Conservarla ed innovarla nel segno dei valori fondamentali della Costituzione è oggi un impegno irrinunciabile a fronte del rischio di un suo svuotamento. Ma l’istruzione delle future generazioni non può più essere centrata solo sul trasferimento dei contenuti da apprendere, ma deve educare a come acquisire le conoscenze e competenze che mutano costantemente. Il cambiamento radicale del mercato del lavoro che la pandemia ha contribuito ad accelerare esponenzialmente dovrebbe motivarci a riformarla, soprattutto il sistema dell’educazione e della formazione. Dovrà essere nella più profonda trasformazione della didattica da cui dipendono i processi di apprendimento, perché per governare la complessità della società globale i cittadini devono continuare a maturare conoscenze e apprendere competenze nuove. In questo contesto in cui le relazioni sociali mutano costantemente, la conoscenza e le competenze non possono considerarsi fisse, o quantomeno definitive, l’unica costante può essere solo il senso critico con cui si apprendono, senza di esso la Scienza si limiterebbe a riprodurre una serie di teorie che rispondono al medesimo paradigma. La scuola deve preoccuparsi assolutamente di trasferire "i classici" contenuti da apprendere, ma anche di insegnare ad apprendere quelle conoscenze e competenze che mutano costantemente nel tempo. Imparare ad imparare quindi, attraverso il senso critico che deve essere il punto di partenza su cui possa poggiare la riforma del sistema dell’educazione. Prima di tutto dovremmo chiederci se il sistema scolastico così com'è strutturato oggi ha ancora senso, se è didatticamente in grado di rispondere all’obiettivo di aiutare gli individui a imparare attraverso il senso critico, se è in grado di stimolare all’apprendimento o meglio all’elaborazione di nuove conoscenze, se è sufficientemente adeguato a rispondere non solo al mercato del lavoro ma alle trasformazioni che stanno profondamente cambiando i rapporti sociali, probabilmente la risposta è negativa. È certamente una scuola ricca di conoscenze e competenze, spesso del passato, ma povera di quel senso critico che serve a dare dignità e a elaborare quelle del futuro. Ripensare la scuola e dargli una nuova missione, una nuova organizzazione, un nuovo ruolo sociale, altrimenti finirà per essere un mausoleo a cui i nostri ragazzi sono obbligati, piuttosto che un luogo della curiosità e creatività.
Poi la violenza tra i ragazzi che è segno di grande frustrazione, ora accade anche a scuola, com'è successo all'Istituto Bodoni della nostra città, per non parlare del bullismo ancora molto diffuso, vi è stato perciò un arretramento delle istituzioni sull’impegno al contrasto di questo senso di smarrimento, sono state anche ridotte le risorse economiche, non si è in grado quindi di intervenire tempestivamente con le figure preposte come psicologi e mediatori culturali. Occorrerebbe vietare il telefonino durante le ore di lezione per promuovere l'apprendimento, ai genitori, in particolare, è chiesta una presa di coscienza delle responsabilità educative, troppe famiglie registrano un fallimento nell’educazione dei propri figli che appaiono viziati dal troppo benessere. Poi la mancanza di insegnanti, quelli che ci sono a volte risultano demotivati perché sotto pagati. La scuola deve essere riformata perché senza un’istruzione di base di qualità, viene a mancare alla persona la risorsa fondamentale per continuare ad apprendere nei tanti e diversi percorsi integrati di istruzione, formazione e lavoro. Il nuovo governo non potrà esimersi dall'affrontare il suddetto problema.
Parma 23 ottobre
Rino Basili