Dopo ore rubate al sonno, agli amici e alle vacanze, dopo essere stati immersi per mesi nella storia, aver amato e odiato i personaggi, cercato escamotage per uscire dagli intoppi, aver superato il blocco dello scrittore, aver pensato che già definirti scrittore/ice ti sembrava troppo… Dopo tutto questo e tanto altro ancora hai finalmente messo la parola FINE alla tua opera. Il tuo romanzo, la tua creatura, sudore delle tue dita rattrappite sulla tastiera, lacrime dei tuoi occhi arrossati dal monitor (e ti è andata pure bene, pensa a quando gli autori scrivevano a lume di candela con il pennino e l’inchiostro…).
Tiri un sospiro di sollievo e ti assale l’ansia. E adesso?
Fai leggere la creatura alla mamma e agli amici più cari e tutti ti dicono che è un capolavoro che in confronto i Promessi Sposi è un romanzetto rosa, che se non ti danno il Nobel a ‘sto giro vuol dire che l’Accademia di Stoccolma è corrotta dalle lobby delle case editrici. C’è da fidarsi? NO.
Mi dispiace dirtelo ma sei solo all’inizio. Finita la prima stesura frutto dell’ispirazione, del talento, della voglia di raccontare una storia comincia il grande lavoro artigianale della scrittura, come se avessi abbozzato una scultura, c’è l’immagine, più o meno rappresenta il risultato che vuoi ottenere ma ora si tratta di mettersi lì a levigare, curare i dettagli, lisciare le asperità, lucidare le zone opache. Un gran lavoro e la nostra opera se lo merita tutto: scrivere è una forma d’arte e come tutte le forme d’arte ha bisogno di rifiniture, di artigianato, appunto, per esaltarsi al meglio.
E quindi?
Quindi per prima cosa metti il libro in un cassetto reale o virtuale non importa, mettilo lì e non pensarci più per almeno un mese – meglio se tre -, poi riprendilo in mano dall’inizio e se non ti piace più buttalo via, vuol dire che non andava bene. Nessun problema, si può sempre ricominciare (lo so che ti viene da piangere a pensarci, ma posso assicurarti che è solo una possibilità).
Se invece la storia ti piace ancora ti accorgerai che ci sono vari intoppi, refusi, congiuntivi da rivedere. In pratica inizi un lavoro di auto-editing.
Finito questa prima fase diciamo che ora hai in mano una seconda bozza del tuo romanzo. Ora si tratta di decidere che farne, o meglio: vuoi mandarlo alle case editrici o vuoi pubblicarlo in self?
Sia nel primo che nel secondo caso ti consiglio vivamente di affidarti a un editor professionista.
Qualcuno ha detto che l’editor è colui che si accorge che la nonna morta al terzo capitolo dice la frase risolutiva del romanzo al venticinquesimo; si tratta di una descrizione sintetica ma senz’altro efficace.
Chi scrive non si accorge dei propri errori, lo stesso articolo che stai leggendo è stato riletto da altre due persone che hanno corretto o chiesto a chi lo ha scritto di spiegare meglio alcuni punti. L’editor è un amico/a che si siede virtualmente vicino a te e legge il tuo libro con occhio esperto, non solo di scrittura e sintassi, ma anche di mercato editoriale, e magari ti può consigliare anche che taglio dare alla tua storia perché sia più appetibile ai gusti del momento.
Un editor è un grande lettore, se senza saperlo hai riscritto la storia di Moby Dick lui se ne accorge e magari ti consiglia di cambiare colore alla balena.
E qui arriviamo alle dolenti note: come abbiamo detto l’editor è un professionista e come tale chiede un compenso per il suo lavoro. Nel web troverai decine (se non centinaia) di editor e anche un’idea di massima dei costi. Sento già la tua voce: “Ma come? Devo pagare per pubblicare?” NO, MAI, non si paga per pubblicare, si paga perché un editor professionista legga la nostra opera e ci aiuti a renderla migliore, così come puoi decidere qualora tu voglia pubblicare self di pagare un grafico che ti prepari una bella copertina, un web social che ti faccia una bella campagna pubblicitaria sui social se non hai dimestichezza con il Web.
E se invece vuoi cercare una casa editrice che pubblichi la tua storia, l’editor ti aiuterà a scrivere una bella (ed esauriente) sinossi, a fare la presentazione da inviare alla redazione della casa editrice e ti consiglierà anche a quali rivolgerti perché è inutile e uno spreco di tempo inviare un thriller a chi pubblica solo libri di cucina, per esempio.
Alcuni penseranno che investire del denaro su un’operazione di cui non sappiamo l’esito sia inutile, qualcuno può pensare che se davvero la casa editrice vuole ci penseranno poi loro… Sì, penseranno loro alla copertina, a un altro editing ma se l’opera di base non è buona o presenta evidenti errori nessuna casa editrice investirà su uno sconosciuto che non si è neanche preso la briga di correggere i refusi o i tempi verbali, puoi anche aver cucinato una torta buona ma se la presenti in un piatto sporco o tutta storta… ci siamo capiti.
Prima di scoraggiarti pensa alle sere, ai fine settimana che hai impiegato a scrivere, pensa alla voglia che hai di far leggere la tua storia a più persone possibile, pensa a quanto è stato bello immergerti nel tuo racconto e vederlo crescere giorno dopo giorno. Si merita o no di essere coccolato, cha abbia un bel vestito senza sbavature nell’orlo o bottoni penzolanti? Se sì, la risposta te la sei già data.
a cura di Gabriella Canova
(parliamodilibri.it)