Consumo di suolo: dai dati ufficiali il Comune di Parma secondo in regione con 61 km2. La provincia parmense ottava in Italia, a causa della Tibre autorizzata nel 2015
Intervento di Verdi e Possibile, anime della lista Europa Verde. L'intervento è firmato da Isidoro Colluto , coordinatore dei Verdi di Parma, e Silvia Massera, coordinatrice di Parma Possibile.
Nell'intento di dare un contributo positivo al dibattito sul consumo di suolo riportiamo i dati ufficiali del Rapporto consumo di suolo 2018 emesso dall'Ispra 2018 , riferiti al 2017. L'Ispra è l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008, e sottoposto alla vigilanza del Ministro dell'ambiente.
Si tratta degli unici e ultimi dati certificati disponibili.
Qui il link: http://www.isprambiente.gov.it/public_files/ConsumoSuolo2018/Rapporto_Consumo_Suolo_2018_2.pdf
I dati evidenziano una realtà ben diversa da quella espressa dal sindaco Pizzarotti. Nel 2017 il Comune di Parma risulta secondo in regione per consumo di suolo assoluto con 61 km2, con un incremento percentuale ricompreso nella seconda peggior fascia, quella tra il 15 e il 30% (tabelle e grafici a pagina 126 del Rapporto).
Per inquadrare compiutamente la portata dell'impatto delle scelte (o non scelte) operate dall'Amministrazione comunale di Parma in questi anni occorre focalizzare altri due dati: quello della provincia di Parma, che vede un incremento di 135 ettari di suolo consumato tra il 2016 e il 2017, piazzandosi ottava assoluta in Italia; questo aumento è dovuto per metà dal comune di Sissa Trecasali che vede cementificati 74 ettari: il peggiore di tutta Italia, dovuto all'inizio della costruzione del moncone di 10 km dell'autostrada Tibre.
Giova ricordare come il sindaco Pizzarotti, con la sua grave defezione fece saltare l'assemblea provinciale dei sindaci nell'ottobre 2015, chiamata a deliberare su una mozione contro la Tibre, che ne avrebbe fermato il progetto. E questo nonostante vi fosse una mozione del Consiglio comunale approvata all'unanimità che lo impegnava a farlo.
Oggi il cemento presenta il conto e non è sanabile.
Avremmo confrontato volentieri i dati dell'Ispra con quelli del rapporto Icity lab citato dal sindaco ma, purtroppo, questi dati non sono disponibili pubblicamente in modo trasparente. E qui ci fermiamo, non avendo potuto leggere il rapporto.
La vantata riduzione di consumo di suolo peraltro rimane teorica e su un doppio livello: sotto il profilo normativo il nuovo PSC elaborato dalla giunta Pizzarotti è stato adottato nel 2017 ma non ancora approvato. Da un punto di vista semantico non si può parlare di riduzione ma casomai di cambio di destinazione di aree che da previsione erano edificabili e tornano agricole sulla carta, mentre nella realtà sono finora sempre state agricole, terreno naturale. Non è un sofisma come può sembrare. Per spiegarlo compiutamente dovremmo distinguere tra aree POC e non. Cosa che diventa di difficile comprensione per molti cittadini, non esperti di urbanistica. Una domanda però la facciamo: quante aree POC (Piano operativo comunale), già quindi edificabili in pieno diritto, sono effettivamente state cancellate nei sette anni di questa Amministrazione Comunale? In quanti casi sono pendenti ricorsi al TAR?
Detto questo è senz'altro positivo che le previsioni esagerate dell'epoca Ubaldi, che voleva raddoppiare la città da 200 a 400mila abitanti, siano state cancellate. E di questo diamo atto a Pizzarotti.
Proprio alla luce di questa presa d'atto della realtà non capiamo perché il sindaco insista in progetti cementificatori fuori posto (in aree verdi) e su progetti molto discutibili come per l'aeroporto. Da stime più che attendibili si ipotizza una cementificazione di 40 ettari, poiché non ci sarebbe solo il nuovo sedime aeroportuale, ma tutta la viabilità per raggiungere le Fiere da rifare ex-novo.
Vorremmo rassicurare, infine, il sindaco e il suo partito: siamo cittadini di Parma e conosciamo i progetti dell'Amministrazione. Sappiamo quello di cui parliamo perché ci documentiamo, così come fanno i consiglieri comunali di opposizione, le associazioni ambientaliste e le tante altre realtà che hanno a cuore Parma e tentano di difenderla da progetti scellerati che la deturperebbero.
La pensiamo diversamente su molti temi che vengono sbandierati: purtroppo non vediamo risultati nell'efficientamento energetico degli edifici, non vediamo nuove piste ciclabili ma marciapiedi pitturati color amaranto, la rigenerazione urbana è ferma al Wopa, i parchi monumentali ridotti a parco giochi o chiusi tristemente, e quando in inverno il pm10 era altissimo i cittadini hanno visto per un mese il modello di un'auto in vetrina in piazza.
Sui rifiuti, tacendo dell'inceneritore, dopo la raccolta differenziata, di cui riconosciamo gli ottimi risultati raggiunti nel primo mandato con l'assessore Folli, i progetti di riduzione sono minimali.
Non siamo sciocchi da dire che è tutto sbagliato. Però siamo delusi, fortemente. I provvedimenti ambientali della giunta sono di facciata, come l'accetta.
Invece è ora, per contrastare l'emergenza climatica, che ogni atto sia consequenziale ai macro obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra. In questo senso è fortemente contraddittorio stringere la ztl in centro se poi si amplia l'aeroporto per i voli cargo. È contraddittorio voler spostare il gattile in un'area industriale (e infatti il bando è andato deserto), è contraddittorio dire di essere contro i centri commerciali e autorizzarne uno gigantesco che poi viene sequestrato perché "macroscopicamente illegittimo", è truffaldino chiamare "parco fluviale" un percorso di 1,9 km con "soletta di cemento" nell'alveo di un fiume.
Siamo orgogliosi che la candidata di Parma che sosteniamo – si chiama Chiara Bertogalli, sindaco – sia espressione di quell'ecologismo di base, delle associazioni, di cui è fortunatamente ricca la città e il territorio, che affronta i problemi studiando e approfondendo, con metodo scientifico. Saprà farsi valere in Europa.