Da lunedì 18, il 50% (fino al 75%) degli alunni scolastici può tornare a scuola, mentre degli universitari non se ne parla dal lockdown della prima ondata.
Da mesi, studenti e studentesse, dai più piccoli ai più grandi, scendono nelle piazze, innanzi alle proprie scuole, per urlare in faccia al Governo la loro insoddisfazione verso una maggioranza che ha rinchiuso i giovani in casa, pensando di poterli annegare in distrazioni, che con la scuola non hanno nulla a che fare. Anche il CTS, agli inizi di dicembre, diceva che la DAD nuocerà allo sviluppo psico-fisico degli studenti. È finalmente chiaro a tutti che la didattica a distanza riduca l'apprendimento scolastico e spesso amplifichi il disagio sociale.
Le espressioni di vicinanza da parte del ministro Azzolina e del Governo non sono più credibili. Anzi, possiamo affermare che sono imbarazzanti, dal momento in cui dovevano essere proprio loro a garantirci un rientro stabile a scuola come anche all'università.
La scuola e le università sono i luoghi dove i giovani imparano, conoscono e diventano adulti. Noi giovani, non potendo frequentare i luoghi del Sapere, vediamo interrotta, innegabilmente, una fase della crescita fondamentale, una fase dove si sperimentano relazioni personali e formative che ci renderanno Uomini e Donne un giorno. Ci spiace se a qualcuno dei piani alti non fa differenza la presenza o meno dei ragazzi nelle scuole/università, ma noi scendiamo in piazza virtualmente con tutti i ragazzi e le ragazze che hanno deciso di farlo in queste settimane.
Come Nazione Futura Parma, riteniamo che sia praticabile la possibilità di un ritorno graduale e in sicurezza degli studenti. Il problema principale è rappresentato dai trasporti, non tanto dalla classe in sè. Quindi abbiamo un'altra mancanza del governo: tutta l'estate a definirsi pronti per l'ennesima ondata, per poi arrivare a settembre senza uno straccio di programma per il rientro (STABILE) degli studenti.