Di Università delle Generazioni Agnone (IS), 1 novembre 2021 - Si è appena concluso a Roma il vertice dei G-20 che però, sebbene nell’apparente successo, non ha preso precisi impegni sugli inquinamenti che influiscono molto negativamente pure sui cambiamenti climatici. E, a ruota, è iniziata a Glasgow, in Scozia, la conferenza mondiale della COP-26 voluta dalle Nazioni Unite sul clima con la partecipazione di 190 delegazioni.
Lo stesso primo ministro del Regno Unito Boris Johnson ha affermato che il mondo “è ad un minuto dalla mezzanotte” ed è quindi urgente correre ai ripari. Così il mondo si aspetta seri provvedimenti per contrastare l’innalzamento delle temperature da mantenere non oltre il grado e mezzo. Traguardo che non tutti gli Stati considerati più inquinatori intendono raggiungere.
Questo a livelli di Governi. Ma cosa può fare la gente comune per contribuire ad evitare i disastri ambientali che stanno colpendo tutti i popoli e le regioni del pianeta, direttamente o indirettamente?... “Realizzare la rivoluzione comportamentale” – affermano all’Università delle Generazioni di Agnone del Molise - “Ogni persona può fare in modo efficace la propria parte, specialmente nella scelta dei consumi e delle abitudini”.
“Ad esempio – sostiene Domenico Lanciano, responsabile dell’associazione culturale – per attualizzare i contesti, in tutto l’anno e, in particolare, in questi giorni di devozione verso i nostri defunti, bisognerebbe evitare l’uso di troppi fiori e di eccessivi lumini davanti alle tombe. I lumini specialmente inquinano troppo, tanto che alcuni Comuni li sanzionano già con pesanti multe per l’uso esagerato. Bisogna infatti riflettere pure sul fatto che, rispetto ai fiori che sono parte organica, i lumini, oltre a bruciare l’ossigeno dell’aria che respiriamo, sono più complicati da smaltire essendo formati di cera, plastica e piccole parti in metallo”.
In effetti, ad aggravare l’eccessivo uso di fiori (per la cui produzione occorrono molte energie, specialmente se coltivati in serre), di lumini e altri oggetti c’è la tendenza ad ostentare l’affetto verso i propri defunti con un uso esagerato di questi segni votivi che poi, una volta inutilizzati, occorre rimuovere dalle tombe e non sempre lo fanno i parenti dei defunti. Ciò comporta una maggiore spesa per i Comuni, già a corto di risorse. Inoltre c’è un problema di decoro, essendo i cimiteri considerati zona sacra. Gli stessi ambienti cattolici (come, ad esempio, la rivista “Famiglia Cristiana”) sollecitano ad evitare l’uso eccessivo di questi segni esteriori, invitando ad un culto più spirituale e caritatevole come beneficio per l’anima dei propri defunti.
“Inoltre – prosegue l’analisi dell’Università delle Generazioni – bisogna moltiplicare per miliardi i lumini accesi in tutto l’anno pure a casa, non soltanto in questi giorni dedicati alla devozione verso i defunti. E si può immaginare come e quanto possano inquinare tutti insieme la nostra atmosfera che già soffre di carenza di ossigeno perché offesa dalle emissioni nocive delle grandi industrie per la fabbricazione di tanti altri oggetti di consumo che potrebbero essere ridotti di molto nell’uso quotidiano. Insomma, bisogna insistere sul comportamento ecologico dei singoli e delle comunità, oltre che sui rifiuti e gli scarti industriali, poiché miliardi di persone possono valere il volume di inquinamento delle grandi officine. Bisogna tendere a consumi più frugali e sostenibili più in generale e, in questi giorni, riguardo i defunti bisognerebbe abolire del tutto o almeno ridurre drasticamente l’uso dei lumini, cercando di interiorizzare l’omaggio ai defunti e aumentare le preghiere e le opere di beneficenza a loro favore, come sostengono le religioni!”.