Premiata a Roma l'iniziativa regionale di reinserimento sociale dei detenuti attraverso il disassemblaggio dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Oltre 60 le persone coinvolte nei laboratori, di cui 22 assunte -
Parma, 23 maggio 2014 -
Un modello, per la sua capacità di coniugare finalità sociali e attenzione all'ambiente. E' una delle motivazioni per cui il comitato italiano promotore della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (edizione 2013) ha premiato in questi giorni a Roma il progetto "RAEE in carcere" nella categoria "pubblica amministrazione". Già scelto come finalista tra oltre 85 progetti presentati in Europa agli Awards della European Week for Waste Reduction, "RAEE in carcere" si sta affermando come esempio nell'ambito della gestione dei rifiuti con un'importante valenza sociale.
"Il premio è una conferma della peculiarità e del valore dell'iniziativa" afferma Alfredo Bertelli, sottosegretario alla presidenza della giunta della Regione Emilia-Romagna. "La finalità sociale, rivolta in modo specifico alle persone in esecuzione penale, e quella ambientale, che si concentra sulla gestione dei rifiuti elettronici, si intersecano in un progetto che ha trovato il giusto riconoscimento anche a livello europeo".
"RAEE in carcere" ha come obiettivo il recupero dei rifiuti elettrici ed elettronici e, al tempo stesso, il reinserimento socio-lavorativo di persone in esecuzione penale – o che hanno concluso il periodo di detenzione – attraverso il disassemblaggio di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Nato nel 2005 con l'iniziativa Equal Pegaso, promossa dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo sociale europeo, il progetto è diventato operativo nel 2009 con la partecipazione di detenuti a tre laboratori: due all'interno delle carceri (Bologna e Ferrara), uno all'esterno (carcere di Forlì). Il personale selezionato è stato formato e poi assunto dalle cooperative sociali che gestiscono le attività. "RAEE in carcere" è promosso da Regione, Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria, Hera, consorzi Ecolight, Ecodom e Erp Italia, cooperative sociali IT2, Gulliver e Il Germoglio, enti di formazione Techne e Cefal, Province di Bologna, Forlì-Cesena e Ferrara.
Importanti i risultati raggiunti finora in termini sociali: più di 60 persone in esecuzione penale sono state coinvolte nei tre laboratori. Di queste, 22 sono state assunte dalle cooperative sociali che gestiscono i laboratori: IT2 a Bologna, Gulliver a Forlì e Il Germoglio a Ferrara. L'accompagnamento formativo dei lavoratori – tramite tirocini d'inserimento e tutoraggio al gruppo dei lavoratori – e il raccordo con le istituzioni regionali è assicurato fin dall'avvio del progetto dagli enti di formazione Techne Forlì Cesena e Cefal Emilia Romagna. Dal 2012 il progetto ha ampliato il proprio raggio di azione: il sito web (www.raeeincarcere.org) e la pagina Facebook, cofinanziati da alcuni partner, sono gestiti da operatrici provenienti dall'esperienza del carcere, e rappresentano così un'occasione formativa e lavorativa.
I commenti dei partner
"E' importante individuare soluzioni e percorsi efficaci per promuovere e incrementare l'inclusione sociale e lavorativa delle persone detenute e in misura alternativa – spiega Pietro Buffa, provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria – . Inoltre, detenzioni caratterizzate da un impegno lavorativo hanno conseguenze meno destrutturanti ed effettivamente più responsabilizzanti per le persone che le vivono".
Il progetto è operativamente e finanziariamente sostenuto dalla multiutility Hera Spa e da tre dei maggiori sistemi collettivi italiani per la gestione dei RAEE, Ecodom, Ecolight ed Erp, impegnati a remunerare le cooperative e a sostenere l'iniziativa. "Si tratta di un progetto che il nostro Gruppo ha promosso, sostenuto e co-finanziato fin dalle origini – spiega Tiziano Mazzoni, direttore Servizi ambientali di Hera Spa – mettendo a disposizione i propri servizi operativi ambientali e i Raee raccolti alle stazioni ecologiche gestite. Un progetto, questo, che porta una ricaduta positiva e concreta sul territorio, in particolare a beneficio delle fasce più deboli".
"Dall'avvio del progetto abbiamo messo a disposizione dei tre laboratori, tramite i nostri fornitori, oltre 2.500 tonnellate di RAEE, che sono state lavorate permettendo di recuperare importanti quantitativi di materie prime di recupero, ed evitando la dispersione nell'ambiente di sostanze pericolose – spiegano Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, e Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom – . Abbiamo voluto sottolineare e rafforzare il nostro impegno nel progetto, assicurandone la continuità nel tempo e garantendo il proseguimento di un'iniziativa che riteniamo davvero meritevole e importante per il territorio e per i nostri Consorzi".
"Abbiamo scelto con orgoglio di aderire a quest'iniziativa – conclude Alberto Canni Ferrari, country manager di Erp Italia, sistema collettivo entrato nel progetto dal 2014 – per l'importante valenza sociale del progetto, che ci permette di coniugare perfettamente la nostra consueta attività con il nostro impegno costante e continuativo per la tutela dell'ambiente".
(fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Il bilancio della "Giornata Ecologica 2014", tenutasi nei giorni scorsi a Pavullo -
Modena, 9 maggio 2014 -
14 quintali di rifiuti raccolti in poche ore. È questo il bilancio della “Giornata Ecologica 2014”, tenutasi nei giorni scorsi a Pavullo allo scopo di sensibilizzare i cittadini verso un corretto e consapevole smaltimento dei rifiuti e per porre in parte rimedio ai danni provocati da chi questa sensibilità non la possiede. All'iniziativa, organizzata dall'Amministrazione Comunale, in collaborazione con Enalcaccia ed Hera, con la partecipazione delle associazioni di volontariato locali e il sostegno degli sponsor Forno Camatti e Sap - Salumificio Artigianale Pavullese, hanno aderito 30 persone, organizzate in 2 squadre di bonifica. Sono state ripulite scarpate, argini e spiazzi utilizzate colpevolmente come discariche abusive: un malcostume davvero duro da sconfiggere.
(Fonte: ufficio stampa Comune di Pavullo)
Sostituirà quello di viale Olimpia, e grazie al Centro del Riuso incentiverà il riuso dei materiali invenduti non alimentari conferiti dalla GDO e gli oggetti che le persone buttano perché non usano più -
Reggio Emilia, 5 maggio 2014 di Ivan Rocchi -
Durante lo scorso anno i 6 centri di raccolta rifiuti presenti nel comune di Reggio Emilia hanno intercettato 30.850 tonnellate di materiale da avviare al recupero. Una parte di questo è costituita da prodotti invenduti non alimentari della Grande Distribuzione e beni riutilizzabili conferiti direttamente dai cittadini. Da oggi tutti quegli oggetti potrebbero essere riutilizzati, grazie al nuovo Centro del Riuso che dovrebbe aprire entro la fine del 2014 in via Mazzacurati.
Comune di Reggio e Iren Emilia hanno infatti aperto accanto ai magazzini comunali un nuovo grande centro di raccolta rifiuti, che sostituisce quello dismesso di viale Olimpia. La struttura è stata aperta ufficialmente questa mattina dall'assessore comunale all'Ambiente Mauro Del Bue e dai responsabili di Iren, tra i quali il direttore operativo di Iren Emilia, Eugenio Bertolini. Tra i partecipanti erano presenti anche gli alunni della scuola primaria Collodi, che hanno potuto accostarsi, attraverso animazioni e giochi tradizionali proposti dalle cooperative Maia e L'ovile - come il tiro al barattolo e il tiro a segno con i fucili ad elastico - al tema del riciclo.
L'area a disposizione è di circa 2.600 metri quadrati ed è stata progettata per agevolarne l'utilizzo da parte dei cittadini. Oltre ai contenitori e ai compattatori, i cittadini avranno a disposizione alcuni settori dedicati a specifiche tipologie di rifiuti (polistirolo, ferro, potature, legname, polipropilene, elettrodomestici non pericolosi), suddivisi da barriere di circa 2,6 metri. I cittadini avranno a disposizione anche un'area in cui ritirare gratuitamente il compost prodotto dagli sfalci e dalle potature raccolti con il servizio "Giro Verde".
Il centro offre inoltre una zona coperta per la raccolta dei rifiuti urbani pericolosi (pile, batterie, olii esausti etc) e dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (frigo, monitor, computer, neon, lampadine a risparmio energetico). I contenitori di questi rifiuti saranno posati su vasche a tenuta e piani di appoggio speciali. Tutto il centro di raccolta è dotato di una pavimentazione impermeabile e una rete di drenaggio delle acque.
Il nuovo impianto di via Mazzacurati rappresenta l'evoluzione del tradizionale Centro di raccolta, perché all'ampia area destinata alla sola raccolta abbinerà, a partire da fine anno, uno spazio di 500 metri quadrati, il Centro del Riuso, che raccoglierà i beni ancora in buono stato che possono essere riutilizzati e avere una "seconda vita".
La struttura costituisce la prima esperienza di questo tipo nel Comune di Reggio Emilia ed è frutto del progetto europeo LIFE "No Waste", per la riduzione dei rifiuti all'interno delle catene di grande distribuzione commerciale e la prevenzione di nuova produzione. Insieme al Comune di Reggio Emilia, che ha il ruolo di capofila, partecipano al progetto LIFE anche il Comune di Trento, Ambiente Italia, Reggio nel Mondo e Coop Consumatori Nordest con la collaborazione di Iren Emilia.
Per orari e informazioni anche sugli altri Centri presenti nel comune di Reggio:
Numero verde 800212607, www.irenemilia.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - App Ecoiren.
Il comunicato stampa di GCR sui rifiuti da fuori provincia, nonostante il divieto -
Parma, 2 maggio 2014 -
La Provincia di Parma, a seguito di segnalazione pervenuta da Arpa, ha diffidato Iren.
Nell'inceneritore di strada della Lupa rifiuti speciali da fuori provincia, nonostante l'autorizzazione integrata ambientale lo impedisca.
La prescrizione numero 7 dell'Aia recita: “Si ribadisce che al PAIP potranno essere conferiti rifiuti prodotti esclusivamente nel territorio provinciale di Parma, salvo espressa autorizzazione dell’Autorità Competente”.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/VIAPROVINCIA.pdf
L'Autorità Competente sarebbe la Provincia, autrice della diffida e quindi immaginiamo non sia arrivata espressa autorizzazione al gestore di portare rifiuti a Parma da fuori provincia.
Qualche settimana fa era stato segnalato un automezzo in coda al Paip con una targa lontana dai lidi emiliano romagnoli.
La mossa di Iren mette in evidenza un dato di fatto impossibile da smentire.
L'inceneritore di Parma è troppo grande, troppo capiente, troppo affamato di rifiuti per accontentarsi di quelli prodotti in loco.
L'episodio segnalato (quanti in precedenza?) porta con sé la conferma di quanto sostenuto da tanti, fra cui l'associazione Gcr, sul fatto che questo impianto sia grosso il doppio del necessario e che la decisa avanzata della raccolta differenziata nel capoluogo, che produce il 50% degli scarti provinciali, avrebbe segnato il de profundis per la bulimia del forno.
Giustamente il comune di Parma chiede ora di fare chiarezza e soprattutto di sanzionare i responsabili di quanto accaduto a Ugozzolo, per fare in modo che l'episodio non si ripeta.
La trasparenza del Paip, bandiera sventolata dai suoi sostenitori, appare decisamente ammainata ai nastri di partenza dell'impianto che, in esercizio definitivo da nemmeno un mese, inciampa subito in uno dei paletti totem dei sostenitori della soluzione forno: rifiuti solo made in Parma.
Rimane il problema di tenere acceso il braciere.
Se arrivano rifiuti da fuori significa che quelli da dentro scarseggiano, vuol dire che Iren non è in grado di recuperare scarti speciali (cioè provenienti dai comparti commerciali, industriali, artigianali) in misura sufficiente a riempire la bocca del forno.
Così se li è andati a cercare altrove.
Così il futuro è al bivio: o cambiare l'autorizzazione o spegnere una linea.
Non c'è una terza via che consenta di salvare capra e cavoli.
Siamo però molto curiosi, a questo punto, di osservare le mosse del gestore e soprattutto dell'autorità competente Provincia di Parma, sempre pronta a supportare le genesi del progetto fino al punto di presentarsi in tribunale a fianco di Iren.
Bernazzoli, e il suo assessore Castellani, se la sentiranno di mettere mano all'autorizzazione vista la forte presa di coscienza dell'opinione pubblica?
Intanto si segnala un forte rialzo della temperatura ad Ugozzolo, anche fuori dai forni...
(Fonte: ufficio stampa Gestione Corretta dei Rifiuti Parma)
Il commento di Confartigianato Imprese Apla: «Bene esclusione piccole imprese. Adesso procedere verso il superamento dell’attuale sistema» -
Parma, 30 aprile 2014 -
È molto positivo il commento di Leonardo Cassinelli, presidente di Confartigianato Imprese APLA di Parma, all’annuncio della firma da parte di Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, del decreto che esclude dall’obbligo di aderire al Sistri per le imprese con meno di dieci dipendenti.
«Questo è un grande risultato che premia l’impegno delle associazioni di rappresentanza delle piccole imprese che hanno contrastato, per anni, un sistema che non teneva conto della reale composizione del tessuto produttivo italiano. L’ideazione e messa in opera del Sistri è stata da subito molto chiacchierata, inoltre, anche dal punto di vista penale, ci sarebbero stati presunti reati commessi da persone che lavoravano nell’ambito di società o enti direttamente coinvolti nella ideazione e nell’applicazione del sistema. Oltre ai benefici in termini di semplificazione ci dobbiamo compiacere soprattutto perché è stato uno dei più evidenti risultati ottenuti grazie anche alla manifestazione di protesta nazionale dello scorso 18 febbraio a Roma».
«Il decreto firmato dal ministro cancella l’assurda equiparazione dei rifiuti di un piccolo artigiano o commerciante con quelli di un’impresa di maggiori dimensioni. Adesso, però, occorre proseguire verso il superamento dell’attuale sistema di tracciabilità, che complica inutilmente l’attività delle imprese, in particolar modo quelle del trasporto e della gestione dei rifiuti».
(Fonte: ufficio stampa Confartigianato Apla Parma)
Acqua del rubinetto nelle mense scolastiche comunali a partire da settembre. Questo sottoscrive il protocollo d'intesa per l'utilizzo dell'acqua di rete nelle mense dei nidi, scuole dell'infanzia e scuole primarie e secondarie di primo grado, a partire dall'anno scolastico 2014-2015.
Parma, 29 aprile 2014 -
Il comunicato di GCR sulla riduzione dei rifiuti che passa dalla scuola con il nuovo protocollo che sarà applicato nelle scuole -
Da settembre le scuole di Parma andranno ad acqua di rubinetto.
La rivoluzione verde è stata presentata in municipio con l'adesione di tutti gli enti di controllo.
L'acqua del sindaco per i cittadini del futuro.
Non solo un'enorme inversione di tendenza sul fronte dell'usa e getta, ma anche un formidabile momento educativo, che preclude ad un domani con meno plastica e più intelligenza.
L'acqua del rubinetto, controllata 24 ore al giorno, è praticamente gratuita.
Con questo provvedimento si dà lo stop ai bilici di bottigliette, in viaggio da nord a sud, e da sud a nord, per seguire il vezzo dei consumatori, "preferisco la San Bollicina", "io invece voglio la San Naturale", e via di gomma in gomma sui nastri delle autostrade dello Stivale.
Una sfida importante, che deve passare anche attraverso la garanzia della fornitura di un'acqua sana e nutriente, per battere il rischio nitrati, che l'agricoltura intensiva e gli allevamenti massivi hanno regalato alle nostre terre e, di conseguenza, alle nostre falde.
Un lavoro impegnativo attende le maestranze, finalizzato a migliorare sempre di più la bontà della nostra acqua, per mantenere elevato il grado di sicurezza e salvaguardia per cittadini.
La sfida passa anche attraverso lo sviluppo del sistema fontane pubbliche, che dovrebbe essere maggiormente sostenuto dal gestore e non gravare totalmente sui bilanci asfittici del Comune.
L'Italia, come si sa, è al primo posto in Europa per consumo di acqua minerale.
Nel 2011 un record di 200 litri a testa all'anno di acqua in bottiglia, terzi al mondo dopo Arabia Saudita e Messico.
Un mercato da 2 miliardi di euro e 12 miliardi di litri imbottigliati all'anno, oltre che 350 mila tonnellate di plastica inutile per forgiare le bottiglie, 1 milione di tonnellate di CO2 e infine 700 mila tonnellate di petrolio estratto per il Pet.
Il business è enorme e gli interessi in gioco di formidabili dimensioni.
Eppure stiamo parlando di acqua, semplice acqua che sgorga naturalmente, sulla quale al limite si aggiunge un po' di anidride carbonica, ma che di per sé ha nulla di aggiunto, nessun know-how tecnologico, nessun brevetto.
Solo acqua.
Benvenuta acqua di Parma.
(Fonte: ufficio stampa Gestione Corretta dei Rifiuti)
Gestione Corretta dei Rifiuti: "L'inceneritore oggi lo si batte togliendogli benzina, azzerando la necessità di smaltimento del territorio." -
Parma, 18 aprile 2014 -
Il comunicato di GCR che per combattere l'inceneritore propone di ridurre a zero il rifiuto residuo -
Da inizio aprile l'inceneritore di Parma è entrato in esercizio definitivo.
Dopo una fase provvisoria di oltre 6 mesi, l'impianto ha ottenuto la patente per bruciare 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno, per un periodo molto lungo, ipotizzabile in almeno 15-20 anni.
Il forno va a mille, grazie all'apporto del residuo della raccolta differenziata e da altri materiali provenienti dal recupero di rifiuti presso aziende, ospedali, impianti di depurazione delle acque.
La caldaia rimane accesa perché ci sono queste componenti, a garantire un potere calorifico sufficiente a raggiungere la temperatura minima di abbattimento degli inquinanti, che il processo di combustione di per sé produce: furani, diossine, metalli pesanti, microinquinanti.
Il dado è tratto, ed è uscito il numero del gestore.
Dopo anni di battaglie hanno vinto coloro che questo impianto lo hanno voluto, sostenuto, osannato.
Hanno perso i cittadini che hanno cercato in tutti i modi di convincere le maestranze sulla scelta sbagliata, nel 2014, di avviare un impianto di combustione quando c'è oggi la tecnologia sufficiente per gestire i materiali dismessi in modo corretto, senza causare danno a cose e persone.
Oggi viene da domandarsi quale deve essere l'atteggiamento degli anti inceneritoristi, come insomma affrontare il dopo sconfitta, il giorno dopo il verdetto.
Potrà apparire curioso, ma oggi c'è una possibilità nuova e vera per combattere il mostro, con armi affilatissime e letali.
E' la battaglia sul residuo che, da esperienze concrete e reali, è possibile vincere.
L'inceneritore oggi lo si batte togliendogli benzina, azzerando la necessità di smaltimento del territorio.
Ed è una prova democratica, incruenta, facile, realizzabile oggi.
Oggi possiamo con il nostro atteggiamento togliere fiato alla caldaia e renderla innocua.
Si dirà, "prenderanno rifiuti da fuori".
Lo faranno, ma non sarà semplice.
L'autorizzazione attuale lo impedisce.
Ancora a parole l'ente provincia nega questa possibilità.
Oggi invece la protesta attuata da alcuni cittadini provoca l'effetto contrario alle intenzioni.
Abbandonare rifiuti per la strada, gestire male la differenziata, sporcare le frazioni riciclabili, corrisponde ad una festa per il gestore, un lauto pranzo per la fornace,
Se invece non lascio nulla nel residuo, la bocca del forno diventa amara, e vuota.
E un forte tremore giungerebbe immediato da Ugozzolo.
La protesta perfetta è non concedere nulla al nemico, ridurre a zero il vitto, rendendo arido l'alloggio.
La protesta perfetta oggi è differenziare senza difetti, sapendo che il nostro gesto è la risposta migliore possibile ad una decisione insensata e contraria al buon senso.
La protesta perfetta, anche per chi protesta con l'abbandono dei rifiuti, è comprendere che quei sacchi giungono diritti al forno, e fanno felice il gestore, che oltre tutto incassa il servizio extra per recuperare il sacco abbandonato, pagato profumatamente dall'amministrazione e poi fatto pagare ai cittadini che protestano, ed anche a quelli che non protestano.
Un conto salatissimo, che ha il sapore della beffa.
Ecco la protesta perfetta, ridurre a zero il residuo, riducendo così anche i guadagni del gestore, fino al limite del pareggio contabile, che senza rifiuti da bruciare è impossibile.
(Fonte: ufficio stampa Gestione Corretta dei Rifiuti Parma)
Il "Decalogo per una raccolta differenziata di qualità" è già stato distribuito in 800 classi di 80 scuole, utile risorsa in più per differenziare meglio -
Parma, 16 aprile 2014 -
Il Decalogo è stato realizzato dall'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma, con il patrocinio degli assessorati all'ambiente e ai servizi educativi e verrà distribuito nelle scuole. Un facile strumento per avvicinare sempre di più i ragazzi alla corretta gestione dei rifiuti promuovendo la raccolta differenziata, che in questi giorni ha raggiunto quota 62%, a livello urbano. Un dato positivo che può essere migliorato anche grazie a questo vademecum che i ragazzi potranno agevolmente consultare.
Il manuale, stampato su carta riciclata è già stato distribuito in 800 classi di 80 scuole e fornisce indicazioni pratiche affinché sia possibile migliorare la qualità della raccolta oltre che la quantità, ed è finalizzato a portare anche nelle famiglie degli alunni le indicazioni utili al miglioramento della gestione dei rifiuti a livello cittadino. Semplice e facile da consultare, nei primi 5 punti si spiega come ottimizzare una raccolta differenziata di qualità e negli altri 5 si indica come raccogliere i materiali, con particolare riferimento ai rifiuti scolastici.
Una parte del decalogo è dedicata all'informazione su quei materiali che possono incrementare ulteriormente le raccolte, come ad esempio i tappi di plastica, di sughero, i cellulari, i carica batterie, gli ombrelli rotti.
Ridurre i rifiuti a smaltimento significa ridurre i costi per il Comune e quindi per i cittadini per cui è importante sapere come conferire, per esempio, le pile e le batterie esauste, i Raee (apparecchi elettrici ed elettronici), il toner, indumenti, calzature, borse e tessuti, mobili ed elettrodomestici.
Ecco le dieci regole d'oro: verificare sempre le indicazioni di conferimento sul singolo imballaggio; dividere gli imballaggi composti da più materiali; ridurre sempre il volume dell'imballaggio; controllare che il materiale in procinto di essere ritirato sia privo di elementi estranei; attivare un'attenta raccolta differenziata nella scuola; smaltire la carta nel bidone blu, mentre l'indifferenziato va sempre nel bidone nero. L'obiettivo finale (regola 10) resta sempre quello di ridurre al minimo il rifiuto indifferenziato.
(Fonte: Comune di Parma)
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell'Associazione Millecolori sul tema dei rifiuti -
Parma, 3 aprile 2014 -
LE TROPPE GIACCHE DEL SINDACO PIZZAROTTI OVVERO: COME HO GABBATO I PARMIGIANI – IREN AMORE MIO!!!
Insomma secondo la proposta del Sindaco questi 3-4 impianti dovrebbero smaltire i rifiuti dell’intera Regione.
Come si vede quando denunciavamo che Pizzarotti era ben contento di smaltire a Parma rifiuti extra provinciali, con un accordo non dichiarato con IREN, avevamo detto il vero, nonostante le vibrate proteste dei pasdaran di turno.
Comprendiamo bene il perché della mancata partecipazione del Sindaco alla prossima inaugurazione del forno inceneritore di Ugozzolo.
Infatti siamo umanamente d’accordo con la sua scelta di non partecipare, in quanto il suo sorriso non potrebbe nascondere la verità che ormai è evidente e che lo dovrebbe portare a dire::
cari parmigiani prima vi ho fatto credere ai cinesi e/o agli olandesi volanti che però, non essendo scemi, non hanno neppure presentato ad IREN una proposta d’acquisto;
2)cari parmigiani sin dall’inizio sapevo che non potevo fermare il forno ma vi ho fatto spendere tanti soldi in consulenze e vertenze varie, anche dopo che il mio super consulente ing. Rabitti aveva sconsigliato di continuare a porre in essere atti finalizzati a ritardare l’avvio dell’impianto; così facendo vi ho fatto credere di aver fatto tutto il possibile per fermare il forno;
3)cari parmigiani vi ho fatto credere che Bagnacani si sarebbe ridotto i suoi emolumenti ma lui mica è scemo (sono tanti euro, mica SCEC!) non l’ha fatto ed io comunque gli ho rinnovato il mandato;
4) cari parmigiani lo stesso ho fatto con Raphael Rossi che adesso è diventato consulente di IREN (pecunia non olet?);
5) cari parmigiani vi ho fatto credere che avrei cercato di “affamare il forno” ma, visto che IREN è IREN, è meglio alimentare il forno di Ugozzolo con rifiuti provenienti anche da fuori provincia, altrimenti come faccio a fare la mia bella figura a fianco del Presidente Profumo? Non sono mica scemo “IO”.
Questi sono i fatti riscontrabili da tutti.
A questo punto però, tralasciando facili ironie nei confronti di siffatti concreti comportamenti-scelte rinnoviamo al Sindaco di Parma la domanda-proposta che da tempo abbiamo formulato, ovviamente senza ottenere risposta (il che non è una novità!):
A)se a Parma dovranno arrivare rifiuti provenienti da fuori provincia, ritiene corretto che i cittadini e le imprese di Parma paghino lo stesso costo di smaltimento dei cittadini ed imprese di zone che non sono dotate di impianti di smaltimento?
B)se non lo ritiene corretto (come noi riteniamo non essere corretto) quali iniziative politiche ha posto in essere ed intende porre in essere per ottenere la riduzione del costo di smaltimento per i cittadini e le imprese parmigiane?
* * * *
Recentemente l’Assessore provinciale Castellani ha dichiarato che il costo di smaltimento attuale verrà ridotto passando da € 170/t ad € 154/t.
Questa è già una buona notizia, ma noi riteniamo che si possa ottenere di più ed è per questo che, da tempo, chiediamo al Sindaco di Parma di operare affinché i cittadini e le imprese di Parma paghino di meno rispetto ai cugini reggiani, dopo che, per oltre 13 anni, i parmigiani, per portare i loro rifiuti a Reggio (e non solo) hanno sostenuto costi superiori.
In linea di principio non siamo contrari a che a Parma vengano smaltiti rifiuti di chi, per tanti anni, ha smaltito i nostri rifiuti ma riteniamo che, come i cittadini di Parma hanno pagato somme rilevanti al fine di tale esportazione e smaltimento, altrettanto avvenga ora in loro favore, con correlativa diminuzione della tariffa rifiuti che sono chiamati a versare.
Su questo argomento invitiamo tutte le forze politiche, economiche e sociali a porre in essere tutte le iniziative necessarie per cercare di raggiungere tale obiettivo. Noi cercheremo comunque di dare il nostro contributo a tutti quelli che, in concreto, senza prendere in giro i cittadini (proclamando delle cose per poi fare l’esatto contrario), vorranno operare nell’esclusivo interesse della cittadinanza e non di altri.
Associazione Millecolori
(Fonte: ufficio stampa Associazione Millecolori)
L'Assessore provinciale all'ambiente Mirko Tutino fa il punto sulla situazione rifiuti nel nostro territorio e in quello emiliano-romagnolo -
Reggio Emilia, 3 aprile 2014 - di Ivan Rocchi
Nei giorni scorsi il comunicato stampa dell'associazione Millecolori di Parma ha riaperto il dibattito sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Emilia. Messo sotto pressione dalle proteste, anche l'assessore comunale della città ducale Gabriele Folli ha dovuto esprimere i propri dubbi sull'opportunità di accogliere nell'impianto di Cornocchio 450.000 tonnellate di rifiuti provenienti da Reggio Emilia nei prossimi tre anni, anche se solo per il trattamento di separazione secco-umido. Un surplus che secondo Folli sarebbe il frutto della recente chiusura dell'inceneritore di Reggio e dei tempi lunghi per la costruzione dell'impianto di TMB (trattamento meccanico-biologico) nella frazione di Gavassa. Il sindaco vicario Ugo Ferrari e l'assessore provinciale all'ambiente Mirko Tutino hanno subito ribattuto alle accuse, sottolineando che la soluzione è temporanea e che negli ultimi 10 anni Reggio Emilia ha smaltito – non solo trattato – circa 1 milione di tonnellate di rifiuto indifferenziato proveniente da Parma. E proprio all'assessore Tutino abbiamo voluto chiedere di farci il punto sulla situazione rifiuti nel nostro territorio e in quello emiliano-romagnolo.
Buongiorno assessore Tutino. Partiamo dalla paventata emergenza rifiuti. Ha qualche dato su flussi e livello di saturazione delle discariche nel Reggiano?
Certo, sono tutti dati raccolti dall'Osservatorio provinciale rifiuti. Se parliamo di rifiuti urbani, le due discariche del nostro territorio hanno poco più di due anni di autonomia: c'è spazio per circa 360mila tonnellate di rifiuti. Infatti nel 2013 abbiamo inviato a smaltimento circa 150mila tonnellate di rifiuti urbani. La necessità di smaltimento dei rifiuti speciali è stata invece di circa 30mila tonnellate. L'inceneritore, fino al 2012, trattava meno di un terzo di questi quantitativi.
Quando sarà pronto l'impianto TMB di Gavassa?
Sarà autorizzato entro la primavera e poi sono previsti due anni tra gara e cantiere. L'attivazione avverrà quindi nel secondo semestre del 2016.
Costituirà davvero la soluzione per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti nella nostra provincia?
Il TMB non è un tradizionale impianto di smaltimento, per esempio come l'inceneritore, che "blocca" la raccolta differenziata perché ha bisogno di un flusso continuo di rifiuto indifferenziato per rimanere acceso. Invece è concepito come un trattamento da realizzare a valle di un alto livello di differenziata. Continuando a estendere il porta a porta come abbiamo fatto in questi anni (dal 2010 a oggi abbiamo triplicato i cittadini toccati da questo servizio ed entro fine anno saremo a circa 200mila utenti) e dopo l'avvio del TMB, ciò che rimane da smaltire sarà un materiale quasi inerte e di modesta quantità, circa il 10-15% del rifiuto iniziale. Si consideri che con un inceneritore un quarto del rifiuto viene trasformato in scorie e ceneri, che devono comunque essere inviate a smaltimento. Quindi nemmeno l'inceneritore chiude il ciclo dei rifiuti.
Quale potrebbe essere il futuro della raccolta e smaltimento rifiuti dopo la cancellazione delle province?
In questi ultimi tre anni abbiamo fatto salire la differenziata di 5 punti (dal 58 al 63%) su base provinciale, ridotto del 20% la quantità di rifiuti indifferenziati inviati a smaltimento. I comuni che superano il 65% di differenziata sono passati da 6 a 18 ed in alcuni di questi si è raggiunto e superato l'80%. Tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo deciso insieme ai Comuni. A Reggio i sindaci hanno dimostrato solidarietà territoriale e capacità di affrontare - anche tecnicamente - il tema. Non c'è più la fiducia in bianco data al gestore, e per questo credo che il lavoro avviato sarà portato avanti al di là del destino delle province.
Però cambieranno completamente gli equilibri decisionali. E gli attori in campo sono ancora tanti: Atersir (Agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti), Regione, Iren, Comuni e Unioni di Comuni. Quale ruolo avranno?
Già oggi la pianificazione è diventata regionale. Le filiere di raccolta, di trattamento, e di avvio a recupero/smaltimento non possono più fondarsi sui bacini amministrativi delle province. Ciò poteva valere quando i rifiuti andavano tutti a smaltimento. Bastava avere una raccolta funzionante e alcuni impianti per lo smaltimento, dividendo il territorio per bacini di dimensioni provinciali. Il piano rifiuti regionale invece cancella l'autosufficienza delle singole province, e quindi dal 2015 si dovrà considerare l'impiantistica regionale nel suo complesso. Per questa ragione, scaduto il Piano Provinciale di Gestione Rifiuti, non abbiamo potuto rinnovarlo. Tuttavia il buon andamento della differenziata ci ha fatto arrivare alla fine del periodo senza essere in emergenza.
E' vero che bisogna ancora verificare se l'impianto di Cornocchio possa tornare in attività o meno? Esiste un piano B?
La Regione ritiene che l'obbligo di trattare i rifiuti urbani in un impianto di selezione prima del conferimento in discarica si debba attivare da subito. Noi riteniamo che portare i rifiuti fuori provincia per poi smaltirli nelle discariche reggiane non sia una soluzione economicamente e ambientalmente utile ed abbiamo proposto di fare come in Toscana: un piano per lo sviluppo della differenziata e costruzione del TMB perché entro il 2016 Reggio sia in linea con quanto previsto dalla normativa. Il Ministero dell'Ambiente si dovrà esprimere su quale sia la scelta più razionale, nel frattempo abbiamo verificato comunque tutte le strade, compreso l'utilizzo dell'impianto di Cornocchio - a Parma - per fare la selezione e riprenderci poi i rifiuti. Ma non è l'unica soluzione.
Quattrocentocinquantamila tonnellate in tre anni, a partire da luglio 2014. E' questa la richiesta, giusto?
La cifra è stata stimata dai nostri tecnici per avere un'autorizzazione sicura, hanno semplicemente calcolato 150mila tonnellate per tre anni. Ma se si andasse in quella direzione ciò che realmente verrebbe trattato sarà solo il rifiuto residuo realmente prodotto e così come - con al differenziata - ne abbiamo sempre prodotto meno di quanto previsto, anche in questo caso la cifra finale sarebbe inferiore. Senza considerare che con il rispetto dei tempi che prima descrivevo nella realizzazione del TMB, la necessità finale sarebbe intorno alle 300 mila tonnellate.
Cosa ne pensa delle polemiche seguite alla richiesta?
Mi stupisco che la Provincia di Parma, che evidentemente ha il nervo scoperto per gli scontri con il Comune sul tema rifiuti, ne abbia fatto un caso politico. Mi è sembrata campagna elettorale gratuita, per un'elezione però già superata e persa. Sono d'accordo con quello che ha scritto il Sindaco Vicario di Reggio Ugo Ferrari: "Non abbiamo spento l'inceneritore di Cavazzoli per fare dispetto a Parma. Lo abbiamo spento perché era del 1971 e perché realizzarne uno nuovo, con la raccolta differenziata in crescita e con la stessa Regione che ora prevede di disattivarne due entro sei anni, sarebbe stato economicamente e ambientalmente assurdo". Davvero non si comprende perché Parma voglia affrontare il proprio dibattito politico interno attaccando Reggio.
Chi pagherà il trasporto dei rifiuti all'andata e al ritorno?
Noi con le tariffe, ed è per questo che riteniamo sbagliata un'applicazione della normativa concepita in questo modo. Si tutela di più l'ambiente dando una mano alla Provincia ed ai Comuni perché Iren rispetti i tempi di realizzazione del TMB e sviluppi la raccolta differenziata, oppure imponendoci di far fare al rifiuto residuo un viaggio di andata e ritorno in impianti esterni al nostro territorio? Noi pensiamo la prima. E lavoreremo perché la Regione comprenda le nostre ragioni.
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