti dall’entusiasmo di crescere e di trovare, per ognuno, il nostro posto nel mondo. Noi, che scegliamo chi essere.
Quando penso a ciò, mi torna alla mente La storia Infinita di Michael Ende.
Nel suo cuore ha un messaggio profondo da riportare in superficie: il nostro dovere è opporci al Nulla. Cosa sia il Nulla lo rivela un dialogo tra un lupo, servo del Nulla, e il giovane eroe, Atreiu.
“Hai mai visto il Nulla, Atreiu?”, Chiede il lupo: “Sì, è come se si fosse ciechi”, risponde.
Il lupo allora ribatte: “Quando il Nulla vi cade addosso diventate come una malattia contagiosa, che rende gli uomini ciechi, così da non distinguere più le apparenze dalla realtà. Sai come vi chiamano una volta caduti nel Nulla? Menzogne! Ecco come vi chiamano: niente ha più potere sugli uomini che le menzogne. Non appena verrà il tuo turno di saltare nel Nulla lo diventerai anche tu. Chi lo sa, allora, a cosa potrai servire”.
Il Nulla è l’uomo che si appiattisce, è la mancanza di creatività, l’incapacità di alzare lo sguardo verso l’alba. È il contrario di osare, è rassegnarsi. La mancanza di idee e di creatività è il Nulla della nostra epoca. Ci fa piombare nel mito del passato, appiattiti su un mondo che non esiste più, impauriti da un futuro ancora da realizzare.
Se potessi tornare indietro non è per volontà di rivivere nel passato, ma per ritrovare quel ragazzo che cercava il suo posto nel mondo. Per dirgli che tutti i sacrifici fatti gli sono serviti per essere qui oggi. Per dirgli di non mollare mai, perché ad ogni passo potrebbe non esserci nulla, ma potrebbe anche esserci tutto.
Tutti noi siamo state quelle ragazze e quei ragazzi: ogni nostro sacrificio ci ha portato a essere le persone che siamo, e se guardiamo dentro di noi sappiamo che ne è valsa la pena.
Che ne varrà ancora la pena.
Qui, oggi, si incontrano passato, presente e futuro: sta a noi fonderli nel cammino di Parma.
Qualche sera fa passando davanti al nostro albero di Natale pensavo: ci ricordiamo di com’era la città sette anni fa?
In piazza avevamo un piccolo albero di polistirolo e niente addobbi perché non ce li potevamo permettere.
Un piccolo albero a pedali le cui luci si accendevano solo se tutti noi pedalavamo. Stretti attorno all'albero.
Era come dire: rimbocchiamoci le maniche, facciamolo uniti, perché Parma non merita di fallire.
Sette anni dopo siamo Capitale Italiana della Cultura.
Parma ha una bella storia da raccontare all'Italia, e l'Italia ha una bella storia da cui prendere esempio.
Io dico che abbiamo bisogno di stringerci attorno a un sogno, guardarci negli occhi e avere speranza.
È un inverno freddo… ma l’inverno non dura per sempre. Ora abbiamo una fiaccola accesa contro paura, rassegnazione e mancanza di entusiasmo: contro questi avversari, la nostra fiaccola riscalda il cuore e sconfigge il buio. Esattamente come ricordava un grande parmigiano che ha fatto la storia della sua azienda e della città: “Tutto è fatto per il futuro. Andiamo avanti con coraggio”.
Buon Sant’Ilario a tutti, Grazie.
Musici di parma - Il ciclo “Il Suono nella Bellezza” torna con il primo appuntamento di questo 2020: domenica 12 gennaio, alle ore 18, presso la Sala dei Concerti della Casa della Musica di Parma, il Quintetto d’archi de I Musici di Parma con Stefano Conzatti al clarinetto solista e il soprano Cinzia Forte – protagonista nei più prestigiosi teatri internazionali quali Teatro alla Scala di Milano, Teatro San Carlo di Napoli e Teatro La Fenice di Venezia – interpreterà arie dalle opere Giovanna d’Arco, Il trovatore, La traviata, I Vespri siciliani, Rigoletto e Un ballo in maschera.
La serata, la quarta del ciclo musicale pensato a favore dei restauri di San Francesco del Prato, è stata organizzata dal Comitato per il restauro della Chiesa di San Francesco del Prato e grazie al contributo in qualità di sponsor ufficiale di Opem. Un concerto che testimonia ancora una volta l’impegno de I Musici di Parma e della comunità parmense per la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale del territorio.
Il programma si aprirà con un brano orchestrale, la Sinfonia dall’opera Giovanna d’Arco, per proseguire con Il Trovatore di cui verrà eseguita l’aria Tacea la notte placida, con la voce di Cinzia Forte in qualità di soprano, protagonista anche nel Bolero da I Vespri Siciliani. Il clarinettista Stefano Conzatti sarà invece il solista nel solo per clarinetto tratto da La Forza Del Destino. A completare la prima parte del programma anche il Preludio de La Traviata.
Unico brano che non porta la firma di Giuseppe Verdi sarà la Fantasia su temi di Rigoletto per clarinetto e archi del compositore, nonché clarinettista, cremonese Luigi Bassi (1833–1871). Chiudono la serata le arie Morro, ma prima in grazia da Un Ballo In Maschera, e È strano da La Traviata.
Ingresso libero con offerta a favore dei restauri di San Francesco del Prato.
(FOTO Francesca Bocchia)
Programma
Giuseppe Verdi (1813-1901)
Giovanna d’Arco, Sinfonia
Il Trovatore, Tacea la notte placida
La Traviata, Preludio
I Vespri Siciliani, Bolero
La Forza Del Destino, Clarinetto Solo
Luigi Bassi (1833–1871)
Fantasia su temi di Rigoletto per clarinetto e archi
Giuseppe Verdi
Un Ballo In Maschera, Morro, ma prima in grazia
La Traviata, È strano
I Musici di Parma
Nata nel 2002 dall’unione di musicisti che collaborano con le più importanti orchestre italiane ed estere, l’Orchestra I Musici di Parma, in formazione cameristica o sinfonica, affronta un repertorio che va dal barocco al classicismo, fino alle più belle pagine della musica del Novecento, con particolare attenzione al melodramma italiano e alle arie e romanze dell’opera lirica internazionale. L’Orchestra si è distinta nel panorama musicale europeo per l’originalità dei programmi e per la qualità delle esecuzioni, riscuotendo consensi di pubblico e critica. I Musici di Parma organizzano a Salsomaggiore Terme (PR), città nella quale risiedono, il Salso Summer Class & Festival e la rassegna Musica alle Terme. Incidono per l’etichetta Concerto. Il cd inciso con la partecipazione di Enrico Bronzi, dedicato a Nino Rota, è stato ottenuto 5 stelle critica su Amadeus e Classic Voice.
Cinzia Forte
Napoletana di nascita e romana di adozione, inizia gli studi musicali all'età di 5 anni sotto la guida del padre. Prosegue gli studi al Conservatorio e si diploma in Pianoforte e Canto Lirico. Vince numerosi concorsi internazionali tra cui il "Giacomo Lauri Volpi" di Latina (Primo Premio) e il "A. Belli" di Spoleto. Dopo il debutto avvenuto al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto viene invitata dai più prestigiosi Teatri e istituzioni concertistiche internazionali quali Teatro alla Scala di Milano, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Regio di Torino, Teatro dell'Opera di Roma, Teatro Comunale di Bologna, Auditorium di S. Cecilia di Roma, Rossini Opera Festival di Pesaro, The Royal Opera House - Covent Garden di Londra, Royal Concertgebouw e Nederlandse Opera di Amsterdam, Teatro Liceu de Barcelona, Teatro de La Maestranza di Siviglia, Opernhaus di Zurigo, New National Theatre di Tokyo, Théâtre des Champs Elisée di Parigi, Teatro Nacional de Sao Carlos di Lisbona, Deutche Oper Berlin. Soprano lirico di coloratura, è apprezzata interprete di ruoli del belcanto italiano. Collabora con direttori d’orchestra di fama internazionale tra cui Abbado, Campanella, Chailly, Miun Wun Chung, Jesus Lopez Cobos, Daniele Gatti, Gianluigi Gelmetti, Renè Jacobs, Jeffrey Tate, Franz Welser-Möst e registi quali Roberto De Simone, Willy Decker, Dario Fo, Mario Martone, Pierluigi Pizzi, Luca Ronconi, Emilio Sagi, Jerome Sav Graham Vick, Franco Zeffirelli.
Stefano Conzatti
Diplomatosi brillantemente al Conservatorio di Bolzano nel 1981, viene subito chiamato dall'Orchestra Sinfonica dell'Emilia Romagna per la stagione lirica estiva a Ravenna e per la stagione lirica del Teatro Regio di Parma. Nel 1982 a soli 22 anni vince il Concorso per Primo Clarinetto presso l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, ruolo che ricopre tuttora. Ha collaborato e collabora con numerose Orchestre italiane, quali Orchestra da Camera di Mantova, Orchestra Filarmonica di Torino, Orchestra della Fondazione A. Toscanini, Orchestra Filarmonica Marchigiana, Orchestra “I Musici di Parma”, Orchestra del Festival Internazionale di Brescia e Bergamo, Orchestra Filarmonica Italiana, Orchestra dell’Accademia Filarmonici di Verona, Orchestra Filarmonica Italiana (O.F.I.). La sua intensa partecipazione come concertista in numerosi complessi orchestrali da camera (trio per clarinetto e fagotto, quartetto clarinetti, quintetto fiati, quintetto con archi, sestetto ed ottetto classico) copre un vasto repertorio, dalle composizioni classiche al Novecento, fino ad esplorare il repertorio contemporaneo, anche dei giovani compositori italiani emergenti. È stato docente di musica insieme fiati presso il Conservatorio di Trento (Riva del Garda), e sempre come docente collabora nei corsi di alto perfezionamento solistico ed orchestrale dell’Accademia dei Musici di Parma, del Sebino Summer Class e da quest’anno del Salso Summer Class. Suona Clarinetti "Virtuoso" dei Fratelli Patricola.
Per informazioni
La Casa della Musica
Piazzale San Francesco 1, 43121 Parma
Tel. 0521 031170, email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
di LGC Parma 12 gennaio 2020 - E' stato accolto con calore l'arrivo del Presidente della Repubblica sceso a Parma per l'inaugurazione di Parma2020.
Al caloroso abbraccio della cittadinanza, che si è riversata in strada Garibaldi e zone limitrofe, il Presidente ha risposto con un emozionante e intenso discorso che mette in luce la storia , la cultura, l'intraprendenza, in sintesi la parmigianità della Capitale della Cultura italiana 2020.
Un intervento che riproponiamo integralmente.
Servizio Fotografico di Francesca Bocchia.
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni per l’inaugurazione di “Parma Capitale della Cultura 2020”
Parma, 12/01/2020 - Rivolgo un saluto cordialissimo a tutti.
Vorrei ringraziare anzitutto l’orchestra e il coro per la splendida esecuzione dell’Inno nazionale e del ‘Va’ pensiero’.
Un saluto a tutte le autorità presenti. Ringrazio il Ministro dei Beni Culturali, il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia, il Sindaco di Parma e, attraverso di lui, un saluto particolarmente cordiale a tutti i parmigiani e a tutti i parmensi.
Un saluto riconoscente anche ai tanti che hanno collaborato e si propongono di contribuire alle molteplici attività che renderanno attraente e importante il programma di Parma capitale italiana della cultura per il 2020.
Vorrei ringraziare della presenza e salutare molto i sindaci di altri comuni, del territorio qui intorno, particolarmente i sindaci di Piacenza e di Reggio Emilia: questa presenza raffigura un aspetto importante del nostro Paese che è costituito da un tessuto culturale diffuso. In ciascuno dei vostri comuni vi sono segni culturali di grande rilievo, di grande importanza.
E quindi essere capitale della cultura significa rappresentare e coinvolgere questo grande tessuto nazionale che in questa Regione è particolarmente ricco e affascinante.
Parma lo è stata capitale, nella sua lunga storia. Abbiamo visto poc’anzi uno splendido filmato – e vorrei salutare e ringraziare i giovani protagonisti - concluso con una splendida rievocazione di colonne sonore di titoli del grande Maestro Bertolucci. Vorrei ringraziare l’assessore alla cultura del Comune di Parma per l’impostazione che questo filmato ci ha offerto.
I segni di Capitale Parma li reca, nelle tante vestigia che vi sono nelle sue piazze, nei suoi monumenti, nelle opere d’arte, nell’architettura dei suoi edifici più celebri, in tante altre espressioni che sono oggi integrate pienamente nella modernità della vita cittadina.
Parma si è arricchita, nel tempo, di culture e saperi diversi; è stata crocevia di commerci, di incontri, e di confronti; ha conosciuto tante stagioni assai fertili e ha raggiunto eccellenze che, ancor oggi, ci è consentito di ammirare. La Parma romana. La Parma dell’epoca comunale. La Parma rinascimentale. Capitale del Ducato. La Parma borbonica e napoleonica. E la Parma protagonista della storia nazionale, dal Risorgimento alla Resistenza, agli anni della grande crescita economica e sociale, ai giorni nostri.
Da Capitale della cultura avrà la grande opportunità di rinsaldare e far conoscere ancor di più le proprie radici, mostrandole agli italiani che verranno a visitarla, offrendole agli europei che di questa cultura sono partecipi.
La cultura d’Europa, con tanti articolati e diversi caratteri, è stata costantemente legata da una trama comune. Questa trama diviene sempre più fitta e interconnessa, e anche per questo ancor più indispensabile ai nostri popoli per affrontare le grandi trasformazioni di questa epoca.
“La cultura batte il tempo”: è davvero un bel titolo quello che avete scelto per unire gli sforzi della città in questo anno, che certamente sarà per voi carico di soddisfazioni e conferirà una spinta che manterrà i suoi effetti oltre quest’anno.
La cultura è davvero una sorta di metronomo della storia. E’ una chiave che ci consente di comprendere il passato, interpretare il presente e progettare il futuro per sentire la storia come nostra e per renderci protagonisti dei suoi cambiamenti.
La cultura spinge all’innovazione. Nel renderci consapevoli del cammino percorso, ci dà il coraggio di andare avanti. Insieme. Come comunità. “Battere il tempo” vuol dire anche questo: affrontare la modernità, essere capaci di guidarla verso traguardi di maggior civiltà, di benessere, di sempre più ampia diffusione delle conoscenze, mettendo in moto un circuito virtuoso in cui il testimone della vita e della responsabilità passi naturalmente da una generazione all’altra; e affinché i più giovani possano crescere progettando il futuro senza impedimenti. Non essere, in definitiva, superati e travolti dall’incedere del tempo.
La cultura definisce il segno distintivo di ogni comunità ed è tutt’altro che una condizione statica, immobile, inerte. Perché si nutre di creatività e di confronto, si sviluppa nel dialogo e nelle relazioni, è più ricca quando si apre alla conoscenza e al rispetto delle differenze. Proprio la storia ci manifesta grandi avanzamenti nelle scienze, nelle arti, nel pensiero, scaturiti da incontri, da scambi, da reciproche aperture alla conoscenza.
La cultura, che trasmette la memoria e offre spazio alla creatività, è risorsa preziosa. Un patrimonio che rende tutti più ricchi. Di umanità anzitutto. La cultura, l’arte, non sono mai ambiti separati della vita. La scuola di pittura, che si sviluppò in città nel Cinquecento, attorno al Correggio e al Parmigianino, fu l’espressione di uno sviluppo e di un abbellimento di Parma che correva in parallelo con la crescita di ruolo della città e il suo profondo rinnovamento urbanistico. Il talento musicale –poc’anzi ricordato dal coro del Nabucco - impareggiabile di un illustre figlio di queste terre, Giuseppe Verdi – le cui opere continuano ad affascinare e coinvolgere in ogni parte del mondo - fu posto a servizio dell’ideale risorgimentale del nostro Paese. E un altro indimenticabile parmigiano, Arturo Toscanini, esule per la violenza fascista, diede un segno di rinascita al nostro Paese con il concerto della Liberazione per la riapertura del Teatro alla Scala, nel 1946.
L’esperienza della Capitale della cultura è una straordinaria opportunità per porre in sinergia le istituzioni, le forze imprenditoriali e sociali, i corpi intermedi, le intelligenze e le sensibilità presenti nella città e nel territorio in cui è inserita. Quando si realizza una felice collaborazione tra pubblico e privato – come qui è avvenuto ed è stato sottolineato dal sindaco e dall’assessore alla cultura – si rafforza il tessuto civile, oltre che quello economico. I risultati positivi sono così destinati a perpetuarsi, in termini di turismo, di capacità di iniziativa, di mobilitazione di risorse, di forze, di crescita della società.
L’Ateneo di Parma è tra i più antichi del nostro Paese. Ha sviluppato un forte legame con la città e, due mesi fa, all’inaugurazione dell’anno accademico, mi è apparso evidente come la sua tradizione sia posta a servizio di moderni traguardi sociali e culturali. Il tema scelto in quella occasione - la sostenibilità dello sviluppo - costituisce orizzonte del nostro impegno culturale, ma anche economico e civile.
Parma sarà una vetrina dell’Italia. E questo impegno la porterà a sentirsi sempre più città europea. E’ sede dell’Autorità per la sicurezza alimentare e questa istituzione dell’Unione, così integrata nel tessuto della città, non sarà estranea agli impegni di quest’anno. La sfida di un’alimentazione sana e di un’agricoltura sostenibile, sono grandi temi per il nostro futuro e possono essere affrontati con successo soltanto se sorretti da una crescita di consapevolezza e – appunto - di cultura. La qualità del cibo è cultura, e la catena agro-alimentare sarà settore cruciale dello sviluppo sostenibile della nostra Europa.
Nella prima metà dell’Ottocento, scriveva Stendhal ne “La Certosa di Parma” parlando degli italiani che “le loro gioie sono più vive e durano più lungamente”.
Stendhal, che amava il nostro Paese, e forse anche per questo non risparmiava delle critiche al costume italiano, ha formulato tuttavia un apprezzamento per l’intensità del nostro modo di vivere le gioie che ci vengono offerte e sottolinea un atteggiamento positivo che mi auguro si possa sempre rafforzare.
È questo l’augurio che rivolgo a Parma, e con Parma a tutta l’Italia: di vivere con gioia, e con impegno, questa occasione.
Buon 2020 a Parma, nostra Capitale della cultura!
Videoingresso al Teatro Regio del presidente Mattarella - https://youtu.be/sR5r4OwzHog
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto ufficialmente l'anno di Parma Capitale Italiana della Cultura.
Parma, 12 gennaio 2020. Parma ha riservato un abbraccio corale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in città per aprire ufficialmente l'anno in cui Parma è Capitale Italiana della Cultura.
Il Presidente è stato accolto, in un Teatro Regio gremito, dal Sindaco, Federico Pizzarotti; dall'Assessore alla Cultura Michele Guerra; dal Presidente della Provincia, Diego Rossi; dal Presidente della Regione, Stefano Bonaccini e dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini.
E' stata una cerimonia vibrante di emozioni e pregna di significati, quella che si è svolta al Teatro Regio, che ha preso avvio con l'esecuzione dell'Inno Nazionale, che ha visto la proiezione dei due video predisposti in occasione di Parma Capitale della Cultura, e dall'esecuzione del Va Pensiero di Verdi da parte del Coro del Teatro Regio.
Il Sindaco, Federico Pizzarotti, ha parlato di una giornata straordinaria. “L'apertura dell'anno in cui Parma è Capitale Italiana della Cultura – ha sottolineato – costituisce prima di tutto un'occasione per la città di presentarsi al mondo come una comunità che ha agito all'unisono, a livello locale, facendo squadra, ed a livello territoriale, condividendo questa sfida con Piacenza e Reggio Emilia, coinvolte in questo progetto. I cittadini saranno custodi e protagonisti di questo anno intenso e saranno ambasciatori di Parma in Italia e nel mondo. Parma 2020 deve essere visto come un percorso di crescita e di sviluppo, in cui la cultura sarà il filo conduttore. Un anno contrassegnato da tante emozioni, l'avvio di questo anno straordinario è davvero un momento che ci fa capire come la vita vale la pena di essere vissuta”. L'anno che attende Parma, ha concluso il primo cittadino, sarà un anno intenso che permetterà a Parma di progredire e con essa anche l'area vasta e la nazione intera.
Il Presidente della Provincia, Diego Rossi, ha parlato di un anno contrassegnato da tante iniziative ed eventi “promossi grazie ad uno sforzo corale”, di una giornata speciale che testimonia come Parma 2020 sia una sfida raccolta da tutti in un territorio che storicamente è sempre stato aperto e ospitale ed ha citato, a questo proposito, le pievi ed i luoghi di sosta dei pellegrini che percorrevano la via Francigena. “L'ambizione – ha concluso – è che Parma 2020 non sia solo una vetrina, ma l'occasione per tracciare un futuro ancora più ricco, in cui il tempo è battuto dal metronomo della cultura”.
Il Presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha sottolineato le straordinarie opportunità per il territorio legate a Parma 2020. Ha ripercorso la storia della Regione Emilia Romagna uscita povera e prostrata dalla guerra e che ora rappresenta una delle Regioni modello in Italia, in tema di ricchezza, lavoro, sviluppo industriale ed evoluzione tecnologica. Parma 2020 sarà un'occasione in più per confermare il saper fare degli emiliano romagnoli, per promuovere turismo, arte, cultura e saperi, in un territorio abituato alle sfide e ad impegnarsi per vincerle.
Il ministro per per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, ha ricordato il 2018 quando venne assegnato a Parma il prestigioso riconoscimento di Capitale Itlaiana della Cultura ed ha rimarcato il valore innovativo del dossier che fu allora presentato e che verrà declinato durante il 2020. “Parma è bellezza, arte, cibo e musica, una realtà dove sono nate grandi opere e uomini”, ha detto il Ministro, che ha citato anche Maria Luigia ed una sua famosa definizione dei parmigiani: "I Parmigiani sono generosi di cuore e di spirito, anche se di lingua pronta e tagliente. Non sopportano le offese ma non sono permalosi: hanno affabilità, cortesia, gaiezza e amano il bel vivere e la buona tavola".
L'Assessore alla Cultura, Michele Guerra, ha dichiarato: “Parma 2020 in realtà c'è sempre stata e continuerà ad esserci: aveva forse solo bisogno di un nome che la aiutasse a diventare presso tutti noi metafora non tanto di ciò che possiamo chiedere alla nostra città, ma di ciò che possiamo darle. L'atteggiamento culturale che serve al nostro tempo è quello di una cultura che non si cerca solo nei luoghi dove ce l'aspetteremmo ma può manifestarsi in ogni spazio e in ogni momento. Un cultura che deve agire anche dentro di noi, sulla relazione che intratteniamo con noi stessi e con le nostre responsabilità. Parma 2020 è qui perché la città ha una forza culturale che è frutto della sinergia fondamentale di tutte le grandi istituzioni che operano in campo artistico, sociale e culturale, dei privati e del territorio tutto".
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato come Parma, nel suo passato sia stata capitale e come sia ricca di segni di questo passato in termini culturali. Ha fatto riferimento alla Parma romana, quella del periodo comunale, rinascimentale, borbonica e napoleonica, fino ad arrivare ai nostri giorni. Nella città ducale la cultura ha costituito e costituisce uno degli elementi sostanziali per affrontare le sue sfide. “La cultura – ha sottolineato il Presidente – è il metronomo della storia per comprendere il passato, capire il presente e guardare al futuro”. Nel suo intervento di ampio respiro, ha citato Correggio, Giuseppe Verdi, Arturo Toscanini e Stendhal. “Auguro a Parma di vivere con gioia ed impegno questa occasione, quale nostra Capitale della Cultura, buon 2020”.
Domenica 19 gennaio si parte con il corso di motivazione “Quanto Vali?!” e il brindisi inaugurale del variegato cartellone di appuntamenti dell’Associazione medesanese, partner di Parma Capitale della Cultura 2020.
Medesano (PR) 12-01-20 – Il 2020 sarà un anno importante per la cultura a Parma e provincia e il nuovo incarico di referente eventi del centro culturale La Caplèra di Medesano, sede dell’omonima associazione costituita nel 2016, vedrà da subito all’opera Francesca Caggiati.
Già domenica 19 gennaio, dalle 12.00 alle 18.00, i locali della villa ospiteranno il corso di motivazione e consapevolezza "Quanto Vali?!", che porterà i partecipanti a sperimentare vari modi per darsi il giusto valore, nelle relazioni di lavoro - riposizionandosi all'interno della propria azienda o addirittura cambiando lavoro - e nelle relazioni interpersonali, di coppia, genitori/figli o amicali.
“Nel momento in cui diventiamo consapevoli del nostro valore – spiega Francesca Caggiati - possiamo trasmettere agli altri le nostre qualità e competenze per farci riconoscere una retribuzione più consona, vivere un rapporto più equilibrato e rispettoso con noi stessi e di conseguenza con gli altri”.
Caggiati, 46 anni, formatasi con rinomati docenti italiani ed esteri, conta una laurea in Economia e Commercio, è specializzata in comunicazione e marketing turistico e territoriale. Giornalista pubblicista dal 2001, attualmente ricopre il ruolo di revisore dei conti, nel Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia Romagna, per cui organizza anche alcuni dei seminari di aggiornamento relativi alla formazione obbligatoria degli iscritti.
Il corso è a numero chiuso e prevede un massimo di dodici partecipanti. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il 338 5219408 oppure inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o un messaggio attraverso la pagina Fb Parma Da Vivere.
L’Associazione senza scopo di lucro La Caplèra è partner ufficiale di Parma Capitale della Cultura 2020 con un progetto previsto presso il Ponte Nord, mentre in sede ospiterà eventi socio-culturali, artistici, informativi, educativi e benefici.
La realtà medesanese prende il nome dalla cappellaia, in dialetto locale la caplèra appunto, che viveva nella vecchia casa e che di mestiere cuciva i cappelli per gli abitanti della zona. Da qui, l’attuale proprietario e fondatore, è stato ispirato e ha tradotto in favola la straordinaria avventura che gli ha permesso di acquistare la Caplèra, fatta costruire dal maestro Romano Gandolfi, e che il centro culturale ha in animo di poter offrire al pubblico a fine maggio, con uno spettacolo teatrale rivolto ad adulti e bambini.
Sempre domenica 19 gennaio alle ore 19.00 si terrà la presentazione del calendario eventi La Caplèra 2020 e il brindisi inaugurale - aperto a tutti fino ad esaurimento posti – per cui è richiesta l’adesione contattando il centro culturale attraverso la mail del sito www.lacaplera.it o la pagina Fb "La Caplèra".
Le parole della cultura invadono le vie di Parma per l’inaugurazione della Capitale Italiana della Cultura 2020.
L’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 ( www.parma2020.it ) ha preso ufficialmente il via con un’inaugurazione lunga tre giorni, da sabato 11 a lunedì 13 gennaio, con mostre, concerti, teatro, eventi di piazza e la cerimonia ufficiale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Sabato 11 gennaio alle ore 16 per le vie del centro storico ha sfilato People of Parma, la grande Parata Inaugurale di Parma 2020. La “nazione Parma” – come la chiamava Attilio Bertolucci – accogliendo l’energia della cultura proveniente da tutte le città d’Italia, ha portato in corteo le parole della cultura. Scritte su grandi cartelli, le parole saranno consegnate e custodite nella casa municipale e nel corso dell’anno diverranno protagoniste di un cantiere d’arte e lettere che ne promuoverà il grande valore.
Foto di Francesca Bocchia
La cultura arriva fino ai luoghi più lontani dal centro con “Sulla Linea della Cultura: Fermate per tutti”. Sabato e domenica Verdi Off ed il Teatro Regio portano la musica, energia e creatività sulle linee degli autobus cittadini, all’Ospedale dei Bambini, negli Istituti Penitenziari di Parma, nelle Case per Anziani e nei dormitori della città.
foto di Francesca Bocchia
Parma, 11 gennaio 2020. È la mostra dal titolo “Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile”, promossa dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, con la collaborazione e il patrocinio dell'assessorato alla Cultura del Comune di Parma, a dare l’inizio ufficiale alle celebrazioni di Parma 2020 - Capitale Italiana della Cultura.
Dall’11 gennaio e fino al 13 aprile gli spazi della Galleria San Ludovico (borgo del Parmigianino, 2) e dei Portici del Grano (Piazza Giuseppe Garibaldi, 1) ospiteranno un vero e proprio percorso esperienziale, che si propone di far comprendere il forte legame che esiste tra la tutela della nostra salute e quella del Pianeta, a cominciare da quello che mettiamo ogni giorno nel piatto.
Un legame che può essere rinsaldato solo ripensando il modo in cui coltiviamo, produciamo e consumiamo il cibo. Questo perché la produzione di cibo è l’attività dell’uomo che contribuisce di più al cambiamento climatico (31%), superando il riscaldamento degli edifici (23,6%) e i mezzi di trasporto (18,5%) e che oggi consuma 1,7 volte le risorse naturali che la terra riesce a generare ogni anno. Cibo che peraltro, purtroppo, finiamo anche per sprecare, dal campo alla tavola (1/3 del cibo prodotto a livello globale, infatti, non viene nemmeno mangiato).
“Mai come quest’anno, cambiamenti climatici e sostenibilità ambientale sono al centro del dibattito, grazie anche a movimenti come #FridaysForFuture e all’impegno di Greta Thunberg, che hanno fatto partire dal basso un sentimento comune e globale che chiede di ripensare - in chiave sostenibile - le nostre vite. Con questa mostra desideriamo far nascere in tutti, giovani generazioni e non, un senso di cittadinanza attiva e una crescente consapevolezza che porti a ripensare i nostri sistemi agroalimentari. Puntiamo a sensibilizzare le coscienze, mettendo al centro una corretta educazione, alimentare e ambientale, elemento fondamentale per questo cambiamento”, ha dichiarato Anna Ruggerini, Direttore Operativo di Fondazione Barilla.
Sviluppata in collaborazione con National Geographic Italia, Sustainable Development Solutions Network Mediterranean (SDSN Med), la mostra, realizzata, tra gli altri, grazie al contributo di un comitato scientifico multidisciplinare e la curatela di Codice Edizioni, intende sottolineare il ruolo fondamentale che la cultura del cibo riveste nella rapida evoluzione della nostra società, attraverso un percorso di comprensione e consapevolezza (che va dai paradossi alimentari ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030) tra exhibit interattivi e immersivi.
Per questo motivo - e per rendere più immediato il messaggio - la mostra offrirà molteplici occasioni di dialogo e approfondimento con conferenze tematiche, laboratori e workshop.
Un percorso espositivo digitale e multidisciplinare rivolto a tutti e che offre anche percorsi e iniziative dedicati agli studenti di tutte le età, chiamati a diventare i protagonisti del cambiamento auspicato. Per le scuole, saranno previste visite guidate giornaliere, previa iscrizione, dal lunedì al venerdì e percorsi di apprendimento laboratoriali personalizzati secondo il livello scolastico di appartenenza. Questo percorso multimediale arricchisce anche il programma educativo “Noi, il cibo, il nostro Pianeta”, inserito in un protocollo d’intesa col MIUR, che si rivolge a docenti di ogni ordine e grado scolastico fornendo loro materiali di aggiornamento e insegnamento per far comprendere il rapporto imprescindibile tra la nostra salute e la salute del mondo che ci ospita.
Per prenotazioni e altri dettagli, visitare il sito: www.noiilciboilpianeta.it/parma2020
L’inaugurazione di Parma 2020 sarà una tre giorni di eventi, tra mostre, concerti, performance e teatro. "Bus in Musica" è una delle tante originali iniziative che scandiranno la tre giorni dedicata alla inaugurazione di #Parma2020 che culminerà con il premio Sant'Ilario il 13 gennaio, dove è anche prevista la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Foto di Francesca Bocchia
Parma, Palazzo del Governatore, 13 gennaio–3 maggio 2020 - L’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 si apre con l’inaugurazione di una grande mostra, il 12 gennaio: Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo, aperta al pubblico dal 13 gennaio al 3 maggio 2020, a Palazzo del Governatore.
Nata da un’idea dell’assessore alla cultura di Parma, Michele Guerra, l’esposizione è curata da Antonio Somaini, professore di teoria del cinema, dei media e della cultura visuale alla Sorbona, con le esperte di cinematografia Eline Grignard e Marie Rebecchi.
Time Machine esamina il modo in cui il cinema e altri media fondati sulle immagini in movimento hanno trasformato nel corso degli ultimi 125 anni la nostra percezione del tempo, attraverso una serie di tecniche di manipolazione temporale: dall'accelerazione al ralenti; dal fermo immagine al time-lapse; dalla proiezione a ritroso, al loop e alle infinite varianti di quella operazione cinematografica fondamentale che è il montaggio.
Cinema, video e videoinstallazioni proposte dunque come vere e proprie “macchine del tempo”, secondo tre diverse accezioni: come media capaci di registrare, archiviare e ripresentare fenomeni visivi e audiovisivi; come media che rendono possibili diverse forme di viaggio nel tempo; infine, come media che operano diverse forme di manipolazione temporale.
È quindi un’esposizione legata a doppio filo al claim di Parma2020: la cultura batte il tempo (www.parma2020.it).
Punto di avvio del percorso espositivo sono due eventi risalenti al 1895: la prima pubblicazione del racconto fantascientifico The Time Machine: An Invention di H.G. Wells e la prima presentazione pubblica del Cinématographe dei Fratelli Lumière. La mostra si snoda poi fino alle ultimissime tecniche di manipolazione temporale delle immagini in movimento prodotte attraverso l'intelligenza artificiale, il machine learning e le reti neurali.
Articolata in diverse sezioni, la mostra è un viaggio affascinante nel tempo, che si rivela in tutta la sua relatività e plasticità attraverso opere di artisti e fotografi come Douglas Gordon, Rosa Barba, Tacita Dean, Jeffrey Blondes, Grégory Chatonsky, Ange Leccia, Jacques Perconte, Robert Smithson, Alain Fleischer e filmmakers come Martin Arnold, Harun Farocki, Jean-Luc Godard, Bill Morrison, Gustav Deutsch, Ken Jacobs, Malena Szlam.
Lungo le 25 sale del Palazzo del Governatore si articola un percorso immersivo tra immagini, proiezioni ed estratti filmici provenienti dal cinema delle origini e dal cinema sperimentale, dal cinema classico e da quello contemporaneo, dal cinema scientifico e da quello documentario, dalle videoinstallazioni e da alcuni momenti scelti della storia della fotografia. I visitatori potranno così sperimentare un viaggio temporale attraverso immagini in movimento concepite come modi di vedere e sperimentare il tempo.
Time Machine è prodotta da Solares Fondazione delle Arti con il contributo del Comune di Parma e degli sponsor Parmalat e Ocme nell’ambito del programma ufficiale di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020, ed è in collaborazione con la Cinémathèque française.
Accompagna la mostra il catalogo edito da Skira con 11 testi scritti da figure di primo piano, a livello internazionale, della teoria dell’arte, del cinema e dei media (Emmanuel Alloa, Jacques Aumont, Raymond Bellour, Christa Blümlinger, Grégory Chatonsky, Georges Didi-Huberman, Philippe Dubois, Noam Elcott più i tre curatori) e 11 sezioni iconografiche (Time Machines, Time Axis Manipulations, Flows, Instants, Time-lapse, Multiple Exposures, Animate / Inanimate, Re-montage, Loops & Reversals, Deep Time, Machine Visions).
Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo
A cura di: Antonio Somaini con Eline Grignard e Marie Rebecchi
Da un'idea di: Michele Guerra
Prodotta da: Solares Fondazione delle Arti, con il contributo del Comune di Parma e degli sponsor Parmalat e Ocme nell’ambito del programma ufficiale di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020
Dove: Palazzo del Governatore, piazza Garibaldi 19, Parma
Inaugurazione: 12 gennaio (su invito)
Apertura al pubblico: 13 gennaio-3 maggio 2020
Orari: martedì e mercoledì 15-19; giovedì-domenica e festivi 10-19; chiusa il lunedì.
Apertura straordinaria e gratuita lunedì 13 gennaio, in occasione della festa di Sant’Ilario, patrono della città.
Biglietti: intero 8 €; ridotto 5 € e 4€
Informazioni: www.parma2020.it
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