Ha aperto le riunioni il presidente del Consorzio di Bonifica Luigi Bisi ribadendo la collaborazione tra gli enti: “Tra il Consorzio e i comuni la sinergia è da sempre molto stretta ed è nostra intenzione rafforzarla per rendere più sicuri e attrattivi i territori. Ci tengo a ringraziare i tecnici dell’ente per l’impegno e la passione con cui lavorano ogni giorno e per il rapporto di collaborazione che hanno costruito nel tempo con chi vive sulle nostre montagne e con i tecnici e gli amministratori comunali”.
Ha poi preso la parola il direttore generale Pierangelo Carbone: “Stiamo attraversando una fase di transizione, dove grazie ai finanziamenti che sono arrivati dai ministeri, possiamo rafforzare il territorio di valle sia per quanto riguarda la difesa idraulica sia per la distribuzione irrigua. Nel PNRR però non sono previsti interventi diretti sulla montagna. Rimangono quindi centrali i fondi stanziati dalla Regione Emilia Romagna e da altri soggetti come ad esempio i GAL (Gruppi di Azione Locale)”.
Durante l’incontro hanno preso la parola i sindaci che hanno riconosciuto l’importanza di momenti di confronto al fine di capire insieme su quali fronti è necessaria una maggior attenzione, sapendo che ogni porzione di territorio è a sé e che quindi potrebbero esserci esigenze diverse che non devono entrare in conflitto ma anzi devono essere affrontate pensando al bene comune.
Tra le preoccupazioni maggiori, quella della siccità rimane centrale, e per questo è stato chiesto al Consorzio di domandare alla Regione Emilia Romagna se sarà possibile la collaborazione della bonifica per eventuali – e straordinari - servizi di approvvigionamento acquedottistico rurale per le infrastrutture idriche in deficit e non ricomprese tra quelle consortili, comunali e di Atersir.
È stato poi affrontato il tema della viabilità. Questo è stato riconosciuto come prioritario, in quanto, le strade come l’acqua rimangono tra i servizi minimi da quali non si può prescindere, anzi, va implementato l’impegno dove possibile.
Gli enti locali, hanno ricordato infine i sindaci, spesso si trovano a dover affrontare situazioni complesse e con scarsità di personale in capo, e avere un ente come il Consorzio è importante, sia perché si fa carico della gestione e manutenzione delle infrastrutture di competenza, sia perché i tecnici consortili diventano una sentinella del territorio e un riferimento anche per la conoscenza delle valli e delle loro peculiarità.
All’incontro hanno preso parte gli amministratori (o in alcuni casi i tecnici) dei comuni di: Agazzano, Alta Val Tidone, Bettola, Bobbio, Borgonovo Val Tidone, Corte Brugnatella, Cerignale, Gazzola, Coli, Corte Brugnatella, Gropparello, Farini, Ferriere, Piozzano, Ponte dell’Olio, Ottone, Travo, Vigolzone e Zerba.
Per il Consorzio, oltre al presidente Luigi Bisi, hanno partecipato: i Vice Presidenti Paolo Calandri e Stefano Riva; i membri di Comitato Filippo Gasparini e Giampiero Silva; gli amministratori Domenico Giafusti, Paolo Passerini e Attilio Sfolcini; i tecnici Alex Bertonazzi, Gianluca Fulgoni, Edoardo Rattotti e Andrea Terret.
Il Consorzio di bonifica di Piacenza gestisce nel comprensorio montano/collinare, della superficie complessiva di circa 1.900 kmq (1.400 montagna e 500 collina), 125 km di viabilità di bonifica e 47 acquedotti rurali. Il territorio montano e collinare dell’Appennino piacentino è caratterizzato da una elevata intensità di fenomeni franosi. Il ruolo del Consorzio è volto principalmente a dare risposte, mediante attività di presidio ed intervento, ai fenomeni di dissesto idrogeologico.
In caso di eventi meteorologici particolarmente intensi, a seguito dei quali le infrastrutture di varia natura vengono compromesse da pericoli alla pubblica incolumità per smottamenti, cadute massi o da interruzioni alla viabilità, il Consorzio provvede ad acquisire dalla Regione Emilia – Romagna (Servizio Difesa Suolo o Agenzia di Protezione Civile) i finanziamenti necessari per realizzare gli interventi di ripristino del transito e messa in sicurezza. È poi secondo quanto stabilito da legge regionale (art. 3 della L.R. n. 7 del 6 luglio 2012) che viene programmata l’attività consortile in sinergia con il Nucleo Tecnico Politico per la Montagna che si riunisce per la valutazione del piano di interventi sul dissesto idrogeologico da portare a termine con le risorse derivanti dalla contribuenza montana. E quest’ultimo è uno strumento di concertazione fondamentale per la relazione tra il territorio e le attività dell’ente perché parte da un elenco di proposte di lavori relative alla lotta al dissesto idrogeologico provenienti dalle Unioni Montane e dai comuni non compresi (nelle unioni) a cui i tecnici consortili danno seguito con sopralluoghi e relative schede di progetto complete di stima dei costi e priorità secondo cui essere eseguiti. È poi il Nucleo Tecnico Politico a discutere il programma che viene successivamente inviato alle Unioni Montane, ai comuni non compresi (nelle unioni) e alla Regione Emilia Romagna, per le eventuali osservazioni.