Il proseguo dell’operazione “Perseverance” ha condotto all’arresto di “azionista” della consorteria ‘ndranghetistica.
La villa era stata sequestrata nel 2006 nell’ambito dell’operazione Point Break che aveva portato in carcere sette imprenditori legati alla cosca mafiosa calabrese Arena. La villa, il cui sequestro preventivo è stato formalizzato nel 2014, è diventata di proprietà del Comune di Maranello nel 2019.
Beni immobili, terreni, conti correnti e dite posti sotto sequestro durante una importante operazione condotta dalla Questura di Reggio Emilia con il contributo della Guardia di finanza.
Ricostruiti 22 anni di attività lavorativa di un personaggio fortemente connesso alla ‘ndrngheta emiliana e già coinvolto nell’indagine “Aemilia”.
In attesa del responso della Camera di Consiglio, dopo l'interminabile sequenza di udienze del rito ordinario celebrato a Reggio Emilia (195 udienze), nel frattempo, la Corte di Cassazione, per gli imputati che avevano optato per il rito abbreviato, ha confermato 40 condanne, ridotta la pena a due imputati e per altri 4 ha sentenziato che ci sarà da rifare il processo d'appello.
Per l'ex consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia Giuseppe Pagliani, quindi per Michele Colacino, Francesco Frontera e Francesco Lamanna si dovrà celebrare un nuovo processo d'appello.
L'esponente politico reggiano, avvocato Giuseppe Pagliani, era stato assolto in primo grado ma condannato in appello, attraverso il proprio profilo Facebook ha così commentato:
"La Corte di Cassazione ha annullato ieri notte la sentenza strampalata ed ingiusta di condanna pronunciata nei miei confronti nel settembre dello scorso anno, ora si rifarà il processo in Corte di Appello a Bologna, grazie al cielo si riparte da due pronunce di completa assoluzione di Tribunale del Riesame e del giudice di Primo Grado di Bologna, continua un supplizio inaudito e folle, l'innocenza totale ed ormai palese non dovrebbe permettere a nessuno di vivere una gogna giudiziaria di questo genere. Ringrazio però di vero cuore la mia famiglia ed i tanti amici, colleghi, conoscenti che mi hanno sostenuto in questa difficile e lunga battaglia. Io non ho mai mollato un solo istante e di certo non mollerò adesso, l'estraneità alle accuse verrà ribadita un'altra volta in Corte di Appello. Io non mollo e non mi piego alle ingiustizie, non l'ho mai fatto e mai lo farò, pertanto con determinazione assoluta continuo a combattere sino alla sentenza di assoluzione finale che ritengo prossima."
(avvocato Giuseppe Pagliani)
Quasi 1.000 anni è il conto delle condanne chieste dal pubblico ministero per i 148 imputati di mafia nel processo Aemilia che ha visto concludersi con la 195esima udienza proprio lo scorso 16 ottobre.
I Giudici Francesco Maria Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat si sono chiusi in isolamento in camera di consiglio all'interno della questura di Reggio Emilia, per scrivere la sentenza, attesa non prima di due settimane.
Le accuse ruotano attorno ai legami con il clan 'ndranghetista di Cutro (Crotone), capeggiato dal boss Nicolino Grande Aracri, ai vertici di un famiglia non ancora "accolta" tra i numerosissimi mandamenti calabresi. L'operazione Aemilia scattò all'alba del 28 gennaio 2015. In quell'occasione scattarono le manette per 117 persone e 224 furono gli indagati. Al processo in abbreviato hanno ricorso 60 imputati con 54 condanne già giunte al secondo grado di giudizio e le sentenze di Cassazione sono attese per la prossima settimana.
Il dibattoimento, invece, terminato con l 195esima udienza dello scorso 16 ottobre, era iniziato il 23 marzo 2016./Lgc