La parola è terapia a rilascio tenace ma lento. Al contrario dei colpi di arma da fuoco mediatico dei social media. Che feriscono per sempre. E uccidono in profondità.
Da emittente a ricevente: la comunicazione è un palleggio di emozioni e di informazioni tra un polo e un altro. Per i sopravvissuti ai traumi fondamentale è dare inizio al processo della comunicazione.
La parola cura. La parola è discreta. Alle “Lettere dal trauma” contraltano le risposte calibrate dello psicoterapeuta Claudio Foti. Raccolte nel volume pubblicato da Alpes, le lettere sono testimonianza di vissuti testardi nonostante tutto.
Il dolore si nasconde, scivola via e si rintana negli anfratti. Storie dimenticate di abusi durante l’infanzia; il rifiuto e la violenza strisciante inferta a un bambino da un’insegnante e distillata goccia dopo goccia e giorno dopo giorno; racconti di rinascita e di liberazione tra i muri costretti del carcere: comunque la si coniughi l’umana sofferenza è a fine-pena-mai.
Ma le ferite possono trasformarsi in feritoie. Se si stana il dolore. E se lo si fa uscire allo scoperto. Se lo si chiama per nome.
Conoscere senza combattere. Conoscere e accettare. Capire e imparare a vivere sulle sabbie mobili della vita.
L’empatia è un atteggiamento di accoglienza. E’ il contrario esatto della suggestione.
Empatia e compassione, nell’accezione buddhista. Il libro di Claudio Foti è la cronaca del mestiere di chi si occupa di “Curare le ferite dei sopravvissuti. Dal dolore alla speranza.”
E’ la proiezione a lunga gittata di coni di esistenze, sprazzi di luce e di angoscia e di speranza. Declinate al futuro.
Presentazione in agenda oggi, venerdì 20 Settembre 2024, alle ore 17:00 presso il Centro Formazione Fattoria di Vigheffio, Collecchio, Parma.
Claudio Foti, Lettere dal Trauma, Dal dolore alla speranza. Curare le ferite dei sopravvissuti, Alpes, Roma, 2024.