Carni ancora in difficoltà a seguito dell'allarme lanciato dall'OMS. Il comparto vinicolo in attesa di prezzi migliori. Prezzo dei cereali ancora fermi e non si prevedono cambiamenti a breve termine.
Roma, novembre 2015 -
Ancora una situazione di cautela contraddistingue gli scambi sui circuiti vinicoli, dove i produttori in presenza di prezzi giudicati non ancora pienamente remunerativi preferiscono non vendere, confidando in un'evoluzione più favorevole del mercato. Lo rileva l'Ismea nell'Overview sui mercati agroalimentari di questa settimana, osservando come le prossime settimane saranno decisive per verificare se i timidi segnali di recupero tendenziale dei listini, rilevati a partire da ottobre, preluderanno effettivamente all' auspicata virata al rialzo.
Su fronte degli oli di oliva, invece, si profila un nuovo affondo dei prezzi, a scapito soprattutto degli EVO in un mercato nazionale e comunitario ormai interessato esclusivamente alle nuove produzioni.
Nessuna novità di rilievo sui mercati dei cereali e dei semi oleosi, dove le quotazioni delle produzioni nazionali restano ferme sulle principali piazze di rilevazione. Difficilmente l'attuale dinamica cambierà nei prossimi giorni, considerando anche l'attuale valore della valuta statunitense Circa i risoni, si segnala al contrario, l'ulteriore aumento dei prezzi delle varietà Balilla, S.Andrea, Selenio e Vialone nano, particolarmente richieste, al momento, dalle industrie risiere.
Quanto alle produzioni orticole, le temperature primaverili delle ultime due settimane non hanno certo incoraggiato il consumo delle qualità autunno-vernine, determinando in qualche caso un transitorio adeguamento verso il basso dei prezzi. Verosimilmente, il calo termico atteso per il prossimo week end porterà ad un incremento della richiesta e migliorerà il profilo qualitativo del prodotto. Un andamento flessivo dei listini si conferma anche per le insalate, a causa di un maggior afflusso di merce con l'entrata in produzione delle zone vocate del sud del paese.
Tra gli ortaggi in coltura protetta, stanno scendendo i prezzi delle zucchine e dei pomodori, dopo i rincari dei giorni scorsi. L'ultima settimana ha sancito, poi, l'inizio della raccolta dei finocchi negli areali dell'Italia meridionale (Puglia, Metapontino e salernitano) con un esordio commerciale positivo grazie a prezzi superiori a quelli di un anno fa. Con il progressivo incremento dell'offerta, i listini dovrebbero tuttavia subire un naturale arretramento.
L'allarme lanciato dall'Oms, nel frattempo, continua a riverberarsi negativamente nei comparti del suino e del bovino, determinando cedimenti piuttosto accentuati tra il bestiame vivo, in particolar modo tra i capi destinati al macello, che risultano penalizzati dal rallentamento delle attività di macellazione. Una situazione che, secondo Ismea, dovrebbe tuttavia tornare progressivamente alla normalità in considerazione del fisiologico diradamento dei timori innescati dall'ondata allarmistica.
Per i bovini, complice anche il clima di attesa in vista della ripresa delle contrattazioni dei vitelli da ristallo dopo i due mesi di fermo, si è toccato, in alcune regioni d'Italia, il picco più basso di macellazioni. Passando poi agli avicoli, il mercato risulta ancora condizionato da un'offerta eccedentaria rispetto alla capacità di assorbimento della domanda, con inevitabili ripercussioni negative sull'andamento dei prezzi di polli, galline e tacchini. Probabilmente il rilancio degli ordinativi che precede tradizionalmente le festività natalizie garantirà nelle prossime settimane un maggior equilibrio tra domanda e offerta. Continuano invece a posizionarsi su prezzi mediamente più elevati della norma i conigli, nonostante i consumi in calo e la presenza di merce di importazione. L'aspettativa di breve periodo è di una correzione al ribasso dei valori se non altro per assecondare la ripresa della domanda, tradizionalmente più vivace in vista delle festività di fine anno. Un mercato ancora orientato al ribasso si conferma, al contrario, per le uova, anche alle luce di una scarsa richiesta industriale per i calibri medio-piccoli.
In riferimento ai lattiero-caseari, infine, il mercato risulta nel complesso stazionario con aspettative di deterioramento sotto l'influenza delle dinamiche continentali e mondiali. Sicuramente più favoriti risultano i formaggi grana grazie a una domanda interna che dovrebbe mantenersi più vivace anche nelle prossime settimane.
(Fonte ismea 17 novembre 2015 - Overview sui mercati)
Ismea-UIV: balzo del 60% dell'importazioni cinesi di vino nei primi nove mesi del 2015. Cresce del 27% anche il valore dell'export per le cantine italiane ma a tassi più contenuti rispetto ai principali concorrenti.
Roma - Ha ripreso a correre la domanda cinese di vino dopo la battuta d'arresto del 2014. Le elaborazioni Ismea e Uiv sui dati China Custom segnalano nei primi nove mesi del 2015 un balzo in avanti delle importazioni del 48% in volume per un corrispettivo in euro di 1,3 miliardi (+60% sullo stesso periodo del 2014). A fare da traino sono stati, come da tradizione, i vini confezionati (+39%) che rappresentano il 73% a volume e oltre il 90% a valore. Da sottolineare anche l'incremento piuttosto consistente delle importazioni di sfuso, mentre le bollicine sono in frenata (-7%).
A beneficiare del ritrovato slancio degli ordinativi nel Paese del Dragone sono state soprattutto le produzioni dell'Emisfero Sud del pianeta, Australia e Cile in testa, che hanno messo a segno un incremento record dei fatturati: rispettivamente +123% e +71% su gennaio - settembre 2014. L'ottima performance dell'Australia - secondo fornitore di vino del mercato cinese dopo la Francia - è stata favorita dalla progressiva riduzione dei dazi negli scambi commerciali con Pechino, avviata nel 2015 con il Free Trade Agreement e che dovrebbe portare al completo abbattimento della barriere tariffarie nel 2019.
Tassi di crescita a due cifre, ma sensibilmente inferiori rispetto ai cugini d'oltralpe e ai competitor iberici, sono stati registrati invece dalla cantine italiane. Nel periodo in esame le importazioni cinesi di vino tricolore sono cresciute di quasi il 20% in valore (+14% le quantità), a fronte di un amento del 57% e del 37% ottenuto rispettivamente da Francia e Spagna. Molto positiva la performance dei vini imbottigliati italiani che secondo fonti cinesi sono cresciuti del 23% in volume e del 27% in valore rispetto ai primi nove mesi del 2015.
L'Italia è il quinto fornitore di vino in Cina, con una quota del mercato che raggiunge il 2,5% in termini di volume e il 5% del giro d'affari complessivo realizzato in Cina.
Ma la crescita delle esportazioni italiane non è né casuale né episodica, confermano alcuni importanti operatori del settore interpellati da UIV-ISMEA. L'ottimo rapporto qualità- prezzo, la grande varietà delle nostre produzioni che permette di rispondere a diverse esigenze e modalità di consumo dei cinesi e, in ultimo, la flessibilità e disponibilità delle imprese tricolori a creare vini con brand richiesti dai distributori sono gli elementi di un successo commerciale di cui iniziamo ora a raccogliere i primi frutti.
Certo, la crescita di conoscenza dei nostri vini da parte del consumatore cinese che ha iniziato ad associare il paese Italia non solo a moda ma anche a food&wine è solo agli inizi e va supportata con investimenti promozionali di "sistema" capaci di proseguire le attività di informazione ed educazione che, stando ai numeri appena pubblicati, confermano una strategia vincente di crescita destinata a proseguire in futuro.
(Fonte Ismea servizi - Roma,26 ottobre 2015)
Sia in Italia che in altre piazze europee (in Germania in particolare) l'allarme lanciato nei giorni scorsi dall'Oms sul consumo di carni ha avuto impatti negativi sui prezzi dei suini.
Roma, 9 novembre 2015 - Lo rileva l'Ismea nell'Overview sui mercati agroalimentari di questa settimana, segnalando cedimenti piuttosto accentuati sul circuito del vivo, con cali soprattutto a carico dei capi da macello.
Le pressioni esercitate dai macellatori, che lasciano prevedere una possibile riduzione dei prezzi anche per i principali tagli suini, riflettono presumibilmente l'esigenza di evitare scontri con la grande distribuzione organizzata, impegnata in campagne promozionali aggressive finalizzate a tamponare l'ondata di sfiducia presso i consumatori.
Da rilevare che gli squilibri riconducibili a un'offerta chiaramente in eccesso rispetto a una domanda finale in ulteriore indebolimento stanno condizionando anche il comparto avicolo, riflettendosi negativamente sui prezzi, soprattutto di polli e tacchini.
Un cambio di passo che potrebbe determinare nelle prossime settimane una svolta anche sul mercato dei conigli, considerando tra l'altro che le alte quotazioni attuali stanno avendo un effetto dissuasivo sui consumi finali. Resta orientato al ribasso il mercato delle uova, né si prevedono svolte imminenti, anche alle luce di una scarsa richiesta industriale per i calibri medio-piccoli.
Poche le novità nel comparto bovino, in un mercato destabilizzato dalle notizie dell'Oms, ma complessivamente stazionario sul fronte dei prezzi, in un contesto di scambi ancora molto contenuti.
Mostrano un maggiore dinamismo, invece, i formaggi grana, con i prezzi in generale ripresa anche nelle aspettative delle prossime settimane. Stabili burro e materie grasse, mentre resta pesante la situazione sul mercato del latte crudo alla stalla, con i valori che ai livelli attuali non garantiscono margini di redditività agli allevatori.
Per quanto attiene ai cereali, dopo i recenti ribassi la situazione sui mercati interni sta gradualmente stabilizzandosi per il grano duro, che sembra adesso aver trovato un punto di equilibrio. Mercato calmo anche per mais e orzo, mentre restano orientati al rialzo i risoni.
L'offerta più abbondante di ortaggi di stagione sta comportando, nel frattempo, un normale assestamento al ribasso dei valori per cavoli, finocchi, radicchi e carciofi. Una dinamica che dovrebbe proseguire anche nei prossimi giorni, salvo repentini mutamenti climatici, in un mercato che non sembra invece in grado di riassorbire, per lo meno in questa fase, i forti aumenti delle zucchine, che rispetto all'anno scorso spuntano prezzi quasi doppi. I minori investimenti nazionali, ma anche la scarsa pressione del prodotto d'importazione, specialmente spagnolo, spiega l'attuale divario delle quotazioni che potrà iniziare a ridursi solo con il pieno apporto delle coltivazioni siciliane.
In relazione ai prodotti frutticoli, si registrano scambi regolari e prezzi stabili per mele e pere, mentre accusano diffusi cedimenti le quotazioni dei loti, penalizzati da un'offerta eccedentaria e da un peggioramento qualitativo della merce.
Poche le novità per l'uva da tavola, che presenta un andamento complessivamente stazionario, mentre è iniziata all'insegna della cautela la campagna di commercializzazione del kiwi, con valori di esordio inferiori all'anno scorso in ragione di una produzione più abbondante.
Scambi regolari, con prezzi però in ulteriore flessione (anche su base annua), per le clementine, le cui affluenze sui mercati stanno aumentando rapidamente, incontrando comunque il favore della domanda. Le arance, disponibili in quantità ancora limitate, stanno invece subendo le crescenti pressioni concorrenziali esercitate dal prodotto spagnolo che sembra al momento avere la meglio sui mercati anche in termini di ricezione della domanda.
Restano infine orientati alla prudenza i mercati vinicoli nazionali, data l'abbondanza d'offerta confermata in questi giorni dalla stima Oiv (l'Organizzazione internazionale del vigne e del vino) di un incremento del 2% della produzione mondiale 2015.
C'è ancora molta confusione sul mercato degli oli di oliva, caratterizzati da diffusi cedimenti dei prezzi. Non è ancora chiara la composizione dell'offerta quali-quantitativa degli oli di nuova produzione, un elemento, questo, che sta creando nervosismo sui mercati e condizionando fortemente gli scambi.
(Fonte Ismea 9 novembre 2015)
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