Parma, 10 febbraio 2020 - Oggi è il giorno che la legge 92 del 30 marzo 2004 ha riconosciuto come “Giorno del Ricordo” per ‘conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra’ e a Parma l’unico evento ufficiale che si svolge in una sala comunale è un vergognoso convegno negazionista.
Probabilmente sindaco e Giunta, solitamente così attenti, non hanno ascoltato il monito del presidente Mattarella che condannava il fatto che questa tragedia nazionale sia stata per anni ‘ignorata, rimossa o addirittura negata, per superficialità o per calcolo’ e che oltre alle ‘sacche di deprecabile negazionismo militante, oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell'indifferenza, del disinteresse, della noncuranza’.
Che sia per ‘superficialità o per calcolo’, il Comune di Parma in queste ore sta facendo una pessima figura, dando spazio al negazionismo e non organizzando per oggi nessuna commemorazione ufficiale in una città che non ha un monumento alle vittime, ma ha una via dedicata al carnefice Tito. Difesa da tutta la maggioranza solo pochi mesi fa.
Ci sono tra i 250 e i 350.000 esuli e tra le 5 e le 15.000 vittime delle Foibe e dei campi di concentramento comunisti che oggi a Parma sono state ricordate solo da comitati e partiti, ma non dall’amministrazione comunale.
Una vergogna, inaccettabile.
Così Laura Cavandoli, consigliere comunale e deputata parmigiana della Lega