500 nuovi prodotti, 10.000 operatori commerciali, di cui 3.000 buyer esteri – Nuove relazioni tra l'industria alimentare italiana e la grande distribuzione internazionale – Preoccupazione per la minaccia USA di nuovi dazi, ma preoccupano di più le etichettature a semaforo
(Parma, 10 aprile 2019) – 500 nuovi prodotti, 1000 marchi, oltre 700 espositori alla fiera internazionale dell'agroalimentare "Cibus Connect", inaugurata oggi a Parma. Alla manifestazione, organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare in collaborazione con Ice Agenzia, sono attesi 10.000 operatori commerciali, di cui 3.000 sono buyer esteri. I nuovi prodotti sono cucinati nelle coking station da centinaia di chef per offrire un tasting agli operatori italiani ed esteri, ospitati nelle due grandi "International Buyers' Lounge" e presentati con foto e descrizione analitica sul sito www.cibus.it/esporre/novita-di-prodotto/
"L'essenza di una fiera è rappresentata dalla presenza di nuovi prodotti e dal dinamismo dei buyer – ha detto Gian Domenico Auricchio, Presidente di Fiere di Parma – e la formula smart di Cibus Connect, caratterizzata da due giornate espositive e stand semplificati, è sempre più apprezzata dalle aziende alimentari".
La fiera è stata inaugurata in mattinata da Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare, Carlo Maria Ferro, Presidente di Ice Agenzia, Ettore Prandini Presidente di Coldiretti, Massimiliano Giansanti Presidente di Confagricoltura, la Senatrice Anna Maria Bernini e l'Onorevole De Castro.
A Cibus Connect si sono incontrate tutte le componenti della filiera agroalimentare per elaborare le strategie future del comparto. Il Presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, è intervenuto sulle tematiche più attuali:
"Né i dazi USA né la Brexit sono il vero problema per l'industria alimentare italiana. In entrambi i casi riusciremo a trovare accordi convenienti per i Paesi coinvolti, la vera minaccia al Made in Italy, è l'etichettatura fronte pacco: una battaglia che il settore alimentare italiano nel suo complesso è pronta a combattere. Tale sistema di etichettatura, senza fondamenta scientifiche e basato solo su una politica di marketing, rischia di far passare il concetto che esistono cibi buoni e cibi cattivi e che sia sufficiente un bollino per definirli. Ma questa è una divisione che non sta in piedi: esistono solo diete equilibrate e non equilibrate, in cui nessun alimento dev'essere demonizzato".
A Cibus Connect è stato presentato uno studio dell'Ismea, presentato dal Direttore Generale Raffaele Borriello, su uno studio sulle aziende agroalimentari del Mezziogiorno: "C'è una cosa che al Sud cresce più che al Nord: il fatturato delle industrie alimentari. È quanto emerge dallo studio realizzato dall'Ismea in collaborazione con Fiera di Parma e Federalimentare prendendo in analisi 1.526 imprese alimentari dotate di bilancio e fatturato superiore a 10 milioni di euro. Dal rapporto emerge che, sebbene solo il 23% delle aziende medio-grandi si collochi nel Mezzogiorno (dove prevale una presenza ancora massiccia di imprese medio-piccole), negli ultimi tre anni il fatturato dell'industria alimentare è cresciuto di più nelle imprese meridionali (+5,4%) che in quelle del Centro-Nord (+4,4%)".
Ai rapporti tra industria alimentare e grande distribuzione è stato dedicato l'incontro "From category management to supply chain strategy: the relationship between distribution and agrifood industry", organizzato da PWC e Gdoweek/Mark Up, in cui sono stati analizzati i prodotti "sentinella" cioè quei prodotti che riescono a far breccia nei vari mercati esteri a dispetto del fenomeno imitativo dell'italian sounding. Hanno portato la loro testimonianza gli operatori di quattro diverse realtà: NikolayYanev Head of Prime Now 3P Business Italy (divisione video di Amazon), ShunsukeOzaki EVP diHankyu Oasis Co.,player giapponese della GDO, Ji Senior Marketing Leader diHema,società di vendita al dettaglio di prodotti ortofrutticoli controllata del Gruppo cinese Alibaba eRobertoComolli Direttore Generale di UNES - Il Viaggiator Goloso. che hanno discusso quali siano gli errori più comuni che spesso fanno le aziende che si presentano sui mercati internazionali. PwC Italia ha presentato i trend del settore Food, il livello di fiducia dei CEO e un focus sull'internazionalizzazione dell'agro-alimentare italiano. Tra le evidenze dello studio: il Fatturato dell'industria alimentare pari a €140 miliardi nel 2018 (+2%); l' Export alimentare pari a €32,9 miliardi nel 2018 (+3%); Il 49% dei CEO Retail&Consumer intervistati punta sui piani di internazionalizzazione; si registra un Crescente rilievo del trend etico-sostenibile a livello consumer con oltre 2/3 dei consumatori disposto a pagare di più per prodotti locali e a Km zero.
Nel corso del convegno di apertura di Cibus Connect sono intervenuti diversi rappresentanti ed esperti del comparto alimentare. Commentando la recente minaccia da parte del governo Usa si applicare dazi a vari prodotti alimentari europei e italiani, l'Europarlamentare Paolo de Castro, primo vice presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ha annunciato che una risposta arriverà presto, ma a livello europeo, non italiano.
Il Presidente di Ice Agenzia, Carlo Maria Ferro, ha anch'egli auspicato un nuovo accordo bilaterale tra Europa e USA, sottolineando nel contempo che le imprese devono essere capaci di fare sistema tra loro e di fare nuovi investimenti.
Secondo Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, il settore alimentare è cresciuto in maniera disaggregata, più per merito delle singole imprese che del sistema Paese. Ha quindi auspicato strategie comuni, più attenzione allo sviluppo delle infrastrutture vitali per l'Italia ed accordi tra gli operatori della filiera.
Per Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti, la filiera alimentare è troppo frammentata e servono accordi di cooperazione ed unità nel promuovere i prodotti.
A margine di Cibus Connect è stato siglato un Memorandum of Understanding tra Federalimentare, Cibus e FMI (Food Marketing Institute) che sarà rilevante nelle azioni di internazionalizzazione con gli USA soprattutto, ma non solo, in termini di incoming.