Domenica, 01 Ottobre 2023 06:48

Il "fatto" della legge naturale. In evidenza

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di Daniele Trabucco Belluno, 30 settembre 2023 - Il tema della legge naturale non si inserisce all'interno di una teoria, ma costituisce un fatto.

Questo significa che ciò cui diamo il nome di "lex naturalis" è un dato di esperienza. Pertanto, la c.d. teoria della legge naturale altro non è che la spiegazione scientifica di questo dato.

La ragione dell'uomo, indipendentemente dalle epoche storiche e dal contesto politico/culturale, non considera indifferenti tutte le azioni che concretamente si possono attuare. Emette, infatti, dei veri e propri giudizi vincolanti: si deve tenere questo comportamento, si deve evitare quest'altro. Questi giudizi "deontologici" sono anteriori alla decisione di agire e non debbono essere confusi con il giudizio personale mediante il quale il soggetto giunge a prendere la decisione di assumere questo o quel comportamento.

Detto diversamente, i giudizi "deontologici" costituiscono "le leggi dell'agire" cui si può obbedire o disubbidire (Esempio: di fronte ad un bene altrui il precetto della legge naturale ci dice di "non rubare", ma il giudizio personale può condurre a sottrarre il bene del prossimo perché c'è un interesse a portarglielo via in modo illecito. Questo interesse non è "legge dell'agire", ma norma e decisione soggettiva).

Se la "lex naturalis" non fosse inscritta nella natura dell'uomo, da intendersi non in senso biologico, né meccanicistico ma filosofico, ossia natura come essenza della persona, ciò che la rende quello che è e la diversifica da altri enti, non si potrebbe spiegare la dissociazione che spesso si sente tra ciò che ci rendiamo conto bisogna fare e ciò che vogliamo fare.

Si potrebbe obiettare che questa possibile discrasia dipende dalla cultura del tempo quale "sovrastruttura" e non dalla natura del soggetto.

In realtà, se l'uomo non fosse naturalmente morale, se non avesse una struttura tale da consentirgli di cogliere la legge naturale ed i suoi precetti, giammai un fatto culturale avrebbe potuto produrre codesta struttura, poiché ciò richiederebbe una mutazione ontologica che non è alla portata di alcun fatto culturale. L'influenza sociale e culturale, semmai, può comportare giudizi di convenienza e di opportunità, ma non certamente "deontologici".

Ora, la dinamicità dell'agire umano non è priva di senso, altrimenti le azioni dell'uomo non avrebbero alcun tipo di significato e rientrerebbero nella dimensione della non/logica. Invece, l'uomo, con la sua "ragion pratica", tende alla corretta espansione del suo essere ed è in questa prospettiva che la legge naturale assume il significato di manifestazione, sotto forma di doveri, delle esigenze naturali della persona umana conformemente alla sua essenza.

Il mancato rispetto, da parte della legge positiva, o "humana", per utilizzare un termine caro a san Tommaso d'Aquino (1225/1274), ha conseguenze ben precise nell'ordine sociale, determinando un vero e proprio perturbamento: il divorzio debilita la famiglia e pone le premesse per la moltiplicazione delle "famiglie" con evidenti ripercussioni sui figli, il permissivismo una spirale di violenza, l'interruzione volontaria della gravidanza una volontà di potenza sul concepito che esiste e che, quindi, è già essere (la sua esistenza non è in potenza, ma già in atto).

Scriveva il grande retore romano Marco Tullio Cicerone (106 a.C./43 a.C.) nel "De legibus": la vera legge è solo quella norma "che distingue ciò che è giusto e ciò che è ingiusto secondo la natura stessa delle cose … In caso diverso, una legge non solo non dovrebbe essere considerata tale, ma neppure dovrebbe averne il nome".

(Immagine autore Cesare Maccari  (1840–1919) – Cicerone in senato denuncia Catilina)


(*) Autore - prof. Daniele Trabucco

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche "Erich Fromm"). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario "Prospero Moisè Loria" di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in "Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie" organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
Sito web personale
www.danieletrabucco.it