Una scelta accelerata dopo la tragica fine della studentessa ventiduenne Giulia Cecchettin per mano del presunto omicida (la presunzione di innocenza vale nel nostro ordinamento fino a sentenza di condanna passata in giudicato) ed ex fidanzato Filippo Turetta, sebbene già la legge ordinaria dello Stato n. 107/2015 avesse introdotto, nei piani formativi, l'obbligo dell'educazione al rispetto ed alla parità di genere.
La decisione ministeriale lascia molto perplessi e certifica, ancora una volta, come questo Governo, sostenuto da una maggioranza parlamentare di "centro/destra", stia deludendo molti cittadini. In primo luogo, le trenta ore extracurriculari toglieranno ulteriore spazio alla didattica. Queste, infatti, vanno ad aggiungersi alle 30 ore di orientamento e tutoraggio (per ogni anno scolastico e non più solo per le classi quarte e quinte della scuola secondaria di II grado. È l'ampliamento della riforma prevista dal PNRR) ed alle 30 ore di educazione civica di "matrice valoriale trasversale" di cui alla legge ordinaria dello Stato n. 92/2019.
In secondo luogo, davvero sono utili questi corsi, quando nei mezzi di comunicazione, nelle pubblicità, nei programmi televisivi sesso e violenza dominano incontrastati? E poi qual è il contenuto di questi corsi? Domanda legittima dopo la scelta, propria di un Esecutivo di sinistra (rectius destra), di Anna Paola Concia, figura di spicco della propaganda a favore del mondo Lgbtq+, quale responsabile del progetto sia pure con la presenza di suor Anna Monia Alfieri e Paola Zerman.
Il Ministro Valditara ha precisato che le trenta ore non consisteranno in corsi nè di educazione sessuale, né di educazione di genere, ma serviranno a trasmettere comportamenti rispettosi verso le donne. Il rischio, almeno stando alle dichiarazioni del titolare del Dicastero dell'Istruzione e del Merito, è quello di concentrarsi esclusivamente sulla violenza (di qualunque genere, non solo fisica) verso la donna (che nessuno ovviamente nega), quando al centro del discorso dovrebbe esserci la persona umana con la sua sacralità e dignità indipendentemente dal genere maschile o femminile.
In altri termini, il rischio è quello di favorire ancora di più l'ideologia del predominio del maschio (cosiddetto "patriarcato") che certe agende e i mezzi di informazioni stanno sponsorizzando come l'ennesima (sebbene infondata) emergenza, cercando nella realtà quello che si trova nella loro testa, ma che, però, è funzionale al programma di decostruzione dell'identità della persona, instillando in essa, specialmente nel maschio, un senso di colpa per il solo fatto di essere uomo.
In terzo ed ultimo luogo, è alquanto discutibile che lo Stato deleghi alla scuola un compito che spetta ai genitori i quali, se in difficoltà, debbono essere aiutati e accompagnati. Il compito del sistema di istruzione pubblico e paritario di ogni ordine e grado è quello di trasmettere il sapere (non le competenze), di spingere alla meraviglia aristotelica e questo richiede veri "maestri" (i concorsi, purtroppo, non selezionano sempre in modo adeguato) e non "ripetitivi aedi". Sì, Ministro, la sua scelta è l'ennesima delusione di questo Governo.
(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
Sito web personale