Venerdì 27 e sabato 28 maggio visite accompagnate gratuite agli scavi
Sabato 28 laboratorio didattico per bambini
Si è svolta stamani, venerdì 3 dicembre a Palazzo Farnese, la presentazione del ciclo di conferenze gratuite “Viaggio nel tempo con l’archeologia”, al quale prenderanno parte i direttori dei principali musei archeologici italiani.
Un viaggio nei sotterranei di Piazza Garibaldi che Francesca Bocchia, accompagnata da Filippo Fontana che ringraziamo insieme a Francesco Garbasi di ArcheoVea per la preziosa collaborazione prestata, ha percorso raccogliendo una gallery fotografica in esclusiva per la gazzettadellemilia.it. (Foto di Francesca Bocchia)
E' prevista entro il 2019 l'apertura del museo archeologico di Noceto, ospitato dalla struttura polifunzionale del Centro Culturale Biagio Pelacani, dove verrà allocata la Vasca Votiva, il reperto dell'Età del Bronzo unanimemente definito dagli esperti "unicum " a livello europeo, rinvenuto in maniera incidentale nel 2004 durante alcune opere di scavo per urbanizzazioni.
A dare la certezza che Noceto finalmente potrà rendere visitabile il suo reperto è la notizia della aggiudicazione dei lavori di adeguamento delle opere murarie, impiantistiche e di rimontaggio della Vasca , avvenuta a seguito di una procedura di gara indetta dal Comune di Noceto e gestita tramite la centrale Unica di Committenza, che si è conclusa con l'affidamento alla ditta S.A.M. Carpenteria srl di Montella (Avellino) per l'importo contrattuale di Euro 310 mila Euro, con un ribasso del 18 per cento sulle somme poste a base d'asta.
L'aggiudicazione si inserisce nel progetto più generale dell'importo complessivo di Euro 770mila Euro, suddiviso in due distinti segmenti: il primo di 570mila Euro gestito dal Comune di Noceto che ricomprende appunto le opere strutturali ed impiantistiche di adeguamento dei locali, ed il secondo di 200mila Euro gestito dal Segretariato Regionale Ministero Beni Culturali relativo alle opere di allestimento museale con riferimento alle teche espositive ed agli arredi.
Particolarmente lunga ed articolata la fase di elaborazione del progetto, che ha previsto la sinergia di Enti diversi legati da uno stretto rapporto di partenariato con il Comune di Noceto, la Soprintendenza Archeologica ed il Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali dell'Emilia Romagna.
Sta così finalmente per concludersi quel percorso ultradecennale che ha visto il Comune di Noceto con particolare riferimento al sindaco Fabio Fecci, lavorare con determinazione all'obiettivo di rendere visitabile questo eccezionale patrimonio archeologico, diventando così la cabina di regia di un progetto del valore complessivo di oltre 1.700mila Euro basato sulla sinergia di enti e soggetti altamente specializzati – l'Università degli Studi di Milano, la Soprintendenza Archeologica della Regione Emilia Romagna - e soprattutto il motore di quella ricerca di finanziamenti esterni che hanno visto la partecipazione del Ministero dei Beni e Attività Culturali, Regione Emilia Romagna e della Fondazione Cariparma, indispensabili per portare alla luce il reperto, restaurarlo, ricomporlo e musealizzarlo.
<< Un progetto che ritengo importantissimo per il nostro Comune >> sottolinea il sindaco Fabio Fecci
<< che puntiamo possa inserire Noceto in una rete turistico – culturale di respiro internazionale. Abbiamo lavorato veramente tanto, impegnandoci nel ricercare ogni strada per ottenere i finanziamenti necessari, che sono arrivati, continuando in maniera sistematica nel monitorare ogni passaggio, incalzando per accelerare i tempi e soffrendo per i ritardi che purtroppo abbiamo dovuto subire. Sono convinto che in qualunque Stato ci sarebbero state "le corse" per aggiudicarsi la paternità di un ritrovamento di questo eccezionale valore, in realtà Noceto è stato nel tempo spesso lasciato solo a combattere una battaglia che comunque, alla fine, è stata vinta >>.
E che sarà un museo veramente molto suggestivo e concepito con criteri d'avanguardia da un team di architetti dalle esperienze maturate in contesti internazionali, già lo anticipano gli elaborati progettuali, basati sull'obiettivo di voler ricreare il fascino dello scavo che dalla terra ha fatto emergere la vasca, che verrà svelata solo alla fine del percorso museale, lungo il quale saranno collocati tutti gli oggetti in essa rinvenuti. Grande cura è stata inoltre posta nella scelta dei materiali e delle strutture espositive, che oltre a mostrare i reperti avranno anche contenuto didascalico, e saranno integrate da un percorso grafico narrativo costituito da testi, immagini, ricostruzioni e fotografie.
Ausili multimediali racconteranno l'Età del Bronzo con riferimento alla sua storia di terramare nei villaggi padani, sullo sfondo audio di suoni particolarmente evocativi per ricreare la voce della natura, per restituire un ambiente dall'impatto emotivo particolarmente forte e capace di emozionare il visitatore e renderlo parte attiva di una scoperta che ha il suo fascino anche nel lasciargli spazio per una personale chiave interpretativa.
Il programma delle ricerche illustrato da Nicola Mancassola, docente dell'Università di Bologna, archeologo ed esperto medievista, che condurrà sempre l'iniziativa, della durata di due settimane
Toano. Lunedì (6 agosto) sono ripresi gli scavi archeologici alla pieve di Santa Maria in Castello, che avranno la durata di due settimane. "E' un'iniziativa di notevole importanza - rileva Vittorina Canovi, assessore alla cultura - che fa seguito alla campagna della scorsa estate, il cui successo ci ha spinti a proseguire in nuove ricerche sul campo per fare ulteriore luce sulla storia del nostro territorio, con particolare riferimento al castello scomparso e alla chiesa romanica che è giunta fino a noi, seppur tra tante vicissitudini, e che un tempo ne faceva parte".
La nuova indagine "sarà sempre condotta - continua l'assessore Canovi - dall'Università di Bologna, Dipartimento di storia culture civiltà, sotto la guida del professor Nicola Mancassola, archeologo ed esperto medievista, in accordo con Ufficio diocesano per i beni culturali, diretto da monsignor Tiziano Ghirelli e con la Parrocchia del capoluogo, nonché con il supporto e il finanziamento del Comune, della 'Antica fabriceria', di Panaria Group e di altri soggetti privati. Ringraziamo inoltre il Coro matildico Valdolo, che offrirà alloggio agli archeologi e ai volontari".
Il programma prevede "da un lato - spiega Nicola Mancassola - la prosecuzione dello scavo all'esterno dell'abside della pieve, con l'obiettivo di indagare le fasi medievali della chiesa e poter determinare, attraverso lo studio delle sepolture presenti in quell'area, il primo periodo di frequentazione del colle a scopi religiosi. Parallelamente si procederà nella valutazione del deposito archeologico in nuovi settori della sommità, in particolare nel grande spiazzo a nord dell'area perimetrale settentrionale del luogo di culto ed eventualmente nei pressi della facciata dello stesso. In tal modo sarà possibile avere un'idea di come fosse articolata quella porzione del castello, di cui allo stato attuale delle ricerche non si conosce nulla".
Sottolinea poi il docente universitario: "Una parte dei ricercatori procederà infine nel rilievo e nello studio analitico degli alzati della pieve, in modo da porre in evidenza le varie fasi costruttive, dall'età medievale a quella moderna, e definire così con precisione i settori ricostruiti dall'architetto Baldini a partire dal secondo dopoguerra quando la chiesa, in abbandono e fortemente danneggiata, venne restaurata e ripristinata nella forma attuale".
L'Amministrazione comunale "è grata al professor Mancassola, alla sua équipe e a tutti gli enti, associazioni e gruppi che, in vari modi e sotto diversi aspetti, contribuiscono alla nuova campagna archeologica - conclude Vittorina Canovi - con la certezza che emergeranno nuovi significativi elementi sul passato del toanese".
Gli scavi della scorsa estate verranno presentati mercoledi prossimo. L'intervento proseguirà quest'anno, dopo il successo della prima campagna archeologica, che ha svelato preziose informazioni sulla storia del fortilizio scomparso e della chiesa romanica
Toano, 28 aprile 2018. "Castellum de Toano cum plebe" è il titolo della serata in programma per mercoledì prossimo (2 maggio), nella corte del Castello, in cui saranno presentati i risultati degli scavi archeologici eseguiti nella scorsa estate.
"L'intervento ha confermato l'importanza di questo luogo - spiega il sindaco Vincenzo Volpi - che ha conservato nei secoli, seppur tra tante vicissitudini, la pieve di Santa Maria Assunta, attorno alla quale sorgeva però il fortilizio, ora scomparso, ma di cui l'indagine condotta dal Dipartimento di storia, culture e civiltà dell'Alma mater studiorum di Bologna ha rinvenuto significative testimonianze".
All'incontro, che avrà inizio alle 20.30, interverranno l'archeologo ed esperto medievalista Nicola Mancassola, docente dell'ateneo felsineo, che ha coordinato le ricerche, gli archeologi Iames Tirabassi, Mattia Cantatore e Federico Zoni, monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell'Ufficio diocesano per i beni culturali e l'assessore alla cultura, Vittorina Canovi, che sottolinea: "La campagna di agosto 2017 ha costituito un punto di svolta nella ricostruzione della storia del castello toanese, che risale al decimo secolo e di cui la chiesa faceva parte. Siamo molto soddisfatti dei risultati sin qui ottenuti, perché quanto è emerso è di notevole interesse storico".
Prosegue l'assessore Canovi: "Del castello è oggi visibile solo la base di una torre adattata a campanile, ma in quei giorni l'indagine archeologica ha invece portato alla luce un complesso murario ben conservato, oltre a precedenti strutture della pieve, come l'antica apside e diverse sepolture, e interessanti reperti che vanno dal dodicesimo al sedicesimo secolo, appartenenti a entrambe le aree esaminate. L'iniziativa diretta dall'Università bolognese è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione, oltre che della nostra Amministrazione, della Diocesi, della Parrocchia, della Pro loco del capoluogo, della cooperativa Tecton di Reggio e di altre realtà del tessuto economico e del volontariato locale".
Nell'occasione "sarà anche ufficialmente annunciata - concludono il primo cittadino e l'assessore alla cultura - la ripresa degli scavi nella prossima stagione estiva, con l'obiettivo di completare le ricerche e magari rendere visibili e fruibili a tutti, in modo permanente, alcuni dei ruderi scoperti. Ci sono poi molti altri aspetti da chiarire per fare ulteriore luce sul passato della pieve, una delle più suggestive chiese romaniche presenti in Appennino, cui siamo profondamente legati e che è parte costituente della nostra identità territoriale, e soprattutto sulle vicende del castello che un tempo la custodiva e proteggeva".
Gli scavi, iniziati nel 2006 sulle prime colline di Sassuolo, hanno riportato alla luce un tempio dedicato alla dea, oltre a suppellettili, ex voto, vasellame e oggetti di uso comune. La mostra "Minerva Medica", allestita nei locali di Paggeriarte di Sassuolo fino al 18 ottobre, consentirà ai visitatori di ammirare una ricostruzione in 3D e i numerosi reperti. -
Modena, 26 settembre 2015 - di Manuela Fiorini -
Per un archeologo deve essere un'emozione incredibile quando la terra restituisce una pietra, un ciotolo, una scheggia di ceramica, un'iscrizione che ripaga dalle fatiche degli scavi. Ancora di più quando, da un piccolo frammento, si capisce che, là sotto, ci deve essere di più. Come nel caso di Montegibbio, località sulle prime colline vicino a Sassuolo, nel modenese, dove la tenacia e la fatica del team guidato dagli archeologi Francesca Guandalini e Donato Labate, ha permesso di riportare alla luce un santuario dedicato a Minerva. Il tempio è emerso in prossimità dell'omonima salsa, il maggior vulcano di fango d'Italia, che da due secoli non dà segni di attività.
Proprio la presenza di un paesaggio naturale fatto di crateri, vulcani e coni dai quali ribolle un fango caldo, che, solidificandosi, crea un paesaggio lunare, fa presupporre che, nell'antichità, i celti prima, i romani poi, abbiano avuto, dapprima, un timore reverenziale, per accorgersi successivamente delle proprietà benefiche e curative di argilla, fanghi, acqua salmastra e gas naturale.
Proprio le caratteristiche del sito hanno sviluppato la credenza che, quel luogo, fosse un punto di comunicazione tra il mondo delle divinità telluriche e gli esseri umani. Nell'area padana, i Romani concentrarono nella figura di Minerva le divinità femminili di origine celtica legate alle acque e ai riti purificatori e di guarigione, invocandola come Minerva Memor e Minerva Medica. Memor perché si ricordava delle preghiere dei fedeli e medica perché si prendeva cura di loro donando i benefici influssi curativi dei fanghi delle acque e delle polle di petrolio che le erano stati consacrati.
Proprio a causa dei fenomeni legati al vulcanesimo di fango, il santuario di Minerva ha una storia piuttosto travagliata. Un primo tempio viene costruito sulla "salsa di Minerva" in età Repubblicana, circa nel II secolo a.C, ma viene distrutto dopo pochi decenni da una catastrofe naturale, probabilmente un terremoto. La struttura viene poi ripristinata e ampliata alla metà del I sec a.C. La salsa, prima delimitata da un recinto, è collegata da una scala posta a valle del santuario, mentre si presume che le pareti fossero ricoperte da affreschi policromi. Presumibilmente, nei pressi del tempio era attiva una fornace per la cottura di laterizi, vasellame e statuette votive. All'inizio del II sec d.C., un secondo terremoto distrugge il santuario, che rimane abbandonato fino al III sec d.C, quando viene costruita al suo posto una casa colonica con un pozzo per attingere acqua dalla salsa di Minerva.
Abbiamo chiesto a Francesca Guandalini, direttrice scientifica dello scavo, le fasi peculiari della scoperta.
"Gli scavi, spiega l'archeologa, "sono iniziati nel 2006. Abbiamo capito che si trattava di un santuario dedicato a Minerva in seguito al ritrovamento di una coppa incisa in cui è riportato il nome della dea "Ego Minervae sum": io coppa sono dedicata alla dea Minerva. Del santuario sono rimaste solo alcune parti. E' stato infatti costruito in prossimità di paleo salse, cioè paleo vulcani di fango, che sono stati sia la causa della sua nascita sia il motivo delle sue ripetute distruzioni. La difficoltà maggiore si è manifestata proprio durante lo scavo per riportare il tempio alla luce: in una parte le strutture sono scese di alcuni metri rispetto al loro piano originario e ciò ha comportato grosse difficoltà durante le operazioni".
Qual è l'importanza di questa scoperta per il territorio?
"Si tratta di un rinvenimento importante, poiché non solo è stato riportato alla luce un santuario di età romana, ma sono stati resi noti anche gli effetti distruttivi causati dall'attività delle salse. Diciamo che il lavoro degli archeologi è stato sempre accompagnato da quello dei geologi. Grazie al loro lavoro, oggi conosciamo meglio il nostro territorio anche da un punto di vista geologico"
C'è qualche reperto di particolare importanza che è venuto alla luce?
"La coppa di Minerva e i vari vasetti graffiti sono di grande importanza storica. Gli affreschi rinvenuti sono particolarmente belli ed interessanti: se si avesse la possibilità di rimontarli e ricomporli tutti, avremmo alcune pareti romane integralmente visibili".
Che cosa si potrà vedere nella mostra "Minerva Medica"
"La mostra è corredata di pannelli particolarmente grandi e scenografici, che illustrano alcuni significativi reperti ritrovati e che raccontano la storia del sito e di un bel video esplicativo in cui lo scavo si può rivedere in 3d".
INFO
La mostra Minerva Medica si può visitare fino al 18 ottobre, presso la Galleria Paggeriarte in Piazzale della Rosa, Sassuolo. Orari: Domenica 27 settembre, 4 ottobre, 11 ottobre e 18 ottobre 2015 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.00. Dal 21 settembre al 17 ottobre, dal lunedì al sabato, solo su prenotazione telefonando all'Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Sassuolo: tel. 0536/1844801 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Ingresso gratuito.
Al via oggi la seconda edizione di «Veleia Officinalis», in scena nel sito archeologico di Veleia sino a domani.
di Paola Tanzi - Salsomaggiore 19 luglio 2014 - Un appuntamento che guarda al semestre milanese di Expo2015 con un programma che spazia tra ambiente, alimentazione e benessere. E l'elenco che si prospetta ai visitatori è ricco e curioso: pensato per mettere in relazione storia, cultura, tradizione, ambiente e natura, è idoneo a grandi e piccini, che possono ritrovare tra i resti di questa città romana una chiave di lettura chiara e lungimirante di argomenti attualissimi. E tra laboratori e rievocazioni la due giorni veleiate si presenta come un'officina all'aperto del vissuto romano.
In programma dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 16.30 alle 17.30 al Thermopolium «L'alimentazione nell'antica Roma»; dalle 17.30 alle 18.30 alla Taberna «Erbe commestibili nella cucina romana»; «Mens sana in corpore sano, le acque curative» in scena dalle 15.30 alle 16.30 e dalle 18.30 alle 18.30 alle Terme. Alle 11.30 e alle 16.30 rievocazione intervento chirurgico recitato interamente in greco e latino con l'«Arte del Medicus» nella zona del Foro e nella zona Basilica per i bimbi alle 16.30 «Una giornata da antico romano». Per tutte e due le giornate si protrarranno i laboratori «I segreti della bottega di Plinio», con filosofia medica e piccole ricette mediche dell'epoca romana, simbolismi legati alle piante, al Foro, visite guidate ad ogni ora dalle 10.30 alle 19.30, mercato agro-alimentare biologico nella piazza esterna. Presente anche un punto ristoro con piatti della produzione locale.
Organizzata dall'associazione «Sol Invictus», la rassegna si presenta come l'anteprima della partecipazione del Ducato all'esposizione milanese, tanto da aver meritato, dopo lo straordinario, e meritato, successo della prima edizione il riconoscimento ed i patrocini dei Tavoli Tematici Expo 2015 promossi dalla Camera di Commercio di Milano, della Società Expo Milano 2015 e l'inserimento nei tavoli per il turismo di Piacenza. A cui si è aggiunto il sostegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna, della Provincia di Piacenza e dei comuni dell'alta Val'd'Arda. Unite nella promozione del prodotto locale.
All'iniziativa aderiscono a Reggio Emilia anche i Musei Civici e Credem con una serie di proposte realizzate con gli studenti di scuole medie superiori, volte a favorire la conoscenza le memorie di Augusto presenti in città nei musei e nelle strutture del foro -
Reggio Emilia, 18 marzo 2014 -
Figlio adottivo di Giulio Cesare e primo imperatore della storia di Roma, i suoi 40 anni di principato modificarono profondamente anche la storia culturale e politica d'Italia e d'Europa. In occasione della 22° edizione delle Giornate del Fai (Fondo Ambiente Italiano), anche a Reggio quest'anno si celebrerà il bimillenario della morte di Augusto (Roma, 23 settembre 63 a.C. – Nola, 19 agosto 14 d.C.). Sabato 22 e domenica 23 marzo verranno aperti al pubblico due siti legati alla figura del grande imperatore e più in generale al periodo romano.
"Il programma reggiano - ha detto Roberto Macellari, ispettore archeologo dei Musei Civici - prevede il percorso Memorie di Augusto Imperatore nelle Collezioni Archeologiche dei Musei Civici, che permetterà di approfondire la conoscenza delle memorie di Ottaviano nelle collezioni archeologiche, che sono distribuite fra la sala dedicata alla Reggio romana, il Portico dei Marmi, il Chiostro dei Marmi romani, l'Atrio dei Mosaici". Di particolare rilevanza il torso marmoreo di una statua loricata rinvenuto nel 1939 in una cantina di via Caggiati a Reggio Emilia, nel quale una recente proposta di lettura di un giovane studioso di Bologna riconosce lo stesso imperatore.
Sempre nel corso delle giornate Fai si potrà visitare la mostra Ritorno a Pianosa, che espone i reperti provenienti dagli scavi della villa di Agrippa Postumo, nipote di Augusto, effettuati da Don Gaetano Chierici tra il 1874 ed il 1875. Questi reperti, di proprietà dei nostri musei, non sono mai stati esposti al pubblico se non per una recente mostra sull'isola di Pianosa.
Il secondo sito aperto prevede l'accesso al piano interrato del palazzo che attualmente ospita la sede del Credem. Il Palazzo Spalletti Trivelli si colloca in una posizione privilegiata sulla via Emilia San Pietro, cioè sull'asse del decumano, e permetterà la visione degli imponenti resti della Reggio romana recuperati nel restauro dell'edificio a partire dal 1980. L'importante scavo stratigrafico, diretto dal dottor Luigi Malnati, diede risultati straordinari e contribuì ad allargare notevolmente le conoscenze sull'antica città.
Anche quest'anno è stato portato avanti il programma dedicato ai giovani studenti e noto come Apprendisti Ciceroni, che porterà i ragazzi a illustrare ai visitatori i beni aperti in occasione delle due giornate. Inoltre, per la prima volta a Reggio Emilia, quest'anno alcuni ragazzi condurranno anche delle visite in lingua inglese, rivolte alla comunità dei cittadini stranieri che vive nella nostra città. Quest'anno sono 4 le scuole che hanno aderito al progetto (il liceo scientifico Moro, il liceo classico scientifico Ariosto-Spallanzani, il liceo artistico Chierici e il liceo europeo Iess).
"Lo scopo delle Giornate Fai di Primavera - ha detto Lorenzo Ferretti Garsi, capodelegazione del Fai di Reggio Emilia - è aprire al pubblico un bene, un monumento, un sito paesaggistico che normalmente non è per niente o facilmente visitabile. Far conoscere il nostro patrimonio, far conoscere la bellezza, diffondere la cultura, far amare i tesori dell'arte e della natura del nostro straordinario paese: questa è la nostra mission. Incidere sulla conoscenza significa incidere sulla coscienza, e solo un cittadino che conosce, che ha coscienza di ciò che lo circonda potrà fare, agire, incidere, solo un cittadino che ama i suoi monumenti e il suo paesaggio potrà prodigarsi per restaurarlo, per salvarlo, per valorizzarlo, per lasciarlo alle future generazioni".
GLI ORARI DI APERTURA :
1. Sabato 22 e Domenica 23 marzo - Ore 10.00\13.00 e ore 16.00\19.00 Memorie di Augusto Imperatore nelle collezioni archeologiche dei Musei Civici. Via Spallanzani, 1
2. Sabato 22 e Domenica 23 marzo - Ore 10.00\12.30 e ore 15.00\17.30 Il Sito archeologico del Credem in Reggio Emilia – Via Emilia San Pietro, 6
Le visite guidate APPRENDISTI CICERONI. In entrambi i siti VISITE IN INGLESE in entrambi i giorni ore 11.00 e ore 16.00.
Sabato alle 10.30 e alle 16 apertura straordinaria dei depositi e visita guidata gratuita per scoprire le trasformazioni nella rappresentazione della donna nei dipinti tra '800 e '900 -
Modena, 4 marzo 2014 -
Come è cambiata la rappresentazione della donna nella pittura modenese negli ultimi due secoli dello scorso millennio? L'occasione di scoprirlo è data da due visite guidate gratuite a tema organizzate dai Musei Civici di Modena per sabato 8 marzo, Festa della donna, una al mattino alle 10.30 e l'altra nel pomeriggio alle 16 (obbligatoria la prenotazione al tel. 059 1033125).
L'iniziativa intitolata "La figura femminile nella pittura modenese fra '800 e '900", nell'ambito della rassegna "Metti la primavera in Museo. Inediti percorsi fra arte e archeologia ai Musei civici di Modena" consentirà ai partecipanti di ammirare i tesori nascosti della ricca collezione del Museo Civico d'arte, conservati nei depositi situati nell'attiguo ex ospedale Estense e raggiungibili dalle sale espositive del terzo piano di Palazzo dei Musei.
Le visite guidate, il ritrovo è alla reception dei Musei civici, saranno condotte da Eva Ori e Tomas Fiorini, che sono tra gli autori del catalogo della pittura modenese tra '800 e '900 recentemente pubblicato.
Il percorso sarà volto a indagare – attraverso le interpretazioni di importanti artisti – le trasformazioni nella raffigurazione pittorica della donna; la selezione di dipinti presi in esame consentirà anche di illustrare le stagioni e le personalità della pittura locale nei due secoli.
Il deposito del Museo civico d'arte ospita le opere che non sono esposte in permanenza nelle sale museali e che fanno parte delle raccolte di dipinti antichi e moderni, di costumi antichi, di stampe, disegni e fotografie.
I Musei civici sono a Palazzo dei Musei in largo Sant'Agostino, tel. 059 2033101.
Per informazioni www.comune.modena.it/museoarcheologico www.comune.modena.it/museoarte. Pagine facebook museoartemodena e museoarcheologicomodena.
(Fonte: Comune di Modena)