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Accessibile la tappa conclusiva del primo percorso di formazione sensoriale sul web

 

Reggio Emilia,  marzo 2014  -

  E’ online il terzo e ultimo livello della “Parmigiano Reggiano Academy”, il primo corso di formazione sul web lanciato un anno fa dal Consorzio del Parmigiano Reggiano e che ha accompagnato oltre 15.000 fan alla scoperta delle caratteristiche del “re dei formaggi”: dalla sua struttura agli aromi, ai sapori, fino all’uso come pietanza e come ingrediente in cucina.

Un percorso di formazione sensoriale che si è snodato in tre tappe (febbraio 2013, settembre 2013, marzo 2014), così da tracciare  un viaggio “virtuale” attraverso il mondo del Re dei formaggi, permettendo agli appassionati di approfondire le sue caratteristiche strutturali e visive nel primo livello, gli aromi e gli odori nel secondo livello e gli utilizzi in cucina nel livello ora disponibile.

I contenuti di questa terza ed ultima tappa sono stati sviluppati in collaborazione con lo chef Christian Broglia di Alma, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana di Colorno, di cui il Consorzio è socio fondatore. Il corso proposto con la “Parmigiano Reggiano Academy” si conclude così  con un focus sulla versatilità del Parmigiano Reggiano nell’uso gastronomico, sulla scelta della giusta stagionatura in base alla ricetta da preparare e sulle corrette modalità di utilizzo.

Grazie a caratteristiche che cambiano con la stagionatura, il Parmigiano Reggiano, infatti, si presta a molteplici utilizzi in cucina, donando sapore e consistenza alle preparazioni.  Dalle note lattiche di un formaggio giovane, ottimo per arricchire insalate di frutta o verdura, alla solubilità di un Parmigiano Reggiano di oltre 30 mesi, perfetto per insaporire minestre e zuppe, il terzo livello della Parmigiano Reggiano Academy arricchisce il sapere del consumatore appassionato di cucina e fornirà ottimi consigli ai più esperti del settore. 

Come per i precedenti appuntamenti, il terzo livello è stato presentato in anteprima ad alcuni food blogger selezionati che hanno avuto la possibilità di seguire una degustazione completa di tre stagionature di Parmigiano Reggiano, di visionare il filmato e di toccare con mano la versatilità in cucina del Re dei formaggi mettendosi ai fornelli in una delle cucine professionali di Alma, guidati dallo chef Christian Broglia. I partecipanti hanno preparato un intero menù di gala, come una vera brigata di cucina, mettendo alla prova le proprie abilità. 

L’app della Parmigiano Reggiano Academy è online sul sito web e sulla pagina Facebook del Consorzio e permette di seguire i tre livelli attraverso un simpatico video esplicativo e, una volta pronti, di mettersi alla prova con un quiz per testare la propria preparazione e la possibilità di passare così al livello successivo.

I vari livelli della Parmigiano Reggiano Academy si trovano  http://www.parmigianoreggiano.it/academye le esperienze si possono condividere con #PRAcademy

(Fonte CFPR)

 

 

Il premio per la migliore presentazione dei vini. Alberto Alessi presidente di giuria nell’international packaging competition

Verona, 10 marzo 2014 -

Si parte venerdì 14 marzo con il 18° Concorso Internazionale Packaging, mentre dal 26 al 30 marzo in programma i lavori del 21° Concorso Enologico Internazionale di Vinitaly. Le due competizioni tornano come anteprima del Salone dei vini e dei distillati in programma dal 6 al 9 aprile.

Verona, 10 marzo 2014 – E’ Alberto Alessi, presidente di Alessi spa e responsabile di design management, marketing strategico e comunicazione, il presidente di giuria della 18^ edizione del Concorso Internazionale Packaging in programma il 14 marzo a Verona. La competizione è nata su iniziativa di Veronafiere e Vinitaly (6-9 aprile 2014 - www.vinitaly.com) per premiare le aziende produttrici di vini e distillati che investono anche nell’immagine dei propri prodotti. 

A seguire, dal 26 al 30 marzo, i lavori del Concorso Enologico Internazionale, arrivato alla sua 21^ edizione e da sempre considerato la più importante, partecipata e soprattutto la più selettiva competizione al mondo, con le medaglie assegnate che non superano il 3% dei campioni.

Domenica, 16 Marzo 2014 08:58

Agriumbria, dal 28 al 30 marzo

 

 

 

 

La 46.ma edizione di Agriumbria, Mostra Nazionale dell'Agricoltura, Zootecnia, Alimentazione (28-29-30 marzo 2014 - Quartiere fieristico di Bastia Umbra – Perugia) consolida il ruolo di "polo fieristico" qualificato per valutare l'elevato livello genealogico del patrimonio zootecnico italiano.

Parma, 10 marzo 2014 –

 

Polo fieristico che consente di verificare le reali prospettive di un settore le cui crisi ricorrenti possono essere in parte superate con l'attuazione di programmi che abbiano come obiettivo la realizzazione di piani strutturali in grado di attivare sistemi zootecnici territoriali rivolti ad attivare ulteriormente le potenzialità degli allevamenti sul piano del miglioramento genetico e della selezione: potenzialità che devono, però, essere supportate da risultati economici.

Il recupero della competitività della zootecnia – ha fatto presente il Presidente di Umbriafiere, Lazzaro Bogliari – rientra nelle priorità della Regione Umbria che ha ritenuto strategica l'attuazione del Piano zootecnico regionale pluriennale mediante interventi finanziari che consentano sia l'innovazione strutturale e gestionale degli allevamenti, sia la valorizzazione delle produzioni di carne e latte soprattutto nelle zone svantaggiate della dorsale appenninica, con l'attivazione di processi di filiera corta o lunga a seconda delle differenti condizioni nelle quali si opera.

 

Gli allevatori sono determinati nell'affrontare lo stato di precarietà del settore che comunque non ha vanificato il lavoro di selezione delle differenti specie e razze, come verrà confermato dalle mostre, rassegne e concorsi programmati nelle tre giornate fieristiche di Agriumbria 2014 da AIA-Italialleva in collaborazione con ARA Umbria, ANABI ANACLI, ANAPRI, ANAFI e ASSONAPA.

 

La Mostra Nazionale Bovini di razza Chianina, la Mostra Interregionale della Frisona Italiana, l'esposizione delle razze Romagnola, Marchigiana, Maremmana, Podolica, Pezzata Rossa Italiana, Limuosine e Charolaise, la Mostra mercato dei riproduttori delle razze ovine e caprine ad attitudine produzione latte, l'esposizione di ovini e caprini delle razze iscritte ai LL.GG. allevate in Umbria, dei suini iscritti al L.G. e al R.R.A.A., confermano che sussistono i presupposti, purtroppo non sempre supportati finanziariamente, per proseguire nell'attività di affinamento delle tecniche di allevamento grazie alla professionalità degli allevatori e al lavoro delle Associazioni di razza.

(Fonte Agriumbria)

 

 

 

 

 

 

 

 


  

 

  

L'assessore Rabboni: "Il lupo è una specie protetta dalla legge, noi vogliamo proteggere anche i nostri allevamenti". 

Bologna, 12 marzo 2014. Al via un piano di intervento destinato alla prevenzione degli attacchi dei lupi al bestiame. Lo ha messo a punto l’assessorato all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna per sostenere le aziende zootecniche collinari e montane esposte al rischio predatorio. A questo scopo, nel piano finanziario regionale è stato introdotto per il 2014 lo stanziamento di specifici fondi, che ammontano a 100 mila euro e che potranno essere ulteriormente incrementati. 
“Il lupo è una specie protetta dalla legge italiana ed europea. Noi vogliamo proteggere anche i nostri allevamenti. L’obiettivo del piano è rendere possibile una convivenza difficile”. Con queste parole l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, ha presentato stamani l’iniziativa alla stampa.
Il piano, sperimentale, prevede tre fasi: la sensibilizzazione degli allevatori, con incontri sul territorio per far conoscere le opportunità offerte e raccogliere le manifestazioni d’interesse. Sopralluoghi di esperti nelle singole aziende per individuare gli interventi più idonei alla protezione del bestiame. La pubblicazione di un bando regionale per finanziare l’acquisto di cani da guardia addestrati e di materiale di protezione, come recinzioni e dissuasori.
“Il progetto  - ha spiegato Rabboni - nasce da alcune considerazioni: il fenomeno degli attacchi dei lupi, con la conseguente uccisione di bestiame, sta diventando una realtà purtroppo significativa anche nell’Appennino emiliano-romagnolo. Convivere con il lupo è possibile, ma per farlo gli allevatori devono adottare le precauzioni adeguate. Esperienze simili già realizzate in Italia e in Europa hanno dato ottimi risultati, con un contenimento di oltre il 90% dei fenomeni predatori quando è stata fatta una buona prevenzione”.
Già dal 2002 la Regione riconosce agli allevatori zootecnici un indennizzo dei danni da canidi (lupi e cani vaganti): attualmente viene risarcito il 100% del valore dei capi predati, con un contributo di 100 euro per lo smaltimento delle carcasse, per una spesa annua complessiva di circa 150 mila euro, che non ha conosciuto picchi di crescita nel tempo.
“Il piano di intervento - ha concluso Rabboni - costituisce dunque uno strumento aggiuntivo di supporto agli agricoltori, per aiutarli a convivere con un rischio d’impresa rispetto al quale si trovano spesso impreparati. Il lupo è stato infatti assente per lunghi anni dal territorio regionale, ma ormai è diffuso su tutto il crinale appenninico emiliano-romagnolo”.
“Metteremo in atto le migliori pratiche già sperimentate con successo e concorderemo con gli allevatori soluzioni su misura in base a tipologia dell'allevamento, morfologia del territorio, modalità di ricovero del bestiame e guardiania”, ha specificato l’esperto del settore Duccio Berzi che prenderà parte al progetto.

 

Gli attacchi al bestiame
Dal 2008 la Regione Emilia-Romagna ha georeferenziato gli attacchi da canidi per identificare le zone più a rischio. Sono interessate tutte le province, ad eccezione di Ferrara; Forlì-Cesena è la più colpita. 
Su 572 aziende zootecniche presenti nelle zone collinari e montane, mediamente sono 130 all’anno quelle che subiscono gli attacchi. I dati del Servizio Veterinario regionale registrano 139 azioni predatorie nel 2011 e 127 nel 2012; per il 2013, fino a settembre sono state 76. Su 14.200 capi allevati, nel 2011 ne sono stati uccisi 630, nel 2012 709 e 296 fino a settembre 2013.
Gli animali più attaccati sono gli ovicaprini (92%), sia per le dimensioni contenute, sia per la difficoltà, da parte degli allevatori, di mettere in atto efficaci strategie antipredatorie. Modesti, invece, i danni su bovini, asini e cavalli. Il periodo maggiormente interessato dagli attacchi va da aprile a ottobre, mesi in cui il bestiame viene generalmente lasciato al pascolo allo stato brado o semibrado.

Il piano in dettaglio
Il “Piano di intervento per la realizzazione di un progetto sperimentale di prevenzione degli attacchi da lupo in Emilia-Romagna” è stato approvato con delibera di Giunta n 250/2014. Con una modifica alla legge regionale sulla fauna selvatica del luglio scorso, è stata demandata alla Giunta sia l’approvazione di uno specifico piano, sia il relativo stanziamento di fondi.
Viene istituito un gruppo di lavoro - composto da Regione, Province, Associazioni agricole, Associazioni degli allevatori e un esperto del settore - per la condivisione delle azioni.
Su tutto il territorio regionale, ad eccezione della provincia di Ferrara che è l’unica non interessata al fenomeno, saranno organizzati gli incontri con gli allevatori, al termine dei quali verranno raccolte le manifestazioni di interesse che costituiranno un criterio di priorità per accedere ai contributi. I sopralluoghi degli esperti serviranno a concordare la soluzione migliore per l’azienda.
Nei prossimi mesi la Regione approverà il bando a cui tutti gli allevatori potranno partecipare, indicando il tipo di intervento e una stima dei costi. Le risorse stanziate saranno assegnate alle singole Province, che erogheranno agli allevatori i contributi previsti sulla base di una graduatoria. La liquidazione avverrà una volta verificata la messa in opera del materiale o l’adeguato utilizzo dei cani.
Gli strumenti di difesa che possono essere acquistati sono: recinzioni tradizionali, elettrificate o miste e dissuasori elettronici, che funzionano attraverso l’emissione di suoni al passaggio di animali rilevati da un sensore.
Il piano prevede anche la consegna, da parte della Regione, di cuccioli di cani da guardia adeguatamente selezionati, l’assistenza di un operatore cinofilo e incontri formativi per la corretta gestione dell’animale.

Il monitoraggio in Emilia-Romagna
Dal 2002 la Regione Emilia-Romagna - in collaborazione con Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) - ha attivato un progetto di monitoraggio decennale per studiare il fenomeno della ricolonizzazione del territorio da parte dei lupi. Sono stati analizzati circa 7.000 campioni biologici di canidi, dai quali è stato possibile identificare i soggetti appartenenti alla specie lupo, la localizzazione, il numero di branchi stabili e i soggetti con patrimonio genetico ibrido tra cane e lupo.
È stata stimata una dimensione media annua della popolazione di circa 200 individui, diffusi lungo l’intero crinale appenninico regionale, e sono state individuate 31 aree di presenza stabili, in alcune delle quali vivono esemplari con patrimonio genetico ibrido (21 quelli identificati).

La presenza del lupo in Italia
Dal 1971 in Italia è proibita la caccia al lupo, riconosciuto per legge dal 1976 “specie protetta”. In quanto tale, anche l’Europa ne proibisce il disturbo, la cattura, l’uccisione, la detenzione e il commercio.
Risale agli anni Settanta la sua rapida ricomparsa non solo nelle aree montane, soprattutto appenniniche, ma anche in collina e in fondovalle.  
Si tratta di una specie dalle grandi capacità adattive e questa caratteristica l’ha reso il mammifero terrestre selvatico più distribuito nel mondo; in Italia era ampiamente diffuso fino alla metà del XIX secolo, ma all’inizio degli anni ’70 raggiunse il minimo storico, con una presenza di circa 100 esemplari. La deforestazione delle aree montane, la conseguente scomparsa degli ungulati selvatici, sue prede naturali, e la persecuzione da parte dell’uomo per l’impatto sul bestiame domestico hanno causato la riduzione drastica del lupo.

(Fonte Regione Emiia Romagna/EC)

 

 

 

Il Ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina, nella conferenza stampa di presentazione indetta subito dopo la nomina, ha tracciato una panoramica delle priorità del suo mandato soffermandosi con particolare attenzione sul Piano strategico per l'agricoltura e l'agroalimentare.

 

- UNIMA, 26 febbraio 2014 - 

“Le parole del Ministro costituiscono una importante base di riflessione” ha dichiarato il Presidente di Unima, Silvano Ramadori “perché manifestano l'intenzione di guardare al futuro, più che soffermarsi sulla realtà contingente.”

Secondo il Presidente di Unima, è proprio di un progetto organico e coerente che ha bisogno l'agricoltura: un progetto che si fondi su un nuovo modello di sviluppo che tenga conto del mutato scenario economico in cui si muove la produzione agricola, e delle molteplici figure che vi concorrono da protagonisti nell’ormai indispensabile sistema competitivo.

Bisogna superare, secondo Ramadori, modelli aziendali ormai obsoleti, nei quali l'azienda agricola tradizionale era l'unico soggetto responsabile della produzione: già oggi, ed in seguito in misura crescente, il processo produttivo vede la compartecipazione di diversi attori, dal conduttore del terreno al contoterzista, dall'agronomo all'impresa di gestione globale, che si integrano con i fornitori di mezzi tecnici, con i costruttori di macchine, con le strutture di commercializzazione ed intermediazione, con il credito e con l'industria di trasformazione.

“Gli impegni assunti, già in questa prima fase, dal Ministro Martina” ha aggiunto Silvano Ramadori “delineano una precisa volontà di rinnovare le politiche agricole nazionali che trova il nostro pieno sostegno, in quanto capace di valorizzare tutte le forze e tutte le professionalità che, fin d'ora, stanno portando vera innovazione nell'agricoltura italiana.”

Rinnovando gli auguri di buon lavoro, il Presidente di Unima ha assicurato la propria disponibilità ad incontrare al più presto il nuovo Ministro, per mettere a disposizione del nuovo progetto di sviluppo la professionalità e l'imprenditorialità delle imprese agromeccaniche, principale strumento di innovazione nella produzione agricola.

 

Il Consorzio ritorna sul mercato da protagonista a sostegno degli agricoltori e dell'economia del territorio. Per la prima volta l'ex-commissario Marco Bellora, nominato Presidente del Consorzio, interviene nel merito delle tematiche consortili

Parma, 18 febbraio 2014

Trasparenza, competenza e affidabilità: sono queste le parole d'ordine per il 2014 del Consorzio Agrario di Parma che dopo aver rinnovato in dicembre gli organi sociali e aver nominato presidente a gennaio Marco Bellora – già alla guida del Cap durante la delicata e difficile transizione del commissariamento – è pronto a ripartire con slancio.

Un Consorzio che, oltre ai numerosi servizi rinnovati e arricchiti, offrirà certezze ai suoi associati anche per quanto concerne il management laddove Ivan Cremonini – confermato alla guida operativa nel ruolo di direttore – garantisce insieme al presidente una vision innovativa e concreta, ma sempre fedele ad una mission ultracentenaria: sostenere ed affiancare l'agricoltura di Parma e del suo territorio.

Durante i mesi del commissariamento il Consorzio Agrario di Parma ha saputo riorganizzarsi sia sotto il profilo industriale che commerciale e oggi si presenta sul mercato con ambizione ed interessanti novità sempre nel segno della continuità di un servizio che dura dal 1893.

La produzione dei mangimi è stata concentrata ed unificata – in partnership con il Consorzio dell'Emilia e con il Consorzio di Piacenza – nel sito industriale di Parma, con l'obiettivo di abbassare i costi e migliorare la qualità grazie ad una filiera locale che va dalla materia prima al prodotto finito.

Sono stati, poi, riaperti tutti i canali di approvvigionamento e di fornitura ai clienti tradizionale del Cap – la rete delle agenzie che è stata razionalizzata ha comunque mantenuto alcuni importanti presidi in "montagna" a sostegno di un'agricoltura "più difficile" – dei prodotti maggiormente utilizzati in agricoltura (fitofarmaci, concimi e sementi per grandi colture); mentre nel settore della meccanizzazione agricola si è provveduto a consolidare i rapporti di collaborazione con partners strategici che si va ad aggiungere al tradizionale servizio di riparazione e manutenzione diretta ed indiretta tradizionalmente garantito dalle officine specializzate del Cap. È inoltre continuato senza interruzione il "ritiro" dei cereali prodotti in provincia nei centri di stoccaggio del Consorzio Agrario di Parma.

Per quanto riguarda, infine, il settore stagionatura del formaggio – che oggi, con l'attivazione del reparto biologico, immagazzina ben 120.000 forme – sono stati fatti significativi investimenti, sia tecnici che nelle risorse umane, anche perché è bene ricordare che il Consorzio Agrario di Parma è "Magazzino Generale" e quindi un importante attore per l'emissione dei warrant.

Sotto il profilo patrimoniale e finanziario, fin dall'avvio della fase di concordato, i vertici del Consorzio Agrario di Parma si sono spesi per sottoscrivere accordi di rimodulazione dei debiti pregressi e, soprattutto, per generare nuova finanza attraverso l'ottenimento di importanti linee di affidamento che garantiscono e garantiranno una ragionevole sicurezza ed autonomia di tesoreria. Nel contempo sono state coordinate le attività di liquidazione degli attivi concorsuali grazie al mantenimento della continuità nell'attività aziendale che sta portando al soddisfacimento dei creditori pregressi.

Il tutto in una cornice di trasparenza e tracciabilità dei dati e delle informazioni finalizzata ad una piena e necessaria ricostituzione del rapporto di fiducia con gli stakeholder esterni ed interni.

«Il Consorzio Agrario di Parma – spiega il presidente Marco Bellora – si sta riorganizzando per ritornare ad essere l'attore principale del miglioramento e il perno fondamentale di una filiera agricola che, focalizzata tra l'altro su pomodoro e Parmigiano Reggiano, è fra le più importanti del comparto nazionale». «Il Cap – continua Bellora – in piena continuità con la sua storia e tradizione, grazie anche al contributo di tutti i dipendenti e di tutti gli agenti, ha oggi tutte le carte in regola per essere il primo partner e fornitore/cliente di un'agricoltura che vuole crescere e migliorarsi».

E di questa vision di continuità nell'innovazione si sono resi sostenitori Coldiretti e UNIMA (Associazione delle imprese che eseguono Servizi Meccanizzati Industriali e Agricoli per Conto Terzi) che, dimostrando senso di responsabilità e lungimiranza, hanno supportato proprio il mantenimento del management in senso di continuità. Al fianco dei dirigenti anche una squadra di consiglieri a rappresentanza dei soci e delle variegate identità agricole e culturali che compongono il ricco mosaico del consorzio e del suo territorio. Oggi, come segno tangibile di prospettiva, soprattutto nei riguardi degli stakeholder esterni ed interni, il Consorzio Agrario ha intrapreso la strada della trasparenza e dell'affidabilità, una strada a servizio di tutto il territorio di Parma e provincia e dalla quale non si torna indietro.

(Fonte: ufficio stampa CAP)

 

SOMMARIO

Anno 13 - n° 07 - 17 Febbraio 14

 

(PDF Scaricabile)

SOMMARIO Anno 13 - n° 07 17 Febbraio 14

1.1 editoriale

Renzi 2018

2.0 vino eventi

2.1 Export Vino: la Toscana protagonista in Cina.

2.2  Masters of Wine: definito il programma 8° simposio mondiale dell’Institute Of Masters of  Wine

3.1 Lattiero Caseario

Ancora stabili i DOP, ma precipitano i derivati del latte.                                    

4,1 alimentazione

“Sono come mangio”

5,1 DL destinazione   Italia

“Non spegnete le rinnovabili”,

5,2 emilia romagna

5,2 milioni di euro per finanziare l'ammodernamento delle aziende agricole. 

5,3 decreto fare

Gasolio per serre. Decreto ancora fermo

6,1 eventi

Fieragricola inaugura l'era delle "macchine fantasma" 

7.1 eventi          

 SOLD OUT PER IL VINITALY

 

 

Cibus 7 2014 COP

 

 

 

 

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 16 Febbraio 2014 09:06

“Non spegnete le rinnovabili”

 

 

Da Confagricoltura un appello a favore delle energie rinnovabili. DL Destinazione Italia, "Non spegnere le energie rinnovabili, futuro dell'agricoltura e del Paese"

- Roma 11 febbraio 2014 - 

“E’ indispensabile evitare, anche alla luce dei nuovi obiettivi al 2030 in materia di clima ed energia in corso di definizione da parte dell’Unione Europea, di destabilizzare un settore come quello dell’energia rinnovabile che, negli ultimi anni, ha contribuito a produrre reddito e a dare occupazione in una congiuntura economica difficile per il Paese”. E’ il commento di Confagricoltura all’approvazione della Camera del disegno di legge di conversione del DL 145/2013 (Destinazione Italia) che passa ora all’esame del Senato.
Confagricoltura, in particolare, stigmatizza la decisione di eliminare nel testo normativo uno strumento di salvaguardia come il sistema dei prezzi minimi garantiti nell’ambito del ritiro dedicato per i produttori di energia elettrica. Ciò inciderà pesantemente sui conti economici delle imprese agroenergetiche; senza contare che è prevista anche una rimodulazione al ribasso degli incentivi per tutto il comparto delle rinnovabili.
“Così si provocano danni – commenta Confagricoltura - non solo agli sviluppi futuri delle rinnovabili, ma anche agli impianti già in produzione nel settore agroenergetico in contrasto con la finalità di una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle imprese agricole, ma anche del Paese”.
 
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli auspica che il Senato intervenga prontamente, eliminando le modifiche introdotte.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 16 Febbraio 2014 08:51

Gasolio per serre. Decreto ancora fermo

 

 

Dopo sei mesi mancano ancora le disposizioni attuative.

- Emilia, febbraio 2014 -

Il decreto lo si attendeva lo scorso novembre con l’approssimarsi della stagione invernale e invece ancora niente.

 

Un problema che si trascina da  oltre quattro anni, da quel novembre 2009 quando è stata abrogata l’agevolazione per il gasolio destinato al riscaldamento delle serre per le produzioni ortoflorovivaistiche. Il “decreto Fare” infine avrebbe dovuto mettere una pietra tombale sulla questione e invece ancora si rimane in attesa, dopo quasi 6 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, delle disposizioni per l’agevolazione del gasolio destinato al riscaldamento delle serre. “La norma, sottolinea Coldiretti, prevede la riduzione dell’accisa a 25 euro per mille litri. Ad oggi manca ancora il decreto attuativo che chiarisca le condizioni operative per poter rendere applicabile l’agevolazione. Il settore florovivaistico è, a ragione, considerato uno dei settori di punta dell’economia agricola del nostro paese, contribuendo, con un fatturato di oltre 3.000 milioni di euro, per oltre il 6 per cento del totale alla produzione agricola nazionale. Il saldo attivo nella bilancia import/export è stato pari a oltre 160 milioni di euro nel 2012 ed è importante riuscire ad agganciare la ripresa economica, già partita in altri paesi, per incrementare le nostre esportazioni.”

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

 

 

 

Agricoltura di precisione e nuove tecnologie per la sostenibilità.

 

Fieragricola inaugura l’era delle «macchine fantasma», progettate per lavorare in condizioni estreme in assoluta sicurezza per un operatore che, infatti, guida il veicolo a distanza.  

L’oggetto avveniristico è una macchina radiocomandata per la manutenzione del verde. Il nome del mezzo è «mini green climber», versione ridotta (1,3 metri di lunghezza e 1,3 metri di larghezza) di un modello più grande. «L’habitat ideale dove il mezzo opera - racconta Rocco Amoroso della Mdb - è su terreni con una pendenza che arriva anche al 60 per cento». L’ideale per gli alpeggi, le colline, i terreno inclinati dove è meglio che l’operatore non salga sul trattore, per questioni di sicurezza sul lavoro.

L’idea nasce dalla declinazione di speciali macchine studiate dall’azienda espositrice di Fieragricola per la manutenzione delle raffinerie. Una «rivoluzione verde» in tutti sensi, che è anche l’impronta che assume la rassegna internazionale di Veronafiere dedicata al comparto primario.

«La missione è produrre di più e meglio - sintetizza il presidente di Veronafiere, Ettore Riello - rispettando l’ambiente e riducendo i costi di produzione, spada di Damocle con la quale l’agricoltura italiana deve fare i conti, in uno scenario sempre più globale».

Le imprese agricole italiane - dice l’Ue - sono già sulla buona strada, considerato che solo il 5,4 per cento delle emissioni inquinanti del nostro Paese provengono dall’agricoltura. Una media ben al di sotto di quella europea, che si aggira intorno al 10 per cento.

La sostenibilità è la cifra stilistica di Fieragricola 2014. In salsa hi-tech, come si coglie visitando i nove padiglioni di Veronafiere, ma anche per il primo manifesto della chimica verde, illustrato da Sofia Mannelli, presidente di Chimica Verde Bionet, e che sarà presentato al ministero delle Politiche agricole, dell’Ambiente e alla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Le opportunità di crescita del settore sono incoraggianti: si prevede infatti che entro il 2030 in Europa il 30% della produzione di composti chimici sarà bio-based, che il 25% dell’energia per i trasporti e che il 30% dell’energia elettrica e termica sarà generato dalla biomassa.

La chimica verde, già oggi, offre lavoro in Italia a 1.600 persone, «ma serve una regolamentazione del settore, che porti ad una certificazione, presupposto per moltiplicare lo sviluppo delle filiere sostenibili», spiega Sofia Mannelli.

Le nuove tecnologie a Fieragricola sono il pezzo forte anche del «Dynamic show», grande spazio all’aperto dove le macchine sono presentate nell’arena e in movimento. È qui che si trovano seminatrici (come quella proposta dalla Vsd, il modello 3200 A) a basso impatto ambientale, in grado di trasmettere in tempo reale all’agricoltore che guida in cabina gli ettari coltivati, la superficie coperta in un’ora di lavoro, la distribuzione combinata del concime e del seme.

La ditta veronese Breviglieri presenta invece, fra le novità, il nuovo erpice pieghevole: un attrezzo che arriva fino a otto metri di ampiezza di lavoro, ma rigorosamente per il «minimum tillage», che prepara il terreno di semina con la minima lavorazione.

Caffini spa, altra realtà scaligera all’avanguardia per i prodotti al servizio dell’agricoltura, porta la sostenibilità nel vigneto, con il «Drift stopper», nuovo polverizzatore con pannelli recuperatori, studiato in collaborazione con l’Università di Padova. La macchina è in grado di recuperare fino al 95 per cento del prodotto (agrofarmaco o fertilizzante), riducendo così l’impatto ambientale, ma anche i costi di gestione del vigneto.

Il vigneto green passa da Magis, il protocollo promosso nel 2009 da Bayer CropScience, Image Line, l’Università di Milano e che oggi coinvolge oltre 140 aziende vitivinicole. A Fieragricola di Verona, nelle nuove aree dedicate al vigneto e al frutteto, è stato presentato il primo «Manuale della sostenibilità», che ha l’obiettivo di accompagnare le aziende agricole nel percorso verso l’eliminazione della presenza di contaminanti naturali o artificiali nel vino, partendo però dalla terra (grazie anche all’agricoltura di precisione).

«Per rilanciare il mercato delle vendite interno - afferma il presidente di FederUnacoma, Massimo Goldoni - è necessario che anche i contoterzisti possano accedere alle misure dei Programmi di sviluppo rurale, che le Regioni stanno predisponendo per il periodo 2014-2020», sposando così appieno la tesi di Leonardo Bolis di Confai e di Silvano Ramadori di Unima, le due più importanti associazioni di imprenditori agromeccanici a livello nazionale, che gestiscono oltre il 98 per cento delle operazioni di raccolta delle commodities e svolgono il 70 per cento delle operazioni meccanizzate in campo.

Fonte: Servizio Stampa Veronafiere

  

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