Redazione

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Preoccupante involuzione della squadra guidata da D'Aversa che non riesce a battere in casa il modesto Frosinone. Follia di Stulac a metà ripresa che lascia i suoi compagni in dieci costringendoli a una gara difensiva.

Parma, 4 novembre 2018 - di Luca Gabrielli

In questo turno il Parma doveva assolutamente portare a casa tre punti dopo le ultime partite molto deludenti contro Lazio e Atalanta dove a sollevare più di un campanello d'allarme era stata l'assoluta sterilità sotto porta. Una preoccupante involuzione dal punto di vista del gioco visto purtroppo anche nel match del Tardini contro il Frosinone, penultimo in classifica e anche lui bisognoso di punti salvezza. L'aspetto più deludente è stato proprio l'incapacità della squadra di creare occasioni da rete, cercando di sfruttare solo la velocità di Gervinho, brutta copia della freccia nera ammirata nelle prime partite. Il rientro in campo del bomber Roberto Inglese e di Alberto Grassi a centrocampo aiuteranno l'allenatore ad aumentare il tasso tecnico e a ruotare maggiormente i suoi uomini facendo rifiatare elementi che dall'inizio del campionato hanno giocato sempre (vedi Rigoni).

La prossima sarà una trasferta impegnativa contro il Torino, club in grande forma che lotta per un posto in Europa e che davanti ha attaccanti di grandissimo livello come Belotti e Iago Falque. D'Aversa dovrà lavorare molto sulla testa dei giocatori perché la squadra vista nelle ultime uscite sembra troppo attendista e timorosa. Una nota di merito va a Sepe che a parte qualche incertezza con i piedi, dimostra di essere un portiere affidabile tra i pali e giorno dopo giorno convince sempre di più i tifosi. La parata salva risultato dell'ultimo secondo della gara contro il Frosinone rispecchia infatti il buon momento vissuto dall'estremo difensore napoletano.

Stulac ma che combini?!

Se Sepe sta dimostrando un ottimo momento di forma, la stessa cosa non si può dire del regista Stulac che ha lasciato i suoi compagni in dieci uomini a metà ripresa per un fallaccio a centrocampo su Chibsah. Un intervento con il piede a martello che poteva davvero fare molto male all'avversario e che molto probabilmente il giudice sportivo condannerà a più di una giornata di squalifica l'ex Venezia. La squadra per fortuna si è compattata bene e, complice un avversario poco pericoloso, è riuscito a strappare un punto che porta i ducali a +8 dalla zona retrocessione. Guai però a rilassarsi perché è un attimo venire risucchiati nel vortice per la lotta salvezza e poi uscirne incolumi. Qui dovrà essere il mister D'Aversa ad essere bravo a toccare le corde giuste nella testa dei giocatori e ricominciare a macinare gioco e punti

Parma questa mattina ha celebrato la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate. (Foto di Francesca Bocchia)

In piazza Duomo la cerimonia ufficiale organizzata da Prefettura, da Comune di Parma, da Provincia di Parma e dal Comitato per le Celebrazioni del Centenario dell'Anniversario della Vittoria ha visto lo schieramento delle rappresentanze delle Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato, delle bandiere e dei labari delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma.

Tanti i cittadini che hanno assistito alla cerimonia e che hanno ascoltato il messaggio inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e gli interventi celebrativi del sindaco Federico Pizzarotti e del rappresentante del Comando Militare Regionale "Emilia Romagna".

La cerimonia si è conclusa con gli onori finali e con il corteo per deporre corone ai monumenti ai Caduti, al Partigiano e alla Vittoria.

Il discorso del Sindaco Federico Pizzarotti

Cari concittadini, autorità militari, civili e religiose,
vi ringrazio della numerosa presenza in un giorno così importante per
Parma, l'Italia e la nostra Repubblica.

Un saluto e un ringraziamento particolari a tutte le divise presenti: oggi
celebriamo quel che rappresentate per l'Italia: una forte e costante
presenza, fatta di impegno e sacrificio, che attraversa la vita e la storia del
Paese.

L'età liberale e la monarchia, gli anni bui tra le due guerre e la Repubblica,
il regime e il risveglio democratico italiano: la Giornata dell'Unità
Nazionale e delle Forze Armate è forse l'unica grande festa che ripercorre
tutte le tappe recenti della nostra Patria.

Era un lontano 1919 l'anno in cui le celebrazioni ebbero luogo per la
prima volta, dopo che il 4 novembre 1918 terminò per l'Italia la Grande
Guerra, di cui oggi ricorre lo storico centenario.

La fine di una lunga epoca chiamata "l'età degli Imperi", e l'inizio di un
mondo diverso.

Molti di noi guardandosi alle spalle e ripercorrendo gli anni della storia
direbbero: da allora tutto è davvero cambiato.

Per certi aspetti è esattamente così: l'Italia di un secolo fa, come l'Europa
sfiancata dalla Grande Guerra, aveva bisogno di ritrovare la propria
identità, stretta nella morsa di una crisi sociale prima ancora che politica.
La storia, poi, non si ripete sempre uguale, i fantasmi che affrontiamo
oggi non possono essere e non saranno i fantasmi che i padri dei nostri
nonni hanno affrontato ieri.

Ma quel che si chiedeva allora seppur in misura maggiore, e quel che si
chiede oggi, ci richiama a un'attenta considerazione delle due epoche.
Oggi gli italiani vogliono sentirsi protetti, nell'accezione più ampia del
termine.

È una necessità che spesso proviene dai luoghi più distanti e profondi
delle nostre città: le periferie. Il Paese stesso, con le sue terre e le città,
reclama un senso di protezione che, diciamolo, fino a 15 anni fa non
avvertivamo così forte.

Ed è qui che mi rivolgo alle divise e alle istituzioni presenti, delle quali
faccio parte.

In un mondo cambiato e in costante evoluzione, il bisogno di sentirsi
protetti è un sentimento che raggiunge le stanze di tutte le istituzioni del
Paese, parla con energia a ognuno di noi, e cerca risposte a domande che
investono la vita quotidiana degli italiani:
protezione e salvaguardia del proprio posto di lavoro, protezione nel
vedersi garantita una casa in cui crescere e vivere, protezione nel vivere
una vita serena e di qualità.
Protezione, infine e soprattutto, nel vivere in sicurezza e armonia la
propria città.

Gli italiani chiedono a gran voce di essere rassicurati in un mondo che ha
più domande che risposte, più incertezze che certezze.
Le istituzioni hanno il dovere di garantire loro questo bisogno esploso
ormai non più tardi di 10 anni fa.

Le Forze Armate svolgono un ruolo essenziale. L'hanno sempre svolto con
costanza e dedizione.

Oggi, in occasione delle Celebrazioni dell'Unità Nazionale e delle Forze
Armate, ci tengo a ricordarlo con sentimento di responsabilità.

Qui in questa piazza gremita, silenziosa e attenta noi rappresentiamo la
Nazione, e della Nazione rappresentiamo la sua Unità. È il giorno in cui
siamo fieri e consapevoli di parlare la lingua dell'unità e dello spirito
civico. Non vi è protezione né sicurezza se non vi è Unità. Non vi è Unità,
infine, se ognuno di noi non avverte nel proprio cuore lo spirito di
Comunità che caratterizza la Nazione.

È chiaro quel che voglio dire: non basta sentirsi una Patria per esserlo, né
è sufficiente sentirsi una Nazione per vivere come fratelli sotto il
Tricolore.

Non serve richiamare il senso di protezione, se nel momento del bisogno
ognuno di noi si volta dall'altra parte. Sono le azioni che fanno degli
uomini ciò che sono: il mondo non va immaginato, ma trasformato. Una
Comunità di donne e di uomini non va immaginata, ma realizzata
compiutamente.

Per fare ciò ognuno di noi deve fare la propria parte. E come le Forze
Armate, ogni giorno, si impegnano per difendere dal pericolo le nostre
vite, tutelando il diritto alla libertà e al mantenimento della pace, anche
noi cittadini, nel nostro piccolo, nel modo che riteniamo più giusto,
dobbiamo contribuire a nutrire la società di sentimenti civici e comunitari.
Per sentirci una Nazione. Per sentirci figlie e figli di un'unica bandiera. Per
onorare il 4 novembre, un giorno che questa Italia tende
drammaticamente a dimenticare.

Per questo mi rivolgo a ognuno di voi a partire dalle Forze Armate, che
ringrazio.

Le ringrazio per il contributo di dignità e lo spirito di sacrificio che
dedicano quotidianamente alla patria, su suolo italiano e nel resto del
mondo, dove le persone in cerca di protezione reclamano il loro aiuto.
Le ringrazio e le esorto a continuare su questo cammino perché, come già
detto, nel mondo di oggi e nell'Italia di oggi sta avendo origine un nuovo e
fortissimo bisogno di sentirsi difesi e sostenuti.

In voi l'Italia e gli italiani nutrono grandi speranze.
Mi rivolgo anche ai miei concittadini: ognuno nel proprio piccolo deve
dare il meglio per la città e la Nazione. Nel lavoro e nel senso civico, nello
spirito di solidarietà e di inclusione, sentendo dentro sé che serve vivere
da cittadini e non da individui.

Da cittadini che calpestano la stessa terra, mangiano lo stesso pane e
lottano per gli stessi obiettivi.
È nel momento della necessità che si ha bisogno di tutta l'unità della
Nazione. Oggi è uno di quei momenti.

Forze Armate, concittadini e istituzioni presenti: oggi 4 novembre, in
occasione di questa grande celebrazione, davanti all'Unità della Nazione e
dell'Italia, possiamo ancora rappresentare l'esempio più bello e
significativo di ciò che può essere il nostro Paese: una sola bandiera, una
sola patria, una sola voce.

Sotto lo spirito della partecipazione e della responsabilità, servendo
l'Italia come la casa e il cuore di tutti noi, il mio augurio è che possa
finalmente sparire quel senso di preoccupazione che assilla l'Italia e
l'Europa.

Quando il timore di non sentirsi protetti comincerà a indietreggiare, vuol
dire che le istituzioni insieme alle Forze Armate e ai cittadini avranno
fatto il proprio dovere.

Perciò mettiamoci all'opera cominciando da qui: da questa piazza, dal 4
novembre e dall'Unità Nazionale.

Lavoriamo per il Paese e per tutti noi facendo sempre del nostro meglio.

Viva le Forze Armate

Viva l'Unità Nazionale e Viva l'Italia.

(Galleria immagini di Francesca Bocchia)

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Se non fosse una cosa seria, anzi serissima, quello accaduto in Sicilia sarebbe una ennesima "freddura" da aggiungere alla serie de "il Colmo dei Colmi".

di Lamberto Colla Parma 4 novembre 2018 -

Dopo "lo sai qual'è il colmo per un idraulico? Avere un figlio che non capisce un tubo" ecco "lo sai qual'è il colmo per l'associazione anti racket", l'arresto del presidente per estorsione".

Un altro duro colpo alla credibilità delle organizzazioni di volontariato è arrivato con l'arresto del presidente di A.Si.A., l'associazione Antiracket, Salvatore Campo, accusato di estorsione, peculato e falso.

Dopo le vergognose avventure "corsare" delle ONG del mare e i loro presunti contatti  con gli scafisti, dopo lo scandalo "sessuale" e della "manina che spinse il decreto" della Croce Rossa, dopo l'incomprensibile dichiarazione dell'UNICEF di non sporgere querela nei confronti dei fratelli Conticini, indagati dalla Procura di Firenze perché accusati di avere utilizzato a fini personali parte dei fondi versati dalle associazioni umanitarie alla loro Play Therapy Africa (6,6 mln €), ecco emergere le presunte nefandezze del paladino siciliano della lotta alla mafia accusato di estorsione nei confronti di coloro che volevano accedere al fondo di solidarietà statale. Secondo gli investigatori Campo avrebbe costretto le vittime di usura ed estorsione della criminalità a pagargli una sorta di "pizzo", che oscillava tra il 3 e il 5%, sui riconoscimenti che ottenevano dal fondo di solidarietà.

"...e io la sfido veramente" (la mafia ndr) diceva Salvatore Campo, durante gli incontri che promuoveva, come documentato dal Video pubblicato da MN Meridio News, ma tra le intercettazioni degli inquirenti ci sarebbero contenuti dai toni ben diversi "... non mi si può chiedere di mettere soldi di tasca mia" oppure "Il mio lavoro... di questi 43mila euro (il risarcimento all'uomo, ndr), me lo ha pagato lei? Non mi ha dato niente...?". La vittima sorridendo replica ironicamente: "Come pagato? La prossima volta le domando la ricevuta... se lo è scordato che gli abbiamo fatto il regalo anche alla signora?"

Se le accuse fossero provate sarebbe un episodio di una immoralità devastante per l'associazione e la lotta che, quotidianamente, i temerari imprenditori siciliani combattono contro il cancro mafioso.
Se le accuse venissero smentite il danno sarebbe altrettanto serio per di più stato consumato.

Forse un po' più di riservatezza, almeno verso quei fatti di particolare delicatezza, non sarebbe male, nell'interesse dell'accusato che, sino a prova contraria deve godere della presunzione di innocenza, e per il buon nome dell'Associazione o dell'Ente che non deve essere scalfita da accuse rivelate poi infondate.

L'imprinting negativo è ben difficile da alienare!

 

Video MN: https://youtu.be/xX2rO1vBIVc 

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