MODENA 19 maggio 2020 – Forse erano convinti di rimanere impuniti, al punto da diventare persino sfacciati e minacciosi. Per quindici mesi, dal marzo 2018 al giugno 2019, una banda di nomadi ha visitato quotidianamente le isole ecologiche “La Calamita”, di via Divisione Aqui, e Il Magnete di Viale dello Sport, accumulando ben 323 furti e decine e decine di tonnellate di materiale di recupero tra batterie di auto, oggetti in rame, elettrodomestici e altri oggetti che poi rivendevano al mercato nero.
Il tutto sotto gli occhi allibiti del personale di Hera, che li vedeva arrivare quasi ogni giorno, di solito in coppia e a bordo di furgoni, sui quali caricavano di tutto per poi andarsene indisturbati. Il personale Hera, infatti, non poteva materialmente fermarli e in più occasioni è stato minacciato. Ha, però, avvertito i Carabinieri di Modena, fornendo loro tutti i dettagli, dalla lunga lista delle “visite”, alle targhe dei mezzi utilizzati e persino il riconoscimento visivo delle persone che avevano messo in atto i furti. Tutti elemento che hanno consentito al Nucleo Operativo dell’Arma di condurre un’inchiesta dettagliata, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Amara, e che ha portato all’arresto di sette persone.
Lo scorso 15 maggio, 50 militari, supportati dai Carabinieri Forestali e dall’Elinucleo di Forlì, sono stati impegnati nelle perquisizioni e nelle esecuzioni delle misure cautelari. In particolare, sono stati perquisiti tre appartamenti tra Modena e Castelnuovo Rangone e due campi nomadi a Modena. Le persone arrestate sono sette esponenti di famiglie nomadi da tempo sul territorio. Si tratta di un 30 enne, un 26 enne, un 24 enne, un 25 enne, un 47 enne e due 46 enne, alcuni dei quali imparentati tra loro. Due di essi sono ai domiciliari, mentre per altri cinque, pregiudicati per reati analoghi, si sono aperte le porte del carcere con l’accusa di furto aggravato in concorso e rapina impropria per l’opposizione violenta al tentativo degli addetti Hera di fermarli.
Nel corso dell’operazione, inoltre, sono stati sequestrati quattro autocarri usati per i furti. Scarsa, invece, la refurtiva rinvenuta. La maggior parte, probabilmente, era già stata rivenduta al mercato nero.
Severo il commento del Procuratore Paolo Giovagnoli: “Si tratta di una condotta particolarmente lesiva per la comunità. Da un lato perché le isole ecologiche sono luoghi per la raccolta di materiali che possono essere valorizzati e riutilizzati, dall’altro perché vi sono materiali pericolosi per l’ambiente che devono essere gestiti con particolare attenzione, in particolare le batterie di automobili. Si tratta di un vero e proprio servizio pubblico che è stato oggetto di aggressione per cercare di lucrare sui prezzi di alcuni materiali, tra cui il rame. Non è un caso che dal 2015 l’ordinamento italiano abbia introdotto un’aggravante specifica. Quello che ha colpito è la particolare gravità dell’atteggiamento di impunità che gli autori dei furti manifestavano”, ha commentato il magistrato.