Venerdì, 24 Novembre 2023 03:55

Elena Cecchettin e il “privilegio maschio” In evidenza

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Di Andrea Caldart Cagliari, 23 novembre 2023 (Quotidianoweb.it) - L’orribile morte e l’inaudita violenza sul corpo della povera Giulia Cecchettin hanno scioccato tutti, soprattutto nel vedere la sua vita gettata in fondo ad un burrone, dentro un sacco della spazzatura come un rifiuto qualsiasi, dall’ex fidanzato che risulta oggi essere l’unico indagato in attesa di estradizione.

Ma forse dalle comprensibili parole che animano il dolore di una sorella, sembra emergere un altro indagato che a sua detta potrebbe essere il “vero” mandante ovvero, il patriarcato.

Nella lettera pubblicata sul Corriere della Sera, Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, elabora la tesi che: “l’assassino della sorella non è né un mostro né un’eccezione, ma figlio del patriarcato e quindi della cultura dello stupro”.

Ma Elena aggiunge anche che: “ogni uomo viene privilegiato da questa cultura” e che il femminicidio “è un omicidio di Stato”.

Elena e tutta la sua famiglia, necessitano del più ampio rispetto per l’immenso e difficilmente comprensibile dolore personale, ma colpevolizzare l’intero genere umano maschile sembra un pochetto eccessivo.

Come eccessiva sembra anche la sovraesposizione mediatica di Elena che in qualche modo, sempre rispettando il suo dolore, ci consegna pubblicamente un altro reo confesso, il conformismo.

Lo sballottamento cerebrale ha così inizio, e subito cavalcato da politici e influencer, come Chiara Ferragni che dice: “lo Stato ha fallito perché non c’è un posto sicuro in cui stare”, ha più il sapore di uno slogan commerciale pronto a camuffare un’overdose di stupidità collettiva.

E mentre da una parte Elena non perde un dibattito tv, un’intervista e spuntano fuori anche alcune sue foto di un grottesco satanismo di provincia, dall’altra due maschi, due papà figli con ogni probabilità dello stesso patriarcato sotto accusa,

stanno affrontando una così immensa tragedia senza nessun odio, con grande rispetto reciproco, segno di un’adeguata immensa maturità e educazione maschile.

Per ricordare la memoria di Giulia e l’atroce sua fine, non basta quel minuto di silenzio nelle scuole, perché in questo 2023 altre 103 donne sono state uccise, di cui 82 in ambito familiare o affettivo, e 53 dal partner o ex.

Per tutte loro serve lo stesso minuto di silenzio, ma quello che serve di più è l’educazione al rispetto della famiglia, che è il primo e fondamentale nucleo della società civile.

E di certo non sarà nemmeno l’educazione e l’imposizione politica di corsi di gender nelle scuole, in cui bambini nell’età dell’asilo provano a sedursi o peggio ancora a confondere il loro genere, perché queste sono le “direttive” di agende sovranazionali in netto contrasto con la natura della famiglia.

Pensare di femminilizzare l’uomo, come sappiamo bene essere nei “piani” dell’agenda della cricca di Davos e in questa tristissima vicenda, fa riflettere vedere una certa sintonia di pensiero nelle dichiarazioni spontanee, misurate e precise di Elena con quelle ideologie.

Come scriveva Alessandro Manzoni ne I promessi Sposi: “Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”; bisogna informare Elena Cecchettin che il delirio progressista potrebbe negare l’unica possibilità esistente verso la verità: la coscienza individuale.

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