Grande successo per il documentario "Poltrone Rosse" di Francesco Barilli dedicato alla storia del cinema nella città di Parma, presentato all'ultimo Festival di Venezia. L'intervista a Pierpaolo Pessini, parmigiano, Direttore della Fotografia e co-produttore.-
Parma, 5 ottobre 2014 - di F.P. -
In un mondo in continuo mutamento come quello odierno, i documentari come Poltrone Rosse ci riportano alla mente un periodo floridissimo del cinema, in cui Parma, città Emiliana dalla forte vocazione artistica, era il ganglio di convergenza multidisciplinare delle maestranze cinematografiche; un luogo di provincia che dava grande spazio a registi e attori famosi.
Le fila del discorso tenute da Michele Guerra, docente di storia del cinema, riprendono interviste e stralci di interviste che coinvolgono alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia del cinema: Bertolucci, Franco Nero; Enrico Medioli e tanti altri che tutt'ora rappresentano un punto di riferimento sia a livello locale che nazionale.
Il documentario di 90' porta la firma del regista Francesco Barilli che in una sua dichiarazione afferma: "Ho dedicato questo lavoro ai cinquant'anni del primo film che mi ha visto protagonista: prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci. Ho voluto raccontare la storia stupenda che ha coinvolto me, tanti cari amici e la mia città, Parma. Quasi un lavoro di "archeologia cinematografica" alla ricerca di reperti rari e sconosciuti al grande pubblico. Una lunga e assidua ricerca durata anni che mi ha assorbito totalmente ma che mi ha ripagato facendomi rivivere emozioni dimenticate."
Il documentario ha riscosso grande successo alla 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ed è stato presentato ai parmigiani in grande stile all' auditorium Paganini in una serata patrocinata dal sindaco Federico Pizzarotti.
Pierpaolo Pessini, parmigiano, in questo documentario ha ricoperto il ruolo di Direttore della Fotografia e di co-produttore; abbiamo approfondito alcuni argomenti riguardo il pregevole lavoro svolto.
Pensate che questo format possa essere replicato per altre realtà cittadine dell'Emilia Romagna?
"Forse sì, ma Parma rappresenta una vera eccezione. L'unicità di Parma viene dall'aver avuto un piccolo gruppo di intellettuali, a partire da Attilio Bertolucci, padre di Bernardo, che ha dato vita ad un polo cinematografico degno di città ben più grandi. Una specie di effetto a catena."
Quali sono le insidie più grandi nella realizzazione di questo tipo di documentario?
"Il problema più grande è stato quello della ricerca del materiale storico e devo dire che un grande contributo lo hanno dato Michele Guerra che ha saputo "Cucire" il materiale e le interviste di cui disponevamo e Primo Giroldini che ci ha prestato moltissimo materiale inedito. La vecchia amicizia tra Francesco Barilli, Bernardo Bertolucci, Vittorio Storaro e Franco Nero, ci ha consentito di raccogliere testimonianze importanti e racconti molto intimi che hanno dato una svolta importante al documentario."
Il Festival Internazionale di Venezia vi ha dato una vetrina internazionale di primo livello: che impatto ha avuto il documentario sul mercato estero?
"Devo dire che i riscontri più sentiti e i commenti più accorati ci sono venuti proprio dagli stranieri e questo non ce lo aspettavamo. Tuttavia, forse per il carattere troppo provinciale di Parma, non abbiamo, al momento avuto riscontri commerciali.
Il documentario, comunque, ha avuto un grande successo di critica tanto da arrivare nella cinquina finalista ai Nastri d'Argento 2015."