Un portavoce della BBFC, infatti, avrebbe dichiarato ai media: “Mary Poppins (1964) include due usi del termine discriminatorio ‘ottentotti’. Secondo la nuova classificazione dei film, i bambini di qualsiasi età possono ancora guardarli senza la presenza di un adulto, ma i genitori dovrebbero considerare se il contenuto potrebbe turbare i bambini più piccoli o più sensibili”.
Ciò che ha spinto il Gruppo a riesaminare la sua classificazione originale, sarebbe anche legato al 60° anniversario dell’iconica pellicola che, in questa occasione, torna nelle sale del Regno Unito.
Chi sono gli “Ottentotti” di cui si parla?
All’epoca, “Mary Poppins”, interpretato da Julie Andrews nel ruolo da protagonista e da Dick Van Dyke, è stato un successo commerciale e di critica, con un incasso di oltre 103 milioni di dollari e cinque premi Oscar.
Nel 2013, la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti lo ha inserito nel National Film Registry, che riconosce il cinema americano di importanza culturale, storica o estetica. Nel 2018 è stato realizzato il sequel, anch’esso di successo.
Nel corso del film, il termine contestato compare per la prima volta nella scena in cui si sente l’eccentrico Ammiraglio Boom (interpretato da Reginald Owen) chiedere al minore dei fratelli Banks (Michael – interpretato da Matthew Garber) se stia intraprendendo in un’avventura per “sconfiggere gli Ottentotti”.
Più avanti nel film, quando l’Ammiraglio vede in lontananza degli spazzacamini con il volto annerito dalla fuliggine che danzano, grida: “Siamo attaccati dagli Ottentotti!” e ordina di sparare un cannone nella loro direzione.
Secondo il riferimento di Oxford, “Ottentotto” è un termine dispregiativo usato dai conquistatori Olandesi del XVII secolo per indicare le popolazioni Khoikhoi (in (“Veri uomini”) del Sudafrica e della Namibia.
Il termine che conosciamo oggi deriva da ‘hottentots’, nel dialetto olandese del Capo (“afrikaans”, una lingua figlia dell’olandese con prestiti di lingue africane e non) significa “balbuziente”.
Secondo un rapporto del 2021 del BBFC sul razzismo nei media è stato rilevato che le persone, generalmente, ritengono che “I film e i programmi televisivi con materiale opinabile siano prodotti del loro tempo”.
Tuttavia, preferirebbero essere avvertiti di tali contenuti così da poter decidere se siano adatti a loro stessi e alle loro famiglie.
Il portavoce del BBFC, a tal proposito, ha sottolineato: “Dalla nostra ricerca sul razzismo e la discriminazione, e dalla recente ricerca sulle linee guida per la classificazione, ci rendiamo conto che una delle preoccupazioni principali per le persone, in particolare per i genitori, è la possibilità di esporre i bambini a un linguaggio o a un comportamento discriminatorio che potrebbero trovare penoso o ripetere senza rendersi conto della potenziale offesa”.
(immagine presa tramite screenshot, da rainews.it.)