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Eternit: ancora a giudizio oppure no? Dopo il primo processo, che si era concluso con la prescrizione dell’accusa di disastro ambientale per il patron svizzero Stephan Schmidheiny, il secondo ora rischia di non essere nemmeno celebrato.

Reggio Emilia, 24 luglio 2015 - di Ivan Rocchi

C’era anche una delegazione reggiana oggi a Torino per l’ultima udienza della fase preliminare del secondo processo Eternit. La Cgil di Reggio Emilia, i parenti delle vittime e alcuni ex lavoratori dello stabilimento di Rubiera (RE) speravano di vedere l’inizio di un nuovo processo all’ultimo proprietario del gruppo belga, lo svizzero Stephan Schmidheiny. E questa volta non per disastro ambientale, ma per omicidio.

Infatti, Schmidheiny era stato già condannato a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso al termine del primo processo Eternit, ma poi era intervenuta la prescrizione e quindi era stato prosciolto dalle accuse. Ora si è aperto un nuovo processo, che lo vede come unico imputato per la morte di più di 200 persone. Ma adesso tutto è in sospeso, dopo la decisione del giudice.

Ciro Maiocchi, del dipartimento salute e sicurezza della Cgil di Reggio Emilia non nasconde l’amarezza. “Le attese erano molte – spiega Maiocchi - soprattutto quelle dei familiari delle vittime. Oggi il giudice incaricato aveva il compito decisivo di rinviare a giudizio Stephan Schmidheiny, ultimo proprietario della multinazionale Eternit, decidendo se l'accusa più pertinente sia quella di omicidio volontario (non prescrivibile) o omicidio colposo (prescrivibile). Ma il giudice ha optato per una terza via. Dopo che la difesa dell’imputato ha sollevato obiezioni sulla possibilità di processare per una seconda volta la Eternit, pur con motivazioni giuridiche diverse accadute nel medesimo contesto storico, il giudice ha scelto di richiedere un parere direttamente alla Corte costituzionale”.

In effetti, secondo il principio ne bis in idem (non due volte per la medesima cosa), un accusato non può essere giudicato due volte per lo stesso reato. Il giudice ha dunque proposto di dirimere la controversia e di chiedere a un soggetto terzo se il secondo processo Eternit possa comportare violazioni della Costituzione o dei trattati europei. Non è facile prevedere quanto tempo richiederà questo nuovo passaggio, e questo significa un’ulteriore attesa per i famigliari delle vittime e per i lavoratori coinvolti, dopo anni di battaglie processuali.

“Anche noi della Cgil insieme ad Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto) iniziamo a soffrire della mancanza di risultati - continua Ciro Maiocchi -, consci che le insidie sono molte e soprattutto che non si possono attendere tempi biblici. Per questo bisognerà vigilare perché la Corte costituzionale decida al più presto se un secondo processo Eternit sia effettivamente legittimo o meno. Crediamo che a questo punto sia necessario definire una strategia processuale e sindacale comune, perché rimane fortissimo l'intreccio tra questioni giuridiche e di diritto e azioni sindacali”.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia
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