Secondo il più recente sondaggio condotto da Coldiretti/Ixé, la stragrande maggioranza degli italiani non si sente tutelata dalle leggi dell'UE in materia di sicurezza alimentare.
- di Virgilio
Parma 21 Maggio 2014 ----
Due Italiani su tre ritengono che la crisi economica abbia fatto aumentare i rischi alimentari. E' quanto emerge dall'indagine condotta da Coldiretti/Ixe' i cui dati sono stati presentati esposizione "Con trucchi ed inganni l'Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani" al maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a MICO - Fiera Milano Congressi. Una quota consistente dei detentori di questo convincimento, il 24%, attribuisce la responsabilità alla diffusione dei cibi low cost, il 21 per cento all'apertura delle frontiere a paesi comunitari e il 20 per cento alle diffusione delle frodi dovuta alla necessità della malavita di trovare nuove aree di business.
Una analisi che fotografa bene la realtà dei fatti poiché in Italia dall'inizio della crisi sono più che triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 248 per cento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffatte o falsificate, secondo l'analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013.
A peggiorare la credibilità dell'Unione Europea hanno certamente contribuito - sostiene la Coldiretti - gli episodi di truffe ed inganni che si sono moltiplicati nel tempo della crisi, dallo scandalo della carne di cavallo agli inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l'olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania "spacciati" per Made in Italy per l'impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.
Non tutti pero' - continua la Coldiretti - la pensano così con il 31 per cento che ritiene invece che l'Ue non abbia modificato nulla ed il 25 per cento che addirittura abbia migliorato l'alimentazione degli italiani mentre un residuo 9 per cento non risponde. Proprio sulla base delle scelte discutibili che sono state spesso fatte, dall'indagine Coldiretti/Ixe' si evidenza anche che il 52 per cento degli italiani ritiene che l'Ue non dovrebbe legiferare e decidere sui cibi che gli italiani consumano, mentre il 42 per cento ritiene il contrario e il 6 per cento non risponde.
Sta di fatto che il diffuso sentimento di insicurezza alimentare non è solo determinato da una "percezione soggettiva" ma anche il risultato di riscontri oggettivi. Nel corso del 2013, infatti come rileva l'indagine Coldiretti /Ixé, sono aumentati del 14 per cento gli allarmi alimentari in Italia con ben 514 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è iniziata la crisi.
Si tratta - conclude la Coldiretti - di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell'inizio della crisi.
La storia del nostro erbazzone parte da lontano e prende forma nelle accoglienti cucine di un tempo, quelle con la stufa, spesso la sola della casa, un tavolo di legno massiccio e le rezdore con il grembiule, indaffarate ai fornelli. E' la storia di una cultura rurale e genuina...
Reggio Emilia, 24 maggio 2014 - di Giulia Rossi
C'è a chi piace la parte più croccante e chi preferisce gustarsi tutta la morbidezza del ripieno, quasi sempre scottandosi la lingua. Solitamente la sua fisionomia ricorda quella rigorosa di un rettangolo, ma c'è chi a volte la "fuieda" la stende in una teglia tondeggiante. Ha un manto color biscotto, ma il suo sapore è decisamente salato. Il suo profumo è inconfondibile e, se chiudiamo gli occhi, ci proietta in un baleno indietro nel tempo, quando le nostre nonne decidevano di farci una sorpresa per cena ma noi, ancor prima di arrivare in cucina, avevamo già intuito cosa ci saremmo trovati nel piatto di lì a poco.
Se non l'avete ancora capito, stiamo parlando dello "scarpasoun", l'erbazzone per chi non mastica troppo bene il dialetto reggiano. Inimitabile, appetitoso, unico. Unto al punto da leccarsi le dita.
LA CONGREGA DELLO SCARPASOUN.
A Reggio Emilia la sua fama lo precede, quindi non ha bisogno di troppe presentazioni; fuori dai confini dell'esagono tuttavia, non tutti ancora hanno avuto il piacere di assaggiare questa chicca della gastronomia locale. Ed è proprio con lo scopo di far arrivare la nostra torta salata sulle tavole dei cittadini di tutto il mondo, che in questi giorni è nata la "Congrega dello Scarpasoun", un un'associazione culturale, presieduta da Alice Benassi, (socia dell'azienda Nonna Lea), che ha radunato un gruppo di appassionati della buona cucina emiliana, per promuovere il nostro l'erbazzone.
E quest'anno saranno proprio loro, i nuovi ambasciatori del gusto reggiano, il principale cuore pulsante della "Sagra dello Scarpasoun", la tradizionale festa in onore del re delle tavole reggiane, in programma sabato 7 e domenica 8 giugno, a Montecavolo.
Anche per l'edizione 2014 in cartellone sono previsti giochi, laboratori per grandi e piccini, tanta musica e il mercato contadino. Neanche a dirlo, il protagonista indiscusso delle due giornate sarà sempre lui: lo scarpasoun, da gustare a tutte le ore, anche per una buona causa. Il ricavato infatti sarà devoluto all'Istituto ricerche farmacologiche Mario Negri.
Sagra dello scarpasoun immagine tratta dalla pagine facebook dell'evento
IL NOME E LA STORIA DELLO SCARPASOUN.
Ma qual è stato il passato dello scarpasoun, prima che diventasse "famoso"? E come lo cucinavano le nostre nonne?
La storia del nostro erbazzone parte da lontano e prende forma nelle accoglienti cucine di un tempo, quelle con la stufa, spesso la sola della casa, un tavolo di legno massiccio e le rezdore con il grembiule, indaffarate ai fornelli. E' la storia di una cultura rurale e genuina, di un prodotto nato povero, ma che si è arricchito di generazione in generazione, attraverso preziose ricette che sono passate di madre in figlia, per poi entrare nel nuovo millennio quale piatto ricco e prelibato.
Certo il suo nome dialettale non gli rende giustizia, poiché scarpe e cibo difficilmente sono termini affiancabili, ma c'è una spiegazione: le umili famiglie contadine infatti, per preparare l'impasto dell'erbazzone utilizzavano non solo la parte morbida e verde delle bietole, colte nei campi a partire dal mese di giugno, ma anche il fusto bianco, chiamata "la scarpa" della pianta. Da qui "scarpasoun".
LA RICETTA DELLA NONNA.
La sua preparazione non richiede tanto tempo e nemmeno eccessive abilità in cucina. Ricetta della nonna alla mano, leggiamo che una volta pulite le bietole dalla terra e tagliati i gambi bianchi, che vanno inseriti nell'impasto, perché danno più morbidezza all'erbazzone, si lavano, si strizzano e si tagliano con la mezzaluna. Una volta tagliate, le bietole andranno messe in una teglia assieme a cipolla, aglio, sale e prezzemolo, facendo rosolare il tutto a fuoco lento; mentre in un tegamino a parte vanno fatti soffriggere lardo e pane grattugiato che, una volta raffreddati, si uniscono al precedente composto. Infine, si aggiunge al tutto uovo e Parmigiano Reggiano a volontà.
Anche la "fuieda" è abbastanza veloce da preparare: su un tagliere si impasta la farina con sale, acqua gassata e un po' di latte; poi si stende con il matterello in modo da rendere la pasta abbastanza sottile, e la si sistema in un tegame. E' il momento di versare il contenuto verde nello stampo per poi ricoprirlo con un altro pezzo di sfoglia. Si bucherella la parte superiore dell'erbazzone con una forchetta, qualche fiocco di lardo e il vostro scarpasoun sarà pronto da infornare.
UN INGREDIENTE PUO' FARE LA DIFFERENZA.
C'è un ingrediente speciale che qualifica e distingue il classico erbazzone "cittadino" da quello "montanaro": il riso, che arricchisce il tradizionale scarpasoun di note più dolci e delicate.
Casina, Carpineti, Castelnovo ne' Monti, Felina sono soprattuto queste le valli che per prime hanno visto arrivare sulle loro tavole l'erbazzone direttamente dalla pianura. A condurlo fin sul nostro Appennino sono state proprio loro, le mondine, che per consuetudine avevano il diritto di portare a casa un chilo di riso per ogni giornata di duro lavoro. Così questo ingrediente veniva inserito anche nell'impasto dello scarpasoun, dando vita a una deliziosa variante della vera ricetta.
LA FESTA DI CARPINETI.
All'erbazzone montanaro e al suo "ingrediente segreto" è stata dedicata anche una festa ad hoc, che si svolge ogni anno verso la metà di luglio dal nome: "Lo Scarpazzone in forma", organizzata dall'associazione Carpineti da vivere. Un altro modo per continuare a gustare e tramandare alle nuove generazioni il sapore vero di una tradizione culinaria unica.
Carpineti da Vivere traccia il positivo bilancio dello scorso anno e rilancia l'invito per il weekend del 12 e 13 luglio a suon di novità -
Reggio Emilia, 22 maggio 2014 -
Un altro anno di impegno e di manifestazioni per promuovere il carpinetano e le sue eccellenze è quello promesso da Carpineti da Vivere per il 2014. L'associazione, composta da una trentina di artigiani, commercianti e volontari uniti dall'unico scopo di valorizzare il territorio, rilancia la sua attività e invita tutti a segnarsi in calendario il primo atteso appuntamento del 12 e 13 luglio con lo "Scarpazzone in forma".
Nel tracciare il positivo bilancio dell'attività del 2013, fatta di eventi autonomi e di molteplici collaborazioni con le altre realtà del comune, Carpineti da Vivere ha deciso infatti di confermare tutte le proposte anche per la stagione alle porte. Si partirà con la festa dedicata all'erbazzone montanaro con riso che per l'undicesimo anno consecutivo nel weekend del 12 e 13 luglio animerà il Parco Matilde a suon di sorprese. Accanto agli stand gastronomici e al tradizionale mercatino infatti la festa rafforzerà il suo lato culturale con una rappresentazione rinascimentale della Leggenda dell'Amorotto, con una sfilata di abiti da sposa a partire dagli anni '50, con un angolo dedicato ai giochi interattivi per bambini e molto altro. Non mancherà nemmeno il maxi schermo per seguire insieme le fasi finali dei Mondiali di calcio.
"Vista la buona riuscita delle scorse edizioni, con centinaia di persone arrivate al Parco Matilde – spiegano gli associati di Carpineti da Vivere – abbiamo deciso non solo di confermare l'evento ma di ampliarlo. L'impegno profuso da tutti noi per la promozione del carpinetano è massimo e guarda ai residenti come ai villeggianti e ai turisti del nostro Appennino. Il nostro territorio è ricco di storia e di specialità gastronomiche come l'erbazzone con riso che meritano di essere fatti conoscere insieme ai suoi scorci paesaggistici: la XI festa dello 'Scarpazzone in forma' si inserisce proprio in quest'ottica". Per informazioni visitare il sito www.carpinetidavivere.it
(Fonte: ufficio stampa Associazione Carpineti da Vivere)
Coldiretti e Campagna Amica, a Fidenza, hanno consegnato nella piazza del duomo la "bisaccia del pellegrino", riempita con prodotti tipici dell'enogastronomia emiliano romagnola.
Parma, 22 maggio 2014 -
Ripercorrere la strada che ha attraversato i secoli, unendo il nord con il sud dell'Europa, per riscoprirne le radici storiche e culturali e valorizzare l'antico percorso che univa Canterbury a Roma, in vista di Expo' 2015. È questo il senso di "Francigena 2014, l'Europa a piedi verso Roma: la bisaccia del pellegrino", l'iniziativa, promossa da Radio Rai e da "Civita", associazione che opera sul territorio per la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese, in collaborazione con Coldiretti e Campagna Amica.
Partita il 6 maggio dal passo del Gran San Bernardo, il cammino si concluderà il 16 maggio a Roma, dopo aver percorso quasi mille chilometri. Il "pellegrinaggio", guidato dal vice-direttore di Radio Rai, Sergio Valzania, con la partecipazione di giornalisti di varie radio europee, in questi giorni sta attraversando l'Emilia Romagna, una delle sette regioni toccate dal percorso.
Se, subito dopo la sicurezza, risolvere il problema della fame e della sete era la priorità dei pellegrini medievali, per i moderni camminatori il rifornimento del cibo è stato risolto con la collaborazione di Coldiretti e Campagna Amica, che a Fidenza, l'antica San Donnino, citata anche dal pellegrino più famoso della Francigena, l'arcivescovo di Canterbury Sigerico, hanno consegnato nella piazza del duomo fidentino la "bisaccia del pellegrino", riempita con prodotti tipici dell'enogastronomia emiliano romagnola.
Si tratta – spiega Coldiretti – di prodotti del territorio attraversato dalla via Francigena e riconducibili ad un "menu francigeno", individuato con una mappatura delle specialità alimentari tradizionali che possono essere considerati l'evoluzione dei prodotti che si trovavano nelle campagne e nei paesi attraversati dagli antichi viaggiatori. Nelle bisacce dei viaggiatori medievali, che erano penitenti, pellegrini, ma anche mercanti, non potevano mancare – ricorda Coldiretti – pane, formaggi, salumi e, per i più abbienti, dolci e vino.
Per questo le aziende di Campagna Amica hanno inserito nella moderna "bisaccia del pellegrino" un pane artigianale cotto a legna, fatto con farina integrale macinato a pietra in un mulino ad acqua, senza aggiunta di additivi. Per i formaggi sono stati scelti un Parmigiano Reggiano Dop, prodotto che ha visto gli albori proprio nel Medioevo quando si diffuse la produzione di un formaggio a pasta dura e a lunga stagionatura, e una caciotta di Sassalto Bio, ottenuta dal latte di capra, animale che non mancava mai nelle campagne medievali.
Per i salumi, che fornivano le calorie necessarie per sostenere il viaggio e reggere i freddi invernali soprattutto sul passo di Monte Bardone (oggi passo della Cisa), Campagna Amica ha individuato la Pancetta Piacentina e il Culatello di Zibello insaccato in budello naturale proprio come una volta. Non è mancata una concessione alla gola, che sicuramente si potevano permetter i viaggiatori più facoltosi: nella bisaccia sono stati inseriti una spongata, dolce tradizionale proprio delle zone a cavallo dell'Appennino tosco-emiliano, tra Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Massa-Carrara e La Spezia, e l'Albana passito Docg di Romagna, a memoria de vini medievali che, almeno le classi più elevate, preferivano dolce.
La selezione dei prodotti per l'Emilia Romagna – ricorda Coldiretti – è avvenuta con una ricerca tra le 756 aziende di Campagna Amica, che a livello regionale producono e vendono direttamente i prodotti locali, salvaguardando anche prodotti tradizionali dal rischio di scomparire.
(Fonte: ufficio stampa Coldiretti)
In calo anche i derivati del latte. Nota positiva il rimbalzo del latte spot che guadagna 50 centesimi nella 21esima settimana.
di Virgilio - Parma - 21 maggio 2014
Ancora tonalità tendenti allo scuro per il settore lattiero caseario. La ventesima settimana dell'anno non ha espresso un dato tendenziale omogeneo. Da un lato si assiste al calo dei listini del Burro, della Panna e del Latte spot mentre dal fronte caseario alla stazionarietà del Padano si contrappone la tendenza ribassista del Parmigiano Reggiano. Alcune note positive si sono evidenziate all'apertura delle trattative di lunedi scorso, 19 maggio, dove si è assistito a un rimbalzo delle quotazioni del latte spot a Verona. Un recupero di 50 centesimi (+1,37%) che si è accompagnato, sempre sulla medesima piazza, all'1,82% della panna a uso alimentare.
Nello specifico il Parmigiano Reggiano prosegue la sua tendenza al ribasso. Alla borsa di riferimento di Parma sono stati lasciati sul campo perduti 5 centesimi dalla stagionatura 24 mesi e 10 dal12 mesi. Perdite di 10 centesimi rilevate anche a Milano (12 e 24 mesi) e Reggio Emilia (24 mesi). Inerzia invece dal Grana Padano. Le quotazioni dell'ottava precedente sono state confermate sia a Mantova sia a Milano. La 21esima settimana però si apre in calo a Milano con un calo di 5 centesimi registrato su entrambe le stagionature ammesse a listino (9 e 15 mesi).
- I produttori svizzeri contrari alla liberalizzazione del mercato del latte con l'UE -
Si tratterebbe della condanna a morte per numerose aziende, sostiene il consigliere nazionale Jacques Bourgeois (PLR/FR), direttore dell'Unione svizzera dei contadini (USC). A riportarlo il 14 maggio scorso swissinfo.ch riportando l'intervista in esclusiva concessa a Newsnet. La nuova intesa non porterebbe, secondo il direttore dell'unione degli agricoltori, nessun vantaggio al consumo. Un'opinione che si è concretizzata sulla base delle esperienze e dell'evoluzione dei prezzi alla produzione e al consumo. Infatti, i prezzi alla produzione dal 1990, "si sono abbassati del 25% quando i prezzi al consumo sono saliti del 15%. Lo scarto fra produzione e consumo è sempre più alto". Una liberalizzazione, secondo il rappresentane del mondo allevatoriale elvetico, non invertirebbe questa tendenza.
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 20 19 Maggio 14
SOMMARIO
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1.1 editoriale
Verso le elezioni con curiosità
2.1 eventi
Master of Wine. Obiettivo raddoppiare il prezzo medio nei prossimi 5 anni
3.1 parmigiano reggiano
Quotazioni parmigiano reggiano verso la stabilità
4.1 eventi
Vinitaly al SIAL Wine World
5.1 lattiero caseario
Latte spot ancora più giù
6.1 mais & soia
Mais & Soia: maggio 2014
7.1 aziende
Terzoni vini, quando la tradizione sposa l'innovazione
9.1 sicurezza alimentare
Non si arresta la corsa alle frodi.
E' la quinta generazione di vitivinicoltori che si tramanda, dal 1860, la passione per innovare. Da due anni, la Società Agricola Terzoni Claudio srl, è vincitrice dei più ambiti riconoscimenti nazionali e internazionali.
Di Lamberto Colla - Bacedasco Alto 18 maggio 2014 -
Accoccolata tra i morbidi colli di Bacedasco, splendido villaggio piacentino che sino a circa 40 anni fa era meta di turismo termale, l'azienda a indirizzo vitivinicolo della famiglia Terzoni, fa strage di premi e riconoscimenti internazionali. L'ultimo, o almeno così pensavo che fosse, è stato quello ricevuto il mese scorso al Vinitaly; il premio "Banca Popolare di Verona" assegnato al vino Colli Piacentini Doc Malvasia Passito "Sensazioni D'inverno - le Virtù del Poggio" 2011 per aver conseguito il miglior punteggio fra tutti i vini veneti, o emiliano romagnoli, o trentini o friulani di tutte le categorie previste dal regolamento del 21° Concorso Enologico Internazionale.
Un riconoscimento di elevato prestigio nazionale che si va a affiancare ai tanti altri già collezionati dall'azienda. Già perché è di pochi giorni fa la novità che, per il secondo anno consecutivo, il Malvasia passito 2011 "Sensazioni D'inverno" ha ricevuto la medaglia d'oro al Concours Mondial de Bruxelles emergendo tra 8.200 vini selezionati tra 50 Paesi.
"Nella botte piccola sta il buon vino." -
In parte per la giovane età, in parte per l'elevata professionalità, fatto sta che Marco Terzoni sta imprimendo all'azienda di famiglia un impulso innovativo pur mantenendo saldo il legame con la tradizione e il territorio.
Obiettivo: qualità, innovazione e salute.
Esempio principe di questa filosofia è rappresentato dal Gutturnio Riserva Superiore. Un vino barricato 6 mesi in botte di rovere francese, "un legno in grado di rilasciare delle note molto molto particolari e che va sull'idea dell'Amarone - commenta Marco Terzoni - chiamato "Poggio del Vento" ma che non produciamo tutti gli anni. Questa tipologia di vino, quest'anno non è in produzione ad esempio, l'ultima annata è quella del 2007. Infatti, se durante l'affinamento il prodotto non lo reputo idoneo il vino non esce in commercio". La passione della cantina ha portato il 27enne della famiglia Terzoni a indagare nuove frontiere tecnologiche e a sperimentarle in prima persona. Così mostra orgoglioso la pressa pneumatica che lavora in assenza di ossigeno e "inietta all'interno azoto e CO2, illustra Terzoni, che a fine lavorazione viene eliminato." Il processo risulta, come è ovvio, più costoso ma a tutto vantaggio della produttività, della salubrità e della qualità del prodotto finale ben percepita dal consumatore disposto quindi a riconoscerne un prezzo leggermente superiore. "Sia sul ciclo produttivo, sia sul valore di prezzo della bottiglia abbiamo un riconoscimento di valore. Infatti - prosegue il wine maker - con questo tipologia di pressa riesco a ottenere un 5-10% di prodotto in più, di maggiore qualità (minori sedimenti, minore feccia) e, altra cosa, i vini sono più salutari perché abbiamo meno solfiti".
Questo particolare processo di pressatura è dall'azienda applicato a tutti i prodotti bianchi, rossi e passiti. Per il passito, che ricordiamo ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti anche internazionali, dallo scorso anno è stato introdotto un particolare procedimento di pressatura, della durata di circa 8 ore, in grado di estrarre tutti i fattori positivi che fanno grande il "Sensazioni d'Inverno".
La pulsione innovativa è sfociata addirittura nella registrazione di un brevetto a garanzia e protezione di una particolare tecnica di arricchimento aromatico. Il processo brevettato, denominato Crioestrazione aromatica, si distingue per il susseguirsi di fasi di choc termici, in cella frigo. In breve sintesi, l'uva, raccolta in cassette di legno, viene sottoposta, per 10-15 giorni, a quotidiani sbalzi termici compresi tra -2, -4 gradi e +8, +10 gradi. Una tecnica che ha consentito all'Ortrugo fermo "Per Elisa" di distinguersi dalla concorrenza arrivando a conquistare il premio "Douja D'Or" di Asti.
L'ultima, in ordine di tempo, innovazione introdotta in azienda da Marco Terzoni riguarda il controllo da remoto dei processi fermentativi di cantina. "Sono spesso fuori azienda, per effetto della attività di consulenza enologica, e perciò ho necessità di tenere sotto controllo i processi cinetici di fermentazione e di intervenire, se necessario, sui parametri come se fossi in azienda. Per mezzo di questo dispositivo collegato a una centralina di controllo posso, in ogni momento, controllare come sta procedendo la fermentazione e mi consente anche di intervenire, aumentando o abbassando la temperatura o aumentando la quota di ossigeno. La cosa bella è che la fermentazione è continua e sempre perfetta. Paradossalmente ho un più preciso controllo, mentre sono in giro per il mondo, piuttosto che avere una persona fissa in azienda e dedicata agli assaggi". Il sistema, ancora sotto forma di prototipo, sembra stia perfettamente rispondendo alle esigenze per il quale è stato progettato.
Tecnologia quindi e innovazione hanno contribuito a realizzare prodotti di qualità che hanno incontrato il gusto della critica anche internazionale e i premi ottenuti hanno dato il loro supporto a fare avvicinare i buyer stranieri. "Quest'anno, illustra Terzoni, abbiamo partecipato a Cibus per la prima volta e questo ci ha consentito di venire in contatto con importatori giapponesi." Un traguardo importante per una impresa vitivinicola che da relativamente poco tempo ha avviato un radicale processo di trasformazione con uno spiccato orientamento al mercato e alle nuove mode. "Quasi tutte le nuove tendenze hanno una origine statunitense e anche il vino segue questa regola. Ad esempio, già cinque anni fa, negli USA andava di moda il vino Rosé e puntualmente tre anni dopo è tornato prepotentemente di moda anche in Italia. Un vino particolarmente apprezzato dal mondo femminile al quale anche noi abbiamo deciso di dare soddisfazione con "Stille di Vanità". Un vino rosato per il quale abbiamo studiato anche una colorazione più prossima ai gusti femminili con tendenze cromatiche tendenti al violetto invece del solito color salmone. Da quest'anno abbiamo introdotto l'utilizzo della "Giara in terracotta con rivestimento in cera d'api"; un concetto derivato dal Portogallo, adatto a esaltare quelle note speziate, di cannella e pepe rosa, così apprezzate dall'universo femminile".
- Conclusione -
40.000 bottiglie di vino prodotte ogni anno, un'equilibrata gamma di prodotti composta da bianchi, rossi, rosati e passiti. E' questo il frutto della passione a vinificare le uve raccolte nei 7 ettari di vigneto che adornano il centro aziendale a sua volta immerso nei Colli Piacentini. Un distretto suggestivo dove la tradizione si è preservata quasi intatta e l'innovazione tecnologica ha sempre le porte aperte, soprattutto nella casa vinicola della famiglia Terzoni Claudio.
Nonostante il serrato contrasto alle contraffazioni le frodi alimentari sono in aumento con grave danno all'economia, all'immagine nazionale e a volte è a rischio anche la salute.
- di Virgilio
Parma 12 Maggio 2014 ----
Un tema dominante di CIBUS 2014, la manifestazione alimentare di Parma appena conclusa, è stato la necessità di valorizzare l'immenso patrimonio di produzioni tipiche nazionali rafforzando il controllo e il contrasto a livello internazionale delle nostre produzioni. L'Italia Sounding, ovvero prodotti esteri che richiamano nel nome e nella etichettatura tipicità nostrane, è un fenomeno che in termini di valore è stimato oltre il doppio del valore di export nazionale. E se all'interno della UE finalmente si stanno attivando delle protezioni efficaci, non altrettanto si è riusciti a perseguire sull'extra UE. Il recente accordo bilaterale di libero scambio con il Canada prevede uno specifico capitolo al riguardo che verrà preso a riferimento per futuri accordi che si andranno a sottoscrivere con altri paesi. E' stato lo stesso Viceministro all'Economia Carlo Calenda, durante l'inaugurazione di Cibus 2014, a sottolineare l'importanza strategica di questo tipologia di collaborazione internazionale e di accordi. Accordi che però non verranno sottoscritti con quei paesi che "giorno dopo giorno, ha dichiarato il rappresentante del Governo, ministro, incrementano le loro barriere tariffarie. Questo vale per l'India e vale per Mercosur (Mercato Comune dell'America meridionale ndr)."
Ma il peggio viene dall'interno. Non passa giorno che vengano portate alla luce frodi alimentari anche di notevole entità. L'ultima in ordine di tempo riguarda la Mozzarella di bufala campana che ha seguito di poche settimane lo scoop giornalistico di "Report" riguardo la "patata" bolognese.
Da Nord a Sud è tutta la nostra penisola, in perfetta par condicio, a minare il grande comparto agroalimentare italiano. Un danno diretto ai produttori di qualità che con grandi sacrifici affrontano una crisi economica pesantissima e un danno di immagine internazionale che non può che gravare sulla fiducia dei consumatori esteri, unico approdo per bilanciare la caduta dei consumi interni.
Secondo la Coldiretti è l'Emilia Romagna il territorio maggiorente colpito dalle frodi alimentari. Negli ultimi cinque anni, le frodi sui prodotti emiliano-romagnoli, sono più che triplicate, con un incremento record del 248 per cento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterati, contraffatti o falsificati.
Nel 2012 furono ben 20 milioni i chili di prodotti alimentari e bevande sequestrati corrispondenti a un valore economico di 468 milioni di euro. Una cifra notevole che potrebbe essere solo la punta di un iceberg.
Bene stanno facendo le nostre forze dell'ordine e altrettanto bene faranno gli accordi bilaterali di libero scambio ma se non muterà la mentalità di certi "imprenditori" l'intero comparto agroalimentare verrà schiacciato dalla crisi da un lato e dalla spregiudicatezza di pochi a danno di molti operatori onesti e appassionati. Un giacimento che rischia di esaurirsi rapidamente.
Dal 18 maggio all'8 giugno domenica in campagna per disintossicarsi. Anche Parma vedrà impegnate alcune delle fattorie didattiche Coldiretti che apriranno le porte delle loro aziende -
Parma, 17 maggio 2014 -
Anello di congiunzione tra città e campagna, tornano le "Fattorie aperte". Per quattro domeniche di seguito, dal 18 maggio all'8 giugno, chi vive in città potrà riscoprire l'identità rurale e l'originalità dei sapori che ogni prodotto agricolo può offrire.
Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna, ricordando che nella nostra regione sono 149 le aziende agricole che apriranno le porte a famiglie, scolaresche, turisti e associazioni per una visita guidata in azienda, degustazioni, dimostrazioni pratiche, in modo da far conoscere i prodotti tipici di un determinato territorio e il loro percorso dal campo alla tavola.
Anche Parma vedrà impegnate alcune delle fattorie didattiche Coldiretti che apriranno le porte delle loro aziende, e precisamente l' AZIENDA AGR. BIOLOGICA PODERE CRISTINA DI CIPELLI VALENTINA (apertura: domeniche 18 e25 maggio, 1 e 8 giugno)Strada Monchio di Mulazzano n. 4, 43037 Lesignano de' Bagni - Tel. 0521 852741; L'AGRITURISMO IL FILARE (apertura: domenica 8 giugno) Via Monte Rosso 2 – Loc. Bazzano, 43024 Neviano degli Arduini Cell. 3405295254.
Con la crisi che ha tagliato feste, parchi divertimento, cinema, pizzeria – afferma Coldiretti Emilia Romagna – si ritorna agli svaghi semplici del passato come la visita in fattoria per veder mungere una mucca, pascolare le pecore, raccogliere le uova nel pollaio. Si tratta di vere e proprie scuole a cielo aperto per far conoscere la vita rurale e riscoprire l'origine dei cibi e conoscere i principi della sana alimentazione. Non si tratta – sottolinea Coldiretti – di un ritorno bucolico alla natura, bensì di un incontro reale e concreto con la realtà imprenditoriale agricola, uno dei settori fondamentali su cui puntare per il rilancio della nostra economia. Un settore che in Emilia Romagna, solo a livello agricolo ha raggiunto una produzione lorda vendibile di oltre 4.000 milioni di euro, prodotti da circa 70 mila aziende.
Vista la molteplicità e la varietà dell'agricoltura emiliano romagnola, fattorie aperte offrirà una molteplicità di esperienze: dalla possibilità di conoscere il ciclo del grano, a partire dal campo per arrivare a fare il pane con il metodo di una volta, fino al ciclo del latte, dalla mungitura della mucca alla lavorazione nella caldaia per fare il formaggio. Secondo le specializzazioni aziendali, sarà poi possibile provare l'ebbrezza di salire a cavallo, inoltrarsi nel bosco alla ricerca delle tracce degli animali, scoprire come si tosano le pecore e come si usa la lana, fare l'altalena appesi ai rami delle grandi querce, conoscere specie animali e vegetali una volta tipiche delle nostre terre ma oggi a rischio di estinzione.
Per sostenere tutta l'iniziativa di "Fattorie aperte", il cui nerbo è costituito principalmente dalle fattorie didattiche che durante tutto l'anno accolgono le scuole, Coldiretti Emilia Romagna è impegnata a coordinare un'attività che possa rafforzare il loro ruolo. In un momento di scarsità di risorse pubbliche, Coldiretti si impegna a promuovere nel prossimo piano di sviluppo rurale 2014-2020, i possibili interventi di sostegno a un settore che costituisce una porta aperta dell'agricoltura verso la società.
(Fonte: ufficio stampa Coldiretti Parma)
Al momento partecipano 22 soci. La filosofia: legame con il territorio, qualità garantita, salute e benessere animale. Trespidi: "La nuova sfida in vista di Expo 2015" -
Piacenza, 15 maggio 2014 -
Si chiama "La Carne che Piace" ed è un consorzio volontario tra produttori di carne bovina, suina ed equina nato con l'intento di promuovere i prodotti della provincia di Piacenza e di proporre alimenti sani e controllati. L'iniziativa è stata presentata ufficialmente questa mattina in Provincia alla presenza di alcuni dei 22 soci-allevatori che al momento fanno parte del Consorzio.
Quattro le linee guida del Consorzio: legame con il territorio, qualità garantita, salute e benessere animale. Gli allevatori del Consorzio osservano infatti un disciplinare di produzione per offrire ai consumatori un prodotto genuino, sicuro e buono. Regole precise sono previste anche per macellatori, macellai e ristoratori convenzionati.
"Il Consorzio – ha sottolineato il presidente della Provincia Massimo Trespidi – è nato grazie all'impulso e al lavoro della Provincia di Piacenza, che, insieme agli allevatori, ha fortemente creduto in questo progetto. Le sfide si vincono unendo le forze e questo è un motto valido soprattutto alla vigilia dell'importante e imminente appuntamento di Expo 2015 dove "La Carne che Piace" potrà davvero ricoprire un ruolo chiave. Inizia adesso una fase nuova per gli allevatori piacentini : questo Consorzio insieme al progetto Autogrill, che fino al 2015 porterà nei punti vendita autostradali i prodotti della terra piacentina, sono fatti concreti – e non parole – che la Provincia, insieme al territorio, ha saputo mettere in campo in vista dell'Expo". "Gli allevatori che hanno aderito al Consorzio – ha aggiunto il presidente del Consiglio direttivo Giampaolo Maloberti – intendono far conoscere il prodotto piacentino anche fuori provincia ma soprattutto vogliono proporre un prodotto di qualità e controllato". "Credo molto nelle eccellenze piacentine – ha aggiunto lo chef Isa Mazzocchi – e ritengo che a Piacenza si debba valorizzare, mangiare e vendere il prodotto locale: l'iniziativa "La Carne che Piace" va proprio in questa direzione".
"Il Consorzio – hanno spiegato i veterinari Walter Cabrini e Riccardo Compiani – monitora ogni fase del processo produttivo, dalla qualità degli alimenti per gli animali, alla macellazione, alla corretta frollatura della carne. Grande attenzione viene poi riposta nella tutela del benessere animale". Come hanno infine spiegato l'assessore provinciale all'Agricoltura Manuel Ghilardelli, la dirigente del Settore Agricoltura della Provincia Bianca Rossi e il dirigente del servizio Piccole Filiere Albino Libè, la Provincia ha accompagnato la nascita del Consorzio e continuerà ad esserci al fine di portare avanti un progetto che già in altri ambiti ha avuto forte successo sul territorio.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.carnepiace.it.
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Piacenza)
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