Tra 5 giorni inizierà la kermesse parlamentare che porterà a eleggere il nuovo Capo dello Stato. In un momento così critico della nostra storia la scelta del nuovo inquilino del Quirinale dovrà essere guidata da saggezza e responsabilità perché, come ha insegnato "Re Giorgio", questa carica non è propriamente quasi formale ma sostanziale.
di Lamberto Colla - Parma, 25 gennaio 2015 -
Difficile interpretare il mandato di Giorgio Napolitano ma quello che in questi 9 anni di guida del Paese ha insegnato è l'importanza istituzionale della Carica di Presidente della Repubblica. Dopo il carisma di Sandro Pertini, Giorgio Napolitano ha saputo invece interpretare il ruolo con quell'autorevolezza, sconosciuta negli ultimi 50 anni, dimostrando coraggio e grandissime doti di statista.
Esporsi con un giudizio è prematuro anche in forza della crisi in cui il Paese è sprofondato negli ultimi 8 anni.
Una crisi economica talmente pesante da essere riuscita a minare e portare alla luce, in modo marcato, i fattori di criticità che da troppo tempo ribollivano sotto crosta. Una crisi di valori della nostra società che si è perfettamente rispecchiata nelle rappresentanze popolari, sia nello spessore degli uomini e delle donne parlamentari sia nelle competenze, che avrebbero dovuto accompagnare i profili della stragrande maggioranza dei rappresentanti di partito che si sono avvicendati a Montecitorio e in tutti i parlamentini regionali. A tutto ciò va sommato un ricambio generazionale ai vertici della grande industria che, alla pari della politica, non è stata all'altezza dei padri.
Crisi economica, crisi di valori hanno esposto l'Italia alla speculazione finanziaria internazionale trovando terreno fertile per crescere e prosperare con sempre maggiore virulenza come un batterio riesce a fare nell'organismo non curato adeguatamente e con la necessaria tempestività. In questo stato moribondo il medico Napolitano ha dovuto operare in un quadro clinico gravissimo, dotato di strumenti antiquati, avendo in cura un paziente che non aveva per nulla voglia di guarire. Saprofiti e varie colonie di batteri, di per sé non mortali, si sono insediati liberamente e nel loro proliferare esponenziale hanno indebolito, sin quasi allo sfinimento, il paziente ospite.
E' in questo contesto che si è mosso il Presidente Napolitano dimostrando capacità, esperienza giuridica e istituzionale non comuni. Onore quindi all'uomo al quale va il merito di aver avuto il coraggio di prendere in mano il malato sfinito e contagioso.
Ora viene il turno degli altri, uomini e donne di governo, di dimostrare il loro senso di responsabilità e di assumere il coraggio che Napolitano ha dimostrato, affinché non si vanifichi il suo impegno e i sacrifici di 60 milioni di cittadini. Un uomo o una donna che sappia raccogliere e sfruttare pienamente l'opportunità che Mario Draghi è riuscito, testardamente, a fare adottare dal'UE strumenti di finanza non convenzionali sconfiggendo il fronte tedesco e facendo passare, all'unanimità, una politica finanziaria di investimenti allentando, finalmente, il cappio dell'austerità soffocante.
Già perché l'Italiano Mario Draghi non solo è riuscito nell'impresa di conquistare la poltrona più alta dell'Eurotower ma, alla pari di Napolitano, è riuscito a imprimere la sua personalità con coraggio e determinazione ottenendo quello che nessuno avrebbe sperato: l'immissione di liquidità nel circuito europeo.
La stampa di moneta fresca per acquistare titoli di debito dei paesi membri. 1.140 miliardi di euro in scaglioni mensili di 60, che entreranno nel circuito portando ossigeno alle imprese e, auguriamocelo, al lavoro.
Tanti seppure ancora pochi rispetto i 4.500 miliardi di dollari immessi negli ultimi anni dagli Stati Uniti. Un'operazione che ha raggiunto lo scopo e l'economia a stelle e strisce ha ripreso a correre e con essa l'occupazione. I risultati conseguiti dall'economia americana e il progetto di valorizzare la classe media, esposti dal presidente USA nelle scorse ore, sono stati salutati, dai rappresentanti del Congresso, con una standing ovation nonostante la maggioranza, dopo le elezioni di medio termine, sia passata in mano agli oppositori di Obama.
Un comportamento ben diverso da quelli che quotidianamente osserviamo in Italia dove l'opposizione, pura e dura, proviene più dall'interno del partito di maggioranza che dalle opposizioni. Dove mai si riesce a trovare la quadra nemmeno sulle grandi questioni.
Il 30 di gennaio inizieranno le elezioni che porteranno al successore di Napolitano, chissà che la fortuna o l'insperabile buon senso dei grandi elettori, ci consegni nelle mani di un grande leader. Un Capo dello Stato carismatico che abbia le doti necessarie per far tornare il giudizio nei partiti e che il Parlamento torni a essere un luogo di discussione politica e non il pollaio che è oggi. Vogliamo un leader, donna o uomo che sia, capace di riaccendere gli animi degli italiani e il loro orgoglio nazionale.
Gli italiani vogliono risorgere e non insorgere!
Umberto Venturi, presidente di CNA Modena interviene sul dibattito in corso rispetto alla proposta del governo di modificare l'attuale sistema di gestione delle banche popolari -
Modena, 22 gennaio 2015 -
"In questi anni di crisi finanziaria, oltre che economica, il sistema delle banche popolari è quello che più di ogni altro ha sostenuto le piccole imprese, in un clima di stretta creditizia generale. Noi crediamo che questo sia il risultato di un attenzione al territorio connaturato a questo tipo di istituti di credito. Ecco perché vediamo con estrema preoccupazione la proposta di modifica delle governance delle banche cooperative". Così Umberto Venturi, presidente di CNA, interviene sul dibattito in corso rispetto alla proposta del governo di modificare l'attuale sistema di gestione delle banche popolari.
"L'approccio del governo sembrerebbe individuare nella forma cooperativa delle piccole banche un disvalore. Non ci pare che sia così, almeno stando all'esperienza di altri paesi, dove il mondo del credito esprime le sue potenzialità in varie forme. E' il caso della Germania, con le sue landesbanke e le sparkasse che operano al fianco dei grandi gruppi, ciascuno con la sua peculiarità giuridica. Peraltro, osserviamo che ciò che è avvenuto sette anni fa, con lo scoppio della bolla finanziaria, non è certo stato causato dalle piccole banche cooperative".
"Un Paese con milioni di piccole imprese e con grandi differenze tra territori - prosegue Venturi - ha sempre più bisogno di una pluralità di soggetti creditizi solidi che abbiano vocazione e interesse a partecipare attivamente allo sviluppo di tutte le sue componenti. Ritengo che le Popolari, così come le abbiamo conosciute sino ad oggi, rappresentino un valore aggiunto importante per il nostro territorio".
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Quinto appuntamento dell'iniziativa organizzata da UniCredit in stretta collaborazione con l'Ente camerale a sostegno delle aziende del territorio che puntano ad avviare e intensificare il business con l'estero -
Parma, 19 gennaio 2015 –
"Le tecniche di regolamento e finanziamento e le istituzioni nazionali che favoriscono l'export e l'internazionalizzazione". Questo il tema dell'appuntamento che si è svolto il 19 gennaio e ha chiuso il primo ciclo di Export Business School, percorso Master del programma Go International! UniCredit, con focus sull'internazionalizzazione d'impresa che il Gruppo bancario ha organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, coinvolgendo le Pmi del territorio. Obiettivo: offrire agli imprenditori strumenti più analitici e metodologie adeguate per percorrere le strade dell'export in modo efficace e competitivo.
L'Export Business School, avviata lo scorso novembre presso la Sala del Consiglio dell'Ente camerale di Forlì-Cesena, ha proseguito così l'attività di formazione focalizzando l'attenzione su diversi temi, come le tecniche di regolamento e di finanziamento tradizionali, le garanzie nel commercio internazionale e le tecniche di regolamento e di finanziamento innovative. L'attività di formazione che si è svolta nell'arco dell'intera giornata è stata conclusa da un momento di confronto con Alberto Zambianchi, Presidente Camera di Commercio Forlì-Cesena, e Livio Stellati, Responsabile Area Commerciale Romagna di UniCredit.
Soddisfazione tra le oltre trenta imprese romagnole che hanno partecipato all'intero corso, assistendo attivamente alle lezioni, non solo teoriche, ma che hanno incluso anche testimonianze aziendali, scambio di esperienze, ampio dibattito ed un collegamento da Hong-Kong con esperti locali che hanno risposto alle domande dei nostri operatori.
"Il percorso comune che ci ha visto, in questi mesi, a fianco di UniCredit, - dichiara Alberto Zambianchi – e che si è appena concluso, ci ha permesso di essere a fianco delle aziende con un'azione concreta per facilitare l'attività di export e la penetrazione in Paesi diversi. In questi tempi di crisi, occorre che Enti, Istituzioni, organismi diversi mettano in sinergia le risorse per venire incontro alle necessità di chi cerca nuovi mercati per le proprie produzioni; questa iniziativa è pertanto un esempio proficuo di collaborazione che apre verso possibilità di crescita da parte del nostro sistema economico. Sosteniamo tali azioni nell'ottica di una continuità di servizi reali alle imprese."
"Concludiamo così – ha detto Livio Stellati – il primo ciclo di incontri della nostra Export Business School. Un'iniziativa che ancora una volta ci ha visti proattivi a favore delle imprese del territorio, in stretta sinergia con un importantissimo stakeholder locale, la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, con la quale da tempo portiamo avanti progetti formativi e di sviluppo dedicati alle aziende dell'area. Nel corso di questa esperienza, che ha coinvolto numerosi imprenditori romagnoli sul tema dell'export, chiave di volta per il superamento della crisi e il riavvio concreto della produttività, abbiamo messo a disposizione le nostre risorse e le nostre competenze per confermare il nostro ruolo di partner delle imprese, al servizio della crescita dell'economia del territorio".
Per info: www.unicredit.it/it/chisiamo/territori/formazioni-cittadini-e-imprese/go-international.html e www.fc.camcom.gov.it/internazionalizzazione
La Export Business School è il percorso Master di "Go International!: The UniCredit Learning Experience", il programma che offre alle imprese corsi gratuiti su temi legati all'export e alla internazionalizzazione, per sostenerne la crescita sui mercati internazionali. Attraverso la leva della formazione e dell'informazione, Go International! accompagna imprenditori ed export manager in questa importante sfida, aiutandoli a muoversi in modo consapevole sui mercati internazionali. I docenti della Export Business School sono professionisti esperti della specifica materia trattata che portano in aula la propria esperienza, per offrire ai partecipanti un'opportunità di approfondimento e confronto concreta, basata sull'esperienza quotidiana di chi da anni opera nel settore. La didattica della Export Business School è arricchita dalla testimonianza di stakeholder e aziende del territorio, con cui i partecipanti possono confrontarsi per ampliare il proprio patrimonio conoscitivo e massimizzando le opportunità di networking offerte dal format.
(Fonte: ufficio stampa Unicredit)
Domani a Casa Gioia e Sole seminario su pianificazione economico-finanziaria per i trentadue progetti d'impresa che hanno chiesto di partecipare a Imprendocoop -
Modena, 19 gennaio 2015 -
Continua il percorso formativo per i trentadue progetti d'impresa che hanno chiesto di partecipare a Imprendocoop, il progetto che favorisce l'occupazione e l'imprenditorialità ideato da Confcooperative Modena e Fondazione Democenter-Sipe con il patrocinio e sostegno del Comune di Modena ed Emil Banca.
Domani – martedì 20 gennaio – è in programma il quinto seminario; l'appuntamento è dalle 17 alle 19.30 presso la Casa della Gioia e del Sole, in via Mar Mediterraneo 84 a Modena. Si parla di pianificazione economico-finanziaria del progetto e come finanziare un'impresa cooperativa: crowdfunding, finanza agevolata e credito bancario. Sono un centinaio gli aspiranti imprenditori che, partecipando a Imprendocoop, hanno la possibilità di usufruire di un percorso formativo di alto livello, assistenza, consulenza e servizi gratuiti per un anno. Il progetto, partito lo scorso autunno, si sviluppa fino alla primavera 2015. Al termine del percorso è prevista la selezione finale di tre idee d'impresa che saranno premiate con 2.500, 1.500 e 1.000 euro. L'erogazione dei premi e servizi è vincolata alla costituzione di un'impresa in forma cooperativa aderente a Confcooperative Modena.
(Fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)
Riparte a Reggio Emilia il ciclo di incontri, a sfondo economico, giunto alla sua undicesima edizione, presso la sede dell'Università di Modena e Reggio -
Reggio Emilia, 15 gennaio 2015 - di Federico Bonati -
È cominciato il 12 gennaio e durerà sino al 2 febbraio 2015 il nuovo ciclo di incontri sull'educazione finanziaria presso la sede dell'Università di Modena e Reggio. La conoscenza del sistema finanziario è un elemento basilare per la prosperità economica di un Paese, a maggior ragione se essa è approfondita dagli attori del Paese stesso come enti pubblici, industria bancaria e finanziaria, media, sistema scolastico e cittadini. La conoscenza del sistema finanziario dà alle famiglie le basi per acquisire la disciplina necessaria a risparmiare, può stimolare i lavoratori a pianificare una strategia di investimento efficace, può aiutare le categorie a basso reddito a ricavare il massimo da ciò che hanno, utilizzando i servizi finanziari disponibili a costi minori. Inoltre, ai risparmiatori tale consapevolezza può permettere di guidare al meglio le loro scelte d'investimento.
A tal proposito la Provincia di Reggio Emilia ha avviato nel 2005 un progetto pilota di tutela del risparmio e di educazione finanziaria, arrivato quest'anno alla sua undicesima edizione. Il progetto è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e Economia dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e con l'Associazione di Risparmiatori e piccoli azionisti Federisparmiatori–Azionariato Diffuso; inoltre, dal 2008 è attiva la collaborazione con gli esperti di PLUS 24 de Il Sole 24 ore.
Il prossimo appuntamento in rassegna si svolgerà lunedì 19 e riguarderà i conti correnti, i conti deposito e gli investimenti liquidi, con relatore Nicola Borzi. Ad esso seguiranno "Gli investimenti responsabili" con Vitaliano D'Angerio, in data 26 gennaio e l'ultimo incontro lunedì 2 febbraio sul tema "Come il risparmiatore può far valere le proprie ragioni", relatore Antonio Criscione. Gli incontri, con inizio alle ore 17.30, si terranno nell'Aula 1 presso la sede reggiana dell'Università di Modena e Reggio Emilia in via Allegri 9. Gli stessi sono gratuiti e prevedono la possibilità di porre domande riguardanti l'argomento trattato. Per partecipare è possibile prenotarsi inviando una mail ad Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure telefonando allo 0522/444666.
A spingere il tasso d'inflazione medio annuo per il 2014 al minimo dal 1959 è stato il calo dei prezzi dei prodotti alimentari non lavorati come frutta, verdura, carne e pesce fresco che fanno registrare una riduzione dello 0,8 per cento e sono di fatto in deflazione.
Roma 7 gennaio 2015 - E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al mese di dicembre.
L'andamento dei prezzi riflette la situazione nei consumi con gli italiani che hanno toccato il fondo nel 2014 e sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981, sulla base dell'analisi della Coldiretti sulla base dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati dell'Istat. Gli italiani nei primi anni della crisi – sottolinea la Coldiretti - hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall'abbigliamento alle calzature, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost. Il carrello della spesa degli italiani - conclude la Coldiretti - si è ulteriormente svuotato nel 2014 e pesa lo 0,6 per cento in meno rispetto al 2013, secondo il dati Ismea/Gfk relativa ai primi nove mesi del 2014.
(Fonte Coldiretti)
E' ufficiale, l'Europa è entrata in crisi deflattiva. All'origine c'è la caduta delle quotazioni del greggio che trascina con sé i prezzi dei carburanti e degli altri beni legati all'energia.
di Virgilio - Parma, 07 gennaio 2015 -
In Italia l'inflazione è praticamente a zero ma ancor peggio è nel resto d'Europa dove l'indice è addirittura negativo. Il calo dei prezzi dello 0,2% registrato nel vecchio continente autorizza a ritenere che l'UE sia caduta in deflazione. Tutti gli occhi ora sono puntati su quello che farà la BCE (Banca Centrale Europea) seppure, in considerazione delle manovre già attuate di riduzione continua dei tassi di interesse, ben poche sono le speranze di un intervento risolutore avendo appunto già raggiunto i livelli minimi di tasso d'interesse. L'unica soluzione rimasta sarebbero quelle "misure non convenzionali" che Draghi ha più volte rilanciato e sinora osteggiate soprattutto dai tedeschi e i "loro alleati".
Serve "liquidità", nuovo circolante per dare una spinta inflazionistica e la BCE dovrebbe perciò intervenire con l'acquisto massiccio di titoli di debito sovrano attraverso una manovra di "quantitative easing" da realizzare rapidamente per abbassare la "febbre" del sistema economico europeo.
All'origine c'è la caduta delle quotazioni del greggio che trascina con sé i prezzi dei carburanti e degli altri beni legati all'energia. Un cedimento del 50%, e in certi momenti superiore, del prezzo del greggio che nei giorni scorsi ha toccato i 47$/barile (WTI - West Texas Intermediate) per poi risalire sino a quasi 49$.
Una riduzione drastica e rapida che però non ha avuto seguito parallelo sul prezzo del carburante nazionale calato del 14% circa.
Riforme ancora in alto mare, di spending review non se ne parla più, tasse in crescita e lavoro in diminuzione. Befana pensaci tu.
di Lamberto Colla - Parma, 04 gennaio 2015 -
Apprezzabile l'approccio di Matteo Renzi fortemente orientato alla crono programmazione meno apprezzabili i risultati conseguiti e la previsioni di breve periodo.
Se da un lato il patto del nazzareno avrebbe potuto consentire una più rapida corsa verso le riforme strutturali del nostro "borbonico" paese, l'opposizione interna al partito di stragrande maggioranza blocca ogni nuova e azzardata politica rivoluzionaria.
Già perché di rivoluzione (democratica) bisogna parlare. I problemi accumulati non consentono più di ritardare decisioni impopolari e dolorose, traumatiche per certi versi, ma indispensabili per interrompere l'emorragia arteriosa, comminata ai soliti noti, in atto da almeno 10 anni a questa parte.
Una mini-batosta semestrale ha di fatto marginato se non addirittura quasi annullato lo strato sociale identificato, spesso anche negativamente, come "borghese". Una fascia nutrita di soggetti e famiglie benestanti che con il frutto del loro onesto lavoro si potevano permettere di acquistarsi la casa, di concedersi una vacanza importante all'anno, di accumulare qualche risparmio destinato il più delle volte alla futura generazione. Vuoi l'appartamento da regalare ai figli o quelle provviste economiche utili a "farsi curare" durante la fase acuta di quella malattia che si chiama vecchiaia e che democraticamente colpisce tutti indistintamente.
Uno strato di cittadini che rendeva rapida la circolazione della moneta, che ha contribuito a patrimonializzare l'Italia e ha partecipato attivamente alle poche o tante innovazioni per le quali siamo noti in tutto il mondo.
Un tesoretto che è servito invece al Paese per sostenere manovre finanziarie pesantissime, un patrimonio immobiliare e una quantità di risparmi tali da difendere le nostre banche dalle speculazioni internazionali e infine, anziché destinare alla propria vecchiaia i risparmi di una vita, a sostenere figli e nipoti allo sbando nel marasma di una crisi economica, finanziaria, lavorativa, lunghissima e pesantissima.
A questi "nonni" eroi dovrebbero ispirarsi i nostri politici. Prendere esempio da loro e dalla loro generosità e capacità di sacrificio.
Invece niente. O per una ragione o per l'altra alla fine il risultato delle politiche governative è tassare ma non risparmiare. Colpire i piccoli patrimoni e sottrarre risorse vitali.
Riforme del lavoro che non riformano un bel nulla e generano nuovo caos. Invece di liberalizzare alla fine si regolamenta e si pongono nuovi ostacoli burocratici a qualsiasi nuova intrapresa.
Basti osservare l'ennesima riforma del lavoro il "jobs act" come è meglio conosciuto in epoca renziana. Il cavallo di battaglia dovrebbe essere legato al concetto delle tutele crescenti. Sarà o non sarà un sistema efficace lo vedremo a seguire. Fatto sta che però non viene applicato ai dipendenti del pubblico impiego. La promessa è che si farà! Il mondo delle giovani partite Iva, quel popolo di giovani di buona volontà che pur di sopravvivere, di acquisire una professionalità e di esercitare un lavoro, seppure poco remunerato, ha acceso una posizione IVA, è stato massacrato dall'ultimo provvedimento di programmazione finanziaria varato in prossimità del Natale. Un errore dice il premier a poche ore di distanza e la promessa è che nei prossimi mesi si rimedierà. Come se non bastasse l'incremento della tassazione nel passaggio ICI, Imu e poi Tasi, con il provvedimento del 22 dicembre viene sancito il principio che l'IMU verrà applicata ai macchinari almeno sino alla riforma del catasto (quindi per sempre! - ndr), confermando che chi porta gli impianti all'estero è un "furbo". Anche in questo caso un rappresentante del governo, il sottosegretario Morando, s'indigna e dichiara che è "Assurda l'imu sui macchinari, toglieremo la tassa.".
Ma come è possibile che il Governo vara norme e i suoi più alti rappresentanti, addirittura il Premier, subito dopo fanno il mea culpa e promettendo correzioni? Certo che però gli errori di questa natura non vengono mai fatti verso i componenti, dipendenti delle camere, delle regioni, delle USL, ecc... Sempre e soli a essere tartassati sono i lavoratori e gli imprenditori che esercitano in toto ed esclusivamente la loro attività sul suolo italiano.
Infine, come ogni cittadino ha fatto in tempo di crisi, ovvero ridurre le spese superflue, il Governo avrebbe dovuto dare una sfalciata ai costi improduttivi, all'alienazione degli enti inutili e alla riorganizzazione dei patrimoni e degli organici (delle polizie comprese) sin dal 2014 e invece niente.
Del "si farà" non vi è nemmeno traccia di promessa. L'unica promessa per di più sottoscritta in più documenti ufficiali e depositati in Ue è che se non si ridurranno i costi l'iva passerà al 25,5% entro il 2016.
Della farsa dell'eliminazione delle province non spendiamo altre parole mentre ci sarebbe da scrivere un manuale sulla necessità di alienare almeno 16 delle 20 inutili e mangiasoldi Regioni. Un tocco di genio potrebbe ripristinare le province e accorpare in 4 al massimo 5 macroaree il territorio nazionale.
La strada è sempre la stessa, nonostante il cambiamento dei nomi, legge finanziaria o legge di stabilità che sia, il risultato è sempre uguale. Aumentare le tasse e deprimere i consumi attraverso l'impoverimento della popolazione per sottrazione di risparmi accumulati e per eliminazione dei presupposti per generare lavoro quindi occupazione. Spazi di manovra per fare meglio ci sono.
Sarebbe sufficiente fare il contrario di quello che è stato fatto sino a oggi. Riconsegnare le risorse ai cittadini che sanno amministrarle molto meglio di chi li governa bocconiani compresi. Ci sono così ampi margini di miglioramento che è più facile far bene che sbagliare.
Confidiamo che la befana porti in dono saggezza e non solo meritatissimo carbone!
Quattro miliardi e 900 milioni. In soli 36 mesi.
Modena, 02 gennaio 2015. -
Quattro miliardi e 900 milioni. In soli 36 mesi. Tanto è cresciuta la tassazione locale degli immobili produttivi delle imprese. Sono i numeri che evidenzia uno studio dell'Osservatorio di Cna Nazionale sulla tassazione della piccola impresa. Si tratta di una enorme mole di risorse sottratta agli investimenti ma ancora più grave è l'escalation di questa "spremitura", passata, proprio negli anni in cui più mordeva la crisi, dai 4,7 miliardi del 2011, quando era in vigore solo l'Ici, ai 9,6 miliardi di quest'anno, somma delle entrate di Imu e Tasi.
L'indagine analizza l'andamento della tassazione, negli anni compresi tra il 2011 ed il 2014, nei 110 comuni monitorati finora dall'Osservatorio CNA della tassazione della piccola impresa. E' bene da subito precisare che i risultati dello studio riguardano immobili specifici, (un laboratorio artigiano di 350 mq classificato nella categoria catastale C3 ed un negozio per la vendita di 175 mq classificato nella categoria catastale C), per cui le situazioni soggettive ipotizzate non possono essere assunte come elemento per una valutazione complessiva della tassazione locale sugli immobili produttivi. L'esame, infatti, è volto esclusivamente ad analizzare l'andamento nel tempo e nello spazio della tassazione comunale che verte su tipologie d'immobili utilizzati in modo prevalente da artigiani e commercianti nell'esercizio dell'attività d'impresa.
Inoltre, va tenuto conto che a innalzare la tassazione è, talvolta, l'elevato valore catastale degli immobili, che può essere addirittura superiore al valore di mercato: è il caso, ad esempio, di numerosi capannoni in area Pip (un problema che CNA sta affrontando con l'istituzione di un servizio che permetta alle imprese di chiedere l'adeguamento del primo con il secondo, così da pagare imposte eque rispetto all'effettivo valore degli immobili).
In questo contesto Modena si colloca più o meno a metà classifica per ciò che riguarda i laboratori artigianali e nella fascia bassa – la città meno esosa a livello regionale – per ciò che concerne i negozi.
Tassazione complessiva laboratorio artigianale: classifica 2014 per importi
Tassazione complessiva negozi: classifica 2014 per importi
Per quanto riguarda la nostra provincia, si tratta di un aumento dell'imposizione totale sugli immobili di un quarto in tre anni certo lontano dai massimi (ad esempio, dal 117,1% di Avellino, record per i laboratori artigianali, o dal 127,8 di Rimini per ciò che riguarda i negozi, ma anche dai minimi (cioè, dal -44,8% di Massa per gli immobili artigianali e dal -13,1% di Cuneo per quelli commerciali).
Un salasso che si è completato lo scorso 16 dicembre, quando è scattato il termine ultimo per versare il saldo dell'Imu e della Tasi, che con la Tari, la tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani, formano il terzetto delle imposte comunali sugli immobili che prende il nome di Iuc.
I numeri dello studio CNA dimostrano comunque che in questo 2015 le piccole imprese, e le famiglie, non potranno sopportare un ulteriore aumento, in qualsiasi forma mascherato, della tassazione sugli immobili, né la perdita dell'attuale deducibilità totale della Tasi versata su negozi, laboratori, capannoni. Al contrario, la Cna chiede una riduzione della tassazione, attraverso, per esempio, la deducibilità totale dell'Imu dal reddito d'impresa, oggi ingiustamente limitata al 20%, un'autentica terza tassazione sugli immobili che servono a far sopravvivere le imprese.
Le imprese attendono, al contrario, la deducibilità del 100% dell'IMU dal reddito d'impresa e dall'IRAP. La deducibilità completa dell'IMU dal reddito d'impresa e dalla base imponibile IRAP, oltre ad eliminare una norma incostituzionale, potrebbe, infatti, andare nella direzione di ridurre in modo automatico l'incidenza della tassazione erariale all'aumentare di quella comunale, riequilibrando il "Total Tax Rate" complessivo.
I beni strumentali all'attività produttiva hanno lo scopo di produrre il reddito d'impresa, lo stesso reddito che viene tassato ai fini IRPEF (ai fini IRES, per le società di capitali). L'IMU, pertanto, costituisce così un costo inerente alla produzione del reddito. La mancata deducibilità totale del tributo comunale determina, conseguentemente, la tassazione di un reddito d'impresa (quello relativo all'IMU indeducibile), mai realizzato, in contrasto con l'articolo 53 della Costituzione, che sancisce il principio di capacità contributiva.
(Ufficio Stampa CNA)
Da gennaio diminuiranno le bollette di luce e gas. Riduzione determinata dal minor costo della materia prima. Ma è record europeo di rincari dal 2010. Aumenteranno anche le accise.
di LGC - Parma, 31 dicembre 2014 --
Dal crollo del prezzo petrolio (oltre il 40% in pochi mesi) qualcosa viene anche a favore dei cittadini. Al vantaggio del costo alla pompa di carburante, ben poco rispetto al quasi dimezzato prezzo della materia prima, passato da 100$/barile (WTI) a poco sopra i 53$/barile (53,48$/bar WTI 30 dicembre 2014), si aggiungono alcune decine di euro dai ritocchi tariffari di luce e gas. Vantaggi non direttamente derivati da manovre governative ma solo ritocchi, peraltro meno che proporzionali, determinati dalle leggi di mercato.
Quindi bollette meno care: lo comunica l'Autorità per l'energia elettrica e il gas secondo cui il nuovo anno porterà una riduzione del 3% della bolletta dell'elettricità e dello 0,3% della bolletta del gas per le famiglie e i piccoli consumatori in tutela per il primo trimestre 2015. Un risparmio che dovrebbe aggirarsi intorno a 72€ per il Gas considerando la spesa della famiglio tipo di 1.143€ e una riduzione del -6%.
Evidentemente chi si accontenta gode anche in virtù del fatto che l'Italia detiene il record di rincari tariffari.
Tra il 2010 e il 2014, secondo i calcoli eseguiti da CGIA di Mestre, solo in Spagna le tariffe pubbliche sono rincarate più delle nostre. Se a Madrid l'aumento medio è stato del 23,7 per cento, in Italia, come del resto è successo in Irlanda, l'incremento è stato del 19,1 per cento. 12,9% il rincaro dei francesi e un misero 4,2% per i tedeschi. L'area dell'euro ha subito un incremento dei prezzi amministrati dell'11,8 ben 7 punti percentuali in meno di noi.
Ma ancora non è finita. Se con una mano si dà con l'altra si trattiene come è ormai consuetudine e prassi dei nostri poco fantasiosi amministratori.
Già abbiamo visto come i vantaggi determinati dal mercato petrolifero non siano stati significativamente proporzionati alla pompa, in gran parte per il cumulo di accise gravanti sul prezzo finale del carburante, addirittura dal 2015 è previsto un'ulteriore inasprimento di queste "tasse subdole" dell'ordine dell'1,8 centesimi al litro. 2,2 centesimi di fatto in quanto ricordiamo che le accise entrano nel computo dell'imponibile sul quale viene ricaricata l'Iva che oggi è del 22% ma che potrebbe addirittura arrivare, entro il 2016, a 25,5% se dovesse essere applicata la clausola di salvaguardia del bilancio nazionale.
In sintesi e semplificando l'accise è una "sicurezza" d'entrata tributaria e un moltiplicatore di gettito di Iva almeno sino a quando ci sarà la possibilità di pagare il carburante e mantenere i costi d'esercizio dell'automobile.