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Diventato celebre per i suoi personaggi "Baz il lettore multimediale" e il cantante "Gianni Cyano", Marco Bazzoni incontra il suo pubblico a teatro con uno spettacolo dove "si toglie la maschera" e interpreta se stesso dall'inizio alla fine dello show.

Il titolo? La verità rende single. Questa sera al Teatro Leonardo di Milano sarà show vero: ironico, simpatico, esilarante. Sarà un super Baz. L'artista sardo si metterà "a nudo" non solo per mostrarsi autentico e vero ma soprattutto per svelare con tanta ironia le ipocrisie di un mondo sempre più artefatto e sempre più ambiguo. Si partirà da alcuni quesiti che spesso sono argomenti centrali nelle chiacchiere svagate di giovani e meno giovani: perché siamo falsi quando dobbiamo conquistare una donna? Perchè sui social vogliamo apparire diversi da quello che siamo? Perchè non sappiamo più distinguere tra realtà e finzione? Il risultato sarà tutto da gustare: durante lo spettacolo si ride, si canta, ci si commuove e si riflette. Una serata con un ritmo incalzante per sorridere delle nostre piccole miserie e delle nostre grandi bugie. Per Marco Bazzoni si tratta di una significativa svolta all'interno della propria carriera. Questa svolta arriva dopo un'intensa attività di live e dopo i suoi ultimi studi sulla standup
comedy fatti a Los Angeles, dove nell'ultimo anno si è esibito in diversi comedy club fino ad arrivare all'esordio nel tempio mondiale della comicità, l'hollywood comedy store.

Chi è

Sassarese, classe 1979, Marco Bazzoni trova la notorietà con il personaggio di Baz, punto d'arrivo e di ripartenza in un percorso cominciato molti anni prima, quando grazie al lavoro come animatore turistico scopre la sua vocazione comica. Si trasferisce, quindi, a Milano per frequentare corsi di perfezionamento e per entrare nella storica fucina di artisti "La corte dei miracoli". La televisione arriverà in un secondo momento. I primi applausi li riceve dal palcoscenico dei teatri, dove Marco esordisce grazie allo spettacolo "Uomini contro donne" (da lui scritto). Bastano pochi anni e il suo talento ottiene i primi riconoscimenti come il prestigioso Premio Petrolini BravoGrazie 2006 e il premio Walter Chiari come rivelazione comica dell' anno. Ecco finalmente il piccolo schermo e la parte di carriera da tutti conosciuta fino a questo coinvolgente spettacolo.

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Giovedì, 12 Aprile 2018 06:10

Pilotta, inaugurata la Sala del Trionfo - foto

E' stata inaugurata ieri sera la nuova sezione della Galleria Nazionale interamente dedicata alle arti decorative della corte ducale di Parma.

In uno spazio fino ad ora non accessibile al pubblico e completamente riallestito, attorno allo spettacolare Trionfo da tavola di Damià Campeny, trovano degna collocazione opere di Petitot e Boudard, ceramiche della Real fabbrica di Parma, severi armadi farnesiani e arredi di gusto rocaille insieme a una attenta selezione di preziosi manufatti sottratti al buio dei depositi e posti in dialogo con gli affreschi dei maestri attivi a Parma dal XVI al XVIII secolo.

L'accostamento di questo variegato patrimonio rievoca gli ambienti della corte ducale caratterizzati dalla convivenza delle diverse arti, in sintonia con il gusto artistico europeo.

L'evento inaugurale è stato accompagnato da un concerto con musiche di F.J.Haydn. W.A. Mozart e G.Verdi eseguite dai due violini Mihaela Costea e Simona Cazzulani, realizzato grazie alla collaborazione con la Fondazione Arturo Toscanini di Parma.

In chiusura è stato consumato un buffet ai partecipanti  offerto dal Consorzio di Tutela del Vino dei Colli di Parma DOC.

(Servizio fotografico di Francesca Bocchia)

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Al Salotto Aggazzotti, Domenica 8 aprile, alle 17.30, un pomeriggio di musica con un cast di fama internazionale e un repertorio di indimenticabili "musiche da film".

MODENA – Un pomeriggio di primavera all'insegna della musica "da cinema", quello in programma al Salotto Aggazzotti di viale Martiri della Libertà 38 con "Le più belle colonne sonore del cinema mondiale"

A partire dalle 17.30, tra le sale del palazzo, protagonista sarà il Diamond Ensemble, composta da un cast di respiro internazionale. A interpretare alcune tra le più celebri colonne sonore sarà il soprano Mirella Golinelli, accompagnata a An Eunsaem al violino, Elisabetta Ciannella all'oboe e da Lee Kyung Sook al pianoforte.

Si potranno così ascoltare alcune tra le colonne sonore più celebri e indimenticabili, come L'Amore ha detto addio, C'era una volta in America, Fratello Sole Sorella Luna, Love Story, Se tu fossi splendida da Nuovo Cinema Paradiso. E, ancora, Anonimo Veneziano, Cuore cosa fai, Gabriel's oboe, Ave Maria, Schindler List, Parla più piano, Queen, Eye of the Tiger, La Stangaa, Cannon e Romeo e Giulietta.

Al termine, come di consueto, ci sarà l'aperitivo a buffet con gli artisti. Quota di partecipazione € 10 (€ 8 per i soci del Salotto)

INFO e prenotazioni

Tel 392/0512219

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Nel 17° libro che vede protagonista il commissario uscito nel 1999 dalla penna di Luigi Guicciardi un serial killer miete vittime illustri nel mondo del pallone. E, ancora una volta, a fare da sfondo è Modena, ma il volto "bene" della città della Ghirlandina ha anche un lato oscuro.

Di Manuela Fiorini

MODENA – Il corpo di Lorenzo Mistero, medico sociale della Modenese Calcio, squadra che milita in serie B, viene trovato nel Parco Ferrari di Modena. Sul cadavere ci sono evidenti segni di tortura. Chi poteva odiarlo tanto da ucciderlo in maniera così brutale? Per scoprirlo viene chiamato il commissario Giovanni Cataldo, che si troverà a indagare nel mondo del calcio modenese, tra luci e ombre. Le cose si complicano, tuttavia, quando viene ucciso anche il bomber brasiliano della squadra, idolo dei tifosi, ma, soprattutto, delle tifose e fidanzato con la figlia del ricco sponsor. È questa la trama di Nessun posto per nascondersi, 17° romanzo che vede protagonista l'investigatore nato dalla penna di Luigi Guicciardi, modenese, insegnante di liceo, critico letterario e con una passione per il giallo. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare come nasce questa nuova avventura, qualche curiosità sulla trama e anche qualche anticipazione per il futuro.

In questo nuovo romanzo il commissario Cataldo si trova a indagare su una serie di omicidi che coinvolgono il mondo del calcio modenese. Come mai hai scelto questo contesto? C'entra qualcosa il tuo essere tifoso o le recenti "disavventure" del Modena Calcio?
"Le recenti disavventure del Modena Calcio non hanno influito, dal momento che questo romanzo l'ho ideato e scritto molto prima che il Modena F.C. dichiarasse fallimento e di conseguenza venisse radiato dal calcio professionistico. E ciò risulta evidente anche dalla peculiarità della trama: nel mio giallo si parla della Modenese Calcio, che milita nel campionato nazionale di serie B, ha appena sfiorato i play off per la promozione in A, ha un ricco sponsor, fior di calciatori anche stranieri, e così via. Una società ben strutturata, insomma, con un organico importante, che una serie di delitti viene a insanguinare in modo tragico e inaspettato. C'entra molto, invece, il mio essere tifoso di calcio, che seguo da sempre con passione e che finora mi mancava come location per i miei gialli con Cataldo. Credo inoltre che avesse ragione Desmond Morris, che in un suo saggio di molti anni fa, La tribù del calcio, definì questo sport una vera e propria "visione del mondo", in quanto richiede ai suoi praticanti quelle stesse qualità o caratteristiche umane che sono fondamentali per la vita – quotidiana e sociale – di ognuno di noi".

Ancora una volta a fare da sfondo alle indagini è una Modena riconoscibilissima per chi ci è nato, ma anche per chi è stato solo "di passaggio" in città. Nelle intenzioni dell'autore, che Modena è quella di "Nessun posto per nascondersi"?
"È una Modena reale, contemporanea, ma al tempo stesso diversa da quella dei romanzi precedenti, quando il lettore era chiamato a viaggiare tra le comunità di recupero dei tossicodipendenti, i profughi di guerra, i rancori universitari, il vizio del gioco, l'usura, il mondo dorato dei gioielli e del collezionismo, e via via delle gallerie d'arte, dei licei e delle parrocchie. Qui c'è una Modena abbiente: per interrogare i calciatori o il presidente della squadra Cataldo va in viale Reiter, in viale Vittorio Veneto, in largo Aldo Moro, nei palazzi più belli. Però c'è anche la periferia, la Madonnina, la Crocetta, quartieri meno eleganti. Una pittura di Modena, del resto, che di romanzo in romanzo cambia, si evolve o si involve, così come cambia lo stesso commissario, che invecchia di anno in anno. Non va dimenticato che questo è il 17° giallo della serie che ho cominciato nel '99, e le varie "puntate" rappresentano anche lo sviluppo di questa città".

In questo tuo ultimo romanzo troviamo ancora Lea Ghedini, la giovane ispettrice che ha fatto da coprotagonista a Cataldo nel libro precedente "Una tranquilla disperazione". Se le avventure di Cataldo fossero una serie TV, potremmo dire che il personaggio di Lea diventerà un "regular"?
"Potrebbe, ma direi di no, che non è conveniente. Cataldo è più convincente come uomo solo, sempre più malinconico e riflessivo, che tiene a bada i ricordi familiari e i rimpianti sentimentali col lavoro, in cui ha raggiunto il culmine della maturità professionale, soprattutto per l'esperienza sviluppata e la conoscenza ormai completa che ha di Modena e dei modenesi. La sua infatuazione per Lea Ghedini, difficile e tardiva, è di quelle che difficilmente hanno un futuro".

Calciatori, procuratori, allenatori, sponsor, ricchi industriali...si potrebbe dire che "il riferimento a fatti, personaggi realmente accaduti non è puramente casuale?
"Infatti. Di là da quella foglia di fico che è la dichiarazione preliminare – cautelativa e di prammatica – che si tratta di un "romanzo di finzione", si sa che si parte spesso da persone reali e conosciute, che poi s'incarica di modificare (poco o tanto) quel fenomeno psicologico particolare che è la fantasia di ogni scrittore".

Una curiosità sui cognomi dei tuoi personaggi. Alcuni sono prettamente modenesi, come Pellacani, Aggazzotti, Tarabini, Parmigiani, altri sembrano riflettere le caratteristiche del personaggio, come Mistero, Pivello...un caso oppure no?
"Il battesimo onomastico di un personaggio è sempre un'operazione calcolata. E nel caso di questo romanzo, molti cognomi – come Mistero, Pivello, Riso, Parmigiani e altri ancora – per associazione d'idee, sinonimia, assonanza o altro alludono a quelli reali dell'organigramma del Modena F.C. negli anni tra il 2012 e il 2014. Ovviamente lascio al lettore modenese, che abbia memoria e sia anche tifoso, la possibilità di identificarli, se avrà voglia di farlo".

Come nei precedenti romanzi che vedono protagonista il commissario Cataldo, anche in "Nessun posto per nascondersi" la trama è molto complessa, i personaggi sono delineati nella loro personalità e psicologia, ci sono elementi di indagine, di anatomopatologia forense, di medicina...Come nasce un'avventura del Commissario Cataldo? Come ti documenti per descrivere le parti più complesse?
"Tutto nasce da uno spunto imprevedibile, offerto di volta in volta da una notizia di cronaca, dalla sequenza di un vecchio film, dal ricordo di una pagina letta, da una vecchia memoria di famiglia... Poi, una volta presa forma la trama, giro per Modena per trovare le location più plausibili alla storia: per esempio, per la Modena-bene, viale Moreali o Montale; per la Modena popolare o imbarbarita, certe periferie come la Madonnina o la Sacca... Per i dati tecnici di medicina legale, di balistica o altro, ricorro invece alla consultazione di manuali specialistici o alla benevolenza di qualche conoscente, che di mestiere fa l'armiere o il medico di base (e che regolarmente ringrazio in nota)".

Recentemente, hai partecipato con tuoi racconti ad alcune antologie, tra le ultime "L'anno di fuoco – Modena nel Sessantotto" e "Giallomodena". Che cosa "bolle in pentola" per il futuro? Avremo altre avventure di Cataldo oppure hai intenzione di esplorare altri contesti?
"Il prossimo romanzo vedrà ancora Cataldo indagare nella Modena-bene. In particolare, si parlerà di chirurgia estetica e ci sarà anche uno spazio concesso per la prima volta a Sestola, la "perla dell'Appennino". E le vittime, ahimè, saranno tutte donne: sarà un giallo sul tema tristemente attuale del femminicidio".

SCHEDA DEL LIBRO
Luigi Guicciardi
Nessun posto per nascondersi
Fratelli Frilli Editori – collana I Tascabili
Pag 300 - € 12,90

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Mercoledì, 28 Marzo 2018 07:33

"The Grandfather Platform"

Oltre 5.000 visitatori per l'opera site specific di Luca Pozzi a Palazzo Magnani. Fino a venerdì 30 marzo, incontri ravvicinati con gli affreschi dei Carracci per un viaggio emozionale sospeso tra il tempo e lo spazio

Il progetto, a cura di Maura Pozzati, costituisce una nuova importante tappa nell'ambito della collaborazione intrapresa da UniCredit e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna volta a promuovere il patrimonio artistico dello storico edificio bolognese.

Sono oltre 5.000 i visitatori di The Grandfather Platform, opera site specific pensata dall'artista milanese Luca Pozzi per Palazzo Magnani, che permette di vivere un viaggio nel tempo e nello spazio, dentro e attraverso superfici, storia e futuro. Un'esperienza per i sensi e per l'anima in una originale mostra d'arte che, grazie ad una monumentale piattaforma interattiva, consente incontri ravvicinati con gli affreschi realizzati da Ludovico, Agostino e Annibale Carracci nel tardo Cinquecento, tra vibrazioni dallo spazio, buchi neri e realtà aumentata.

Inaugurata lo scorso 2 febbraio all'interno del percorso espositivo di Arte Fiera - Art City, The Grandfather Platform è una mostra unica per elaborazione creativa e realizzazione.

Il progetto, a cura di Maura Pozzati, costituisce una nuova importante tappa nell'ambito della collaborazione intrapresa da UniCredit e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna al fine di promuovere Palazzo Magnani come rinnovato luogo di cultura, capace di accogliere nuove forme di espressione artistica sempre più vicine alla contemporaneità. Grazie a The Grandfather Platform, infatti, lo storico edificio è aperto alla città affinché questa possa immergersi in un'esperienza d'arte composita e innovativa, unica nel suo genere.

Centro nevralgico della mostra è la Sala dei Carracci interamente occupata da un'installazione ambientale che permette ai visitatori di salire a oltre 4 metri di altezza per trovarsi vis-à-vis, per la prima volta nella storia di Palazzo Magnani, a una distanza così ravvicinata con i magnifici affreschi carracceschi che ornano le pareti dell'intero salone.

Il potenziamento della fruizione dell'affresco non è tuttavia l'unico effetto che l'opera di Pozzi produce. L'artista offre suggestioni derivanti dalla traduzione visiva di alcune moderne teorie della fisica, giungendo ad immaginare l'invisibile. The Grandfather Platform, nel mutare la prospettiva sul fregio dal livello terra del salone al livello sopraelevato della piattaforma, evoca l'imprescindibilità del punto di vista, principio caro alla meccanica quantistica. Ma Pozzi si spinge anche oltre, creando una sorta di cunicolo spaziotemporale all'interno del quale il visitatore può metaforicamente viaggiare nel tempo, dal presente all'origine della fondazione di Roma.

L'installazione permette tra l'altro di sperimentare gli effetti emozionali della realtà aumentata scaricando l'app ideata da Pozzi e predisposta da Bepart, partner tecnico del progetto. La mostra continua nelle sale adiacenti dove è visibile la serie di sculture in bronzo lucidato a specchio "Dragon's Eggs" - risultato di una collaborazione con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) che le ha equipaggiate di veri scintillatori muonici in grado di percepire il passaggio di particelle subatomiche altrimenti invisibili, segnalandone la presenza attraverso un impulso luminoso. Il progetto si chiude con la presentazione degli scatti fotografici "Wilson Tour" realizzati documentando il lancio di una pallina da tennis il 19 novembre 2017 dalle 11.00 alle 17.45 di fronte alle scene delle "Storie dei primi fondatori Romolo e Remo" dipinte da Ludovico, Agostino e Annibale Carracci.

Nella Quadreria, inoltre, sono esposte due sculture realizzate dall'artista, già presenti nella Collezione d'Arte UniCredit. Queste opere mettono in luce un uso originale della forza di gravità, connesso a temi artistici e religiosi della realtà bolognese.

La mostra è visitabile fino a venerdì 30 marzo nelle giornate di mercoledì (dalle 10 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 20) e di giovedì e venerdì (dalle 14,30 alle 18).

 

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Alcune foto di Gianmario Boscolo scattate durate la 26ª edizione delle Giornate FAI di Primavera dello scorso fine settimana: quasi 700.000 persone in coda per visitare gli oltre 1000 beni aperti in 400 località.

In tutta Italia il luogo più visitato è stato la Chiesa di San Francesco del Prato a Parma.

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Grande successo per la 26ª edizione delle Giornate FAI di Primavera: quasi 700.000 persone in coda per visitare gli oltre 1000 beni aperti in 400 località.

In tutta Italia il luogo più visitato è stato la Chiesa di San Francesco del Prato a Parma, eccezionalmente aperta dopo anni di chiusura e varie trasformazioni tra cui quella in carcere cittadino (nel campanile erano le celle di rigore tra cui quella dove fu rinchiuso Gaetano Bresci, regicida di re Umberto I) con oltre 10.000 visitatori. Grande successo anche per l'Ex Carcere del Convento della Chiesa di San Francesco.

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Prima sede dei francescani a Parma, venne edificata nel XIII sec. Divenne una delle chiese più importanti della città, tanto che le più prestigiose famiglie nobili la scelsero come proprio luogo di sepoltura: si pensi alle famiglie Arcimboldi, Terzi, Rossi, Sanvitale, Meli Lupi e Aldighieri. In questo convento sono stati avviati alla vita religiosa francescana personaggi come fra' Salimbene de Adam, uno dei maggiori cronisti del Medioevo. Divenne anche sede di uno Studium Generale. Vi insegnò il teologo Bartolomeo Mastri da Meldola. In fase di costruzione notevole attenzione venne data alla numerologia simbolica e alla posizione della chiesa rispetto alla città. Se si congiunge con una linea teorica l'affresco di san Francesco situato all'interno del battistero con il centro del battistero stesso e si prolunga questa linea all'esterno, giunge davanti all'entrata di San Francesco del Prato. In seguito alle soppressioni napoleoniche la chiesa divenne il carcere cittadino.

 

I luoghi più visitati durante le Giornate FAI di Primavera

A Milano 10.000 persone hanno visitato lo Stadio Meazza dove le code sono state chiuse già dalle 14.30 di oggi per la grande affluenza di pubblico; più di 7.500 persone hanno visitato le ville e i palazzi di Cusano Milanino (MI), e 7.000 persone per il Grattacielo Pirelli di Milano; 6.000 persone hanno visitato l'ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano a Lucca; 5.500 persone per il percorso tra i palazzi settecenteschi del centro storico di Finale Emilia, danneggiato dal sisma del 2012 e 5.000 persone hanno visitato il Forte Umberto I sull'Isola Palmaria a Portovenere (SP) e l'Accademia Navale di Livorno.

Successo straordinario per la provincia di Brescia che ha visto l'affluenza di 55.000 visitatori.

 

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Aperto, eccezionalmente per la 26esima edizione delle Giornate FAI di Primavera, l'Ex Carcere del Convento della Chiesa di San Francesco, di proprietà dell'Università di Parma, è stato uno degli oltre 1000 beni aperti in 400 località in tutta Italia.

Palazzi, musei, residenze, parchi e siti di solito non accessibili ai visitatori, che nel fine settimana appena trascorso hanno visto oltre 2.000 studenti dei licei fare da "apprendisti ciceroni" alla scoperta delle bellezze del territorio, 47 in 26 località in Emilia Romagna.

"Siamo orgogliosi – commenta il Rettore Paolo Andrei - che il FAI per la seconda volta ci abbia coinvolto nelle sue Giornate di Primavera: una testimonianza di attenzione verso l'Università di Parma e il suo patrimonio storico e culturale segno di un rapporto di collaborazione proficuo per l'Ateneo e vantaggioso per la cittadinanza. Lo scorso anno, con enorme successo di pubblico, abbiamo aperto la sede storica dell'Ateneo, e siamo stati la prima Università italiana a farlo" si legge nella nota del Rettore dell'Università di Parma.

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"L'intero complesso di San Francesco ci è stato consegnato dal Ministero di Grazia e Giustizia negli anni '90, l'Ateneo ha scelto di "restituire" la Basilica all'Ordine dei Francescani perché riteneva importante che venisse riconsegnata alla sua vocazione originaria, auspicio tra l'altro espresso anche da Benedetto XVI nell'incontro con la comunità universitaria di Parma il 1° dicembre 2008; e mi fa piacere ricordare che questa significativa restituzione è stato il primo atto ufficiale effettuato a inizio mandato dall'allora  Rettore Loris Borghi. Negli anni l'Università ha sempre cercato, con le sue forze e anche grazie a finanziamenti esterni, di ristrutturare il complesso di San Francesco, porzione dopo porzione, rendendolo fruibile per gli studenti e per la vita dell'Ateneo." continua il Rettore.

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Gli ambienti saranno presto destinati alle attività didattiche dell'Ateneo. "Ampi spazi del complesso sono ora utilizzati come aule per gli studenti del Dipartimento di Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali e per diversi uffici amministrativi. A questo proposito desidero sottolineare che, grazie al finanziamento che ci è stato assegnato dal Provveditorato per le opere pubbliche dell'Emilia-Romagna, proprio i luoghi oggetto della visita del FAI saranno ristrutturati e riorganizzati per renderli fruibili per le attività didattiche dell'Ateneo. Il chiostro e quelle che un tempo erano celle e spazi comuni per i detenuti diventeranno spazi dedicati agli studenti: trasformeremo luoghi di sofferenza e detenzione in luoghi di cultura".

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Domenica 25 marzo si conclude la rassegna che ha portato gli spettatori nell'affascinante mondo delle colonne sonore. Al gran finale parteciperanno anche i musicisti del Conservatorio Vecchi-Tonelli e del Master Musica e Cinema tenuto dal Maestro Massimo Carpegna.

MODENA – Si conclude in bellezza la fortunata rassegna Musica & Cinema che ha trasportato i partecipanti alla scoperta del legame tra immagini e colonne sonore, di come nascono e di come si fondano fino a diventare un indimenticabile tutt'uno.

Domenica 25 marzo, alle 17.30, presso il Salotto Culturale Aggazzotti, in Viale Martiri della Libertà 38, il Maestro Massimo Carpegna presenterà un ultimo appuntamento ancora più ricco di sorprese. Nei tre precedenti, il docente ha portato gli spettatori nell'affascinante mondo della costruzione delle colonne sonore, di come le immagini affiancate a musiche diverse trasmettano emozioni e suggestioni completamente diverse. In questo evento conclusivo, grazie alla collaborazione con il Conservatorio Vecchi Tonelli e del Master di Musica e Cinema tenuto dallo stesso Carpegna, si ascolteranno i nuovi temi composti da Asia De Nunzio, Lorenzo Cingolani, Taghi Vahabi, Camilla Cattivelli, Federico Celli e Carlotta Fontanesi per i film Il codice da Vinci, Il silenzio degli innocenti, Titanic, Ben Hur e Romeo e Giulietta. Le musiche saranno eseguite dal quintetto del Conservatorio formato da flauto, clarinetto, tromba, violoncello e pianoforte.

Un appuntamento da non perdere, per ascoltare giovani talenti e promuovere la cultura musicale.
A seguire è previsto un buffet aperitivo e un brindisi con gli artisti.

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Il DOCENTE
Massimo Carpegna, Docente di Formazione Corale, Direzione di Coro, Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Ha composto numerose colonne sonore e inni sinfonici tra i quali si ricorda: The five Rings (sigla RAI per le Olimpiadi invernali Torino 2006), It's time to celebrate (Inno ufficiale Campionati del Mondo di sci nordico Bormio 2005), Honour and Glory (Inno ufficiale Federazione Italiana Sport Invernali), Vinci per noi (Inno ufficiale Modena Volley). In seguito al successo del concerto diretto al Teatro Luciano Pavarotti di Modena con l'Orchestra Sinfonica G. Verdi di Parma e la Corale Rossini di Modena eseguendo musiche del baronetto Karl Jenkins, nel 2015 è stato invitato alla Carnegie Hall di New York quale Maestro del Coro per la prima americana della cantata The healer, sempre di Karl Jenkins. L' anno successivo il direttore americano Jonathan Griffith lo ha invitato a comporre una cantata (Speculum Magiae) per il Lincoln Center di New York. Con sue composizioni e direzioni sono stati pubblicati 11 cd musicali, oltre a 6 libri. Attivo nella veste di conferenziere sull'opera lirica, collabora con varie istituzioni. È stato inoltre Docente di Filmica Industriale presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, Facoltà di Scienze della Comunicazione, Direttore Stabile dell'Orchestra da Camera del Teatro Civico di Vercelli, Consulente Artistico del Coro Lirico del Teatro Regio di Parma e Consulente del Consiglio Nazionale delle Ricerche per la creazione di un archivio informatizzato sui dati dell'opera lirica europea.

INFO e prenotazioni
Musica & Cinema
Domenica 25 marzo, ore 17.30
c/o Salotto culturale Aggazzotti
viale Martiri della Libertà 38, Modena
tel 392/0512219
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

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L'antologia sarà presentata sabato 24 marzo, nell'ambito di Buk, Festival della piccola e media editori, ed esce a cinquant'anni dal Sessantotto, anno simbolo del cambiamento e della rivoluzione dei costumi.

MODENA –

Sono passati cinquant'anni dal Sessantotto, un anno preso a simbolo, perché, si sa, i venti del cambiamento cominciano a soffiare molto prima e si trascinano anche dopo, del mondo che vuole cambiare attraverso la contestazione e la rivoluzione dei vecchi schemi e delle regole ormai mal sopportate. Le generazioni sono in lotta, i conflitti si manifestano e si trasformano in azioni, l rivolte vanno a braccetto con la speranza in una società diversa. È l'anno delle occupazioni studentesche, dell'emancipazione femminile, della libertà sessuale, della musica che guida una società in fermento. È un anno di crisi e di nuove consapevolezze, un anno di passaggio che ha segnato un'epoca, insomma, un "Anno di Fuoco".

È proprio questo il titolo dell'antologia, "L'anno di fuoco – il Sessantotto a Modena", che sarà presentata sabato 24 marzo, alle 15, presso la Sala del Consorzio Creativo, in via dello Zono 5, a Modena, nell'ambito di BUK, Festival della Piccola e Media Editoria. Edita da Il Foglio Letterario di Piombino, il libro contiene nove storie di altrettanti autori: Gianluca Morozzi, Luigi Guicciardi, Manuela Fiorini, Mara Munerati, Valeria Munari, Giovanni Scalambra, Cinzia Bomoll, Fabrizio Cavazzuti e Fabio Mundadori, che hanno prestato la penna a una loro personalissima interpretazione degli avvenimenti di quell'anno a Modena.

L'antologia è curata da Simone Covili ed Eliselle, scrittori e membri di Fabuliamo, una nuova realtà tutta modenese che si occupa di cercare talenti e valorizzare autori.

Ci siamo fatti raccontare da Elisa Guidelli (Eliselle), come nasce questa antologia così particolare.

Come nasce "L'Anno di fuoco"?
"Da una sfida: un incarico inaspettato, pochissimo tempo per realizzarlo, la richiesta di un tema, una selezione serratissima di autori e una scadenza rigidissima. È difficile, ma non impossibile, se lo si vuole fare davvero, e l'idea è nata con naturalezza, essendo questo 2018 un anno particolare. C'era a nostro avviso una ricorrenza importante da fissare, i cinquant'anni dall'anno in cui simbolicamente è cambiato il mondo. Ci è sembrato un argomento interessante con cui sfidare a nostra volta gli scrittori scelti. Alle volte il Sessantotto è un sottofondo, altre volte lo scenario, altre ancora un semplice ricordo, ma è stato bello veder nascere un libro in così poco tempo.

Quali storie si potranno leggere e di quale genere?
"I generi che contiene l'antologia sono i più disparati, questo perché è stato chiesto agli autori selezionati di seguire il proprio istinto e il proprio genere preferito, dove potessero trovarsi più a loro agio. Si va dal comico al sentimentale, dal fantastico al giallo alla poesia, e questo perché gli autori hanno dato una personale interpretazione del tema, più vicino e attinente alle loro corde".

Alcuni autori hanno vissuto il '68, altri non erano nemmeno nati. C'è una differenza tra le storie di chi c'era e quelle di chi lo ha solo immaginato o interpretato?
"Le storie sono tutte molto interessanti proprio perché il Sessantotto le unisce senza essere mai troppo invadente. Indipendentemente da chi c'era o no, gli scrittori sono stati in grado di regalare le proprie sfumature originali senza perdere la propria voce. Il risultato è un'antologia equilibrata che fa sorridere, emozionare, riflettere, commuovere".

"L'editore "Il Foglio Letterario" è toscano. Come mai ha pubblicato un libro su Modena?
"Il Foglio è tornato quest'anno al Buk di Modena dopo alcuni anni di assenza, ripresentandosi a un festival che è diventato un baluardo della cultura non solo modenese ma ormai conosciuto a livello nazionale, e ha voluto rendere omaggio alla città e a una delle vere fiere della piccola editoria con un'antologia che raccontasse cos'è stata Modena in un periodo di fuoco come quello del Sessantotto"

Che idea ti sei fatta, come curatrice, ma anche come scrittrice e persona di cultura sul 1968 a Modena? Pensi che sia stato vissuto in maniera simile ad altre città d'Italia oppure no?
"È stato un anno intenso, e anche a Modena ci sono stati scontri e piccole rivoluzioni che hanno portato a un cambiamento anche nel corso degli anni subito successivi, che pian piano ha trasformato la città a diversi livelli"

L'anno di fuoco" è anche la prima sfida di Fabuliamo. Quali sono i vostri obiettivi?
"Fabuliamo parte da un'idea di un gruppo di amici che sono diventati un team nel corso del tempo. A seconda dei progetti da affrontare si compone di editor, copywriter, storici, autori, coach e creativi che hanno consolidato la loro esperienza nella gestione decennale di progetti narrativi ed editoriali, hanno progettato cicli formativi per gruppi e singoli in eventi d'aula e remoti, hanno realizzato eventi promozionali per autori, editori e aziende. In questo caso specifico, l'antologia dedicata al Sessantotto è nata grazie al lavoro, alle scelte e alla coordinazione mia e di Simone Covili".

 

INFO
L'Anno di Fuoco – Il Sessantotto a Modena
AA.VV – a cura di Fabuliamo
Il Foglio Letterario - Collana Narrativa
100 pag - € 12

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Pubblicato in Cultura Modena
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