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Il 3 ottobre Carola Rackete sarà ascoltata nel Parlamento dell’Unione europea. Lo annuncia su Twitter il gruppo della Sinistra unitaria europea (Gue) dell’Eurocamera.
  
di Lamberto Colla Parma  28 luglio 2019 -

“Siamo lieti che interverrà per parlare dell’importanza della ricerca e del salvataggio nel Mediterraneo, sfidando Salvini e per commemorare la tragedia del 2013 dove morirono in centinaia”. E’ questo il testo del cinguettio del GUE che annuncia l’intervento della paladina dei migranti in occasione della commemorazione della tragedia avvenuta di fronte a Lampedusa 6 anni fa.

Una notizia che riempirà di gioia tutti i benpensanti, coloro i quali ritengono che tutto sia possibile, basti invocare “lo stato di necessità grave” ma solo quando pare a loro giusto, gli stessi forse che non riuscirono a prendersi una laurea nemmeno con il 18 accademico preteso dai sessantottini e si inventano scuole improbabili da scrivere sui curriculum, piuttosto che frequentare strani corsi, giusto per avere qualcosa da segnare sulla carta bianca al di sotto del nome e cognome.

Quelli che idealizzano una società “democratica” dove tutti sono buoni e cattivi si diventa sempre a causa di altri, magari di quelli che sono al governo o all’opposizione se alla guida del Paese ci sono i loro compagni di merende.

L’importante comunque è non giudicare loro nell’esercizio del proprio mandato parlamentare.

Giustappunto è di questi giorni, la notizia che i tre eroici deputati (Fratoianni, Prestigiacomi e Magi) che quest’inverno sfidarono i marosi per salire sulla Sea Watch 3 sono stati multati e perciò chiedono l’immunità parlamentare. Dalla Capitaneria di Porto era stata disposta una sanzione da 2.000 euro a testa, contestando ai tre parlamentari di essere saliti prima che sulla nave fosse eseguita la “Libera Pratica Sanitaria” (LPS).
Ma questi non ci stanno e chiedono al presidente della camera Fico di “investire con urgenza la Giunta delle autorizzazioni affinché la Camera dei Deputati dichiari l’insindacabilità dell’attività ispettiva da noi svolta”. Un mandato parlamentare che si attua “grazie alle prerogative che tutelano la libertà d’esercizio“.

Il Fatto Quotidiano riporta inoltre che Magi avrebbe dichiarato quanto sia “importante stabilire cosa sia reato e cosa prerogativa di un parlamentare”.

Non credo che sia prerogativa di un parlamentare chiedere l’indennità dalle violazioni del codice. Così facendo potrebbe un giorno chiedere l’indennizzo per avere superato i limiti di velocità giustificando un controllo sulla sicurezza stradale.

Tutto ciò si traduce in una parola: Anarchia!

... e a mio giudizio l’anarchia è ben più pericolosa del fascismo e del comunismo, il che la dice lunga sulla strada che stiamo prendendo, altro che pastasciutta che servirà!.

C’è da fare un pensiero serio sul dichiarare lo “Stato di necessità” e reagire a questi pericolosi incapaci.
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Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 12 Maggio 2019 09:42

Siri, un precedente rischioso

Dopo tangentopoli, con il depotenziamento dell'immunità parlamentare, si è aperta una breccia sulla democrazia dopo il caso Siri si potrebbe spalancare la porta dell'Inquisizione di medievale memoria.

di Lamberto Colla Parma 12 maggio 2019 -

La settimana politica appena conclusa si è contraddistinta, quasi esclusivamente, per la questione Siri e la pretesa di Luigi Di Maio ricevere la revoca del mandato al sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture a seguito dell'indagine che lo vede coinvolto per corruzione.

Armando Siri è accusato di aver accettato denaro per inserire una norma sulle energie rinnovabili nella manovra. Tutto ruota intorno a una presunta tangente da 30mila euro, "data o promessa" a Siri in cambio di un "aggiustamento" al Def 2018 sugli incentivi al mini-eolico

Una pretesa grillina che ha avuto, come si sa, il placet di Giuseppe Conte, il quale, pur di non portare alla conta i due schieramenti, ha preso in mano la situazione e, assumendosene la responsabilità politica, ha deciso per la revoca del mandato trasformando così il Consiglio dei Ministri in un dibattito accademico invece di un campo di battaglia.

Il risultato non sarebbe stato diverso, avendo la compagine grillina la maggioranza dei componenti del Consiglio dei Ministri, ma così facendo si è evitata una crisi "formale" di Governo proprio alla vigilia delle elezioni amministrative e europee.

La ragion partitica ha avuto il sopravvento e la necessità di recuperare consensi da parte M5S ha avuto ragione sulla logica e sul buon senso.

E' fuori di dubbio che le accuse mosse a Armando Siri siano assolutamente gravi e è pur vero che un incarico di Governo di quella natura, dove tra appalti e finanziamenti il Ministero dei Trasporti di soldi ne fa girare, il Ministro e i suoi sottosegretari deve risultare oltremodo pulito, ma in questa precisa circostanza forse si è ecceduto in prudenza, porgendo il fianco a un pericoloso precedente.

Infatti il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri viene a sapere di essere sotto indagine da un articolo giornalistico e tutt'ora non ha ricevuto né l'avviso di garanzia e nemmeno è stato convocato in procura per essere sentito sulla questione.

Questi i fatti registrati allo stato attuale.

Di fatto, il nulla!
Al contrario il principio di presunzione di innocenza è stato totalmente rimosso, esponendo, oggi tocca a Siri, ma domani potrebbe toccare a Conte, Di Maio, Salvini o addirittura al Presidente Mattarella, lo Stato stesso a rischio di stabilità e indifeso a eventuali e non improbabili "Colpi di Stato in bianco".  

Una velina giornalistica, seppur ben confezionata con supporti audio, non può trasformarsi in sentenza definitiva e obbligare alle dimissioni dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti.

Sarebbe un "Colpo di Stato in Bianco" come in parte è stato per Mani Pulite nel 1992 che ha lasciato immune solo una parte politica, quella che faceva riferimento al "duro e puro" Primo Greganti soprannominato "il Compagno G" il quale resistette in carcere 115 giorni negando che la tangente di 621 milioni di lire, ricevuta da un alto funzionario del Gruppo Ferruzzi, fosse destinata al Partito di cui era lui stesso alto funzionario.

Una resistenza che salvò il PCI/PDS dal filone rosso di tangentopoli.

Se tangentopoli potè essere considerata una opportunità per l'Italia di fatto si trasformò in un massacro della politica e quello che risorse dalle ceneri fu ancor peggio.

Con la legge costituzionale numero 3 del 1993, l'articolo 68 della Costituzione è stato modificato e la sua portata fortemente limitata. E' superfluo ricordare quale fosse il clima che regnava in quegli anni: si era nel pieno e tumultuoso incedere del fenomeno di Tangentopoli e di mani pulite, che investendo l'intero sistema dei partiti della prima repubblica, comportò la perdita di soggettività dell'intera classe politica, travolta e delegittimata dagli scandali giudiziari.
In virtù di quella affrettata riforma i parlamentari possono oggi essere liberamente sottoposti a processo penale ed anche tratti in arresto in esecuzione di una sentenza di condanna definitiva, senza che alcuna autorizzazione debba essere domandata o concessa. La necessità dell'autorizzazione sorge solo laddove il membro del Parlamento debba essere oggetto di perquisizione, intercettazione, o limitazione della libertà personale in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare.
Non più, quindi, limiti al processo e all'efficacia delle sentenze passate in giudicato ma, semplicemente alla compressione della libertà personale fin tanto che l'accertamento dell'eventuale responsabilità penale è in corso.

La riforma costituzionale ha aperto una prima breccia alla democrazia, ma la richiesta, approvata e concessa, di Di Maio potrebbe spalancare il portone all'ingiustizia e inaugurare una nuova era all'Inquisizione di medievale memoria.

Siamo certi che sia quello che vogliamo?

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